Trasmettono il delirio cospirativo di Ángel Carromero

ma non il rifiuto dei tribunali spagnoli

 

 

26.09.2013 - di José Manzaneda, coordinatore di Cubainformación  Vincenzo Basile (CapítuloCubano) 

https://www.youtube.com/watch?v=kc7D4PVm_q8&list=UUTQ-yD7RvjNdihXKVkQwtVA

 

 

 

Nel mese di agosto, il quotidiano spagnolo El Mundo ha generato il tipico romanzo estivo per aumentare le vendite: ha pubblicato un’intervista ad Angel Carromero, politico del Partito Popolare che - ricordiamo - fu condannato a Cuba per omicidio colposo, dopo aver provocato l’incidente nel quale morirono i “dissidenti” cubani Oswaldo Payá y Harold Cepero (1). Nell’intervista, Carromero ha accusato i “servizi segreti cubani” di aver ucciso queste persone e aver fabbricato le prove per incolparlo di un incidente inesistente (2).

 

El Mundo ha dedicato, il 5 agosto, due pagine all’intervista, più un editoriale. E i successivi tre giorni un totale di sei pagine all’argomento, con nuove interviste, articoli di opinione e notizie, tutte a sostegno della testi del complotto. Decine di mezzi di comunicazione di tutto il mondo hanno citato e riprodotto negli stessi giorni l’intervista ad Ángel Carromero (3).


Il mese successivo, la giustizia spagnola ha dato un duro colpo al politico spagnolo. Il Tribunale Nazionale ha emesso una relazione attraverso la quale ha raccomandato di non concedere l’indulto che Carromero aveva richiesto (4). Ricordiamo che questi sta scontando la sua condanna a quattro anni in territorio spagnolo, in regime di libertà vigilata, a seguito di un accordo tra i governi di Madrid e dell’Avana per il suo rimpatrio.

 

Il testo è contundente. Allega che “non ci sono ragioni di giustizia, equità o convenienza” per l’indulto, e argomenta: che il condannato non ha “mostrato alcun segno di pentimento”; che - al momento dell’incidente a Cuba - non aveva la patente di guida dopo aver accumulato “sei sanzioni amministrative (a Madrid) per la violazione reiterata delle più elementari regole della strada”; che l’ordinamento giudico spagnolo punisce il reato commesso a Cuba con una pena “analoga”; e che –grazie al terzo grado penitenziario di cui gode- conduce una vita normale nel suo paese, sviluppa la “la sua vita personale senza alcun limite” e non dorme neanche in prigione.
 

Le principali associazioni di vittime della strada - Stop Accidentes e l’Associazione Statale delle Vittime di Incidenti DYA - hanno accolto con favore la relazione giudiziaria (5) .
 

Tuttavia, la copertura informativa di questo rapporto giudiziario è stata nettamente inferiore rispetto a quella delle dichiarazioni di Carromero sul presunto omicidio di stato. Ne è un esempio la copertura televisiva, principale mezzo di diffusione: nel mese di agosto, Television Española ha riprodotto le accuse di Carromero contro il governo cubano (6), ma la negativa all’indulto è apparsa solo nella sua pagina web (7). Lo stesso trattamento è riscontrabile su Antena 3, una delle principali catene televisive spagnole (8) (9).
 

La famiglia del “dissidente” cubano Oswaldo Paya, che supporta Carromero, ha presentato alcune settimane fa, sempre dinanzi ai tribunali spagnoli, una denuncia per crimini contro l’umanità contro due militari cubani, ai quali attribuisce il presunto omicidio di Payá (10). Pochi giorni dopo, il Tribunale ha respinto la denuncia, affermando che “non è assolutamente plausibile l’ipotesi di un omicidio commesso per ragioni di una persecuzione basta su motivi politici” (11). Il trattamento mediatico è stato simile al caso precedente: la notizia della denuncia è stata riprodotta da radio, giornali e telegiornali. Ma il rifiuto da parte della Corte Nazionale è passato quasi inosservato. Television Española (12) o La Sexta (13) hanno parlato della prima notizia nei loro telegiornali, ma non hanno dato alcuna informazione sulla negativa del Tribunale.
 

La tesi di omicidio di Stato, che risponde a una nuova campagna contro Cuba, alla quale prendono parte potenti politici e media della destra internazionale, non ha –ovviamente- né capo ne coda. Non fornisce alcuna prova o testimonianza. Ma ha anche evidenti –e forse anche divertenti- contraddizioni. Ricordiamo che Angel Carromero sostiene, nell’intervista rilasciata a El Mundo, che un’automobile che li inseguiva colpì il lato posteriore del veicolo, fino a portarlo fuori strada. E –anche se ha perso conoscenza in ben due occasioni- sostiene che i due “dissidenti” non morirono in quel momento, ma che furono assassinati successivamente da agenti della sicurezza cubana. Rivediamo alcune contraddizioni del racconto. 
 

1- Veicolo rosso o blu, auto o camion? Carromero aveva dichiarato il 5 marzo, al “The Washington Post”, che l’automobile che li seguiva era un “vecchio Lada di colore rosso” (14). Tuttavia, secondo un’altra intervista rilasciata ad agosto a “El Mundo” si trattava di “un veicolo blu” che li investì e li spinse fuori strada. Questa contraddizione, diffusa immediatamente attraverso i social network, ha cercato di risolverla il quotidiano El Mundo, mediante un quadro esplicativo, il giorno 8 agosto: ha spiegato che effettivamente “vari” veicoli li inseguirono durante il tragitto, uno dei quali rosso e un altro blu, e che fu poi quest’ultimo a colpirli (15). Il quotidiano di Miami “El Nuevo Herald” allo stesso modo ha provato a dare una mano a Carromero, che ha dichiarato a questo giornale la presenza non di due, bensì di “tre veicoli” che li seguirono durante il tragitto tra L’Avana e Bayamo (16). Ma le contraddizioni sul colore dell’auto non finiscono qui. Nel febbraio 2013, in conferenza stampa, la figlia del defunto Oswaldo Payá –giorni dopo aver parlato personalmente con Angel Carromero- parlava di un Lada rosso –non blu- come il veicolo aggressore, dato che –secondo le sue parole- “viaggiava quasi affiancato all’auto di mio padre, e i passeggeri di questo Lada rosso sono arrivati sul luogo dell’incidente anche prima dei testimoni ufficiali” (17). Per completare lo sproposito, a luglio dello scorso anno, suo fratello, Oswaldo Payá figlo, dichiarava alla BBC che era stato -non più un Lada- “un camion a colpirli fino a farli uscire di strada (18).
 

2- Pará fu portato vivo o morto in ospedale? Ma questa non è l’unica contraddizione tra le versioni di Carromero e della famiglia Payá. Carromero sostiene che Oswaldo Payá “sopravvisse all’incidente” poiché “le infermiere e un parroco gli dissero che all’ospedale giunsero tutti e quattro” gli occupanti del veicolo (19). Tuttavia, Rosa Maria Payá aveva dichiarato, nella menzionata conferenza stampa, che suo padre non ricevette “nessun tipo di trattamento medico e che fu portato in ospedale solo una volta morto” (20). Qual è quindi la conclusione? Payá giunse vivo o morto in ospedale?
 

3- Picchiato a morte o ucciso in un incidente provocato? Ma c’è anche chi, nella stessa famiglia Payá, arriva a contraddirsi da solo e nella stessa intervista. Il fratello di Oswaldo Payá, a El Mundo, sostiene che suo fratello è stato picchiato a morte -“lo hanno colpito ripetute volte con un oggetto contundente” afferma- per poi dire poco dopo che una persona lo aveva telefonato dicendo che “Payá era morto in un incidente con un auto di pattuglia” (22). Qual è la conclusione? Fu picchiato a morte o è stato ucciso da uno scontro con un veicolo della polizia?
 

4- Le targhe blu a Cuba sono solo della polizia? D’altra parte, Carromero afferma che Oswaldo Payá gli disse che il veicolo che li seguiva era “della (polizia) comunista (cubana), dato il colore della targa” (22). Qualcosa di impossibile: qualunque cittadino cubano sa che, sull’Isola, non esiste un colore specifico delle targhe della polizia, e che quelle di colore blu appartengono a qualsiasi veicolo di proprietà dello Stato, che siano della polizia, scolastici, del trasporto operaio, e anche dei taxi statali (23)
 

5- Impatto sul lato posteriore senza alcun segno dello scontro? Carromero dice che la sua auto fu colpita sul lato posteriore, un fatto che smentiscono le fotografie del veicolo dopo l’incidente, dalle quali non si apprezza alcun segno di questo impatto (24). I periti della polizia, inoltre, hanno foto dettagliate e relazioni tecniche che scartano ogni ipotesi di collisione con un altro veicolo. E tre testimoni lì presenti –un ciclista, il conducente di un trattore e un passante- confermano che l’auto di Carromero correva da sola a gran velocità, sbandò e poi si schiantò (25).
 

6- Un inseguimento che non fa svegliare il compagno di viaggio? Ugualmente non si capisce come la tensione di un inseguimento per tutto il paese non abbia svegliato il politico svedese Aron Mogin, il quale –secondo dichiarazioni rilasciate alla stampa svedese- continua a sostenere che dormiva beatamente e non ricorda nulla (26).
 

7- Un auto li fa uscire fuori strada a 50 km all’ora? Allo stesso modo sembra altamente improbabile che un veicolo –che non era ne un camion ne un carro armato- li abbia spinti fuori strada con un colpo da dietro se –così come sostiene Carromero- guidava a una velocità sostenuta (tra i 50 e il 60 km all’ora) (27).
 

8- Perdere conoscenza a causa di uno scontro a bassa velocità? Il copione del mistero scritto da Angel Carromero, dalla estrema destra di Madrid e di Miami e dal quotidiano El Mundo, è un racconto mal costruito, pieno di contraddizioni e buchi (28). Ma contiene un dato informativo molto interessante, che i media –ovviamente- hanno evitato di diffondere. Angel Carromero confessa che viaggiò a Cuba per consegnare 8000 euro alla “dissidenza” cubana, il che dimostra, ancora una volta, che la presunta “opposizione” dell’Isola –che è priva de una penetrazione sociale significativa- è sostenuta in maniera artificiale –oltre che dai fondi di Washington- dall’estrema destra internazionale (29) (30).

 

 

(15) El Mundo, edición impresa, 8 de agosto de 2013, pag 23