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Il traduttore si scusa per gli errori

 

Chavez continua a spaventare gli USA

Gli Stati Uniti continuano a diffamare Caracas anche dopo la morte di Chavez

 

 

1.04.2013 - - Mahdi Darius Nazemroaya – Global Research, -

 

 

Il giorno in cui è stato annunciato che il presidente del Venezuela Hugo Chávez era morto per un cancro non identificato, due diplomatici statunitensi venivano espulsi come persone non grate a Caracas, mentre cercavano di organizzare un qualche tipo di colpo di stato e di cospirazione contro il Venezuela. Evitando di attirare un’attenzione ancora più negativa, l’amministrazione Obama avrebbe tranquillamente aspettato fino al 9 marzo, il giorno dopo il funerale di Stato di Chávez, per vendicarsi con l’espulsione di due diplomatici venezuelani. Il Vicepresidente esecutivo Nicolás Maduro Moros annunciava pubblicamente che il suo governo crede che un’operazione sporca abbia causato la morte del Presidente Chávez. Maduro ha sostenuto che i nemici “imperialisti” dell’America Latina (leggasi il governo degli Stati Uniti) avevano contagiato Chávez con un certo tipo di agente patologico che ne ha causato il cancro terminale. Si trattava di una sensazione ripresa da un paio di leader mondiali; il boliviano Evo Morales e l’iraniano Mahmoud Ahmadinejad hanno detto che anche loro sospettano un’operazione sporca. Maduro ha anche annunciato che un’indagine scientifica sarebbe stata avviata per vedere se il defunto leader del Venezuela sia stato assassinato.


Se l’ipotesi del governo venezuelano può essere spazzata via come fantasia e posa paranoica dai suoi avversari, vale la pena notare che è ormai generalmente accettato che il defunto Yasser Arafat, presidente della Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) e capo della l’Autorità palestinese, sia stato ucciso per intossicazione da polonio radioattivo. L’assassinio per avvelenamento non è così peregrino, come qualcuno potrebbe pensare inizialmente. L’avvelenamento è in realtà un modus operandi scelto per gli assassinii politici. Ad esempio, la Central Intelligence Agency (CIA) ha cercato di uccidere di Cuba Fidel Castro con sigari avvelenati e, in seguito, attraverso ciò che gli psicologi sociali descriverebbero la “percezione dell’immagine speculare” negli altri della CIA, essa accusava l’Iraq di usare le sue stesse tattiche di assassinio. Né si deve dimenticare che il Presidente Chávez era l’uomo contro cui gli Stati Uniti hanno organizzato un colpo di stato nel 2002, nel tentativo di proteggere i giacimenti di petrolio del Venezuela, prima che Stati Uniti e Regno Unito invadessero l’Iraq nel 2003. Chávez fu fatto prigioniero e poi portato in un aeroporto da cui i golpisti volevano esiliarlo dal Venezuela, ma solo dopo aver firmato una lettera di dimissioni che gli Stati Uniti gli avevano chiesto di procurarsi, per legalizzare la loro illegale occupazione del governo nazionale a Caracas. Pedro Francisco Carmona, ricco uomo d’affari e capo della Camera di Commercio venezuelana, sarebbe diventato presidente ad interim. L’ambasciatore degli Stati Uniti Charles Shapiro si precipitò ad incontrare i leader del colpo di stato e, anche a farsi riprendere gioioso con loro, mentre la Corte Suprema del Venezuela, i membri dell’Assemblea Nazionale (Parlamento) e della Commissione elettorale venivano tutti dimessi.


Gli Stati Uniti furono coinvolti e furono consapevoli di ogni aspetto del colpo di stato. Il Pentagono aveva ufficiali nella base dove Chávez era stato imprigionato e ufficiali delle forze armate degli Stati Uniti avevano incontrato in precedenza i golpisti. Attraverso l’accesso ai documenti del governo federale statunitense, in base al Freedom of Information Act, è stato anche dimostrato che la CIA aveva fornito i piani alla cospirazione golpista, cinque giorni prima che si attivasse. Il presidente golpista Carmona non sarebbe nemmeno fuggito nell’ambasciata colombiana per entrare negli Stati Uniti, sarebbe stato portato in Colombia, da dove sarebbe entrato negli Stati Uniti.

 

 

Le menzogne come metodo

 


Indipendentemente dalle opinioni politiche e dalle interpretazioni in merito agli anni di Hugo Chávez, la natura di parte delle relazioni dei media mainstream su di lui, da posti come Stati Uniti, Gran Bretagna e Canada, sono difficili da dimenticare. Il motivo era che “il Venezuela può guardare a un futuro migliore e alla libertà, ora che Chávez è morto.” Queste affermazioni sono volutamente fuorvianti e confezionate per diffondere un’interpretazione negativa del leader venezuelano come dittatore.

 

Così, il Venezuela di Chávez viene casualmente presentato come una repubblica delle banane non democratica e politicamente ed economicamente instabile. Non importa il fatto che osservatori elettorali internazionali concordino sul fatto che in Venezuela, da quando Chavez è salito al potere, le elezioni sono state impeccabilmente eque, trasparenti e libere. Questa narrativa dimostra sistematicamente il fatto che i programmi di Chávez hanno notevolmente innalzato il tenore di vita del Paese e ridotto della metà la povertà e ignorato il fatto che i “mercati bolivariani” hanno abbassato i prezzi delle merci di circa il 40%. Non importa che i programmi di assistenza sanitaria e i tassi di istruzione si siano notevolmente ampliati e siano diventati universalmente gratuiti. A quasi due milioni di persone è stato insegnato a leggere, sotto l’amministrazione di Chávez, mentre l’economia è più che raddoppiata, pochi anni dopo il fallito colpo di stato sostenuto dagli USA, nel 2002. I fatti non sono mai stati presi in considerazione nella politica estera degli Stati Uniti, sia che si tratti delle armi di distruzione di massa (WMD) in Iraq o dell’affondamento dell’USS Maine a L’Avana.


La realtà non ha impedito agli Stati Uniti di diffamare Caracas attraverso un intera serie di bugie ed hanno continuato anche con la morte di Chávez. Il suo funerale di Stato è stato descritto come un festival chavista, con un notevole ridimensionamento della folla in semplici “migliaia.” L’indicazione dei numeri sarebbe stata diversa, in termini di precisione, se si fosse trattato del funerale di un leader degli Stati Uniti o del Regno Unito. Le generalizzazioni, le ambiguità e i termini lessicali li tradiscono come tentativo sistematico di costruire una percezione negativa di Hugo Chávez e d’indirizzare l’elaborazione interpretativa del pubblico e dei lettori. In primo luogo, molti degli articoli hanno sottolineato che dittatori e uomini forti hanno partecipato al funerale. Creando un’associazione nella mente del pubblico e dei lettori, per far generalizzare l’idea di Chávez quale membro di un club autoritario, estendendo la categoria del dittatore anche a lui. È per questo che l’evento è stato anche rappresentato, in alcuni articoli, come una riunione dell’”Asse del Male”. A ciò, di solito segue un caso specifico con cui si indica la folla venezuelana come “sostenitori di Chávez.” Utilizzando l’analisi critica del discorso, lo si può anche essere collegare a un eccesso di lessicalizzazione. La super-lessicalizzazione codifica una percezione specifica attraverso l’uso eccessivo e ripetitivo di specifiche parole descrittive. Le persone demonizzate/estraniate o impotenti, di solito vengono super-lessicalizzate, ad esempio i criminali afro-americani o ispanici degli Stati Uniti, verranno definiti “criminali afro-americani” e “ispanici criminali”, mentre i criminali considerati bianchi, saranno semplicemente indicati come semplici criminali nella narrativa super-lessicalizza.


Gli alleati del Venezuela vengono denominati “alleati di Chávez”, per personalizzare le relazioni e alienare i legami del Venezuela con Paesi come l’Iran, indicandoli come innaturali. Oltre a Fox News, molti degli stessi media che hanno riportato il funerale di Chávez, non indicano le folle di statunitensi che si assembrano a Capitol Hill per l’inaugurazione presidenziale come “pro-Obama” o “sostenitori di Obama”. I cittadini britannici che si recano a Buckingham Palace, per il giubileo o qualche altro evento regale che coinvolge la monarchia britannica, non vengono indicati come “monarchici” o “realisti”. Se c’è una folla pro-Obama o dei monarchici inglesi, ci devono essere anche gruppi anti-Obama e repubblicani inglesi, ma la folla di Capitol Hill o di Buckingham Palace viene semplicemente generalizzata rispettivamente come cittadini statunitensi e popolo inglese.


Gli oppositori di Chávez sostengono che il Venezuela non è una democrazia o che non sia migliorata sotto la sua amministrazione. A parte che ciò è perversamente falso, a questi attori dovrebbe essere chiesto “rispetto a cosa?” Il Venezuela è diventato una democrazia soprattutto con la presidenza di Hugo Chávez e le condizioni di vita degli strati più poveri sono migliorate. Prima di Chávez, l’inflazione era al 70% e vi furono gravi tagli in quel poco di spesa pubblica fatta del governo del Venezuela. L’ultimo presidente, come molti membri dell’opposizione, è stato anche sorpreso a derubare il tesoro del Paese. Tutto ciò e la povertà del Paese, tuttavia, non sono dei problemi per i critici di Chávez, dentro e fuori il Venezuela. Questi critici o curano gli interessi di un’élite minoritaria della società venezuelana o ancora una volta si trasformano in satrapi degli statunitensi del Venezuela. Ironia della sorte, è anche a causa delle stesse leggi sulla libertà dei media, che Chavez indicò al Venezuela che l’opposizione nel suo Paese poteva criticarlo, e in molti casi calunniarlo soltanto, mentre Fox News effettuava attacchi ad hominem, con infotainment e annunci nel suo network mediatico compresa la famigerata Radio Caracas Televisión (RCTV), che sostenne il golpe del 2002. A parte i media di Stato, che hanno un pubblico che ammonta a non più del 10% del pubblico nazionale, si deve anche notare che l’opposizione detiene l’80% o più dei media mainstream del Venezuela.

 

 

Culto della personalità al passaggio della fiaccola

 


Con Chávez morto, il mondo potrà vedere se la Rivoluzione Bolivariana è tenuta insieme da un culto della personalità, basata soprattutto sulla sua persona, o meno. La vitalità del progetto politico di Chavez sarà testata nel Venezuela post-Chávez. Dal 2011, la leadership degli Stati Uniti ha prontamente monitorato la salute di Hugo Chávez, così come ha avidamente guardato all’invecchiamento dei Castro sull’isola di Cuba. Le vibrazioni emesse dalla leadership di Washington DC, ritenevano che Chávez fosse la forza che tenesse insieme il Partito Socialista Unito del Venezuela. Nicolás Maduro, ora presidente ad interim, è stato scelto per portare avanti la fiaccola della Rivoluzione Bolivariana, perché a detta di tutti veniva percepito come un luogotenente estremamente fedele a Hugo Chávez. Nell’ottobre 2012, questo è ciò che spinse un Chávez in difficoltà a scegliere Maduro come Vicepresidente esecutivo del Paese. Chávez stava prendendo le dovute precauzioni preparando Maduro a prendere in consegna il suo ruolo di leader del Venezuela. Pur essendo un fedele chavista, candidati di gran lunga più forti e politicamente aggressivi, come il Presidente dell’Assemblea Nazionale Diosdado Cabello e il ministro del Petrolio Rafael Ramírez, avrebbero potuto sfidare Maduro e concorrere per conquistare la leadership del Partito Socialista Unito e la carica di presidente venezuelano.


Nel 2012, Chávez vinse le elezioni presidenziali ottenendo il 55% dei voti, mentre il suo avversario ebbe circa il 44,3% dei voti. Nel 2010, il Partito Socialista Unito ebbe il 48,3% dei voti, mentre i partiti di opposizione ne ebbero il 47,2%. Escludendo il 4% circa dei voti che gli alleati del Partito Socialista Unito ottennero, il margine di differenza nel 2010 era dell’1,1%. L’Assemblea Nazionale del Venezuela non sarebbe stata dominata dal Partito Socialista Unito e dei suoi alleati, e avrebbe potuto anche perdere le elezioni del 2010, se i distretti elettorali del Paese non fossero stati ridisegnati prima delle elezioni parlamentari. Le manovre politiche per il potere, tra il Partito Socialista Unito e i suoi alleati, potrebbero avere conseguenze disastrose per il progetto bolivariano in Venezuela. Il Partito Socialista Unito potrebbe tornare alle vecchie linee di frattura settarie o a nuove fratture. Sono queste le divisioni politiche tra i partiti di sinistra del Venezuela, che Hugo Chávez temeva consentissero all’opposizione sostenuta dagli statunitensi di prendersi il Paese attraverso elezioni presidenziali e parlamentari, spingendolo a creare il Partito Socialista Unito nel 2007. In effetti, la coalizione di opposizione filo-statunitense perse le ultime elezioni presidenziali e parlamentari con margini relativamente piccoli.


Non appena morto Hugo Chávez, membri dell’opposizione venezuelana hanno avviato nuove consultazioni con i loro clienti a Washington, DC. Il divide et impera è l’obiettivo contro i chavisti. Questo è lo scenario che sia l’opposizione venezuelana che il governo degli Stati Uniti vogliono indurre. Ciò è uno dei motivi per cui l’opposizione ha cercato di utilizzare la costituzione per spingere il Presidente dell’Assemblea nazionale, Diosdado Cabello, ad assumere la presidenza ad interim, sperando di creare una frattura tra lui e Nicolás Maduro che avrebbe diviso e, infine, indebolito i chavisti. L’articolo 233 della Costituzione venezuelana afferma che il Presidente dell’Assemblea Nazionale diventa il presidente ad interim del paese, se la persona che è stata eletta presidente, ma che non è stata insediata dall’Assemblea Nazionale o dalla Corte Suprema del Paese, o se non agisce o muore. Il Vicepresidente esecutivo diventa presidente ad interim se il neo-presidente o presidente muore. In entrambi i casi è costituzionalmente previsto, in forza dell’articolo 233, che una nuova elezione presidenziale debba svolgersi entro trenta giorni. Settimane dopo aver assunto la presidenza ad interim, Maduro ha anche rivelato che la CIA e il Pentagono hanno ordito un piano per assassinare il suo rivale dell’opposizione della Coalizione per l’Unità Democratica (MUD), che dovrebbe affrontare il 14 aprile 2013. Lo scopo di tale assassinio è polarizzare ulteriormente il Paese e destabilizzare il Venezuela, forse anche di iniziare una guerra civile o d’isolarlo a livello internazionale.

 

 

Il futuro del socialismo del XXI.mo

secolo in America Latina

 


La Rivoluzione Bolivariana è un movimento sociale e politico. Può essere etichettato in diversi modi, dal chavismo al socialismo del XXI.mo secolo. Uno dei modi migliori per descriverlo è dalla forma assai inclusiva di governo basata sulla pratica della più ampia partecipazione democratica delle classi povere e diseredate nella gestione dello Stato. Nonostante si alienasse la classe media, Chávez ha lavorato per un fronte unito nazionale e internazionale, entrando nella scena politica del Venezuela con una coalizione di diverse forze di sinistra, soldati di carriera e piccoli capitalisti.

 

Nel contesto dell’egemonia di classe, questo è ciò che Antonio Gramsci avrebbe descritto come il processo della “costruzione del blocco”, parte continua e simultanea della guerra di manovra e della guerra di posizione. Nel contesto dell’egemonia a livello internazionale, i neo-gramsciani potrebbero anche usare un termine come formazione del blocco per descrivere le alleanze che il Venezuela e i suoi alleati latino-americani hanno formato con Paesi come la Russia e l’Iran. Insieme a enormi quantità di petrolio e di denaro, questo concetto di formazione blocco ha portato al successo del Venezuela.


L’importanza del petrolio venezuelano per l’economia degli Stati Uniti è fondamentale. Vi sono speranze a Washington DC, che Caracas intraprenda azioni per un riavvicinamento con il governo degli Stati Uniti, sia sotto Nicolás Maduro, o con un leader dell’opposizione MUD, come il governatore Henrique Capriles Radonski. Capriles è un avvocato, governatore di Miranda, candidato presidenziale del MUD e la persona che Maduro ha indicato essere obiettivo di un piano di assassinio degli Stati Uniti, volto a destabilizzare il Paese. Il messaggio nel sermone speciale del reverendo Jesse Jackson, al funerale di Chávez, proponendo di colmare il divario tra gli Stati Uniti e il Venezuela, significa molto di più in queste circostanze. Anche se Jesse Jackson avrebbe partecipato al funerale come privato cittadino degli Stati Uniti, da ministro battista e deputato democratico degli Stati Uniti si occupa di diplomazia informale, facendo da canale tra Caracas e l’amministrazione Obama. Come altri politici del MUD, Henrique Capriles ha reso chiara la sua posizione nei confronti delle relazioni con gli Stati Uniti e internazionali. Ha detto che il Venezuela dovrebbe tagliare o ridurre le sue relazioni con Cuba, Cina, Russia e Iran. Sostiene i proprietari terrieri e ha denunciato la rivoluzione bolivariana di Chávez quale demagogia di un incompetente leader socialista.


Per quanto riguarda Nicolás Maduro, vi sono speculazioni sul percorso su cui intende indirizzare il Venezuela. È già stato visto, con sospetto, come un pragmatico. Molti chavisti non sono troppo entusiasti di lui. C’è già una speculazione secondo cui opererebbe per un certo tipo di riavvicinamento con gli Stati Uniti, minacciando gli interessi in Venezuela dei partner economici e alleati cubani, cinesi, bielorussi, russi e iraniani. Se reindirizzerà l’orbita del Venezuela, non sarà il primo successore politico di uno Stato che ri-orienta la posizione del proprio Paese. Chávez ha liberato il Venezuela dal controllo degli Stati Uniti ed ha inviato aiuti a Cuba. I due Paesi sono rimasti soli per anni, in America Latina, fino a quando una nuova generazione di leader politici regionali è emersa in Paesi come Bolivia ed Ecuador. Allo stesso tempo, il Presidente Chávez ha lavorato duramente per aiutare altri Paesi latinoamericani a diventare economicamente e politicamente indipendenti. Dopo la morte di Chávez, Cristina Fernández de Kirchner ha detto che solo Hugo Chávez, nel mondo, ha avuto il coraggio di sostenere l’Argentina e aiutarla contro la catena soffocante del debito con cui il FMI e il neoliberismo avevano immobilizzato Buenos Aires.


Il fondatore del Movimento verso il Socialismo (un ramo del Partito comunista del Venezuela) e avversario di Chávez, Teodoro Petkoff, ha detto durante i primi anni della presidenza di Hugo Chavez che, mentre il governo del Venezuela era cambiato, la sua società era rimasta la stessa. Ciò era vero all’inizio, ma lo è sempre stato di meno con il tempo. Gli aspetti sociali ed educativi della Rivoluzione Bolivariana hanno messo in discussione la presa delle vecchie élite su una parte significativa degli strati più bassi della società venezuelana, consentendo alle classi inferiori di formare un particolare modello di consapevolezza politica. Anche se la povertà, la criminalità e la corruzione sono ancora presenti in Venezuela, il Paese ha percorso una lunga strada. Hugo Chávez, l’uomo chiamato El Presidente Comandante dai suoi sostenitori, è morto, ma ha lasciato un segno nel panorama politico dell’America Latina e un Venezuela polarizzato che gli Stati Uniti ora cercano di sfruttare in sua assenza.

 

Mahdi Darius Nazemroaya
Copyright © 2013 Global Research
Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora



Tratto da: Chavez continua a spaventare gli USA | Informare per Resistere http://www.informarexresistere.fr/2013/04/01/chavez-continua-a-spaventare-gli-usa/#ixzz2PJ8veNdI
- Nel tempo dell'inganno universale, dire la verità è un atto rivoluzionario!