Nuestra America - Colombia

 

 

Con buon ritmo e con rispetto, prosegue

il dialogo di pace per la Colombia

 

 

20 dicembre 2012 - www.granma.cu

 

 

“Le giornate hanno avuto un buon ritmo, di discussione rispettosa”, ha dichiarato il Comandante guerrigliero Jesús Santrich, poco prima di cominciare un nuovo incontro del dialogo di pace con il governo della Colombia.

 

Il portavoce della delegazione dei guerriglieri ha affermato che si stanno conciliando posizioni e raccogliendo le inquietudini emerse dalla partecipazione popolare nei Tavoli di Pace, che si svolgono a Bogotà.

 

In tal senso ha segnalato che le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo sono felici dell’andamento del forum sulla Politica di Sviluppo Rurale Integrale, condotto dalla Nazioni Unite e dall’Università Nazionale Colombiana.

 

Santrich ha segnalato che la maggior parte delle organizzazioni hanno mostrato profonda preoccupazione per la struttura latifondista dei terreni in Colombia e sulla necessità di disarticolare questo tipo di distribuzione della proprietà agricola.

 

 

Per la partecipazione popolare

 

 

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo hanno auspicato che nel dialogo di pace che realizzano a L’Avana, siano ascoltate anche le opinioni di altri settori sociali.

 

“Il governo deve rispondere se vuole permettere o meno l’incremento degli spazi di partecipazione popolare”, ha dichiarato il Comandante Jesús Santrich, membro della delegazione della guerriglia nei dialoghi che si svolgono nel Palazzo delle Convenzioni de L’Avana.

 

Ha anticipato che per ognuno dei sei punti dell’agenda di dialogo, che per il momento sta analizzando il primo punto, si dovrà aprire un forum che “diventi un catalizzatore di altri spazi di partecipazione popolare”.

 

La delegazione governativa, guidata dall’ex vicepresidente colombiano Humberto de la Calle, non ha rilasciato nessuna dichiarazione prima di entrare nel salone dove si realizza il dialogo di pace.

 

 

Le FARC-EP solidali con

 

la causa palestinese

 

 

 

18 dicembre 2012 - www.granma.cu

 

 

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo, hanno espresso da L’Avana il loro appoggio alla causa del popolo palestinese, poco prima di iniziare la nona giornata dei dialoghi di pace con il Governo colombiano.

 

La guerrigliera Tanja Nijmeijer o Alexandra ha letto, giorni fa, un comunicato attraverso il quale l’organizzazione ripudia i recenti atti ostili di Israele contro la popolazione palestinese.

 

“La segreteria dello Stato Maggiore centrale delle FARC-EP saluta questo combattivo popolo, i suoi leader e le organizzazioni sociali e politiche della Palestina”, ha sottolineato il testo.

 

“Per la nostra organizzazione ciò che si vive nella Striscia di Gaza è la flagrante dimostrazione del carattere criminale del sionismo imperante nello stato d’Israele che, difeso dall’imperialismo nordamericano, compie un massacro senza precedenti contro un popolo degno e valoroso”, ha evidenziato la guerriglia, aggiungendo che la lotta del popolo palestinese è la lotta di tutti i popoli del mondo per la liberazione, sovranità ed indipendenza.

 

“Per questa ragione le FARC-EP vogliono far giungere a questo popolo amico la solidarietà dei guerriglieri che, a migliaia di Km. di distanza, combattono un nemico comune, l’imperialismo”.

 

Il Palazzo delle Convenzioni, a L’Avana, è la sede del dialogo tra la guerriglia ed il Governo colombiano con lo scopo di trovare una soluzione pacifica al lungo conflitto armato, politico e sociale che va avanti da oltre mezzo secolo.

 

Il Venezuela insieme al Cile, ha il ruolo di accompagnante nel processo di pace.

 

 

FARC-EP esorta il Governo colombiano

alla sospensione delle ostilità

 

 

 20 novembre 2012 - Prensa Latina traduzione di Ida Garberi

 

 

Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia-Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno convocato oggi il Governo colombiano a prendere il sentiero della sospensione delle ostilità, annunciato in maniera unilaterale durante l’apertura del dialogo di pace a L’Avana.

 

In un comunicato, la guerriglia ha assicurato che con la decisione unilaterale della sospensione delle ostilità, aspira a fortificare il clima di intendimento tra le parti belligeranti.

 

Inoltre, cerca che si apra, senza ostacoli né ritardi, lo scenario di partecipazione e decisione popolare nel processo.

 

Le FARC-EP reitera che “il loro principale obiettivo è la pace e prendono come divisa la verità pura e pulita, convocando la controparte a prendere lo stesso cammino, nella quale senza dubbio transita il popolo, il costituente principale, il legittimo ed unico sovrano, il solo matricolato in questa causa sacra, che accende lo spirito dei veri patrioti”.

 

Ieri, all’inizio delle conversazioni col governo colombiano, l’insorgenza ha fatto un appello per lo stop al fuoco e per le ostilità del Governo, mentre ha patrocinato per la partecipazione popolare in questo processo.

 

A nome della guerriglia, il capo della delegazione, comandante Ivan Marquez, ha letto un comunicato del Segretariato con il titolo di “Aprendo sentieri verso la pace”, nel quale ha ordinato alle FARC-EP la sospensione delle operazioni militari offensive dall’alba di oggi fino al 20 gennaio 2013.

 

“Sappiamo che la calma e la concordia sono requisiti essenziali per l’esistenza dei popoli, arriviamo a questo primo momento di dialogo, con la ferma determinazione di mettere tutto il nostro impegno per cercare le strade dell’intendimento che permettano di ottenere l’opera inestimabile della pace con la giustizia sociale, segnala il testo.

 

L’organizzazione insorta sottolinea che a tutti i gesti unilaterali, che abbiamo apportato in beneficio di questo lodevole proposito, si è aggiunto l’annuncio della sospensione delle azioni militari offensive contro la forza pubblica e la sospensione degli atti di sabotaggio contro l’infrastruttura ufficiale o privata.

 

In questo modo facciamo un omaggio ai nostri fratelli della Colombia che soffrono le conseguenze della guerra sanguinante imposta dal regime.

 

Esprimono anche la loro gratitudine a Cuba ed alla Norvegia, paesi garanti, ed a Cile e Venezuela, accompagnatori di questo processo, per il loro aiuto costante ed efficiente.

 

La guerriglia assicura che il tavolo di dialogo, installato nel Palazzo delle Convenzioni in questa capitale, non sarà teatro di operazioni per ottenere delle vittorie che non si sono ottenute nel campo di battaglia.

 

Considera che cercano punti di accordo, contribuire con idee alla riconciliazione della famiglia colombiana, e non accettare imposizioni né concordare il destino del paese alle spalle delle maggioranze nazionali.

 

Secondo le FARC-EP, è l’ora di ascoltare la volontà del popolo e tracciare i fondamenti di un nuovo contratto sociale che sia il fondamento della pace e della felicità del cittadino.

 

“Chissà questo sia un compito molto difficile per le trappole guerrafondaie che vogliono impedirlo, o per la possibilità che sempre esistono interessi politici meschini che cerchino di legarla a propositi della minoranza”, notano.

 

Per questo motivo reclamano determinazione per la pace da parte del governo, perché se non ci sono sincerità e disposizione nelle azioni, difficilmente si potranno concretare gli obiettivi.

 

“Siamo obbligati da questo tremendo desiderio di pace che ha il popolo, ad agire con un polso infinitamente sicuro, con tatto infinitamente delicato, in maniera tale che questo compito tanto complesso non ci pieghi, non ci divida, non ci dissolva per la più leggera alterazione”, rimarcano riferendosi alle conversazioni tra entrambe le parti.

 

Anticipano che dall’installazione del tavolo fino al presente, hanno espresso i loro punti di vista, la loro opinione politica e la disposizione alla pace, in maniera sicura e trasparente.

 

Riaffermano che si dirigono per l’accordo raggiunto tra le due parti per arrivare a questo tavolo, e negano l’esistenza di agende parallele, e per questo dal seno di quanto pattuito reclamiamo il pieno protagonismo popolare nella presa delle decisioni relative alla pace della Colombia.

 

Su questa base, sollecitano anche al governo di cessare lo sperpero militare che sottrae possibilità di investimento sociale.

 

Precisano che quasi la metà del presupposto nazionale del 2013 è stata destinata a finanziare la guerra ed al pagamento del debito estero.

 

Lo Stato non dovrebbe persistere nella rotta del militarismo e nella sottomissione alla banca internazionale, sottolineano.

 

Responsabilizzano lo Stato per l’esistenza della guerra e questo dissanguamento nazionale che dura già da più di mezzo secolo.

 

La guerriglia delle FARC, come popolo in armi, è pronta per intraprendere la rotta del dialogo che renda possibile un intendimento e, in tale senso, considera gli sforzi che sono venuti facendo i portavoci del governo colombiano nello stesso proposito, enfatizzano.

 

Il comunicato firmato dal Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP, dalle Montagne della Colombia, il 19 novembre 2012, conclude che sotto qualunque circostanza dovrà reggersi lo scenario delle discussioni civilizzato, come unica porta di entrata ad un’era di giustizia sociale e pace.

 

Il testo invia un saluto ad Humberto de La Calle, capo della delegazione governativa in questo tavolo, ai portavoci del governo della Colombia, ai rappresentanti dei paesi garanti di Cuba e Norvegia, ed agli accompagnatori del Venezuela e del Cile.

 

Piedad Cordoba soddisfatta per sospensione

del fuoco proposto da FARC-EP

 

 

 

Piedad CordobaLa patrocinatrice dei diritti umani Piedad Cordoba ha manifestato la sua soddisfazione per la decisione di una sospensione del fuoco unilaterale annunciata dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP).

 

“Molto soddisfatta e felice per la dimostrazione di buona volontà delle FARC – EP. Colombia in giubilo per tregua unilaterale”, ha scritto l’attivista ed ex senatrice nel suo account in Twitter.

 

Questa si somma alle multiple dimostrazioni di compiacenza espresse attraverso le reti sociali davanti alla tregua incondizionata annunciata dalle guerriglie prima di iniziare in maniera formale a L’Avana il dialogo di pace col governo colombiano.

 

Arrivando al Palazzo delle Convenzioni, sede delle conversazioni di pace, il comandante guerrigliero Ivan Marquez ha letto un comunicato del Segretariato delle FARC – EP dove comunicano la decisione.

 

“Il Processo Di Pace è una speranza per tutti, meno per quelli comodi che chiedono più piombo e guerra, ma senza mettersi nella selva”, ha manifestato un altro delle centinaia di utenti che pubblicano i loro messaggi nelle reti sociali.

 

Il governo di Juan Manuel Santos ha scartato l’opzione dello stop al fuoco, con l’argomento che questo sarebbe il risultato finale, se si materializza il successo delle conversazioni che cercano di mettere fine ad oltre 60 anni di conflitto armato e sociale.

 

 

FARC-EP negozierà fino ad ottenere la pace

 

 

 14 novembre 2012 - Prensa Latina traduzione di Ida Garberi

 

 

Il comandante Ivan Marquez, capo della squadra negoziatrice delle FARC-EP nel processo di pace col governo colombiano, assicura che non si alzerà mai dal tavolo delle negoziazioni e questa è una posizione comune del gruppo insorto.

 

Comandante Ivan Marquez

“Nella nostra posizione non ci sono fessure, al contrario delle speculazioni della chiamata grande stampa che mi attribuisce una linea dura in supposta contrapposizione con altri settori della guerriglia”, ha affermato in una lunga intervista concessa al giornalista e direttore della settimanale Voz, Carlos Lozano, pubblicata nell’edizione che circola oggi a Bogotà.

 

“Nelle FARC-EP non ci sono divisioni né frazioni, tutti appoggiamo questa decisione che compromette l’insieme dell’organizzazione e l’assumiamo con ottimismo”, ha detto.

 

“Nel suo affanno di disinformare, i mass media stanno cercando sempre divisioni e problemi interni nelle nostre file, ma in realtà tutti i blocchi, fronti ed unità, come i membri del Segretariato e dello Stato Maggiore Centrale, siamo compromessi con questo impegno: non ci possono essere dubbi”, ha assicurato Marquez.

 

Ad una domanda del giornalista sull’elasticità o no dell’agenda, ha risposto che “il problema non sta in se questa è elastica o no; l’agenda contiene tutto l’essenziale per scatenare un processo di dialogo che abbordi i problemi fondamentali del paese”, ha affermato.

 

In quanto al tempo di durata delle negoziazioni, puntualizza che da nessuna parte degli accordi preliminari si parla di tempi specifici. Possono essere più o meno sette mesi; questo dipenderà dalla dinamica che la partecipazione popolare, che è il motore principale, imprima al processo, ha dichiarato.

 

Riferendosi alla premessa di pace con democrazia e giustizia sociale, brandita dalle FAR-EP, ha segnalato che questo è il genuino senso della fine del conflitto, e non la capitolazione, come pretendono alcuni.

 

È ovvio che se si superano le cause della miseria, della disuguaglianza e dell’esclusione politica che soffrono le maggioranze nazionali, l’uso delle armi non avrebbe ragione di esistere, ha dichiarato. “Sarebbe da illusi pretendere che la resistenza al terrorismo di Stato possa essere disarmata a punta di promesse”, ha specificato.

 

Ivan Marquez ha confermato tuttavia che la squadra negoziatrice delle FARC-EP va con ottimismo al tavolo di dialogo, che si stabilirà lunedì 19 a L’Avana.

 

 

Congresso colombiano apre tavoli

regionali per i dialoghi di pace

 

 

 23 ottobre 2012 - www.granma.cu

 

 

La Commissione di Pace del Congresso colombiano comincerà aprendo dei tavoli regionali per analizzare i temi contenuti nell’agenda che reggerà i futuri negoziati tra il governo e Le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP).

 

In base al programma si realizzeranno otto forum nelle zone dove, secondo le autorità, l’incidenza del conflitto armato è più alta, a cominciare da Sincelejo e Barranquilla, rispettivamente nelle zone nordovest e nord-occidentale del paese.

Il progetto è stato accolto con scetticismo in alcuni settori dell’opinione pubblica, ed anche dello stesso Congresso, infatti lo considerano una corsa contro il tempo per preparare, in meno di un mese, opinioni e punti di vista della società e portarli nelle trattative previste a L’Avana nel prossimo novembre.

 

Dobbiamo raccogliere tutte le informazioni in questo poco tempo, ha dichiarato a Prensa Latina Abel Caycedo, un giudice in pensione che adora passeggiare nelle strade di Bogotà per ascoltare le inquietudini e le preoccupazioni dei sui cittadini, che soffrono direttamente le conseguenze della corruzione, delle crisi della sanità e dell’educazione, e della disoccupazione, afferma.

 

I dibattiti regionali cominceranno nei prossimi giorni, con la partecipazione di membri della commissione, autorità locali, vittime del conflitto, rappresentanti della società civile, delegati di università pubbliche e privare ed delle ONG.

 

Gli altri incontri avverranno nel centro del paese, nel cosiddetto Eje Cafetero, nella zona sud ed orientale. Nella lista non compare, almeno per il momento, la zona nord di Cauca, una delle regioni maggiormente colpite dal conflitto. Il rappresentante alla Camera di Caldas (centro-occidente) e componente della Commissione di Pace del Congresso, Hernán Penagos, ha dichiarato alla stampa locale che, dopo un accordo con il Governo, saranno discussi temi fondamentali del dialogo di pace, in maniera realistica e puntuale.

 

Questi sono la politica di sviluppo agrario integrale, la partecipazione dei guerriglieri nello scenario politico, la fine del conflitto, la soluzione al problema delle coltivazioni illecite, le vittime e la verità, e la verifica, implementazione e controllo di eventuali accordi.

 

Ha spiegato che il Congresso non parteciperà in maniera diretta ai negoziati, però contribuirà al dibattito “promuovendo l’analisi dei progetti di legge governativi vincolati con la spinta giuridica e legale dei negoziati, i benefici per le vittime ed il reinserimento nella vita sociale e politica delle parti”.

 

Il vicepresidente del Senato, del Partito Liberale, Guillermo García, ha criticato aspramente le commissioni che presiederanno i forum regionali, infatti considera i congressisti scelti troppo inesperti.

 

Ritiene inoltre che è inammissibile viaggiare a Barranquilla o Bogotà per discutere di temi come le coltivazioni illecite e le vittime “senza andare nelle zone maggiormente colpite dal conflitto armato ed ascoltare cloro che ne soffrono le conseguenze”.

 

Secondo García, alcuni membri di queste commissioni vogliono solo essere protagonisti e non hanno nessuna idea di ciò che realmente avviene nelle varie regioni.

 

“Se vogliono realmente presentare delle proposte, dovrebbero cercarle nelle zone dove la popolazione civile vive un’odissea per poter sopravvivere, è un peccato che queste commissioni non ne tengano conto”, ha puntualizzato.

 

Luis Eduardo Garzón, ministro consigliere per il dialogo sociale, ritiene che il Governo ha un debito territoriale, regionale e sociale da saldare, temi come la sanità, la riforma tributaria, argomenti che lo Stato colombiano deve discutere, ai quali le FARC-EP ne hanno aggiunto un altro: la terra, ha precisato.

 

Bisogna anche aggiungere il tema delle vittime, ha ribadito l’analista Víctor Rivero, però non solo quelle della guerriglia, ma anche quelle degli agenti di Stato.

 

Nel frattempo, movimenti come Colombiani e Colombiane per la Pace, propongono di rendere partecipe la popolazione per inserirla nella costruzione della pace, nella fase successiva al conflitto, ascoltando le rivendicazioni e la voce del popolo.

 

 

Governo colombiano e le FARC ringraziano

Cuba e Norvegia per il loro appoggio

 

 

19 ottobre 2012 - www.granma.cu

 

 

Le delegazioni dei negoziatori del Governo colombiano e delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia – Esercito del Popolo (FARC-EP) hanno ringraziato Norvegia e Cuba per il loro appoggio al processo di pace, mentre è appena cominciata la seconda fase dei negoziati.

 

Durante una conferenza stampa nell’hotel Hurdalsjoen, vicino ad Oslo, le parti hanno ringraziato l’ospitalità delle autorità di questi due paesi, come garanti del dialogo di pace, oltre all’appoggio di Venezuela e Cile, paesi accompagnanti.

 

Hanno diffuso il comunicato congiunto numero tre, nel quale manifestano il proposito di adempiere ai termini “dell’Accordo generale per la fine del conflitto e la costruzione di una pace stabile e duratura”.

 

Il testo, letto dal rappresentate della Norvegia, Dag Nylander, riporta che il primo tema dell’accordo è legato allo sviluppo agrario, che sarà trattato nel prossimo novembre durante la seguente tappa dei negoziati di pace, a L’Avana.

 

Un rappresentante della delegazione cubana ha letto un altro frammento del comunicato nel quale si da inizio ai dialoghi pubblici, che vedranno la terza fase nella capitale dell’Isola a partire dal 15 novembre.

 

Le parti, aggiunge il documento, hanno designato dei portavoce che si riuniranno il 5 novembre per continuare i lavori.

 

Il processo di pace è cominciato formalmente nella piccola località di Hurdal, 80 km al nord di Oslo, dove entrambe le parti hanno tenuto una conferenza stampa.

 

Un sondaggio pubblicato recentemente ha rivelato che l’82% dei colombiani sono favorevoli al dialogo, processo nel quale Cuba e Norvegia partecipano come garanti e Cile e Venezuela esercitano il ruolo di accompagnanti.

 

 

Le FARC assicurano che sono arrivate

al tavolo di pace senza rancori

 

 

4.09.12 - www.cubadebate.cu traduzione di Ida Garberi

 

 

 

Un’ora dopo le dichiarazioni del presidente Juan Manuel Santos sui dettagli dell’accordo tra le FARC ed il Governo della Colombia, la guerriglia, con Marcos Calarcà (Mauricio Jaramillo) come portavoce, si é pronunciata sul tema dal Palazzo delle Convenzioni di Cuba.

 

Jaramillo ha confermato che le FARC sono state in questa prima fase di negoziazioni col Governo ed ha presentato il comandante di questa guerriglia, Rodrigo Londoño Echeverry (Timochenko), che ha fatto una dichiarazione attraverso un video.

 

Timochenko nel video. Foto: EFETimochenko ha fatto un appello alla società colombiana che partecipi al processo di pace, iniziativa “nobile e legittima che difende l’insorgenza colombiana”.

 

Ha assicurato che la parte introduttiva dell’accordo generale “si elaborò nel complesso” tra entrambe le parti in conflitto. “Siamo convinti che la realtà nazionale imporrà la volontà delle grandi maggioranze (…). L’uscita non è la guerra, ma il dialogo”.

 

Il leader guerrigliero ha assicurato che “nuove nazioni si sommeranno a questo nuovo sforzo” che ha aperto “le porte della speranza.”

 

Timochenko ha espresso che il dialogo col Governo del presidente Juan Manuel Santos deve contemplare “la costruzione del nuovo paese”, dove si produrranno “profonde modificazioni dell’ordine vigente.”

 

“Estendiamo, in questo momento, le nostre mani cercando una riconciliazione, un’altra Colombia è possibile e tra tutti possiamo ottenerla”, ha espresso, “dalla nostra parte arriviamo al tavolo del dialogo senza rancori né arroganza, ad esporre al Governo nazionale che consideri importante la base del popolo, che non giudichi come ingenuità i suoi aneliti, che non la consideri incapace di intraprendere grandi imprese, che le riconosca i suoi diritti a prendere parte nelle grandi decisioni nazionali”.

 

“Si sviluppa di nuovo un processo di dialogo avviato al conseguimento della pace nella nostra terra. Una nobile e legittima aspirazione che l’insorgenza colombiana difende già da mezzo secolo” ha detto Timoshenko.

 

“È tornata ad aprirsi la porta della speranza”, ha aggiunto elogiando il valore dei suoi avversari d’armi.

 

“Conserviamo la sincera aspirazione che il regime non cerchi di ripetere la stessa trama del passato”, ha osservato il capo ribelle, in allusione al fallito dialogo tra le FARC e l’allora presidente Andres Pastrana, una decade fa.

 

Nel video, Timochenko ha confermato che a L’Avana i delegati hanno firmato con il Governo, il 27 agosto passato, l’accordo per il termine del conflitto.

 

“L’ampliamento della democrazia è una condizione per ottenere la pace” ed ha assicurato che le FARC sono arrivate al tavolo di pace senza rancori.

 

Il comandante massimo delle FARC ha ringraziato e riconosciuto l’appoggio dei governi del Venezuela e della Norvegia, come di Cuba, che stanno accompagnando le conversazioni.

 

“Si tenta di lottare per profonde modificazioni dell’ordine vigente (…) la pace è una questione di tutti”.

 

Dieci anni dopo, “ritorniamo ora ad un tavolo di negoziazione, riconosciuti come uguali, come combattenti militari, riconosciuti politicamente e protetti da quelli che tanto ci hanno perseguito”.

 

Timochenko ha assicurato che “il conseguimento di una pace democratica e giusta merita affrontare le più difficili sfide. Al di sopra di queste, siamo ottimisti”.

 

“Siamo convinti che le maggioranze nazionali imporranno la pace con giustizia sociale”, ha insistito il leader massimo delle FARC ed ha chiesto che rimangano al margine i guerrafondai, gli alti comandi militari “desiderosi di sangue”, i responsabili delle “multinazionali che si approfittano della Colombia”… A tutti questi, ha detto Timochenko, le FARC “estendono le mani per la riconciliazione”. “Non c’alzeremo dal tavolo senza avere ottenuto il proposito. Abbiamo giurato di vincere e vinceremo”.

 

Si é annunciato che il giovedì 6 settembre, alle 10:00 a.m., ci sarà una conferenza stampa dei delegati delle FARC per le negoziazioni.

 

La commissione delle FARC, come ha informato il portavoce, è formata da ‘Marcos Leon Calarcà‘, ‘Ricardo Tellez‘, ‘Andres Paris‘, ‘Sandra Ramirez‘ e ‘Hermes Aguilar‘.

 

 

Il presidente della Colombia ha annunciato

 

le conversazioni di pace con le FARC

 

 

 

Il presidente Juan Manuel Santos ha reso ufficiale l’inizio delle conversazioni tra il suo Governo e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC) per conquistare la pace in questa nazione che soffre un antico conflitto armato.

 

In un discorso pubblico, Santos ha detto che è stato realizzato un accordo cornice dopo sei mesi di riunioni esplorative, per portare avanti il dialogo tra le due parti, come consta in un’agenda con cinque punti.

 

Il primo punto si riferisce ad un maggior accesso alla terra e alla distribuzione più equa della prosperità; un secondo punto riguarda la relazione con garanzia per l’esercizio dell’ opposizione politica e la partecipazione cittadina.

 

Il terzo è la fine stessa del conflitto armato, che include l’abbandono delle armi e l’integrazione delle FARC alla vita civile.

 

La lotta al narcotraffico è il quarto punto e il quinto si riferisce ai diritti delle vittime, cosa che implica l’intrapresa di un esercizio di chiarimento di quanto è accaduto in tutti questi anni di conflitto armato.

 

Santos ha sottolineato che questi punti, nel loro insieme sono conseguenti con le politiche del suo Governo.

 

“Abbiamo lavorato con serietà e devo riconoscere che le FARC lo hanno fatto a loro volta; tutti gli accordi sono stati rispettati”, ha detto ancora il Presidente ed ha spiegato che questo accordo generale per il termine del conflitto è una continuazione del lavoro che si stava realizzando già con il governo precedente.

 

“Dopo le conversazioni esplorative abbiamo un’opportunità reale per far terminare il conflitto armato” ha aggiunto.

 

“Guardiamo questo processo con prudenza, ma con ottimismo, e se avremo successo terminerà mezzo secolo di violenza e saremo certi d’aver operato correttamente”, ha detto ancora Santos, che ha ringraziato i governi di Cuba e della Norvegia.

 

“Senza la loro partecipazione non saremmo giunti a questo punto. Loro sono sempre gli anfitrioni e i garanti di questo successo”, ha affermato Santos che inoltre ha riconosciuto la posizione di collaborazione dei governi del Venezuela e del Cile, che sono accompagnanti di questa proposta.

 

“È un cammino molto difficile, ma lo dobbiamo esplorare, ed è una possibilità che nessun governante può tralasciare”, ha riconosciuto.

 

Secondo lui ora si può parlare di pace, perchè l’uso della violenza è un metodo obsoleto e i paesi latinoamericani, ha rimarcato, vogliono tutti la pace, non solamente la Colombia.