vittime del terrorismo

 

 

Nè dimenticati, nè morti
 

Dopo una difficile ricerca, i resti di  Jesús Cejas Arias, uno dei due diplomatici cubani fatti sparire nel 1976 in Argentina, vittime dell’Operazione  Condor, potranno finalmente riposare nella sua Patria: ieri, martedi 25, sono stati consegnati dalle autorità di questo paese all’ambasciata di Cuba a Buenos Aires.

 

 

26.06.2013 - Ronald Suárez Rivas www.granma.cu
 

 

 

Onori a Jesús Cejas, un’altra vittima del Piano Condor

 

28.06 - Gli abitanti della provincia di Pinar del Río renderanno omaggio a Jesús Cejas Arias, membro del servizio diplomatico di Cuba assassinato in Argentina durante l’ultima dittatura militare (1976-1983), i cui resti sono stati ritrovati a Buenos Aires.

Il Palazzo di questa città è la sede in cui si svolgeranno le onoranze funebri dopo l’arrivo dei resti mortali, 37 anni dopo il crimine.  Una processione accompagnerà il feretro sino allo storico Pantheon dove riposano i martiri del territorio, situato fuori dalla città,  hanno detto gli organizzatori dell’omaggio.

Cejas fu sequestrato il 9 agosto del 1976 nel quartiere, a Buenos Aires, di Belgrano, assieme al suo compatriota  Crescencio Galañena. Tutti  e due furono illegalmente reclusi e sottoposti a tortura nel centro clandestino di detenzione Automotores Orletti, sede del Piano Condor.

Il suo cadavere, come quello di Galañena, è stato ritrovato in un contenitore metallico da 200 litri, pieno di cemento. 

“Nonostante l’infruttuosa ricerca e l’assenza di segnali di vita, Rosa Arias non aveva mai perso la speranza di ritrovare suo figlio. Nel suo cuore di madre conservava quell’illusione, un desiderio disperato che ha mantenuto con forza ai suoi 83 anni”, ha detto a PL, Teresa Cejas, sorella gemella di Jesús.

"I fatto che non appariva il corpo aveva ravvivato quel sogno e lei ha preferito credere che in un qualsiasi momento sarebbe ritornato. Noi abbiamo cercato di prepararla per la peggiore notizia, ma  uno non è mai preparato per ricevere una notizia così,  e nemmeno per salutare definitivamente coloro che si amano”.

A noi erano giunte diverse versioni sull’accaduto: che lo avevano sepolto nelle fondamenta di un edificio in costruzione, o in un contenitore, o lo avevano gettato in mare o nel Rio de la Plata. Che lo avevano torturato e che erano metodi comuni nei paesi del continente in quell’epoca, ma non c’era mai stato niente di definitivo sino ad ora”, ha aggiunto.

L’Operazione o Piano Condor fu una manovra in coordinazione tra le cupole dei regimi dittatoriali del Cono sud dell’America, con l’Agenzia Centrale d’Intelligenza - CIA - degli Stati Uniti negli anni ’70 e ’80.

“È molto doloroso per la famiglia sapere che fu ucciso in quelle circostanze, sepolto nel cemento, una crudeltà senza fine.  Gli hanno rubato la vita a Jesus... non si è mai sposato, non ha avuto figli, la sua ultima fidanzata viveva in un villaggio sul Río Feo, a otto chilometri da Pinar del Río. La scoperta dei resti è avvenuta a  Virreyes, in provincia di Buenos Aires, in un luogo dove sono stati eseguiti degli scavi alla ricerca di vittime dell’ultima dittatura.   Tra tanto dolore ci conforta solo sapere che almeno abbiamo recuperato i suoi resti, grazie agli sforzi costanti dei governi cubano e argentino, e che potremo onorarlo nella sua terra natale” ha concluso Teresita Nell’ambasciata di Cuba in Argentina sono stati resi gli onori a Jesús Arias, assassinato a soli 22 anni. Il Piano Condor fu comandato in Argentina da organizzazioni come la Triple A, un gruppo terrorista di estrema destra, responsabile della morte di artisti, intellettuali, guerriglieri, politici di sinistra, studenti, storiografi, sindacalisti.

 

I resti di Jesús Cejas Arias sono vegliati a Buenos Aires

Un momento della veglia funebre, nell’ambasciata cubana a  Buenos Aires, in Argentina, dei resti  del compagno  Jesús Cejas Arias, sequestrato e assassinato durante l’ultima dittatura militare in questo paese.

Pinar del Río: Dopo quasi 37 anni d’incertezza, per la famiglia  Cejas Arias è terminata l’attesa. Dopo un’intensa ricerca il gruppo argentino di Antropologia Forense è riuscito a trovare i resti di Jesús  il maggiore dei figli maschi, fatto sparire nel 1976 in questo paese sudamericano, nell’ambito del sinistra Operazione Condor.

 


“Jesús  sempre lottò per quello in
cui credeva, per quello che considerava giusto”, ricorda suo padre Miguel

Come per Crescencio Galañena Hernández, l’altro cubano che lo accompagnava il giorno in cui furono sequestrati e  i cui resti sono stati rimpatriati l’anno scorso, il corpo di Jesús Cejas Arias  è stato scoperto in un contenitore metallico riempito di cemento.   Questa era precisamente una delle ipotesi  valutata per anni sul destino dei due giovani, che facevano  parte della missione diplomatica cubana in Argentina.

 

“In tutto questo tempo abbiamo ascoltato varie versioni che parlavano della possibilità che fossero stati sepolti nelle fondamenta di un edificio  o lanciati nel Rio La Plata attaccati a una pietra o gettati in mare da un aereo, come facevano le forze della repressione delle dittature che hanno dominato il nostro continente a base di terrore, negli anni ’70 e ’80”,  ha ricordato Miguel Cejas Alfonso, il padre, un contadino della zona di Río Feo, a otto  chilometri da Pinar del Río.

 

"Dato che i suoi resti non apparivano, in principio pensavo che era ancora vivo, ma poi considerando la situazione politica che esisteva in quel paese con l’Operazione Condor, mi ero convinto che lo avevano assassinato”, ha ricordato ancora.

 

Anche la notizia del ritrovamento è stata un duro colpo per la famiglia, che ha vissuto nuovamente i tristi giorni del 1976, quando seppero che Jesús era scomparso.

 

“Per quanto uno cerchi di farsi l’idea, non si è mai preparati per una cosa come questa”, ha commentato Teresita, una delle sorelle.

 

Il 9 agosto di quell’anno per strada, vicino all’ambasciata cubana a Buenos Aires da dove erano usciti, Jesús e Crescencio furono sequestrati e non si seppe mai più niente di loro.

 

Successive investigazioni rivelarono che erano stati  condotti alla Automotores Orletti, un tenebroso garage, trasformato in centro di repressione e morte, dove radicava una filiale argentina dell’Operazione Condor.

 

Si affermò che un sicario della CIA andò nel luogo con il preciso ordine di interrogarli e che  li assassinarono dopo averli sottoposti a selvagge torture.

 

Miguel Cejas Alfonso non dimentica quella mattina in cui suo fratello giunse a casa con la notizia che veniva trasmessa per radio.

 

“Ci colpì molto tutto quello...  mia moglie dovette ricevere un trattamento per i nervi per vari mesi”.

 

Poco dopo, con un’azione d’ignobile cinismo, la dittatura fece correre ila voce che i due giovani avevano disertato per non dover dare spiegazioni sulla loro scomparsa.

 

“Io stesso lo ascoltai da un’emittente straniera, ma sono stato sempre sicuro che era una falsità.  Jesús non avrebbe mai disertato.  Io lo dico e lì ci sono le prove”, commenta Miguel. 

 

A 84 anni confessa che dopo tanto tempo d’incertezza, l’apparizione dei resti di suo figlio  ha riaperto una ferita che non era mai guarita.

 

“È stato un colpo molto forte”, dice.

 

“Senza dubbio ci consola il fatto che alla fine terremo il suo corpo con noi, in un posto in cui potremo portargli fiori”.

 

Questo luogo sarà il Pantheon dei Martiri  Morti in difesa della Patria, nel cimitero municipale di Pinar del Río.

 

"Sono sicuro che se avesse avuto la possibilità di scegliere, avrebbe scelto di stare lì con i compagni che hanno dato la vita per il loro paese”, considera Miguel e afferma che nonostante la tristezza che lo ha accompagnato per più di 30 anni, se potesse tornare indietro non avrebbe comunque proibito a suo figlio di seguire il cammino della Rivoluzione, per poterlo tenere con sè.

 

“Non lo avrei mai fatto. Jesús ha sempre lottato per quello che credeva, che considerava giusto e come padre ne sono orgoglioso”.

 

 

Jesús Cejas Arias

 

 

Jesús Cejas Arias nacque il 15 ottobre del 1953, in una famiglia contadina formata dai genitori e nove fratelli.

 

Teresita, la sua gemella, racconta che era sempre allegro e inquieto, aveva un carattere forte e non gli piacevano le ingiustizie.

 

“È stato sempre un leader in qualsiasi posto e a scuola era diventato il presidente dei pionieri”.  

 

Nel 1969 era entrato nelle fila dell’Unione dei Giovani Comunisti e in quello stesso anno andò a fare il servizio militare e continuò a migliorarsi.

 

Nel 1975 giunse in Argentina come parte della missione diplomatica cubana in questo paese.

 

Al momento della morte, non aveva ancora compiuto 23 anni.