Il ‘marabuzal’

 

 

17 marzo 2012 - dal libro El Marabuzal, de José Antonio Fulgueiras/Traduzione Gioia Minuti www.granma.cu

 

 

Tra il 16 e il 19 febbraio del 1957, il Comandante in Capo Fide Castro ebbe il suo primo contatto, nella fattoria di Epifanio Díaz, con i principali dirigenti del piano: Frank País, Celia Sánchez, Armando Hart, Faustino Pérez, Haydée Santamaría e Vilma Espín.

 

Fidel esortò ad affrettare i preparativi dell’invio del rinforzo armato che si doveva sommare alla guerriglia di base. Nella notte del 19 febbraio, nel piano si svolse già la prima riunione per eseguire il compito indicato da Fidel.

 

Frank País spiegò dettagliatamente la necessità d’inviare quanto prima sulla Sierra Maestra un rinforzo di più di 50 uomini armati.

 

Fu confermato inoltre che Frank, Vilma e altri compagni si sarebbero incaricati di selezionare gli uomini nelle distinte cellule del Movimento a Santiago di Cuba, mentre nella zona di Manzanillo il lavoro sarebbe stato diretto da Celia e dai principali quadri del Movimento 26 di Luglio nella regione.

 

Frank orientò che quando i compagni fossero giunti a Manzanillo li avrebbero concentrati nella risiera del signor Hubert Matos e da lì li avrebbero inviati sulla Sierra Maestra.

 

Però, due o tre giorni prima che cominciassero a giungere i compagni, Hubert Matos andò a vedere Felipe Guerra Matos "Guerrita" e gli parlò dell’ impossibilità di ricevere gli uomini che giungevano da Santiago, inviati da Frank País, perchè si era ammalato suo figlio e doveva partire immediatamente per L’Avana.

 

“Spiegalo a Celia, perchè io non ho nemmeno il tempo per questo”, disse a Guerrita con la maggior naturalezza del mondo.

 

“Io rimasi sconcertato, raccontò poi Guerra Matos, perchè avevamo già preparato tutto proprio in quel luogo. comunque gli girai la schiena e me andai. Rapidamente informai la nostra capo, Celia Sánchez, sull’inaspettata situazione e lei mi ordinò di partire immediatamente per Santiago di Cuba a informare Frank".

 

Mentre "Guerrita" informava Frank sull’accaduto a Celia, in Manzanillo, s’illuminò il viso quando le venne in mente il campo di marabù, il ‘marabuzal’ della fattoria La Rosalía, amministrata da René Llópiz, il fratello di Héctor, suo grande amico.

 

Per la prima volta, il marabú diventava una cosa d’estrema utilità.

 

Il marabuzal si mostrava maestoso nella fattoria La Rosalía. Da un embrione di sottili arbusti spinosi, si era trasformato con le piogge e gli anni, in un bosco portentoso di grossi tronchi che s’innalzavano arroganti a tre metri d’altezza nel territorio orientale cubano.

 

Ubicato a soli dieci chilometri da Manzanillo, al bordo della strada che conduce a Yara, con la montagna a meno de 1500 metri dal carcere del popolo, rendeva difficile far immaginare anche alla più perspicace delle guardie – con uniforme gialla o azzurra - che lì si sarebbe accampata per più di quindici giorni una forza ribelle.

 

Stando ai ricordi di vari partecipanti, quando gli uomini arrivavano alla fattoria La Rosalía, l’infaticabile Celia li vaccinava contro il tetano e il tifo e a volte somministrava altre medicine che i combattenti necessitavano. Inoltre dava loro uniformi, zaino e scarponi da montagna. Imponeva anche una ferrea disciplina e li preparava psicologicamente ai sacrifici e alle carenze che avrebbero dovuto affrontare sulla montagna.

 

Il 15 marzo, verso le dieci della notte uscirono dal marabuzal in due veicoli, sotto un acquazzone che non voleva smettere; la situazione si faceva sempre più complessa perchè gli uomini erano inzuppati d’acqua e di fango.

 

Nonostante le inclemenze del tempo, nessun combattente dava mostra di disanimo, anzi, tra parolacce e scherzi incitavano a percorrere tutta la rotta.

 

Alla fine i veicoli non potevano più continuare e i compagni andarono in marcia verso la Sierra Maestra per un ripido sentiero, nel quale dovettero superare zone molto fangose e labirinti molto difficili da affrontare da parte di una truppa non abituata a quel genere di peripezia.

 

Dopo alcune soste, riuscirono ad arrivare alla fattoria di Epifanio Díaz; lì li aspettava il Comandante Ernesto Che Guevara, incaricato da Fidel di riceverli e condurli dove stava lui, massimo leader della Rivoluzione.

 

Nella notte del 14 marzo in un accampamento improvvisato, sul pendio della maestosa montagna nota come la Derecha de Caracas, la novella truppa incontrò Fidel e i 12 guerriglieri che si mantenevano costantemente al suo fianco. Fu un avvenimento straordinario, che il Comandante in Capo valutò in tutta la sua dimensione: “Siamo di nuovo tanti come quanti eravamo quando il Granma... non esiste forza umana capace di sconfiggerci!”