Caso Carromero: tutte le bugie e

le ipocrisie della Spagna su Cuba

 

 

3.01.2013 - Gennaro Carotenuto su http://www.gennarocarotenuto.it

 

 

Ángel Carromero (foto), dirigente giovanile del Partito Popolare spagnolo, 27 anni, condannato lo scorso ottobre a quattro anni di carcere a Cuba per l’omicidio colposo dei due oppositori politici Oswaldo Payá e Harold Cepero, avvenuto lo scorso luglio, è dal primo dell’anno in un carcere spagnolo dove dovrebbe scontare il resto della pena, anche se probabilmente vi resterà ben poco.

 

Il suo caso si sta però rivelando una caporetto per la credibilità del governo Rajoy, per il Partito Popolare e per l’ipocrita durezza con la quale la Spagna ha in questi anni trattato la Cuba rivoluzionaria. Infatti per mano di Carromero la Spagna, il Partito Popolare, l’Unione Europea, ha perso uno dei pochi oppositori dignitosi della Rivoluzione cubana e poi, per difendere lo stesso Carromero, ha perso credibilità e dignità.

Andiamo con ordine. Carromero è ufficialmente un giovane militante del Partito popolare, addirittura per qualcuno, desideroso di colorare un curriculum incolore, la grande speranza della destra spagnola. Spicciafaccende di Esperanza Aguirre, vicinissima ad Aznar e oggi presidente del partito e di Pablo Casado, presidente di Nuove Generazioni, la gioventù popolare, Carromero viene imbucato ad appena 23 anni nel Comune di Madrid come consigliere tecnico con uno stipendio di 46.000 € annui. Cosa avrà avuto da consigliare il grigio giovane Carromero bisognerebbe chiederlo alla Contessa Aguirre.

 

Pagato con soldi pubblici, nella Spagna dove la sua generazione è costretta a emigrare, Carromero lavora a tempo pieno per il partito. Passa però di disastro in disastro, sia economico che, soprattutto, come pilota. Liberista a oltranza le sue imprese falliscono ma trova chi tappa i buchi. Prende la bellezza di 42 multe per violazioni diverse e gravi del codice della strada, tra le quali svariate per eccesso di velocità, accumulando sanzioni per migliaia di Euro e la patente gli viene ritirata almeno due volte. Non si capisce, diviene quasi un segreto di Stato, se la scorsa estate Carromero ne fosse o no in possesso. Come gli Hidalgo della Conquista, figlio cadetto rispetto al più accorsato Casado nel cuore di Aznar e Aguirre, il giovane Carromero decide quest’estate per far merito di andare a liberare Cuba dal perfido Fidel Castro.

 

È un pericolo pubblico Carromero ma quelli del PP non devono aver informato il povero Oswaldo Payá che, per accettare un passaggio non da uno sconosciuto ma da un emissario del proprio principale partner politico in Europa, ci rimette la pelle. Aznar e camerati lo hanno mandato a Cuba con un bel pacco di Euro da consegnare a Paya, sempre su quel crinale tra difesa dei diritti umani, finanziamento a pioggia di personaggi equivoci e profittatori di ogni risma ed eversione aperta che caratterizza le relazioni tra occidente e opposizione cubana. Come ha ben spiegato Fernando Ravsberg, il corrispondente della BBC all’Avana, solo a Cuba succede che sbarchino, entrando rigorosamente come turisti, apprendisti stregoni, benintenzionati esponenti di partiti europei, a distribuire bigliettoni più o meno a caso.

 

Appena succede il disastro parte l’operazione mediatica di manipolazione. L’incidente infatti non sarebbe tale ma sarebbe stato provocato dai perfidi servizi segreti cubani che avrebbero avuto la meglio in un inseguimento alla James Bond buttando fuori strada un pilota prudente come Carromero a disagio sulle infide strade dell’isola. Tale versione –completamente inventata- viene goebblesianamente ripetuta in tutte le salse da decine di omerociai in servizio permanente effettivo sui giornali monopolisti di tutto il mondo, fino a divenire per giorni verità inviolabile. Neanche quando lo stesso Carromero ammetterà di aver semplicemente perso il controllo dell’auto le voci smetteranno. Anzi: l’ammissione di Carromero serve a millantare che sia stato torturato.

 

Quando questo viene condannato a quattro anni, una pena mite tutto sommato visto il disastro provocato, ne rischiava dieci, e senza calcolare le voci che lo avrebbero voluto addirittura ubriaco, l’obiettivo si sposta sul processo. Peccato che gli stessi legali spagnoli di Carromero ammettono che, compatibilmente alle diversità della legislazione cubana, questo ha avuto un processo equo e che sia stato sempre trattato dignitosamente. Resta solo Yoani Sánchez a rilanciare le balle di cui sopra.

 

Intanto gli inflessibili spagnoli, spesso perfino più aspri degli USA nel denunciare il gulag tropicale di Fidel Castro, trattano con Cuba per salvare il soldato Carromero. Si muovono ben quattro ministeri, Esteri, Interni, Giustizia e Presidenza del governo e, secondo male lingue, ovviamente non verificabili, girano anche molti soldi per riportare a casa il rampollo. Alla fine ottengono il pacco indietro a tre mesi dalla condanna e a sei mesi dalla tragedia. Cercano perfino di santificarlo, ma Carromero è un, irresponsabile e un personaggio totalmente di serie B e, soprattutto, non ha il fisico del martire.

 

Ha mantenuto ovviamente l’incarico ben retribuito a Madrid e ciò dovrebbe procurargli rapidamente la semilibertà salvando almeno ufficialmente la faccia. Tuttavia il favoritismo sfacciato per il giovane cattolico integralista vicino all’Opus Dei e smanioso di far carriera politica non passa inosservato. L’associazione dei legali e dei familiari dei 2.440 cittadini spagnoli detenuti all’estero, per i quali il governo spagnolo non ha mosso e non muoverà un dito inscena addirittura una manifestazione di protesta. Perfino «El País» il quotidiano da sempre in prima linea contro Cuba, questa volta è critico: trasformare Carromero in un eroe e una vittima è un errore. Inoltre «El País» ammette che la versione da spy story, per la quale l’incidente sarebbe stato provocato dai servizi cubani, che pure il quotidiano aveva ripetutamente veicolato, «non ha alcun fondamento». Non aspettatevi però di trovare un solo aggiornamento sul caso Carromero sui giornali italiani, sempre prodighi di notizie su Cuba.

 

Insomma per il Partito Popolare e per il governo Rajoy è un disastro, sia diplomatico che politico, fatto di avventurismo, disprezzo, incapacità condita sempre da volgare menzogna utilizzando un infinito potere mediatico. Oswaldo Payá, il più credibile oppositore della Rivoluzione cubana, un cattolico riformista che non prendeva ordini e soldi dai terroristi di Miami, è morto in un incidente provocato da un irresponsabile mandato a Cuba dal Partito Popolare che poi tratta con la stessa per riportarlo a casa mentre contemporaneamente se ne infischia di migliaia di spagnoli detenuti all’estero.

 

Il tutto indebolisce molto quel PP stesso che pretende di porsi come ultimo ostacolo, in nome della libertà, all’accordo che chiude ogni differenza tra UE e Cuba, normalizzando le relazioni e che sta per essere chiuso dal rappresentante a Cuba dell’Unione Europea Herman Portocarrero? Con quale ipocrisia la Spagna può criticare Cuba?