Come costruire una

campagna mediatica

 

 

19.11.2012  - Arthur Gonzalez http://heraldocubano.wordpress.com

 

 

 

 

I Servizi speciali statunitensi hanno una vasta esperienza nel fabbricare campagne stampa e dispongono del personale qualificato per farle, come dimostra la storia dell'ultimo mezzo secolo.

Dall'elevare l'immagine di un politico o al contrario screditarlo in modo che non possa candidarsi per un'importante carica, sino a portare alla fame un cantante o un'attrice; gli esempi abbondano. Ma ora il turno é toccato alla situazione interna a Cuba, alla vigilia della prossima Giornata dei Diritti Umani.

Mortificati dai cambiamenti favorevoli nell'economia cubana con l'aumentare del lavoro non statale, sino alla flessibilizzazione della
legge migratoria che li ha sorpresi per le sue dimensioni non calcolate e che pone in tensione la cosiddetta "Legge di Aggiustamento Cubano", gli specialisti dei Servizi attraverso alcune organizzazioni controrivoluzionarie e altre di governo, che servono da schermo, si sono assunti il ​​compito di cercare di indirizzare l'attenzione internazionale verso questa campagna, progettata per creare l'illusione che si incrementi la repressione interna a Cuba

Con questo scopo cercano di distogliere l'attenzione in un momento in cui la grave crisi economica che affligge l'Europa fa impallidire i più credenti nei valori del "sistema democratico" di fronte ad una brutale ondata repressiva che includono percosse selvagge ai lavoratori, studenti e alla gente in generale, che protestano contro la perdita di benessere della vita.

Per creare questa illusione contro la rivoluzione cubana, un piccolo numero di salariati di Washington si sono assunti il ​​compito di costruire un idilliaco scenario della presunta repressione che non ha nulla a che vedere con la realtà e molto meno con quello che vediamo, tutti i giorni, per le strade di Madrid o Atene. In questo senso, con il sostegno dei mezzi di comunicazione a loro disposizione, pretendono confondere assicurando che sono arrestati, quando in realtà sono condotti ad una stazione di polizia, e la loro permanenza non dura più che l'iter per i dati di una denuncia, non gli si applicano manette alle mani, né manganellate o spintoni come fanno i poliziotti spagnoli e nord americani.

Dallo scorso 09/11/2012 si é data il via alla campagna propagandistica e di provocazioni, ma come prima si individua un bugiardo che uno zoppo, già le bugie si sbriciolano. Così è il caso dei presunti maltrattamenti fisici attribuiti alle forze di polizia cubane e alla fine quando la stampa professionale intervista i presunti repressi le bugie crollano. Un esempio di questo è stata l'intervista della CNN alla blogger ufficiale di Washington,
Yoani Sánchez Cordero, dove lei ha ammesso davanti alla telecamera che non è stata maltrattata o picchiata, e che solo era stata portata alla stazione di polizia.

Dello stesso tenore  sono state le dichiarazioni di Yaremis Flores, avvocata controrivoluzionaria, preparata dalla Sezione  di Interessi degli Stati Uniti a L'Avana come "giornalista indipendente" o in termini più appropriati dipendente economicamente dai soldi USA, quando lasciando la stazione di polizia, ha dichiarato ai giornalisti del sito Cubanet, Spagna, che... non é stata maltrattata fisicamente; solamente interrogata e ufficialmente avvertita
non doveva continuare a comportarsi in modo tanto aggressivo.

Altre dichiarazioni non hanno spessore, giacché si sà che la maggior parte dei salariati di Miami sono alla ricerca di avalli che permettano loro di emigrare nel quadro del programma 'Rifugiati Politici' del governo degli Stati Uniti e senza le denunce che sono stati picchiati, maltrattati e altri aggettivi che forniscono un'immagine contro Cuba altrimenti non hanno i visti.

Questo è il modo come si costruiscono le campagne mediatiche.

 

Le repressioni possono trovarle a Madrid, New York, Atene e anche a Bruxelles, perché a Cuba da quando il dittatore Fulgencio Batista fu rovesciato nel 1959, non si osservano scene del genere.

Se vuole controllarlo si conceda un viaggio a L'Avana.
Forse è per questo che il governo degli Stati Uniti, in collusione con la mafia anticubana di Miami, vieta ai suoi cittadini di viaggiare a Cuba.

 

 

Como se construye una campaña mediática.

Arthur González.

Los Servicios Especiales Norteamericanos tienen una amplia experiencia en fabricar campañas de prensa y cuentan con el personal calificado para ello, así lo demuestra la historia en el último medio siglo.

Desde elevarle la imagen a un político o por el contrario desprestigiarlo para que no pueda postularse a un cargo importante, hasta llevar a la fama a un cantante o a una actriz; sobran los ejemplos. Pero ahora el turno le tocó a la situación interna de Cuba, en vísperas del próximo día de los Derechos Humanos.

Mortificados por los cambios favorables en la economía cubana con el incremento del trabajo no estatal, hasta la flexibilización de la ley migratoria que los sorprendió por su amplitud no calculada y que pone a templar la llamada “Ley de Ajuste Cubano”, los especialistas de los Servicios a través de algunas organizaciones contrarrevolucionarias y otras gubernamentales que le sirven como pantalla, se han dado a la tarea de intentar desviar la atención internacional hacia la presente campaña, diseñada para crear la ilusión de que se incrementa la represión interna en Cuba

Con ese interés tratan de desviar la atención en momentos en los que la grave crisis económica que azota a Europa, hacen palidecer a los más creyentes de los valores del “sistema democrático” ante una brutal ola represiva que incluyen salvajes palizas a los trabajadores, estudiantes y pueblo en general, que protestan ante la pérdida del bienestar de vida.

Para crear esa ilusión en contra de la revolución cubana, un minúsculo grupito de asalariados de Washington se han dado a la tarea de construir un escenario idílico de la supuesta represión que en nada tiene que ver con la realidad y mucho menos con lo vemos a diario en las calles madrileñas o atenienses. En este sentido, con el respaldo mediático del que disponen, pretende confundir asegurando que son detenidos, cuando realmente son conducciones a una estación policial, y su estancia en esa no dura más tiempo que el trámite de llenar los datos para una denuncia, no se les aplican amarres en las manos, ni palizas o empujones como si hacen los policías españoles y norteamericanos.

Desde el pasado 09.11.2012 se dio la arrancada a la campaña propagandística y de provocaciones, pero como primero de detecta a un mentiroso que a un cojo, ya se desmoronan las mentiras. Así es el caso de los supuestos maltratos físicos que le atribuyen a las fuerzas policiacas cubanas y al final cuando la prensa profesional entrevista a los supuestos reprimidos, se derrumban las falacias. Ejemplo de eso fue la entrevista de CNN a el bloguera oficialista de Washington, Yoani Sánchez Cordero, donde ella reconoció ante las cámaras que no fue maltratada, ni golpeada, y que solo había sido conducida a la estación de la policía.

Otro tanto fueron las declaraciones de Yaremis Flores, abogada contrarrevolucionaria, preparada por la Sección de Intereses de los EE.UU. en la Habana como “periodista independiente” o mejor dicho, dependiente económicamente del dinero norteamericano, cuando al salir de la estación de la policía, declaró a periodistas del sitio Cubanet, España, que… no fui maltratada físicamente; solamente interrogada y advertida oficialmente de que no debía seguir reportando de forma tan agresiva.

Otras declaraciones no constan, ya que se conoce que la mayoría de los asalariados de Miami están en la búsqueda de avales, que les permita emigrar bajo el programa de Refugiados Políticos que tiene el gobierno norteamericano y sin las denuncias de que han sido golpeados, maltratados y otros calificativos que brinden una imagen contra Cuba, de lo contrario no hay visas.

Es así como se construyen las campañas mediáticas. Las represiones pueden buscarlas en Madrid, New York, Atenas e incluso en Bruselas, porque en Cuba desde que el tirano Fulgencio Batista fue derrocado en 1959, no se observan escenas semejantes.

Si quiere comprobarlo dense un viaje a la Habana. Quizás por esa razón el gobierno norteamericano, en contubernio con la mafia anticubana de Miami, le prohíbe a sus ciudadanos viajar a Cuba.