Il blocco USA contro Cuba impedisce

 

la cooperazione universitaria

 

 

 

5.11.2013 - Luis Antonio Gómez Pérez www.granma.cu

 

 

 

Il direttore delle Relazioni Internazionali dell’Università de L’Avana, José Febles, ha affermato che il blocco degli Stati Uniti contro Cuba costituisce una barriera per lo scambio con le università nordamericane, anche quando queste manifestano interesse nella cooperazione”.

 

Febles ha segnalato a Prensa Latina che questo assedio  economico, finanziario e commerciale  ostacola la formazione dei  professionisti e degli investigatori e attenta contro il potenziale di sviluppo delle università.

 

“Una forma d’aggressione in questo senso  è il rifiuto statunitense di concedere i visti agli investigatori dei due paesi per visitare le università del vicino, ha spiegato.

 

In contrasto gli studenti e i professori ricevuti nelle università della capitale cubana hanno sempre mostrato  la loro simpatia con le istituzioni dell’Isola e per il paese in senso generale.

 

Un’altra area molto danneggiata dall’ assedio statunitense, è l’accesso alle fonti d’informazioni on line. Come il resto delle entità cubane, l’Università soffre per le proibizioni del blocco vigente da più di 50 anni.

 

“Cuba non può acquistare dispositivi che contengano più del 10% di tecnologia degli USA, prodotti da compagnie di questa nazione o dalle loro succursali in terzi paesi”, ha aggiunto  il professore.

 

Lo scorso 29 ottobre, la comunità internazionale ha di nuovo condannato nelle Nazioni Unite il blocco nordamericano contro l’Isola.

 

La proposta cubana di porre fine a questa misura unilaterale e genocida ha ricevuto l’appoggio di 188 paesi: solo gli Stati Uniti e Israele hanno votato contro e si sono astenute Palau, Isole Marshall e Micronesia.

 

“Nonostante i risultati negli anni sempre a favore dell’eliminazione del blocco contro Cuba,  il governo nordamericano fa orecchie da mercante e continua la sua politica di persecuzione verso Cuba”, ha sottolineato ancora Febles.

 

L’accademico ha aggiunto che comportandosi in questo modo di fronte al reclamo internazionale, gli Stati Uniti pongono in forte evidenza il loro atteggiamento imperiale di pessimi vicini e la loro doppia facciata per la condizione di garante della democrazia.