Una lista poco diffusa

 

 

 

 

3 gennaio 2012 -  Manuel E. Yepe www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

 

In questi giorni è stata pubblicata l'edizione 2011 del Global Peace Index (GPI) elaborato dall'Istituto di Economia e Pace di Londra, che negli ultimi cinque anni ha valutato, dal punto di vista delle società commerciali, i livelli di democrazia, instabilità politica, corruzione pubblica, istruzione, benessere materiale, criminalità e rispetto dei diritti umani, tra gli altri indicatori, in 153 nazioni.

Il Global Peace Index ne comprende anche altri più chiaramente determinati dal suo  orientamento di classe: libertà del settore privato, libertà di stampa per il capitale, pluralismo politico e molti altri.

Da credito all'onestà della sua elaborazione il fatto che nella valutazione partecipino note organizzazioni, analisti e personaggi di prestigio nelle società occidentali, come Amnesty International, la Columbia University, i potente imprenditori Ted Turner, Richard Branson e George Russell e il Nobel per la Pace Arcivescovo Desmond Tutu, l'ex presidente USA Jimmy Carter e l'ex segretario generale ONU Kofi Annan, che nessuno potrebbe accusare di un militante di sinistra, ma neppure  essere estremisti di destra.

Nonostante che
l'IGP sia orientato principalmente a mostrare la relazione tra la prosperità economica e la pace, secondo parametri politici, culturali, sociali ed economici capitalisti, e la natura dal lato mercantilista da cui parte l'analisi, è significativo il fatto che, nella lista, Cuba socialista ampiamente superi gli USA capitalista.

I paesi considerati con più pace e stabilità dall'IGP sono: la Nuova Zelanda, al primo posto, seguita da Danimarca, Norvegia, Islanda (che nel 2008 era classificata al primo posto) e Austria.

Gli ultimi posti sono occupati da paesi in cui gli Stati Uniti hanno imposto o acutizzato  la violenza mediante la guerra e l'occupazione: Somalia (153 del l'IGP), Iraq (152), Sudan (151) e Afghanistan (150). Richiama l'attenzione il caso della Libia, che nell'IGP del 2010 era classificata 60 e, a causa dell'invasione degli Stati Uniti e della NATO, è sceso al 143 dell'IGP  del 2011.

Menzione a parte merita i
l più stretto alleato degli Stati Uniti a livello mondiale, Israele, che si trova al 145 dell'IGP.

Nel continente americano il primo posto è occupato dall'Uruguay e l'ultimo la Colombia.

Ma un dato che non menzionano i grandi media è che, nonostante i suoi indicatori di parte e adottati per convenienza, il Global Peace Index 2011 mostra che a Cuba  le condizioni sono superiori rispetto a quelle degli Stati Uniti. L'isola caraibica occupa il 67 posto, mentre la superpotenza è classificata all'82 posto della lista.

Cuba supera chiaramente gli Stati Uniti in tutti quegli indicatori che riflettono condizioni concrete per il benessere umano e il sociale, benché ceda il primato alla superpotenza in quelli che si riferiscono a privilegi o vantaggi per il capitale.

E' particolarmente significativa questa correlazione  quando si tiene conto della situazione di guerra a cui è stata sottoposta Cuba da più di mezzo secolo, costringendola a  misure difensive che distraggono forze necessarie per la lotta per lo sviluppo sociale ed economico chiamato a creare lo scenario per gli orientamenti di pace e solidarietà globale che sono, in definitiva, lo scopo essenziale della Rivoluzione cubana.