Auguri ad Antonio Guerrero, che ha compiuto 55 anni
I suoi ex colleghi lo ricordano nel giorno del  suo compleanno

 

 

18.10.2013 - Marlene Montoya  www.granma.cu

 

 

Il governo degli Stati Uniti  commette una grande ingiustizia tenendo in carcere  un eccellente ingegnere cubano, recluso per aver ostacolato avvisando cuba sulle azioni violente contro Cuba dei terroristi radicati nel sud della Florida, hanno assicurato gli ex colleghi di Antonio Guerriero, a Santiago di Cuba.

 

“Ci amareggia molto sapere che mercoledì 16, Tony ha compiuto i suoi 55 anni dietro le sbarre di una cella in cui è ingiustamente rinchiuso dal 1998, quando fu detenuto  con i suoi quattro  compatrioti”, ha detto alla AIN l’ingegnera civile Melania Peillón, dell’Impresa Costruttrice  ECOA 57. ed ha ricordatole intense giornata trascorse con il giovane professionista nell’aeroporto internazionale Antonio Maceo, opera lui aveva seguito meticolosamente come assessore principale, dato che era laureato in costruzione degli aeroporti nell’allora Unione Sovietica.

 

Lui era specialista in cemento armato idraulico per l’ampliamento della pista, lavoro molto complesso per le caratteristiche del terreno e la sua ubicazione, ed ha segnalato che quando l’opera è  termina è divenuta  un esempio di modello costruttivo.

 

 

 

Le mani di René

 

 

13.08.2013 - www.granma.cu di Nyliam Vazquez Garcia

 

 

 

Ramon: “Siamo infaticabili lottatori per la vita”

 

 

13.08 - “Il miglior modo che abbiamo noi di festeggiare date importanti come questa è con la nostra instancabile lotta per la vita”, ha affermato Ramon Labañino, uno dei Cinque cubani condannati a scontare lunghi anni in prigione negli Stati Uniti, nonostante abbiano combattuto il terrorismo.

Labañino, che sconta una pena di 30 anni in una prigione del Kentucky, ha inviato un messaggio a proposito del 57º compleanno del suo compagno Renè Gonzalez, questo 13 agosto.

Il testo ha sottolineato anche che i Cinque, come sono identificati a livello mondiale Labañino, Gerardo Hernandez, Antonio Guerrero, Fernando Gonzalez e Renè Gonzalez Sehewerert, saranno sempre vicini alle cause che aspirano ad un mondo migliore, di pace.

Ha espresso, addirittura, il suo ottimismo per quanto riguarda il momento in cui torneranno a Cuba, liberi e circondati di tutti i loro familiari, popolo e fratelli e sorelle del mondo, “Sicuramente sarà un giorno grande”, ha enfatizzato.

Labañino ha reiterato la sua gioia perché Renè si trova sull’isola, dove festeggia questo “nuovo anno di vita, di lotta”.

I Cinque sono stati arrestati nella città di Miami il 12 settembre 1998, mentre monitoravano i progetti di gruppi criminali d’origine cubana che con totale impunità hanno operato da lì contro la nazione antillana per più di 50 anni.

Un panello dell’Organizzazione delle Nazioni Unite ha concluso a maggio del 2005 che la detenzione di questi uomini è illegale ed arbitraria, ma la Casa Bianca, finora, non ha fatto nulla per trovare una soluzione.

Ha delle mani infinite. Per anni il suo viso immobile, stampato nelle più diverse forme in manifesti, murales e bandiere insieme ad altri quattro, appena lasciava notare l’uomo reale… quello dallo sguardo trasparente, che gli cambia il colore del naso quando l’emozione aumenta, che è diventato brizzolato nel carcere, che già usa gli occhiali per leggere, che è libero, però non del tutto.

 

Neanche le più ricercate frasi potrebbero acchiappare l’essere che non smette di parlare —perché deve dire tante cose—, che tutti i giorni è sorpreso dalle più diverse forme di solidarietà ed amore dei cubani, che vuole lo stesso per Gerardo, Antonio, Fernando e Ramon, l’uomo le cui mani sembrano essere state modellate per essere intrecciate a quelle di Olga…

 

Renè Gonzalez Sehwerert compie 57 anni oggi e per la prima volta dopo 23 anni fuori da Cuba, dopo più di 10 anni in carceri statunitensi, si sveglierà in questa data nel calore dell’abbraccio di sua moglie, per la prima volta, di mattina presto le sue figlie potranno mangiarselo di baci e ci sarà il suo piccolo nipote per riempirle l’anima di tenerezze. Oggi potrà pensare chissà che Fidel starà celebrando anche lui i suoi 87, e lo farà coi piedi sulla terra che entrambi continuano a difendere. Non sarà il telefono che farà da mediatore tra i suoi affetti: Renè potrà abbracciare sua madre e gli amici passeranno a vederlo, potranno stringerlo forte, in quel modo intimo, con cui lo ringraziano di tante cose.

 

Sicuramente ci saranno dei regali ed i telefoni non smetteranno di suonare. Benché rimanga la tristezza per la perdita di alcuni cari, forse avrà una torta ed i suoi si uniranno per cantargli Auguri! E comunque, il giorno sarà incompleto.

 

Da quando il suo volto, oltre che nei manifesti, nei murales e nelle bandiere, ha cominciato ad essere reale, da quando è possibile sapere che sta scalando montagne, percorrendo il paese, spingendo nei più dissimili scenari l’importanza di continuare la lotta, Renè è stato molto chiaro: Continuiamo ad essere Cinque. Per questo motivo, questo 13 agosto continueranno ancora a mancargli gli abbracci reali di Gerardo, Antonio, Fernando e Ramon e bisognerà continuare a combattere per portarli a Renè, a quelle famiglie che aspettano ancora, a Cuba.

 

Anche loro, potremo immaginarli un po’ più liberi, questa mattina e con un sorriso da compleanno, benché i loro carcerieri non possano capirlo. Chissà potranno comunicarsi, chissà potranno, con la dittatura dei minuti carcerari, dirgli a Renè la frase “Auguri, fratello”, che sicuro nascerà da loro e col quale smetteranno di stare dietro le sbarre, per vivere, per adesso, nella pelle dell’altro.

 

Se in queste 24 ore segnate dalla tradizione per celebrare la nascita ci fosse un breve spazio per la riflessione, forse Renè ricorderà con Olguita quel 13 agosto 2001: l’ultima volta che lei ha potuto visitarlo nel carcere prima che l’arrestassero, l’ultima volta che hanno potuto condividere il sapore della caramella alla menta che normalmente si scambiavano, come rito segreto.

 

Un bacio all’entrata ed un altro prima di partire, quello era tutto. Allora non potevano immaginare che non ci sarebbero stati altri baci di menta per più di una decade. Per questo motivo quando Renè è ritornato, solo per alcuni giorni per vedere suo fratello malato, aveva una caramella per lei, e non una qualunque, bensì una di quel pacchetto rimasto a metà dal 13 agosto 2001.

 

“Le promesse che io ho fatto ad Olguita erano molto importanti. Olguita mi ha accompagnato in tutta questa storia. Ha dovuto soffrire il carcere, l’arresto ed io non le ho fatto molte promesse, ne ho fatte poche, ma sono state le prioritarie, perché se lo merita”.

 

“Le caramelle sono una di queste; il diario affinché lei non si perdesse nulla del giudizio, poiché l’hanno mandata a Cuba per punirci ancora di più, è stata un’altra; tornare a vedere insieme un film…”, il suo viso si illumina quando menziona che finalmente ha potuto compiere questo debito, pendente dall’8 dicembre 1990. “L’ho già portata al cinema”, dice e cerca il volto del suo amore, quello sguardo di complicità. Sorridono.

 

Quando uno si immagina questo 13 agosto nella vita di Renè è possibile notare un’altra volta, come sempre, le sue mani inquiete, in ricerca costante di quelle di Olguita, perché le sono necessarie. Chissà ci sarà un momento nel quale il naso gli cambi colore, ed allora starà pensando a suo fratello Roberto, la cui respirazione non si è spenta come suppone la logica; o in Candido, suo padre, che continua ad essere il suo eroe, ed è dovuto morire affinché lui potesse ritornare definitivamente, affinché lui potesse vivere finalmente questo giorno a Cuba.

 

Renè ha delle mani immense. Vogliamo credere che siano perfette per sostenere e questo sarebbe in realtà solo un dettaglio della leggenda costruita su un eroe vero, “come tanti altri”, lui correggerebbe, in un sussurro. Tuttavia, la verità più profonda è che le sue mani, da sempre ed ancora di più a 57 anni, sono fatte per abbracciare Irmita ed Ivette, a sua madre, per prendere in braccio suo nipote, per proteggere le famiglie dei suoi fratelli di causa fino a quando ritornino, per appoggiare questo paese come tutti i cubani, per accarezzare sua moglie, per asciugare le sue lacrime, per intrecciarsi perennemente a quelle di lei, che lo completano.

 

 

Un compleanno speciale

 

 

13 agosto 2013 - Claudia Fonseca Sosa www.granma.cu

 

 

 

Anche se per René González le date  convenzionali non sono tanto importanti, questo 13  agosto è speciale. Dopo tanti anni passati ingiustamente recluso in un carcere degli USA, finalmente ha potuto festeggiare i suoi 57 anni in famiglia nella sua amata Cuba.

 

René è nato a Chicago, negli Stati Uniti,  il 13 agosto del 1956.

 

I suoi genitori cooperavano da lì con il Movimento 26 di Luglio e dopo il trionfo della Rivoluzione si installarono definitivamente in Cuba sino al 1990, quando René ritornò negli Stati Uniti.

 

Ora, dopo aver rinunciato alla sua cittadinanza statunitense, la giudice del Distretto sud della Florida, Joan Lenard —la stessa che lo condannò nel 2001 a 15 anni di prigione per aver combattuto il terrorismo, felicemente gli ha permesso di rimanere nell’Isola.

 

La felicità di Renè non è stata completa nel festeggiamento perchè non sono più presenti nè  suo padre Candido, nè suo fratello Roberto e gli mancano anche i suoi quattro fratelli:  

 

Ramón Labañino, Gerardo Hernández, Antonio Guerrero e Fernando González,  che continuano a scontare lunghe condanne  per “il delitto” di difendere gli interessi della nazione e del popolo cubano.

 

“Non mi sentirò completamente libero sino a che i miei quattro fratelli non staranno in Patria con le loro famiglie”, ha detto René che, come i suoi compagni porta sul petto la medaglia di Eroe della Repubblica di Cuba.

 

“Il caso dei Cinque è un crimine che si commette davanti a tutta l’umanità. È un crimine che si commette ogni giorno dell’anno e si sta commettendo da 15 anni.  Per noi è chiaro che non saranno le considerazioni legali  quelle che faranno sì che il governo statunitense corregga questa ingiustizia. Questo è un caso politico  e le leggi sono state solamente appendici usate per realizzare una vendetta, per vendicarsi di Cuba e per vendicarsi del nostro popolo nei corpi dei Cinque.

 

Il destino ha voluto che il suo compleanno coincida con quello del leader della Rivoluzione, Fidel Castro, che aveva ringraziato in un messaggio  del 2011, per servire loro d’ispirazione.

 

“Per noi è un onore servire la causa che Lei ha ispirato nel popolo di Cuba, essere suo seguace, seguaci del cammino che Lei e Raúl hanno aperto. Non smetteremo mai di meritare questa fiducia che voi avete riposto in noi”.

 

 

MESSAGGIO DI RAMÓN LABAÑINO NEL

GIORNO DEL SUO 50° COMPLEANNO

 

 

9 giugno 2013 - www.granma.cu

 

Sì, certo, oggi compio 50 primavere e voglio dedicare queste parole d’amore a tutte la persona che amo: se faccio un calcolo di questi “brevi anni della mia vita” posso dire tante cose belle (è che mi afferro sempre al bello, peccato dei sognatori...).


In 50 anni ho avuto la fortuna di conoscere una donna speciale che mi ama e che amo, che mi accompagna con fiera fedeltà, con tenera dolcezza. A lei oggi devo i miei ringraziamenti per essere diventato quello che sono in molte modi e lei lo sa.


In 50 anni ho avuto la fortuna di avere 3 belle figlie, dolci, affettuose, tenere, che amo alla follia tanto quanto loro amano me. A loro devo la mia gratitudine eterna per essere diventato e il padre che sono.


In 50 anni ho avuto la fortuna di conoscere e lottare al fianco di 4 fratelli eccezionali. Ad essi devo oggi i ringraziamenti per accompagnarmi in questa lotta ferrea per Cuba, per l'umanità.


In 50 anni sono nato e cresciuto in mezzo a una famiglia modesta ed amorevole, e la vita mi ha dato la fortuna di conoscere nuove famiglie, grandi famiglie che ci accompagnano in questa giusta battaglia. Devo ringraziare loro per essere diventato il figlio che sono, il fratello che cerco di essere, l'essere umano che pensa con amore e agisce per amore.


In 50 anni ho conosciuto sorelle e fratelli del mondo intero che sono come sangue del nostro sangue, che corrono al nostro fianco, che lottano gomito a gomito con noi. A loro devo gratitudine eterna per la compagnia, per la solidarietà.


E in 50 anni la vita mi ha dato anche la fortuna di servire la mia patria, il mio popolo, questa Rivoluzione che si fa dall'anima fino all'infinito. A lei devo tutto quello che sono, il figlio, il padre, il marito, il compagno, l'amico, il patriota ... l’uomo.


Per tutto questo posso dire oggi che in questi miei primi 50 anni sono stato e sono un essere fortunato.


Grazie alla vita!
Così festeggio oggi il mio compleanno...

 

 

Oggi è il compleanno di Gerardo
 

Il 4 giugno del 1965, 48 anni fa, nasceva Gerardo Hernández Nordelo, Eroe della Repubblica di Cuba.

 

 

4.06.2013 - www.granma.cu

 

 

Gerardo Hernández NordeloGerardo sconta negli Stati Uniti due ergastoli più 15 anni per aver combattuto il terrorismo dopo un processo manipolato e politico, svolto nell’ambiente a lui ostile di Miami, dove sono stati condannati anche Antonio Guerrero, Fernando González, Ramón Labañino e René González.

Gerardo è stato condannato per la più assurda delle accuse: cospirazione per commettere assassinio. Senza prove e nemmeno evidenze, è stato dichiarato colpevole dopo che il Pubblico Ministero lo ha relazionato con l’abbattimento il 24 febbraio del 1996 di due aerei di
Hermanos al Rescate che violavano lo spazio aereo cubano.

L’onore, il valore, la dignità e il coraggio di questo compatriota sono un paradigma.

Un’espressione della sua resistenza è la risposta di questo giovane Eroe quando, conoscendo la ratificazione della sua ingiusta condanna, ha suggerito “di continuare a fare tutto il possibile per liberare Ramón, Antonio, Fernando e René, mentre lui resisterà lì tutto il tempo che sarà necessario”.

Il discorso che pronunciato davanti alla Corte che lo ha giudicato, resterà come una pagina epica: “Il Pubblico Ministero considera, e così ha chiesto, che io dovrò passare il resto della mia vita in carcere. Spero che se non in questo, ad un altro livello del sistema, la ragione e la giustizia prevarranno al disopra dei pregiudizi politici e dei desideri di vedetta, e si comprenderà che non abbiamo fatto danni a questo pese che meritino simili condanne.

Ma se così non fosse, mi permetterò di ripetere le parole di uno dei più grandi patrioti di questa nazione, Nathan Hale, che disse: “Mi spiace solamente d’avere una sola vita da dare alla mia Patria”.

Ricevi fratello, il saluto di milioni di donne e uomini degni, che reclamano la tua liberazione e quella di Antonio, Fernando e Ramón.