Nastro giallo per l'Indio Hatuey

 

 

7 settembre 2013 - Iroel Sanchez http://lapupilainsomne.wordpress.com pubblicato in Cubahora

https://www.youtube.com/watch?v=LtLiglq5asQ

 

 

La Stazione sperimentale di pascoli e foraggi "Indio Hatuey" è il primo centro di ricerca agricola fondata dalla Rivoluzione cubana. Ero lì ieri, al sud della provincia di Matanzas, per presentare il mio libro 'Sospetti e dissidenza', con il mio amico lo scrittore Raul Antonio Capote.

Capote, un professore universitario che il governo degli Stati Uniti  ha cercato di usare per i suoi piani di "cambio di regime" a Cuba, ha raccontato di quando la CIA lo ha reclutato. Egli ha argomentato, dalla sua esperienza personale, sull'incapacità di questa sofisticata organizzazione di comprendere i cubani. Dopo aver denunciato l'operazione in cui si cercava di coinvolgerlo, la più grande organizzazione di spionaggio del mondo ha insistito, più volte, cercando di comprarlo.

Per il pubblico non era difficile capire. La stazione "Indio Hatuey", con oltre trecento lavoratori, inviando continuamente  i propri ricercatori, per il proprio lavoro, all'estero, non ha mai sofferto l'abbandono della sua missione da parte di uno di loro. In 50 anni, ogni scienziato che è uscito da lì è ritornato a Cuba.

Con questa storia, il nastro giallo
che quelli dell' "Indio Hatuey"  hanno posto accanto alla statua del cacicco omonimo che sorveglia l'ingresso del centro assume un significato speciale. Rispondono all'appello di René González, l'unico dei cinque cubani condannati a lunga prigionia negli Stati Uniti per proteggere, il loro paese, dal terrorismo che è potuto ritornare a Cuba, dopo quindici anni lontani dai suoi, per cui ha dovuto rinunciare alla cittadinanza statunitense.

René ha chiamato a lottare per la libertà dei suoi compagni inondando Cuba ed il mondo di nastri gialli, un simbolo ben noto negli Stati Uniti per chiedere la restituzione dei propri cari. Grandi musicisti cubani, guidati da Silvio Rodriguez, hanno fatto una versione della canzone che nel 1971, rese popolare l'uso del nastro giallo nel paese del nord e l'accoglienza di questa iniziativa ha suscitato un entusiasmo che mi ha fatto ricordare le manifestazioni per il ritorno di Elian Gonzalez, un ragazzino di Matanzas il cui padre non ha accettato tangenti milionarie per rimanere negli USA con suo figlio.

Credo che l'accoglimento dell'appello di René ha a che fare con la correttezza della richiesta ma anche con l'autorità del convocatore. René González - come i suoi quattro compagni - ha rifiutato un patteggiamento con la procura USA che avrebbe significato la libertà quasi immediata, se si fosse riconosciuto colpevole e denunciato il governo cubano, nonostante che i suoi  coraggiosi carcerieri - per far pressioni su di lui - arrestarono la moglie, privando i loro figli, molto piccoli, di entrambi i genitori.

Chiarisco, per coloro che non sono cubani, che Hatuey è il primo ribelle della storia di Cuba. Si dice che giunto da Haiti per avvisare gli aborigeni di Cuba di quello che pretendevano i colonizzatori, fu bruciato sul rogo. Invitato da un sacerdote a pentirsi per andare in paradiso, Hatuey chiese se gli spagnoli andavano lì e come reazione alla risposta affermativa del prete rifiutò la conversione.

Si ignora se Hatuey ebbe discendenti a Cuba. Ma René, i Cinque e molti cubani vengono dal suo gesto e, come ha spiegato Capote, né la CIA né coloro che tentano di comprarli lo possono capire. Per questo è geniale l'idea di cercare un semplice simbolo - il nastro giallo - per trasmettere un sentimento e obbligare a fare giustizia a quei cervelli che non possono comprendere.

 

Cinta amarilla en Indio Hatuey

La Estación experimental de pastos y forrajes “Indio Hatuey” es el primer centro de investigación agrícola fundado por la Revolución cubana. Estuve ayer allí, al Sur de la provincia de Matanzas, para presentar mi libro Sospechas y disidencias, junto a mi amigo el escritor Raúl Antonio Capote.
Capote, un profesor universitario que el gobierno norteamericano intentó utilizar para sus planes de “cambio de régimen” en Cuba, contó de cuando la CIA lo reclutó. Él argumentó, desde su experiencia personal, sobre la incapacidad de esa sofisticada organización para entender a los cubanos. A él, después de denunciar la operación en que pretendieron involucrarlo, la mayor organización de espionaje del mundo ha insistido varias veces intentar en comprarlo.
Para el auditorio no era difícil comprenderlo. La estación “Indio Hatuey”, con más de trescientos trabajadores, y enviando constantemente sus investigadores en funciones de trabajo fuera de Cuba, jamás ha sufrido el abandono de su misión por uno de ellos. En cincuenta años, todo científico que ha salido de allí ha regresado al país.
Con esa historia, la cinta amarilla que los de “Indio Hatuey” han colocado junto a la estatua del cacique homónimo que escolta la entrada a su centro adquiere un sentido especial. Responden al llamado de René González, el único de los Cinco cubanos condenados a larga prisión en Estados Unidos por proteger a su país del terrorismo que ha podido regresar a Cuba, tras quince años lejos de los suyos, para lo cual tuvo que renunciar a la ciudadanía norteamericana.
René llamó a luchar por la libertad de sus compañeros inundando a Cuba y el mundo de cintas amarillas, un símbolo muy conocido en Estados Unidos para reclamar el regreso de seres queridos. Grandes músicos cubanos, encabezados por Silvio Rodríguez, versionaron la canción que en 1971 popularizó el uso de la cinta amarilla en el país del Norte y la acogida de la iniciativa ha despertado un entusiasmo que me ha hecho recordar las movilizaciones por el regreso del niño Elián González, un matancero cuyo padre no aceptó sobornos millonarios para quedarse en EE.UU. junto a su hijo.
Creo la acogida del llamado de René tiene que ver con lo justo del reclamo pero también con la autoridad de quien convoca. René González -como sus cuatro compañeros- se negó a un acuerdo con la fiscalía estadounidense que significaría la libertad casi inmediata, si se reconocía culpable y denunciaba al gobierno cubano, a pesar de que sus valientes captores -para presionarlo- le apresaron a su esposa, privando a sus hijas muy pequeñas de ambos padres.
Aclaro, para los que no son cubanos, que Hatuey es el primer rebelde de la historia de Cuba. Se cuenta que llegado desde Haití para alertar a los aborígenes de la Isla de lo que pretendían los colonizadores, fue quemado en la hoguera. Invitado por un sacerdote a arrepentirse para ir al cielo, Hatuey preguntó si los españoles iban allí y al contestársele que sí, entonces se negó.
Se ignora si Hatuey tuvo descendencia en Cuba. Pero René, los Cinco y muchos cubanos vienen de su gesto y, como explicó Capote, ni la CIA ni quienes intenten comprarlos los pueden entender. Por eso es genial la idea de buscar un símbolo sencillo -la cinta amarilla- para transmitir un sentimiento y obligar a hacer justicia a aquellos cerebros que no pueden comprender. (Publicado en CubAhora)