Cuba e la guerra mediatica
 

 

 

 

 

 

Il Governo degli Stati Uniti paga denunce che poi include

 

nei suoi rapporti sulla libertà religiosa a Cuba

 

 

01.06.2013 - Josè Manzaneda - Coordinatore Cubainformacion Vincenzo Basile (CapítuloCubano)

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=6wQ83NF1dQE

 

 

 

Alcuni giorni fa è stata celebrata a L’Avana la VI Assemblea generale del Consiglio latinoamericano delle Chiese (CLAI), in cui 300 leader protestanti provenienti da 20 paesi hanno condannato il blocco degli Stati Uniti a Cuba (1). E lo hanno fatto con cognizione di causa: nel mese di novembre, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha congelato i 101000 dollari con i quali il citato Consiglio delle Chiese, con sede centrale in Ecuador, intendeva organizzare questo evento a L’Avana (2). Il congelamento dei fondi ha portato alla sospensione dell’evento per la data prevista, febbraio, e poi, con tre mesi di ritardo, si è potuto celebrare.

 

L'incidente non è stato selezionato come notizia dai maggiori media internazionali. E nessun giornalista della stampa dominante lo ha presentato come esempio degli ostacoli del governo statunitense alla libertà religiosa.
 

Al contrario, lo scorso 20 maggio, il Governo degli Stati Uniti ha presentato il suo rapporto sulla libertà religiosa nel mondo, con denunce esplicite contro Cuba (3) e altri paesi che si oppongono ai suoi interessi, come il Venezuela (4). Queste denunce sono ovviamente state diffuse da numerosi media.
 

Il citato rapporto del Dipartimento di Stato attacca l’esecutivo di Cuba perché quest’ultimo, ad esempio, cerca di “limitare l’influenza dei gruppi religiosi in alcune aree geografiche, sociali e politiche” (5). In altre parole, perché a Cuba si continua a mantenere una rigorosa politica di laicità dell’Amministrazione, e una netta separazione tra Stato e confessioni religiose.

 

Il rapporto è un compendio di denunce e speculazioni della cosiddetta “dissidenza” cubana, che il governo degli Stati Uniti - ricordiamo - sovvenziona. Nel testo si citano denunce di presunti ostacoli governativi al culto religioso presentate da fonti generiche e poco credibili come “diversi pastori della zona orientale di Cuba” o “molti gruppi religiosi”. E il tutto senza la minima prova.

 

E il metodo di lavoro del governo degli Stati Uniti continua ad essere interessante, per il suo alto grado di cinismo: ricordiamo che, ogni anno, stanzia 20 milioni di dollari per numerosi gruppi - tra cui alcuni di matrice religiosa - affinché presentino denunce contro il Governo cubano (6). Queste denunce, successivamente, sono quelle che appariranno nei rapporti del Dipartimento di Stato su libertà religiosa, diritti umani, o governi che sostengono il terrorismo, in ognuno dei quali Cuba appare come paese accusato (7). Conclusione: il Governo degli Stati Uniti paga i suoi informatori per ricevere denunce conformi ai propri interessi geopolitici.

 

La verità è che a Cuba c'è un’assoluta libertà di culto, di cui godono non solo le chiese evangeliche e protestanti che si sono riunite di recente a L'Avana. Anche la stessa Chiesa cattolica, in conflitto per anni con il governo cubano per aver appoggiato e sostenuto la dittatura di Fulgencio Batista (8). Inoltre, l’Islam (9) l’Ebraismo (10) il Buddismo (11) la Chiesa Cristiana Ortodossa (12) o i culti sincretici di origine africana (13) hanno spazi completamente autonomi sull’Isola.

 

Tuttavia, molti mezzi di informazione internazionali hanno fatto diventare notizia, non solo le denunce del Governo statunitense, ma anche quelle delle organizzazioni cattoliche di destra, come Christian Solidarity Worldwide (14) o Aiuto alla Chiesa che Soffre. In uno dei rapporti di quest’ultima organizzazione leggiamo che “a Cuba la situazione della Chiesa Cattolica è grave” (15). La spiegazione di questa“situazione grave” è illuminante. Leggiamo: “Non c’è una persecuzione materiale reale dei cattolici, ma un forma più sottile, che cerca di relegarli (...) ai margini della società e della politica”. E aggiunge: “La Chiesa, infatti, non ha accesso alla stampa. Non si permette l’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali. Ed è impossibile aprire scuole private cattoliche”.Questa organizzazione descrive quindi qual è la radice del conflitto di interessi - sempre latente, nonostante le buone relazioni - tra la Chiesa cattolica e lo Stato cubano, che non ha assolutamente nulla a che fare con la libertà di culto. Il problema è che il carattere socialista della società cubana impedisce che entità private ​come la Chiesa cattolica accedano, attraverso le sue enormi risorse economiche, a potenti settori di influenza ideologica, come la stampa o l’istruzione, garantiti come pubblici dalla Costituzione cubana.

 

In ogni caso, nemmeno la stessa Chiesa cattolica cubana sostiene le invenzioni e le speculazioni del governo degli Stati Uniti su una presunta persecuzione religiosa a Cuba, fabbricate da una “dissidenza” cubana che preventivamente sovvenziona.