Il giorno in cui è stato annunciato che il presidente del Venezuela Hugo Chávez era morto per un cancro non identificato, due diplomatici statunitensi venivano espulsi come persone non grate a Caracas, mentre cercavano di organizzare un qualche tipo di colpo di stato e di cospirazione contro il Venezuela. Evitando di attirare un’attenzione ancora più negativa, l’amministrazione Obama avrebbe tranquillamente aspettato fino al 9 marzo, il giorno dopo il funerale di Stato di Chávez, per vendicarsi con l’espulsione di due diplomatici venezuelani. Il Vicepresidente esecutivo Nicolás Maduro Moros annunciava pubblicamente che il suo governo crede che un’operazione sporca abbia causato la morte del Presidente Chávez. Maduro ha sostenuto che i nemici “imperialisti” dell’America Latina (leggasi il governo degli Stati Uniti) avevano contagiato Chávez con un certo tipo di agente patologico che ne ha causato il cancro terminale. Si trattava di una sensazione ripresa da un paio di leader mondiali; il boliviano Evo Morales e l’iraniano Mahmoud Ahmadinejad hanno detto che anche loro sospettano un’operazione sporca. Maduro ha anche annunciato che un’indagine scientifica sarebbe stata avviata per vedere se il defunto leader del Venezuela sia stato assassinato.
Se l’ipotesi del governo
venezuelano può essere spazzata
via come fantasia e posa
paranoica dai suoi avversari,
vale la pena notare che è ormai
generalmente accettato che il
defunto Yasser Arafat,
presidente della Organizzazione
per la Liberazione della
Palestina (OLP) e capo della
l’Autorità palestinese, sia
stato ucciso per intossicazione
da polonio radioattivo.
L’assassinio per avvelenamento
non è così peregrino, come
qualcuno potrebbe pensare
inizialmente. L’avvelenamento è
in realtà un modus operandi
scelto per gli assassinii
politici. Ad esempio, la Central
Intelligence Agency (CIA) ha
cercato di uccidere di Cuba
Fidel Castro con sigari
avvelenati e, in seguito,
attraverso ciò che gli psicologi
sociali descriverebbero la
“percezione dell’immagine
speculare” negli altri della
CIA, essa accusava l’Iraq di
usare le sue stesse tattiche di
assassinio. Né si deve
dimenticare che il Presidente
Chávez era l’uomo contro cui gli
Stati Uniti hanno organizzato un
colpo di stato nel 2002, nel
tentativo di proteggere i
giacimenti di petrolio del
Venezuela, prima che Stati Uniti
e Regno Unito invadessero l’Iraq
nel 2003. Chávez fu fatto
prigioniero e poi portato in un
aeroporto da cui i golpisti
volevano esiliarlo dal
Venezuela, ma solo dopo aver
firmato una lettera di
dimissioni che gli Stati Uniti
gli avevano chiesto di
procurarsi, per legalizzare la
loro illegale occupazione del
governo nazionale a Caracas.
Pedro Francisco Carmona, ricco
uomo d’affari e capo della
Camera di Commercio venezuelana,
sarebbe diventato presidente ad
interim. L’ambasciatore degli
Stati Uniti Charles Shapiro si
precipitò ad incontrare i leader
del colpo di stato e, anche a
farsi riprendere gioioso con
loro, mentre la Corte Suprema
del Venezuela, i membri
dell’Assemblea Nazionale
(Parlamento) e della Commissione
elettorale venivano tutti
dimessi.
Gli Stati Uniti furono coinvolti
e furono consapevoli di ogni
aspetto del colpo di stato. Il
Pentagono aveva ufficiali nella
base dove Chávez era stato
imprigionato e ufficiali delle
forze armate degli Stati Uniti
avevano incontrato in precedenza
i golpisti. Attraverso l’accesso
ai documenti del governo
federale statunitense, in base
al Freedom of Information Act, è
stato anche dimostrato che la
CIA aveva fornito i piani alla
cospirazione golpista, cinque
giorni prima che si attivasse.
Il presidente golpista Carmona
non sarebbe nemmeno fuggito
nell’ambasciata colombiana per
entrare negli Stati Uniti,
sarebbe stato portato in
Colombia, da dove sarebbe
entrato negli Stati Uniti.
Le menzogne come metodo
Indipendentemente dalle opinioni
politiche e dalle
interpretazioni in merito agli
anni di Hugo Chávez, la natura
di parte delle relazioni dei
media mainstream su di lui, da
posti come Stati Uniti, Gran
Bretagna e Canada, sono
difficili da dimenticare. Il
motivo era che “il Venezuela può
guardare a un futuro migliore e
alla libertà, ora che Chávez è
morto.” Queste affermazioni sono
volutamente fuorvianti e
confezionate per diffondere
un’interpretazione negativa del
leader venezuelano come
dittatore.
Così, il Venezuela di Chávez viene casualmente presentato come una repubblica delle banane non democratica e politicamente ed economicamente instabile. Non importa il fatto che osservatori elettorali internazionali concordino sul fatto che in Venezuela, da quando Chavez è salito al potere, le elezioni sono state impeccabilmente eque, trasparenti e libere. Questa narrativa dimostra sistematicamente il fatto che i programmi di Chávez hanno notevolmente innalzato il tenore di vita del Paese e ridotto della metà la povertà e ignorato il fatto che i “mercati bolivariani” hanno abbassato i prezzi delle merci di circa il 40%. Non importa che i programmi di assistenza sanitaria e i tassi di istruzione si siano notevolmente ampliati e siano diventati universalmente gratuiti. A quasi due milioni di persone è stato insegnato a leggere, sotto l’amministrazione di Chávez, mentre l’economia è più che raddoppiata, pochi anni dopo il fallito colpo di stato sostenuto dagli USA, nel 2002. I fatti non sono mai stati presi in considerazione nella politica estera degli Stati Uniti, sia che si tratti delle armi di distruzione di massa (WMD) in Iraq o dell’affondamento dell’USS Maine a L’Avana.
La realtà non ha impedito agli
Stati Uniti di diffamare Caracas
attraverso un intera serie di
bugie ed hanno continuato anche
con la morte di Chávez. Il suo
funerale di Stato è stato
descritto come un festival
chavista, con un notevole
ridimensionamento della folla in
semplici “migliaia.”
L’indicazione dei numeri sarebbe
stata diversa, in termini di
precisione, se si fosse trattato
del funerale di un leader degli
Stati Uniti o del Regno Unito.
Le generalizzazioni, le
ambiguità e i termini lessicali
li tradiscono come tentativo
sistematico di costruire una
percezione negativa di Hugo
Chávez e d’indirizzare
l’elaborazione interpretativa
del pubblico e dei lettori. In
primo luogo, molti degli
articoli hanno sottolineato che
dittatori e uomini forti hanno
partecipato al funerale. Creando
un’associazione nella mente del
pubblico e dei lettori, per far
generalizzare l’idea di Chávez
quale membro di un club
autoritario, estendendo la
categoria del dittatore anche a
lui. È per questo che l’evento è
stato anche rappresentato, in
alcuni articoli, come una
riunione dell’”Asse del Male”. A
ciò, di solito segue un caso
specifico con cui si indica la
folla venezuelana come
“sostenitori di Chávez.”
Utilizzando l’analisi critica
del discorso, lo si può anche
essere collegare a un eccesso di
lessicalizzazione. La
super-lessicalizzazione codifica
una percezione specifica
attraverso l’uso eccessivo e
ripetitivo di specifiche parole
descrittive. Le persone
demonizzate/estraniate o
impotenti, di solito vengono
super-lessicalizzate, ad esempio
i criminali afro-americani o
ispanici degli Stati Uniti,
verranno definiti “criminali
afro-americani” e “ispanici
criminali”, mentre i criminali
considerati bianchi, saranno
semplicemente indicati come
semplici criminali nella
narrativa super-lessicalizza.
Gli alleati del Venezuela
vengono denominati “alleati di
Chávez”, per personalizzare le
relazioni e alienare i legami
del Venezuela con Paesi come
l’Iran, indicandoli come
innaturali. Oltre a Fox News,
molti degli stessi media che
hanno riportato il funerale di
Chávez, non indicano le folle di
statunitensi che si assembrano a
Capitol Hill per l’inaugurazione
presidenziale come “pro-Obama” o
“sostenitori di Obama”. I
cittadini britannici che si
recano a Buckingham Palace, per
il giubileo o qualche altro
evento regale che coinvolge la
monarchia britannica, non
vengono indicati come
“monarchici” o “realisti”. Se
c’è una folla pro-Obama o dei
monarchici inglesi, ci devono
essere anche gruppi anti-Obama e
repubblicani inglesi, ma la
folla di Capitol Hill o di
Buckingham Palace viene
semplicemente generalizzata
rispettivamente come cittadini
statunitensi e popolo inglese.
Gli oppositori di Chávez
sostengono che il Venezuela non
è una democrazia o che non sia
migliorata sotto la sua
amministrazione. A parte che ciò
è perversamente falso, a questi
attori dovrebbe essere chiesto
“rispetto a cosa?” Il Venezuela
è diventato una democrazia
soprattutto con la presidenza di
Hugo Chávez e le condizioni di
vita degli strati più poveri
sono migliorate. Prima di
Chávez, l’inflazione era al 70%
e vi furono gravi tagli in quel
poco di spesa pubblica fatta del
governo del Venezuela. L’ultimo
presidente, come molti membri
dell’opposizione, è stato anche
sorpreso a derubare il tesoro
del Paese. Tutto ciò e la
povertà del Paese, tuttavia, non
sono dei problemi per i critici
di Chávez, dentro e fuori il
Venezuela. Questi critici o
curano gli interessi di un’élite
minoritaria della società
venezuelana o ancora una volta
si trasformano in satrapi degli
statunitensi del Venezuela.
Ironia della sorte, è anche a
causa delle stesse leggi sulla
libertà dei media, che Chavez
indicò al Venezuela che
l’opposizione nel suo Paese
poteva criticarlo, e in molti
casi calunniarlo soltanto,
mentre Fox News effettuava
attacchi ad hominem, con
infotainment e annunci nel suo
network mediatico compresa la
famigerata Radio Caracas
Televisión (RCTV), che sostenne
il golpe del 2002. A parte i
media di Stato, che hanno un
pubblico che ammonta a non più
del 10% del pubblico nazionale,
si deve anche notare che
l’opposizione detiene l’80% o
più dei media mainstream del
Venezuela.
Culto della personalità al passaggio della fiaccola
Con Chávez morto, il mondo potrà
vedere se la Rivoluzione
Bolivariana è tenuta insieme da
un culto della personalità,
basata soprattutto sulla sua
persona, o meno. La vitalità del
progetto politico di Chavez sarà
testata nel Venezuela
post-Chávez. Dal 2011, la
leadership degli Stati Uniti ha
prontamente monitorato la salute
di Hugo Chávez, così come ha
avidamente guardato
all’invecchiamento dei Castro
sull’isola di Cuba. Le
vibrazioni emesse dalla
leadership di Washington DC,
ritenevano che Chávez fosse la
forza che tenesse insieme il
Partito Socialista Unito del
Venezuela. Nicolás Maduro, ora
presidente ad interim, è stato
scelto per portare avanti la
fiaccola della Rivoluzione
Bolivariana, perché a detta di
tutti veniva percepito come un
luogotenente estremamente fedele
a Hugo Chávez. Nell’ottobre
2012, questo è ciò che spinse un
Chávez in difficoltà a scegliere
Maduro come Vicepresidente
esecutivo del Paese. Chávez
stava prendendo le dovute
precauzioni preparando Maduro a
prendere in consegna il suo
ruolo di leader del Venezuela.
Pur essendo un fedele chavista,
candidati di gran lunga più
forti e politicamente
aggressivi, come il Presidente
dell’Assemblea Nazionale
Diosdado Cabello e il ministro
del Petrolio Rafael Ramírez,
avrebbero potuto sfidare Maduro
e concorrere per conquistare la
leadership del Partito
Socialista Unito e la carica di
presidente venezuelano.
Nel 2012, Chávez vinse le
elezioni presidenziali ottenendo
il 55% dei voti, mentre il suo
avversario ebbe circa il 44,3%
dei voti. Nel 2010, il Partito
Socialista Unito ebbe il 48,3%
dei voti, mentre i partiti di
opposizione ne ebbero il 47,2%.
Escludendo il 4% circa dei voti
che gli alleati del Partito
Socialista Unito ottennero, il
margine di differenza nel 2010
era dell’1,1%. L’Assemblea
Nazionale del Venezuela non
sarebbe stata dominata dal
Partito Socialista Unito e dei
suoi alleati, e avrebbe potuto
anche perdere le elezioni del
2010, se i distretti elettorali
del Paese non fossero stati
ridisegnati prima delle elezioni
parlamentari. Le manovre
politiche per il potere, tra il
Partito Socialista Unito e i
suoi alleati, potrebbero avere
conseguenze disastrose per il
progetto bolivariano in
Venezuela. Il Partito Socialista
Unito potrebbe tornare alle
vecchie linee di frattura
settarie o a nuove fratture.
Sono queste le divisioni
politiche tra i partiti di
sinistra del Venezuela, che Hugo
Chávez temeva consentissero
all’opposizione sostenuta dagli
statunitensi di prendersi il
Paese attraverso elezioni
presidenziali e parlamentari,
spingendolo a creare il Partito
Socialista Unito nel 2007. In
effetti, la coalizione di
opposizione filo-statunitense
perse le ultime elezioni
presidenziali e parlamentari con
margini relativamente piccoli.
Non appena morto Hugo Chávez,
membri dell’opposizione
venezuelana hanno avviato nuove
consultazioni con i loro clienti
a Washington, DC. Il divide et
impera è l’obiettivo contro i
chavisti. Questo è lo scenario
che sia l’opposizione
venezuelana che il governo degli
Stati Uniti vogliono indurre.
Ciò è uno dei motivi per cui
l’opposizione ha cercato di
utilizzare la costituzione per
spingere il Presidente
dell’Assemblea nazionale,
Diosdado Cabello, ad assumere la
presidenza ad interim, sperando
di creare una frattura tra lui e
Nicolás Maduro che avrebbe
diviso e, infine, indebolito i
chavisti. L’articolo 233 della
Costituzione venezuelana afferma
che il Presidente dell’Assemblea
Nazionale diventa il presidente
ad interim del paese, se la
persona che è stata eletta
presidente, ma che non è stata
insediata dall’Assemblea
Nazionale o dalla Corte Suprema
del Paese, o se non agisce o
muore. Il Vicepresidente
esecutivo diventa presidente ad
interim se il neo-presidente o
presidente muore. In entrambi i
casi è costituzionalmente
previsto, in forza dell’articolo
233, che una nuova elezione
presidenziale debba svolgersi
entro trenta giorni. Settimane
dopo aver assunto la presidenza
ad interim, Maduro ha anche
rivelato che la CIA e il
Pentagono hanno ordito un piano
per assassinare il suo rivale
dell’opposizione della
Coalizione per l’Unità
Democratica (MUD), che dovrebbe
affrontare il 14 aprile 2013. Lo
scopo di tale assassinio è
polarizzare ulteriormente il
Paese e destabilizzare il
Venezuela, forse anche di
iniziare una guerra civile o
d’isolarlo a livello
internazionale.
Il futuro del socialismo del XXI.mo
secolo in America Latina
La Rivoluzione Bolivariana è un
movimento sociale e politico.
Può essere etichettato in
diversi modi, dal chavismo al
socialismo del XXI.mo secolo.
Uno dei modi migliori per
descriverlo è dalla forma assai
inclusiva di governo basata
sulla pratica della più ampia
partecipazione democratica delle
classi povere e diseredate nella
gestione dello Stato. Nonostante
si alienasse la classe media,
Chávez ha lavorato per un fronte
unito nazionale e
internazionale, entrando nella
scena politica del Venezuela con
una coalizione di diverse forze
di sinistra, soldati di carriera
e piccoli capitalisti.
Nel contesto dell’egemonia di classe, questo è ciò che Antonio Gramsci avrebbe descritto come il processo della “costruzione del blocco”, parte continua e simultanea della guerra di manovra e della guerra di posizione. Nel contesto dell’egemonia a livello internazionale, i neo-gramsciani potrebbero anche usare un termine come formazione del blocco per descrivere le alleanze che il Venezuela e i suoi alleati latino-americani hanno formato con Paesi come la Russia e l’Iran. Insieme a enormi quantità di petrolio e di denaro, questo concetto di formazione blocco ha portato al successo del Venezuela.
L’importanza del petrolio
venezuelano per l’economia degli
Stati Uniti è fondamentale. Vi
sono speranze a Washington DC,
che Caracas intraprenda azioni
per un riavvicinamento con il
governo degli Stati Uniti, sia
sotto Nicolás Maduro, o con un
leader dell’opposizione MUD,
come il governatore Henrique
Capriles Radonski. Capriles è un
avvocato, governatore di
Miranda, candidato presidenziale
del MUD e la persona che Maduro
ha indicato essere obiettivo di
un piano di assassinio degli
Stati Uniti, volto a
destabilizzare il Paese. Il
messaggio nel sermone speciale
del reverendo Jesse Jackson, al
funerale di Chávez, proponendo
di colmare il divario tra gli
Stati Uniti e il Venezuela,
significa molto di più in queste
circostanze. Anche se Jesse
Jackson avrebbe partecipato al
funerale come privato cittadino
degli Stati Uniti, da ministro
battista e deputato democratico
degli Stati Uniti si occupa di
diplomazia informale, facendo da
canale tra Caracas e
l’amministrazione Obama. Come
altri politici del MUD, Henrique
Capriles ha reso chiara la sua
posizione nei confronti delle
relazioni con gli Stati Uniti e
internazionali. Ha detto che il
Venezuela dovrebbe tagliare o
ridurre le sue relazioni con
Cuba, Cina, Russia e Iran.
Sostiene i proprietari terrieri
e ha denunciato la rivoluzione
bolivariana di Chávez quale
demagogia di un incompetente
leader socialista.
Per quanto riguarda Nicolás
Maduro, vi sono speculazioni sul
percorso su cui intende
indirizzare il Venezuela. È già
stato visto, con sospetto, come
un pragmatico. Molti chavisti
non sono troppo entusiasti di
lui. C’è già una speculazione
secondo cui opererebbe per un
certo tipo di riavvicinamento
con gli Stati Uniti, minacciando
gli interessi in Venezuela dei
partner economici e alleati
cubani, cinesi, bielorussi,
russi e iraniani. Se
reindirizzerà l’orbita del
Venezuela, non sarà il primo
successore politico di uno Stato
che ri-orienta la posizione del
proprio Paese. Chávez ha
liberato il Venezuela dal
controllo degli Stati Uniti ed
ha inviato aiuti a Cuba. I due
Paesi sono rimasti soli per
anni, in America Latina, fino a
quando una nuova generazione di
leader politici regionali è
emersa in Paesi come Bolivia ed
Ecuador. Allo stesso tempo, il
Presidente Chávez ha lavorato
duramente per aiutare altri
Paesi latinoamericani a
diventare economicamente e
politicamente indipendenti. Dopo
la morte di Chávez, Cristina
Fernández de Kirchner ha detto
che solo Hugo Chávez, nel mondo,
ha avuto il coraggio di
sostenere l’Argentina e aiutarla
contro la catena soffocante del
debito con cui il FMI e il
neoliberismo avevano
immobilizzato Buenos Aires.
Il fondatore del Movimento verso
il Socialismo (un ramo del
Partito comunista del Venezuela)
e avversario di Chávez, Teodoro
Petkoff, ha detto durante i
primi anni della presidenza di
Hugo Chavez che, mentre il
governo del Venezuela era
cambiato, la sua società era
rimasta la stessa. Ciò era vero
all’inizio, ma lo è sempre stato
di meno con il tempo. Gli
aspetti sociali ed educativi
della Rivoluzione Bolivariana
hanno messo in discussione la
presa delle vecchie élite su una
parte significativa degli strati
più bassi della società
venezuelana, consentendo alle
classi inferiori di formare un
particolare modello di
consapevolezza politica. Anche
se la povertà, la criminalità e
la corruzione sono ancora
presenti in Venezuela, il Paese
ha percorso una lunga strada.
Hugo Chávez, l’uomo chiamato El
Presidente Comandante dai suoi
sostenitori, è morto, ma ha
lasciato un segno nel panorama
politico dell’America Latina e
un Venezuela polarizzato che gli
Stati Uniti ora cercano di
sfruttare in sua assenza.
Mahdi Darius Nazemroaya
Copyright © 2013 Global Research
Traduzione di Alessandro
Lattanzio –
SitoAurora
Tratto da: Chavez continua a spaventare gli USA | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/04/01/chavez-continua-a-spaventare-gli-usa/#ixzz2PJ8veNdI
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!