Una bella pagina d’amicizia e solidarietà


40 anni fa, Fidel fu il primo Capo  di Governo che andò nei territori liberati del Vietnam del Sud

 

 

16 settembre 2013 - Oscar Sánchez Serra www.granma

 

 

Quarant’anni fa, in 30 minuti trascendentali per la storia dell’umanità, il Comandante in Capo polverizzò la macabra intenzione imperiale d’isolare e dividere il  Movimento dei Paesi Non Allineati, seminando l’idea di opporre questo blocco alle nazioni di idee socialiste.

 

“Ogni tentativo d’affrontare i Paesi non Allineati nel campo socialista è profondamente controrivoluzionario e beneficia unicamente ed esclusivamente gli interessi imperialisti, disse e aggiunse che  “allontanarci dall’amicizia del campo socialista è indebolirci e restare alla mercè delle sempre più poderose forze del imperialismo, sarebbe una strategia bruta e una colossale miopia politica”.

 

Era il 7 settembre del 1973, quando l’allora Primo Ministro del Governo Rivoluzionario parlò per mezz’ora nel IV Vertice  del Movimento dei Paesi Non Allineati,  svolto ad Algeri. Fu uno degli episodi di una bella pagina di solidarietà con Cuba, che cominciò nello stesso giorno della sua partenza per la Guyana, domenica 2 settembre di quell’anno, come se la storia volesse ricompensare la difesa delle idee giuste.

 

Dalla Guyana, Fidel accompagnato dal suo anfitrione, Forbes Burnham, e dal suo omologo giamaicano, Michael Manley, partì per la Guinea, nella sua rotta  verso Algeri, passando da Trinidad y Tobago, dove i tre s’incontrarono con gli altri primi ministri di questa nazione, Eric Williams, e di Barbados, Earl Barrow.

 

A Conakry furono ricevuti dal capo del governo, Sekou Touré, e da lì col presidente della Guinea partirono per il Vertice.

 

In tutti i luoghi Fidel raccoglieva vibranti mostre d’appoggio e di solidarietà con la Rivoluzione e il popolo cubani, come avvenne anche in Algeria, a Baghdad e in India, dopo lo svolgimento del Vertice, in un periplo che divenne l’inizio di una vera apoteosi d’affetto e fraternità.

 

Il leader della Rivoluzione cubana era sulla strada che lo avrebbe portato in Vietnam.

“Tutti i Paesi non Allineati riconosciamo il Governo Rivoluzionario provvisorio del Vietnam del sud e gli diamo il nostro pieno appoggio  nella sua lotta per il compimento degli Accordi di Parigi (del 27 gennaio del 1973, che riconobbe formalmente la sovranità delle due parti: Vietnam del nord e Vietnam del sud) e in quell’Accordo le truppe degli Stati Uniti si dovevano ritirare entro il 29 marzo.

 

Proponiamo ai Paesi non Allineati di partecipare alla ricostruzione  del Vietnam apportando il nostro contributo, ognuno di noi nella misura delle sue forze”, disse ad Algeri quel 7 novembre del 1973.

 

 

L’ eroismo, il valore e la resistenza di un popolo

 

 

Nello stesso giorno in cui Fidel iniziò il suo giro internazionale, si compivano 28 anni da quando il  Presidente vietnamita Ho Chi Minh aveva letto la Dichiarazione d’Indipendenza  dopo 14 giorni noti come Resurrezione d’Agosto.

 

Nasceva allora davanti al mondo la Repubblica Democratica del Vietnam e l’inizio di una nuova tappa nella storia di quel paese trasformato in uno Stato di operai e contadini, che apriva le porte all’ora della scomparsa del sistema coloniale, nel sudest asiatico.

 

Ma le sconfitte truppe francesi non accettarono d’aver perso e iniziarono di nuovo le loro aggressioni con l’aiuto militare degli Stati Uniti, il cui obiettivo era controllare i governi servili e dirigere la guerra nella regione.

 

Senza dubbio gli europei incontrarono solo l’eroismo, il valore e la resistenza vietnamita che culminarono con la schiacciante sconfitta di Dien Bien Phu, il 7 maggio del  1954,  sconfitta che obbligo gli europei a firmare l’accordo di Ginevra, il 20 luglio dello stesso anno.

 

Il territorio vietnamita restò diviso provvisoriamente, il nord completamente liberato  e il sud ancora occupato dall’imperialismo e dai suoi lacchè.

 

S’includeva a tre anni dalla firma, lo svolgimento di elezioni per riunificare il paese e gli Stati Uniti annunciarono che avrebbero rispettato quei documenti.

 

Invece l’impero calpestò quegli accordi e condizionò tutto per riportare i colonialisti francesi nel sud.  Il Vietnam non restò a braccia conserte e nel 1959 creò le Forze Armate Popolari per la Liberazione e poi, nel 1969 il Governo Rivoluzionario provvisorio del Vietnam del sud.

 

Dal 1960 gli Stati Uniti iniziarono  nel territorio vietnamita un vero genocidio, trasformato anche in un  ecocidio. Mai un popolo aveva dimostrato tanto valore ed eroismo, resistendo ad una così brutale aggressione, vincendo le letali e sofisticate armi dell’ imperialismo yankee. Gli aggressori lanciarono più di 7 milioni di tonnellate di bombe, tra il 1965 e il 1972, quattro volte più di quelle lanciate nella Seconda Guerra Mondiale.

 

I loro bombardamenti in  più di un milione e mezzo di voli non ebbero ragione del popolo di Ho Chi Minh.

 

 

La Bandiera della Vittoria

 

 

Il 12 settembre, poco più di nove mesi dopo, nel dicembre del 1972, quando la Repubblica Democratica del Vietnam aveva trasformato in vittoria uno dei più barbari attacchi contro il suo territorio, Fidel giunse ad Hanoi, alle 11.55 di mattina, e disse a Le Duan, primo segretario del Partito dei Lavoratori e a Pham Van Dong, primo ministro,  così come al generale Vo Nguyen Giap, ministro della Difesa, che non era mai giunto in nessun altro luogo con maggiori sentimenti d’affetto e simpatia. 

 

“Rimarranno nei nostri cuori i ricordi di questo ricevimento”.

 

Pham Van Dong disse che oltre che all’onore di ricevere un fratello e la delegazione del caro popolo cubano, era una grande allegria per tutti i vietnamiti che quella visita di Fidel avvenisse nel momento in cui la resistenza anti yankee del suo popolo aveva realizzato la grande vittoria per la salvezza nazionale.

 

Dopo il caldo ricevimento ad Hanoi e il suo incontro con il Presidente Ton Duc Thang, Fidel  svolse una fitta agenda di lavoro, durante la quale il generale Giap lo decorò con  la distinzione  di Combattente di Dien Bien Phu.

 

La comitiva cubana intraprese il percorso della Repubblica Democratica del Vietnam, che la portò il giorno 15  nella provincia di Quang Binh, che Fidel definì come “l’avanguardia del nord e la retroguardia del sud”.

 

Lí, nel settore speciale di Vinh Linh, la parte più meridionale del nord vietnamita, il Capo della Rivoluzione cubana scambiò criteri  con lavoratori, miliziani e contadini su come quella regione riuscì a resistere al mitragliamento nemico equivalente, gli dissero, a 12 tonnellate di bombe per abitante, lavorando  di notte e rimanendo per ore, nel giorno, sotto terra.  Giustamente gli consegnarono un pochino della terra di quella zona e lui disse che l’avrebbe mescolata con quella cubana, come simbolo d’amicizia e unità tra le due nazioni.

 

Alle prime luci del giorno 16 passarono il 17º parallelo e alle 5.25 passarono i pontoni sul fiume Ben Hai, e Fidel si fuse in un abbraccio con il generale  Tran Nam Trung, ministro della Difesa del Governo Rivoluzionario Provvisorio del  Vietnam del Sud.

 

La carovana continuò per  le zone liberate della  provincia di Quang Tri, che è l’ 85% del suo territorio; Fidel giunse sino alla Base di Tan Lam  dove gli spiegarono lo sviluppo dei combattimenti della primavera del 1972. 

 

Si fermò a  Cam Lo e da lì andò a Dong Ha, per entrare nella base Doc Mieu, una collina che domina una grande estensione territoriale, sino al fiume  Ben Hai.

 

Quello era il punto chiave della linea  McNamara, da dove gli statunitensi e i saigonesi  auscultavano  con apparecchi elettronici la vasta regione e al minor rumore scaricavano i criminali bombardamenti e il fuoco dell’artiglieria.

 

Lì, visibilmente emozionato, Fidel ricevette  la Bandiera della Vittoria, dalle mani di un Capo di Battaglione delle  FAPL,  che aveva combattuto per 82 giorni.  La fece ondeggiare davanti agli applausi e le grida di “viva” delle truppe. Quello che stava lì con quei valorosi combattenti, era il primo capo di Governo che toccava la terra liberata del Vietnam del sud.

 

Al ritorno Fidel ordinò di fermarsi nel mezzo della strada, perchè quattro vietnamiti, tra  quali due ragazzine, erano feriti. Stavano lavorando nei campi e una granata era esplosa, una di quelle seminate dai padroni della guerra che continuavano a mietere vittime. Gli stessi medici che accompagnavano il Comandante praticarono  la prima assistenza, poi i feriti furono ricoverati in ospedale.

 

Poche parole possono riflettere le emozioni vissute.  

 

Lui, pochi attimi prima del commiato disse: “Solo vedendolo si può captare in tutta la sua enormità il crimine commesso contro questo popolo eroico”, e commentando la sua vittoria aggiunse “Nel popolo del Vietnam possiamo palpare l’educazione di un partito rivoluzionario”.  L’emozione dei suoi giorni in Vietnam lo prese e lui disse che :“Di questi  giorni porto con me solamente un dispiacere.  Non essere venuto in Vietnam prima del 3 settembre del 1969 e non aver avuto il privilegio di conoscere in vita il  Presidente Ho Chi Minh, che tanto ammiriamo, ma ci compensa il fatto d’aver visto e aver conosciuto da vicino il popolo vietnamita e vedere riflessa nella sua opera i suoi insegnamenti, il suo lavoro, la sua educazione, il suo esempio e il suo eroismo.