Con marcata orfanità, un gruppo di cubani di quelli classificati come
"dissidenti" mentre risiedevano a Cuba e che sono stati ricevuti a Madrid come
"rifugiati politici" nel 2011, sono appena stati
violentemente cacciati dalle
loro case dalla polizia spagnola.
Alcuni di loro sono stati arrestati, portati in tribunale e condannati a pene
tra i 12 e i 18 mesi di carcere con l'accusa di aggressione
ad agenti dell'autorità, resistenza e disobbedienza; due poliziotti
sono stati lievemente feriti durante lo sgombero.
Questi stessi cubani prima erano classificati come dissidenti nelle
campagne mediatiche contro Cuba e ora, che commettono gli stessi reati di quando
erano residenti sull'isola, sono considerati come rivoltosi e violatori della legge
spagnola.
Più significativo è che in questo momento non c'è una sola denuncia, Twitter,
articolo nel blog
della ricca funzionaria di Washington,
Yoani Sanchez,
né di Elizardo Sánchez Santa Cruz,
presidente della Commissione Cubana per i Diritti Umani e la Riconciliazione
Nazionale, o
Berta Soler,
la incolta presidente delle cosiddette Dame in Bianco, e tanto meno del
direttore dell'aberrazione controrivoluzionaria
Estado de SATS.
Se l'evento fosse accaduto a L'Avana, tutti i giornali di Miami e di alcune
capitali europee avrebbero già la notizia nei loro titoli, e le parole,
repressione, abuso, violazione dei diritti umani, maltrattamenti e simili,
intesterebbero i titoli dei giornali.
Un anno fa uno dei cosiddetti oppositori al servizio della Sezione di Interessi
degli Stati Uniti a L'Avana, ha rotto la porta di un appartamento nel quartiere Alamar, proprietà di un minore, ed
il clamore che hanno creato i pagati da
Miami, quando la polizia ha voluto ristabilire l'ordine, è stato elevato.
Subito hanno trasformato il fatto delittuoso in un caso politico e Miami ha
dato copertura informativa alla crociata mediatica.
I "rifugiati" cubani in Spagna
da anni reclamano - senza successo - l'attenzione
del governo che li ha pienamente supportati mentre erano a Cuba e ancora di più sotto
l'amministrazione di José María Aznar.
I loro
piantonamenti di fronte al Ministero degli Esteri di Madrid sono permanenti e nessun
funzionario li ascolta.
Già si é avuto un
suicidio tra
loro per la mancanza di lavoro e di sostentamento per sfamare
la sua famiglia ma ciò è taciuto dalla stampa, Miami non fa critiche, i contras dell'isola non
lo denunciano, la
Commissione Interamericana dei Diritti
Umani non
si
pronuncia e molto meno il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti
Questo è la morale dei salariati di Washington, la preoccupazione dei
"combattenti" per i diritti umani che accusano Cuba di "abusi e detenzioni
arbitrarie" ed hanno la faccia tosta di chiedere al Santo Padre la sua
benedizione per coloro che "soffrono" nell'isola.
Tuttavia, per coloro che realmente stanno soffrendo la fame, freddo, penurie di ogni genere in
Spagna, non ci sono premi, denaro, o propaganda loro favore.
Le loro grida di aiuto nessuno le ascolta, in ultima analisi sono già in piena
"libertà e democrazia".
Los que no tienen apoyo
Arthur Gónzalez
Con marcada orfandad, un grupo de cubanos de los clasificados como
“disidentes” mientras residían en Cuba y que fueron recibidos en Madrid
como “refugiados políticos” en el año 2011, acaban de ser violentamente
sacados de sus pisos por fuerzas policiales españolas.
Algunos de ellos fueron detenidos, presentados a los tribunales y
sancionados a penas entre 12 y 18 meses de prisión, acusados de atentado
a agentes de la autoridad, resistencia y desobediencia; dos policías
resultaron lesionados de carácter leve durante el desahucio.
Estos mismos cubanos antes eran clasificados como disidentes en las
campañas mediáticas contra Cuba y ahora que cometen los mismos delitos
que cuando residían en la isla, son considerados como revoltosos y
violadores de la Ley española.
Lo más significativo es que en estos momentos no hay una sola denuncia,
Twitter, artículo en el blog de la acaudalada oficialista de Washington,
Yoani Sánchez, ni de Elizardo Sánchez Santa Cruz, presidente la Comisión
Cubana de Derechos Humanos y Reconciliación Nacional, ni de Berta Soler,
la inculta presidenta de las llamadas Damas de Blanco, y mucho menos del
director del engendro contrarrevolucionario Estado de SATS.
Si el hecho hubiese sucedido en la Habana, todos los periódicos de Miami
y de algunas capitales europeas ya tuvieran la noticia en sus titulares,
y las palabras, represión, abuso, violación de derechos humanos,
maltrato, y otras similares, encabezarían los cintillos.
Hace un año uno de los llamados opositores al servicio de la Sección de
Intereses de los Estados Unidos en la Habana, rompió la puerta de un
apartamento en la barriada de Alamar, propiedad de una menor de edad, y
la algarabía que formaron los asalariados de Miami cuando la policía
quiso establecer el orden, fue de altura. De inmediato convirtieron el
hecho delictivo en un caso político y Miami le dio seguimiento
informativo a la cruzada mediática.
Los “refugiados” cubanos en España llevan años reclamando -sin lograrlo-
la atención del gobierno que los apoyó totalmente mientras estaban en
Cuba y más aun bajo la administración de José María Aznar. Sus plantones
frente al Ministerio de Exteriores de Madrid son permanentes y ningún
funcionario los escucha.
Ya tiene un suicidio entre ellos, ante la falta de trabajo y sustento
para alimentar a su familia, pero esto es acallado por la prensa, Miami
no hace críticas, los contrarrevolucionarios de la Isla no lo denuncian,
la Comisión Interamericana de Derechos Humanos no se pronuncia y mucho
menos el Departamento de Estado de los EE.UU.
Esa es la moral de los asalariados de Washington, la preocupación de los
“luchadores” por los derechos humanos que acusan a Cuba de “abusos y
detenciones arbitrarias” y tienen la desvergüenza de pedirle al Santo
Padre su bendición para los que “sufren” en la Isla.
Sin embargo, para los que realmente están pasando hambre, frío,
escaceces de todo tipo en España, no hay premios, dinero, ni propaganda
a su favor.
Sus gritos de ayuda nadie los escucha, a fin de cuentas ya están en
plena “libertad y democracia”. |
Gilberto
Martinez,
50 anni, non
ha mai
pensato che
nella terra
promessa,
che ha
pensato
fosse la
Spagna, non
trovasse
lavoro e che
la Polizia
Nazionale lo
avrebbe
gettato
fuori da
casa sua.
E martedì ha
vissuto il
peggior
giorno della
sua vita:
l'essere
sfrattato
dalla casa
dove viveva
con la
moglie,
Ismara
Sanchez 43
anni, le sue
due figlie,
un 15 e
un'altra di
22, e il
piccolo
bambino di 8
anni.
"Ci ha
portato il
governo
Zapatero per
mediazione
della
Chiesa
cubana,
perché Fidel
Castro ci ha
offerto di
venire in
Spagna", ha
assicurato
Martinez.
Ha poi
spiegato che
le era stato
promesso
"una casa,
il lavoro e
aiuti
economici
per cinque
anni, e ora
sono senza
niente".
L'esiliato
cubano ha
specificato
che ha
ricevuto
l'aiuto di
400 €
mensili
dalla Croce
Rossa
mensile per
pagare
l'affitto, e
altri 595 €
dal Governo
per comprare
cibo e
pagare le
spese.
"Ora non
abbiamo
alcun aiuto,
se mi
dicevano a
Cuba quello
che mi
sarebbe
successo in
Spagna sarei
rimasto lì"
ha detto il
padre
sfrattato,
che é da due
anni e due
mesi in
Spagna,
senza
trovare
lavoro.
"Io
chiedo solo, ora,
di mandarmi
a Cuba", ha
chiesto tra
i
singhiozzi.
Il padre ha
concluso:
"Ci
portarono
con
l'inganno,
siamo in
mezzo alla
strada,
siamo andati
da un luogo
ad un altro
e l'unica
cosa chiara
è che i
politici si
coprono con
la stessa
coperta, e
non
risolvono
nulla".
La famiglia
di Martinez
ha ricevuto
aiuti da
parte del
Governo,
Croce Rossa
e anche
dalla
Caritas.
Fonti del
vescovado di
Alicante
hanno
spiegato che
questa
famiglia ha
ricevuto
cibo,
prodotti per
la pulizia e
un po' di
denaro da
spendere "ma
non abbiamo
casa per
loro", hanno
ammesso.
La madre,
Ismara
Sanchez si é
lamentata
del fatto
che non ha
nessun
parente o
amico che
possa darle
alloggio da
ora, e ha
ricordato
che lo
scorso
venerdì i
responsabili
del
Patronato
Municipale
della Casa
le hanno
detto che
"qualcuno
della
Caritas"
l'avrebbe
chiamato,
e "ancora
non hanno
avuto alcuna
notizia".
Con
loro c'era
un altro
amico
cubano, Juan
Francisco
Marimon, che
è giunto in
Spagna anche
grazie
all'accordo
di
collaborazione
tra la
Chiesa
Cattolica e
il go verno
di José
Rodriguez
Zapatero,
che ha
permesso di
ospitare 115
prigionieri
politici e
650 parenti.
Ad Alicante
arrivarono
cinque
famiglie,
tra cui
quella di
Marimon, che
ricorda che
è stato
condannato a
sette anni e
mezzo di
carcere dal
regime
cubano.
"Noi
accedemmo a
un fondo
europeo per
i rifugiati
politici,
autorizzato
da Ginevra,
tra noi
abbiamo
avuto anche
qualche
protetto
internazionale,
ma quando è
arrivato al
potere PP ci
ha tolto
tutti gli
aiuti", ha
denunciato
questo
cubana che
si sente
"trascurato".
Dal momento
che c'é il
PP ha
assicurato
che solo le
hanno dato
1.000 € per
sei mesi.
"Siamo stati
sfrattati
perché sono
terminati
gli aiuti e
con questo
non vive
nessuno", ha
detto il
rifugiato.
Secondo
queste
famiglie
alcuni sono
andati negli
Stati Uniti.
"Noi non
vogliamo
andarci,
abbiamo i
nonni qui,
conosciamo
la lingua,
ci piace,
non c'è
violenza in
strada, ma
il problema
è che il
ministro
degli Esteri
Jose Manuel
Garcia
Margallo, ha
alimentato
il fuoco e
ci ha
lasciato
senza aiuto"
ha concluso
Marimon.
Desahuciados en España: “Yo solo pido que me manden para Cuba” ( +
VIDEO)
Escrito por El País
http://www.cubasi.cu/cubasi-noticias-cuba-mundo-ultima-hora/item/17031-desahuciados-en-espana-%E2%80%9Cyo-solo-pido-que-me-manden-para-cuba%E2%80%9D
Gilberto Martínez, de 50 años, jamás pensó que en la tierra prometida,
que pensaba que era España, no encontraría trabajo y que la Policía
Nacional le echaría de su casa. Y este martes vivió el peor día de su
vida, al ser desahuciado del hogar en el que vivía con su esposa, Ismara
Sánchez de 43 años, sus dos hijas, una de 15 y otra de 22, y el niño
pequeño de 8 años.
“A nosotros nos trajo el gobierno de Zapatero por mediación de la
Iglesia cubana, porque Fidel Castro nos ofreció venir a España”, aseguró
Martínez. Según explicó, les prometieron “una casa, trabajo y ayudas
económicas durante cinco años, y ahora estoy sin nada”. El exiliado
cubano concretó que recibía una ayuda de 400 euros mensuales de Cruz
Roja para pagar el alquiler, y otros 595 euros del Gobierno para comprar
comida y pagar gastos.
“Ahora no tenemos ayudas de ningún tipo, si me dicen en Cuba lo que
pasaba en España me hubiera quedado allí”, dijo el padre desahuciado,
que lleva dos años y dos meses en España, sin encontrar trabajo. “Yo
solo pido ahora que me manden para Cuba”, demandaba entre sollozos. El
padre de familia concluyó: “Nos trajeron engañados, estamos en la calle,
hemos ido de un sitio a otro y lo único claro es que los políticos se
tapan con la misma colcha, y no arreglan nada”.
La familia de Martínez ha estado recibiendo ayudas por parte del
Gobierno, de Cruz Roja e incluso de Cáritas. Fuentes del obispado en
Alicante explicaron que esta familia recibió comida, productos de
limpieza y algo de dinero para gastos, “pero casas para ellos no tenemos”,
admitieron. La madre, Ismara Sánchez, se lamentó de que no tiene ningún
familiar ni allegado que pueda darles alojamiento a partir de ahora, y
recordó que el pasado viernes los responsables del Patronato Municipal
de la Vivienda les dijeron que “alguien de Cáritas” les llamaría, y “aún
no han tenido ninguna noticia”.
Junto a ellos estaba otro amigo cubano, Juan Francisco Marimón que llegó
a España también gracias a ese acuerdo de colaboración entre la Iglesia
de Cuba y el Gobierno de José Rodríguez Zapatero que permitió acoger a
115 presos políticos y 650 familiares. En Alicante recalaron cinco
familias, entre ellas la de Marimón, que recuerda que estaba condenado a
siete años y medio de cárcel por el régimen cubano. “Nos acogimos a un
fondo europeo para refugiados políticos, autorizado por Ginebra, entre
nosotros también había algunos protegidos internacionales, pero cuando
llegó el PP al poder nos quitaron todas las ayudas”, denunció este
cubano que se siente “desatendido”.
Desde que está el PP, aseguró que solo le han concedido 1.000 euros para
seis meses. “Nos han ido desahuciando porque acabaron con las ayudas y
con eso nadie vive”, relató este refugiado. Según estas familias algunos
se han ido a los Estado Unidos. “Nosotros no queremos irnos, tenemos
abuelos aquí, conocemos la lengua, estamos a gusto, no hay violencia en
la calle, pero el problema es que el ministro de Asuntos Exteriores,
José Manuel García Margallo, atizó la candela y nos dejó sin ayudas”,
concluyó Marimón.
|