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Il traduttore si scusa per gli errori

 

25 febbraio del 1853
 

Félix Varela: Non mi pento

 

d’aver amato tanto Cuba

 

 

 

27 febbraio 2012 - Luis Alejandro Alfonso Peñate www.granma.cu

 

 

Il 25 febbraio del 1853, in Florida, negli USA, chiuse gli occhi per sempre il presbitero Félix Varela, il primo eroe separatista cubano, l’uomo che con tutta ragione si dice che fu il primo che insegnò a pensare ai cubani.

 

Varela cominciò a farsi avanti in storia naturale e ideologica del paese, come professore nel Collegio de L’Avana di San Carlos, dove apportò la filosofia moderna e l’insegnamento scientifico sperimentale della chimica e la fisica.

 

Nel pensiero di Félix Varela, e così lo trasferì ai suoi allievi, c’era un definito concetto d’ emancipazione, in cui, alla liberazione dell’uomo, si univa in maniera inseparabile quella dei settori e delle fasce più umili della società nel suo insieme, e quella del paese intero.

 

Il presbitero annunciava i principi politici fondamentali: preferire il bene comune al bene individuale, fare solo quello che è possibile fare e non fare niente che vada contro l’unità del corpo sociale, principi che si aggiustano oggi al contesto storico della lotta del nostro popolo.

 

In maniera molto chiara, si integrano nelle idee di Varela, l’indipendentismo con l’abolizione della schiavitù, l’ emancipazione di tutti gli uomini, lo sradicamento dei pregiudizi razziali, l’anti-annessionismo.

 

Credette sempre che la rivoluzione la dovevano iniziare i cubani con le loro risorse e senza tutele di sorta.

 

In Félix Varela il concetto di Patria presentava similitudini a quello di José Martí, dato che per lui parlare di Patria non era solo riferirsi alla Patria benefattrice che si preoccupa dei suoi figli e del benessere dei cittadini, ma a un sistema sociale che offre all’individuo tutte le facilità per il suo sviluppo.

 

Il chierico raggiunse la sua maturità politica nell’esilio, negli Stati Uniti, dove creò il quotidiano “El Habanero”, in cui contestò agli argomenti di coloro che erano contrari all’indipendenza di Cuba, e si pronunciò contro l’annessionismo considerandolo come un’opzione non adeguata per l’Isola.

 

Per coloro che pensano che alla fine della sua vita, Felix Varela non era già più un rivoluzionario, basta leggere una lettera che scrisse alla sorella nel 1842: “Se c’è una sola colpa di cui non mi pento, è quella d’aver amato tanto Cuba”.

 

Serva il 15 febbraio, nel 159º anniversario della morte del Padre Felix Varela, per ringraziarlo e per onorarlo.