Miracolo a Miami

 

 

27 settembre 2012 - Ricardo Alarcón de Quesada www.antiterrorista.cu

 

 

 

Il 25 maggio 2001, quando stava per concludersi il processo  a Miami, la Procura presentò dinanzi alla Corte d'Appello di Atlanta una Petizione di Emergenza per un Ordine Inibitorio (Emergency Petition for Writ of Prohibition).

 

La prima cosa che sorprende è la velocità, poco più di un paio d'ore, con cui il Governo preparò questo documento di più di quaranta pagine. Così descrissero quanto successo: "Durante la mattinata del 25 maggio 2001, dopo sei giorni di dibattito, la corte terminò le istruzioni che sarebbero state date alla giuria su questo tema. Dopo le 13:00 dello stesso giorno, gli Stati Uniti ricevettero dal Tribunale del Distretto una copia di queste istruzioni. Gli Stati Uniti contestarono alcune di queste istruzioni." (Petizione di Emergenza, pagina 3)

Quello stesso pomeriggio, la Procura fece "un passo senza precedenti di richiedere a questa Corte un ordine inibitorio" (Ivi, p.4 e 5).

Cosa stava cercando di vietare l'accusa?

 

Leggiamo la Petizione di Emergenza: "Che si ordini alla corte che istruisca la giuria che non é necessario trovare che l'imputato Hernandez, o i suoi co-cospiratori nella Imputazione Tre dell'accusa, abbiano convenuto che gli omicidi si verificassero nella giurisdizione speciale marittima e territoriale degli Stati Uniti.
Che s'impedisca alla Corte dare alla giuria un modello di istruzione di omicidio di primo grado e  istruire la giuria che deve trovare che l'imputato  Hernandez cospirò per commettere un omicidio premeditato.
Che s'impedisca alla Corte di dare alla giuria un'istruzione basata sulla teoria della difesa in relazione all'Imputazione Tre che include le clausole delle convenzioni e gli allegati dell'ICAO. "(Ivi, pp 39 e 40)

Ma succede che, nel redigere le sue istruzioni alla giuria la giudice non fece altro che accordarsi all'accusa che la Procura aveva fatto nel maggio 1999: "l'accusato Gerardo Hernandez consapevolmente, intenzionalmente e illegalmente si unì, cospirò, fu complice e si accordò con persone conosciute e sconosciute al Grand Jury, per perpetrare un omicidio, che é la morte senza giustificazione legale di esseri umani con premeditazione, nella giurisdizione speciale marittima e territoriale degli Stati Uniti, in violazione del Titolo 18, Codice degli Stati Uniti, Sezione 1111. "(Seconda Accusa Sostitutiva, pagina 14)

Basta confrontare questa accusa del Governo con l'istruzione della Giudice per capire che sono identiche: "L'Imputazione 3 si riferisce al fatto che l'accusato Gerardo Hernandez cospirò con altre persone per perpetrare un assassinio, cioè la morte senza giustificazione legale di esseri umani con intenzione criminale e premeditazione nella giurisdizione  marittima e territoriale speciale degli Stati Uniti." (Trascrizione del processo di fronte all'Onorevole Joan A. Lenard, pagine 14587-14588)

La giudice Lenard di conseguenza segnalò che Gerardo:

"Può essere dichiarato colpevole del reato solo se tutti i seguenti fatti siano provati al di là di ogni ragionevole dubbio.
"Primo. Che le vittime nominate nell'atto di accusa sono morte.
"Secondo. Che l'accusato causò la morte delle vittime con intento criminale.
"Terzo. Che l'accusato lo fece con premeditazione.
"Quarto. Che l'assassinio si verificò all'interno della giurisdizione marittima e territoriale speciale degli Stati Uniti. "(Idem pagine 14598-14599)

Come poteva opporsi, il Governo, ad un'istruzione che riportava esattamente la sua tesi?

Erano passati due anni da quando il governo lanciò questa calunnia senza fondamento contro Gerardo Hernandez Nordelo e, in quel periodo, organizzò e finanziò una feroce campagna di propaganda e sottomise la giuria e i testimoni a numerose pressioni, nonostante le ripetute lamentele della stessa giudice. Dal maggio 1999 Gerardo fu dichiarato colpevole non solo dalla stampa locale, ma anche da tutte le autorità e personaggi di Miami.

Dentro l'aula del tribunale, però, la menzogna goffamente fabbricata si disfece davanti agli argomenti della difesa e le dichiarazioni di esperti di entrambe le parti.

 

Consapevoli del suo fiasco, la Procura si sentì in dovere di opporsi alle istruzioni della Giudice o, che è lo stesso, negare la sua stessa accusa: "considerando le prove presentate al processo, questo costituisce un ostacolo insormontabile per gli Stati Uniti, in questo caso, e probabilmente comporterebbe, come conseguenza, il fallimento dell'accusa su questa imputazione" (Petizione di Emergenza, pagina 21).

La Procura, infine, riconosceva il suo fallimento. Era un'azione "senza precedenti" secondo le sue stesse parole.

La Corte d'Appello non accettò la richiesta.

 

Neppure concesse la sospensione temporanea del processo che era stato anche chiesto dai pubblici ministeri. La questione ritornò a Miami. Toccava alla giuria decidere. E lo fece anche con inusitata rapidità. I giurati non fecero nessuna domanda o espressero il minimo dubbio. Nessuno neppure pensò di chiedere chiarimenti sull'Emergency Petition for Writ of Prohibition. Lo aveva già detto la Giudice Lenard. Avevano paura. Così, di fronte a quelle facce minacciose, affrontando per l'ultima volta le telecamere e microfoni che li avevano assediati per mesi, diedero il verdetto di colpevolezza che gli era richiesto.

Gerardo Hernandez Nordelo fu condannato a morire in prigione per un crimine che non esisteva; per un evento con il quale non aveva alcuna relazione; per un'accusa fabbricata che gli stessi pubblici ministeri ammisero che non potevano provare ed avevano cercato di ritirarla.

Nonostante la sua sconfitta, la Procura vinse, ottenne ciò che voleva, punire un innocente e rubargli la vita. Dopo tutto, successe a Miami.



 

Milagro en Miami

 

El 25 de mayo de 2001, cuando iba a concluir el juicio de Miami, la Fiscalía presentó ante la Corte de Apelaciones en Atlanta una Petición de Emergencia para una Orden Inhibitoria (Emergency Petition for Writ of Prohibition). Lo primero que sorprende es la velocidad –poco más de un par de horas- con que el Gobierno preparó este documento de más de cuarenta páginas.

 Así describieron lo ocurrido: "En algún momento durante las horas de la mañana del 25 de mayo de 2001, después de seis días de debate, la corte ultimó las instrucciones que se darían al jurado en este tema. Después de la 1 pm del mismo día, Estados Unidos recibió de la Corte de Distrito una copia de esas instrucciones. Estados Unidos puso objeciones a varias de estas instrucciones.” (Petición de Emergencia, página 3)

Esa misma tarde, la Fiscalía dió “el paso sin precedentes de solicitarle a esta Corte una orden inhibitoria” (Idem, p.4 y 5).

¿Qué buscaba prohibir la Fiscalía?

Leamos la Petición de Emergencia: “Que se le ordene a la corte que instruya al jurado que no es necesario hallar que el acusado Hernández, o sus co-conspiradores en el Cargo Tres de la acusación, haya acordado que los asesinatos ocurrirían en la jurisdicción especial marítima y territorial de Estados Unidos.

Que se le prohíba a la corte darle al jurado una pauta de instrucción de asesinato en primer grado e instruir al jurado que debe hallar que el acusado Hernández conspiró para cometer asesinato premeditado.

Que se le prohíba a la corte darle al jurado una instrucción basada en la teoría de defensa en relación con el Cargo Tres que incluya las cláusulas de las convenciones y anexos de la OACI.” (Idem, Páginas 39 y 40)

Pero sucede que, al redactar sus instrucciones al jurado la Jueza no hizo más que ajustarse a la acusación que la Fiscalía había formulado en mayo de 1999: “el acusado Gerardo Hernández a sabiendas, intencionada e ilegalmente se unió, conspiró, fue cómplice y acordó con personas conocidas y desconocidas para este Gran Jurado, perpetrar asesinato, que es la muerte sin justificación legal de seres humanos con premeditación, en la jurisdicción especial marítima y territorial de Estados Unidos, en violación del Título 18, Código de los Estados Unidos, Sección 1111.” (Segunda Acusación Sustitutiva, página 14)

Basta comparar esta acusación del Gobierno con la instrucción de la Jueza para comprender que son idénticas: “El Cargo 3 refiere que el acusado Gerardo Hernández conspiró con otras personas para perpetrar un asesinato, es decir, la muerte sin justificación legal de seres humanos con intención criminal y premeditación en la jurisdicción marítima y territorial especial de los Estados Unidos.” (Transcripción del juicio ante la Honorable Joan A. Lenard, páginas 14587 a 14.588)

La jueza Lenard en consecuencia señaló que Gerardo:

“Puede ser encontrado culpable de ese delito sólo si todos los hechos siguientes son probados más allá de cualquier duda razonable.

“Primero. Que las víctimas nombradas en la acusación están muertas.

“Segundo. Que el acusado causó la muerte de las víctimas con intención criminal.

“Tercero. Que el acusado lo hizo con premeditación.

“Cuarto. Que el asesinato ocurrió dentro de la jurisdicción marítima y territorial especial de los Estados Unidos.” (Idem páginas 14598 a 14599)

¿Cómo podía objetar el Gobierno una instrucción que calcaba exactamente su propio alegato?

Habían transcurrido dos años desde que el gobierno lanzó esa calumnia sin fundamento contra Gerardo Hernández Nordelo y durante ese tiempo organizó y financió una feroz campaña de propaganda y sometió al jurado y a los testigos a numerosas presiones pese a las reiteradas quejas de la propia jueza. Desde mayo de 1999 Gerardo había sido declarado culpable no sólo por la prensa local sino también por todas las autoridades y personajes de Miami.

Dentro de la sala del tribunal, sin embargo, el infundio torpemente fabricado se deshizo ante los argumentos de la defensa y las declaraciones de especialistas de ambos bandos. Consciente de su fiasco, la Fiscalía se sintió obligada a objetar las instrucciones de la Jueza o, lo que es lo mismo, a negar su propia acusación: “teniendo en cuenta la evidencia presentada durante el juicio, esto constituye un obstáculo insuperable para los Estados Unidos en este caso, y probablemente tendría como consecuencia el fracaso de la acusación en este cargo.” (Emergency Petition, page 21).

La Fiscalía, en fin, reconocía su fracaso. Era una acción “sin precedentes”, según sus propias palabras.

La Corte de Apelaciones no accedió a la petición.

Tampoco concedió la suspensión temporal del juicio que igualmente le habían pedido los fiscales. El asunto regresó a Miami. Tocaba al Jurado pronunciarse.

Y lo hizo también con insólita velocidad. Los jurados no hicieron ninguna pregunta ni expresaron la menor duda. A nadie se le ocurrió siquiera solicitar aclaración sobre la Emergency Petition for Writ of Prohibition. Ya lo había dicho la Jueza Lenard. Tenían miedo. Por eso, frente a aquellos rostros amenazantes, encarando por última vez las cámaras y micrófonos que los habían asediado por largos meses, dieron el veredicto de culpabilidad que se les exigía.

Gerardo Hernández Nordelo fue condenado a morir en prisión por un crimen que no existió; por un suceso con el que él no tuvo relación alguna; por una acusación fabricada que los propios fiscales admitieron que no podían probar y habían tratado de retirarla.

Pese a su derrota, la Fiscalía ganó, logró lo que buscaba, castigar a un inocente y robarle la vida. A fin de cuentas, sucedió en Miami.