Quel che gli imperialisti non
 

ci possono perdonare

 

 

16 aprile 2012 - www.granma.cu

 

 

Il 15 aprile del 1961, aerei mercenari bombardarono Ciudad Libertad, San Antonio de los Baños e Santiago di Cuba con il proposito di liquidare i nostri pochi aerei da combattimento, seminare il terrore e, in questo modo, aprire le porte ai mercenari che venivano per recuperare il loro dominio e i loro privilegi. Ma indubbiamente tutti i loro studi e i loro calcoli fallirono.

 

Il giorno dopo Fidel aveva chiamato a difendere le nostre conquiste non soloFIDEL con le braccia, ma anche con i cuori e durante il funerale dei soldati e dei miliziani della Patria morti per quei vili attacchi, dalla tribuna alzata in 23 y 12, nel Vedado, Fidel affermò: “Questo è quello che non possono perdonarci, che siamo qui sotto il loro naso, che abbiamo fatto una Rivoluzione socialista sotto il naso degli Stati Uniti! Questa Rivoluzione non la difenderemo con i mercenari. Questa Rivoluzione la difenderemo con gli uomini e le donne del popolo!”

 

Sono passati più di 50 anni e l’unità del popolo, con Fidel, Raúl, il Partito e lo Stato socialista, la politicizzazione di milioni di cubani che cominciavano appena un lungo cammino, così come le generazioni che sono sorte poi, resero possibile che noi si sia qui resistendo tutte le aggressioni d’ottusa politica nordamericana, come si è visto adesso riflesso a Cartagena de Indias, includendo il criminale blocco che da allora ci è stato imposto dall’imperialismo yankee.

 

Sono stati grandi i pericoli e non minori quelli che sono venuti dopo, e grande sono le sfide di oggi, quando il potere egemonico fa e disfa e semina nel mondo la distruzione e la morte in nome di ipocriti concetti umanitari, che i popoli sottomessi al capitale non hanno mai conosciuto, nè milioni degli stessi cittadini del nord america, che pagana sulla loro pelle il mostruoso comportamenti di un sistema i cui meccanismi lo rendono incapace di difendere le cause delle maggioranze.

 

Sono grandi gli ostacoli della nostra epoca, ma sono più poderosi il valore di tutto un popolo e la volontà di perfezionare la nostra democrazia e difendere il nostro socialismo, che non è caduto dal cielo, che è una conseguenza didattica dello sviluppo, della maturità e del coraggio di coloro che quel 16 aprile e in tutti questi anni, abbiamo alzato le nostre armi, le nostre baraccia e i nostri cuori, in difesa della sovranità nazionale, della società che abbiamo creata e per l’avvenire di un mondo giusto e solidale.

 

La proclamazione del carattere socialista della Rivoluzione quel 16 aprile del 1961 fu un punto culminante nell’accelerato processo d’ascesa e maturazione della coscienza politica del nostro popolo che nel mezzo di un’acuta lotta di classe, in difesa della sua avita e del suo futuro, aveva strappato alla radice, in un tempo incredibilmente breve, tutte le dottrine reazionarie, tutti i miti dell’ideologia borghese e tutto il marciume dell’ anticomunismo a cui era stato sottoposto per decenni dagli imperialisti yankee e dall’oligarchia cubana.

 

A partire da quel momento, come disse Fide: “Nacque realmente il nostro Partito marxista-leninista; a partire da quella data il socialismo fu fondato per sempre, fondato con il sangue dei nostri operai, contadini e studenti...”

 

Cinquant’anni dopo, il 16 aprile del 2011, ha avuto inizio il VI Congresso del Partito concentrato nella soluzione dei problemi dell’economia e le decisioni fondamentali dell’ attualizzazione del modello economico cubano, con l’adozione delle Linee di Politica economica e sociale del Partito e la Rivoluzione, nelle quali il popolo, con pieno esercizio democratico ha espresso le sue valutazioni e le sue proposte nei diversi spazi di dibattito popolare, sul futuro dello sviluppo socio-economico cubano.

 

E ancora una volta, con intera libertà, ha definito la rotta della sua lotta per l’indipendenza e il socialismo.