Le sue idee sono state assunte e salvate

da numerosi patrioti sinceri

 

 

21.05.2012 - www.granma.cu

 

 

Le sue idee sono state assunte e salvate da numerosi patrioti sinceri Il 19 maggio del 1895, morì in combattimento a Dos Ríos, l’Apostolo José Martí, in faccia al Sole, come aveva vissuto e come aveva previsto nei suoi “Versos sencillos”.

 

Delegato del Partito Rivoluzionario Cubano che lui aveva fondato nel 1892, recentemente nominato Maggiore Generale dell’Esercito Mambí, era soprattutto l’anima della Rivoluzione e il più straordinario pensatore di questa dolente parte del continente che lui con sapienza politica chiamò Nuestra América.

 

Uomo forgiato nella lotta scelse di compiere un dovere sociale sacro, il filo trasparente del torrente della Sierra, la mano abbronzata del sigaraio patriota, ed eliminò antagonismi, limò le asprezze per realizzare quell’unità che chiedeva tanto ferma come l’argento nelle radici delle Ande.

 

La lettera mai terminata al fratello messicano Manuel Mercado è il suo testamento politico preveggente: “...corro già tutti i giorni il pericolo di dare la mia vita per il mio paese e per il mio dovere, dato che comprendo ed ho animo per realizzarlo, d’impedire a tempo con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si estendano per le Antille e ricadano con maggior forza sulle nostre terre d’America. Quanto ho fatto sino ad oggi, e farò, è per questo”.

 

La sua morte riempì di tristezza vecchi e giovani combattenti cubani quella mattina, ma di una tristezza da combattenti, attiva, ribelle. Fu grande la perdita, ma la guerra necessaria non si fermò, e anche se il canagliesco intervento degli imperialisti yankee zavorró il processo naturale della nazione, ma non riuscì a frustrarlo per sempre. Per molte strade e in modi differenti la lotta continuò rendendo vera l’asserzione martiana che un popolo che entra in Rivoluzione continua la sua missione sino a che la corona. E questa idea assunta e salvata da numerosi patrioti sinceri, risorse intera con la Moncada.

 

Quando Fidel proclamò che José Martí era l’autore intellettuale di quell’azione eroica, una fiamma imbattibile illuminò il suo centenario.

 

 

Nicaragua: la vigenza del pensiero di Martí e Sandino

 

 

Nicaraguensi e cubani hanno risaltato la vigenza del pensiero degli Eroi nazionali dei due paesi, Augusto Cesar Sandino e José Martí, con un omaggio celebrato nell’Università Nazionale Autonoma di Managua.

 

Il rettore dell’istituzione accademica, Helmer Cisneros, ha ricordato che il 19 maggio del 1895, un giorno dopo la nascita di Sandino in Nicaragua, Martí moriva in combattimento a Cuba.

 

“Coloro che posero termine alla sua avita credevano d’aver ucciso le sue idee, ma la storia ha dimostrato il contrario, perchè i suoi ideali hanno avuto figli come Fidel Castro e il nicaraguese Tomás Borge, che a loro volta hanno irradiato altri mortali”, ha detto il professore.

 

Lo storiografo Aldo Díaz Lacayo considera la liberazione dell’uomo come variabile fondamentale della storia e crede nella continuità dei processi difesi da uomini di diverse generazioni, ma con gli stessi interessi.

 

“José Martí aveva raccolto la torcia accesa da Simón Bolívar, e poi Augusto Cesar Sandino la prese da Martí”, ha sostenuto l’avvocato ed ex diplomatico, che ha anche segnalato varie somiglianze tra il cubano ed il nicaraguense, come la decisione d’affrontare l’espansionismo degli Stati Uniti e la convocazione all’unità latinoamericana dei popoli, materializzata con la recente creazione della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi (Celac).

 

“I due combattenti indipendentisti furono obbligati a vivere lontano dai loro paesi e perdettero la vita in piena gioventù”, ha aggiunto.

 

Sandino ha conosciuto sulla sua pelle l’ansia imperialista degli Stati Uniti e li ha combattuti sulla montagna; anni prima Martí, dalle viscere del mostro aveva scritto della sua voracità, con la sua visione d’illuminato.

 

Lo storiografo ha incitato la comunità universitaria a studiare le idee delle due figure, per l’importanza dei loro pensieri.

 

L’ambasciatore di Cuba in Nicaragua, Eduardo Martínez Borbonet, ha raccomandato ai giovani di cercar d’intendere le radici storiche nelle quali vissero un ruolo essenziale Martí e Sandino.

“Tocca alle nuove generazioni appropriarsi delle loro idee, perchè se non lo faranno resteranno senza conclusione queste nostre Rivoluzioni”, ha segnalato.

 

“Ogni volta che noi cubani abbiamo dei problemi, torniamo a Martí e lui c’illumina sempre”, ha confessato il diplomatico ed ha incitato gli studenti a consultare il saggio intitolato “Nuestra America”, ha riportato PL.

 

Omaggio a José Martí

in Dos Ríos

 

 

16.05.2012 - www.granma.cu

 

 

Una rappresentazione della popolazione dell’orientale località di Jiguaní, a nome di tutti i cubani renderà omaggio a José Martí, sabato 19, a Dos Ríos, a 117 anni dalla sua morte in combattimento in questa zona dell’est cubano.

 

La commemorazione avverrà ai piedi del monumento che nel decennio degli anni 40’ del secolo scorso degni cubani e un finanziamento popolate eressero alla memoria del Maestro nel luogo della sua morte in battaglia.

 

A Dos Ríos, da venerdì 18, si svolgerà anche l’incontro provinciale delle Cattedre Martiane e come tradizione, il 19 maggio, visitatori delle altre province e molti stranieri renderanno omaggio all’Eroe Nazionale di Cuba.

 

Al ricordo parteciperanno gli autori delle 25 opere in gara per il Premio del XVII Salone Nazionale delle Belle Arti infantile “Di dove cresce la palma”, che saranno esposte nella galleria d’arte Benito Granda, di Jiguaní.

 

 

Il Messico ha offerto a Cuba il certificato

matrimoniale dell’Eroe Nazionale José Martí

 

 

19 marzo 2012 - www.granma.cu

 

 

Due copie facsimili d’alta qualità del certificato di matrimonio dell’Eroe Nazionale cubano, José Martí, sono state consegnate nella cattedrale di Città del Messico a Manuel Aguilera, ambasciatore de L’Avana in questa capitale.

 

Nella cerimonia, realizzata nell’Altare dei Re dell’arcivescovado della capitale, il Cardinale del Messico, Norberto Rivera, ha offerto l’importante documento storico, nel quale si legge che Martì si unì in matrimonio con Carmen Zayas-Bazán, il 20 dicembre del 1877.

 

“Apprezzo molto questo gesto sincero d’amicizia che ci ha riempito d’emozione”, ha detto a Prensa Latina il diplomatico, che ha reiterato che il gesto è un’ulteriore manifestazione di fraternità che esiste tra i popoli di Cuba e del Messico. Inoltre ha commentato che ha augurato al cardinale Rivera un grande successo della visita di Sua Santità in Messico, dal 23 al 26 marzo, e questi, a sua volta, ha manifestato lo stesso per la visita del Papa a Cuba, dal 26 al 28 marzo.

 

Carlos Villa Roiz, vicedirettore d’Informazione del Primo Arcivescovado del Messico, ha aggiunto che la ricerca è avvenuta partendo da un commento dell’ambasciatore Aguilera e che il Cardinale ha subito chiesto che si cercasse il documento.

 

La ricerca è stata effettuata nell’Archivio Storico, sino a che alcuni giorni fa lo abbiamo trovato e lo abbiamo comunicato”, ha detto.

 

“Sono state fatte due copie, una consegnata all’ambasciatore e un’altra, su richiesta del Cardinale, per il presidente Raúl Castro”, ha aggiunto Villa Roiz.

 

José Martí (28 gennaio del 1853-19 maggio del 1895) giunse a Veracruz al principio del 1875. Si sposò con Carmen Zayas-Bazán (Puerto Príncipe, Camagüey, 29- 05 -1856/La Habana, 15-01- 1928) a Città del Messico davanti a Don Ambrosio de Lara, curato interino della chiesa.

 

Il padre di Carmen, don Francisco, già vedovo, optò per emigrare con la sua famiglia in questo paese nel 1871. Lei conobbe il giovane Martí nella casa del messicano Ramón Guzmán, nel febbraio del 1875.

 

Marcato con il numero 27, il libro dei matrimoni segnò l’unione di José, di 24 anni e Carmen, di 21, che si festeggiò nella casa dell’amico Manuel Mercado.

 

Poi gli sposini andarono ad Acapulco e quindi in Guatemala, dove vissero sino al 27 luglio del 1878, data in cui, in transito per l’Honduras, partirono per l’Avana.