NEGOZIERANNO GLI STATI UNITI

IL CASO DI ALAN GROSS?

 

 

14.05.2013 - scritto da Pedro Díaz Arcia - http://www.yohandry.com

 

 

Il caso del contrattista statunitense Alan Gross si iscrive nella lunga lista di azioni sovversive da parte degli Stati Uniti contro Cuba. Dopo più di mezzo secolo dal trionfo della Rivoluzione Cubana il primo gennaio 1959, Washington continua a destinare centinaia di milioni di dollari in programmi orientati a promuovere la dissidenza nell’isola.


Nel periodo compreso tra 1996 e 2011 gli Stati Uniti hanno investito 205 milioni di dollari nei tentativi per destabilizzare la nazione caraibica, corrodere i cardini del sistema sociale da dentro e alla fine liquidare il regime comunista, unico in America, e che rimane in piedi dopo la sparizione dell’Unione Sovietica più di due decenni fa.


In giugno del 2012 l’attuale sottosegretario, John Kerry, allora presidente del Comitato delle Relazioni Estere del Senato, propose di “sospendere” l’utilizzo di
20 milioni di dollari, prendendo in considerazione che i fondi si usavano per organizzare “proteste artificiali” nel paese con gruppi dissidenti che, secondo il prestigioso giornalista Jean-Guy Allard, sarebbero stati infiltrati dagli organi della Sicurezza dello Stato cubano.


Criticando le attività dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale
(USAID), il legislatore democratico denunciò l’uso di comunicazioni cifrate e pseudonimi che caratterizzavano le operazioni di intelligence, e ordinò l’indagine sulle numerose frodi scoperte nei programmi. In quell’occasione, la Casa Bianca rispose a Kerry che i “programmi per la democrazia” erano utilizzati per richiamare l’attenzione internazionale verso i cosiddetti “attivisti” che, come si sa, sono finanziati da Washington e da alcune ambasciate europee a La Habana.


Questi programmi hanno i loro antecedenti nella Legge per la Democrazia Cubana (1992), chiamata anche Legge Torricelli, e nella Legge Helms-Burton del 1996, entrambe orientate a “incrementare la sovversione politica e ideologica, utilizzando le reti informatiche”.


Nel 2006, il governo di George W. Bush dettò un documento che nel suo primo capitolo diceva: accelerare la fine della dittatura di Castro: “Transizione, non successione”, e che assegnò 24 milioni di dollari a un “Fondo Cuba per un Futuro Democratico” destinato alla propaganda controrivoluzionaria, compresa quella che transita via Internet. La “transizione”, ovviamente, sarebbe verso il capitalismo selvaggio. E la successione sarebbe basata sull’interruzione ad ogni costo del processo rivoluzionario cubano.


Il controverso successore di Bush, il primo presidente nero nella storia degli Stati Uniti, Barack Obama, nell’aprile 2009 approvò un memorandum che autorizzava imprese statunitensi di televisione e radio via satellite a “cominciare le transazioni necessarie” per offrire il servizio ai “clienti a Cuba”. Tutto in mezzo a un ferreo blocco contro Cuba, compreso l’assedio informativo.


L’USAID ha assunto specialisti affinché installino a Cuba reti clandestine di info-comunicazioni che fomentino un clima che favorisca un’aggressione, seguendo i disegni applicati in Libia e in Siria. Nell’anno 2009, un contrattista del governo degli Stati Uniti, Alan Gross fu arrestato perché violava le leggi nazionali nel suo tentativo di creare reti mediante la consegna di tecnologia non commerciale con il proposito di alterare l’ordine costituzionale a Cuba, come agente di una potenza straniera.


In mezzo a una situazione internazionale critica, acutizzata dagli attacchi aerei di Israele contro la Siria, le costanti minacce contro l’Iran, l’incremento delle tensioni nella Penisola Coreana e la brutale offensiva dei settori di ultradestra del Venezuela e dei suoi alleati contro il governo di Nicolás Maduro, in una dimostrazione di buona volontà il Ministro degli Esteri cubano,
Bruno Rodríguez, ha confermò questo lunedì che il suo paese ha offerto al governo degli Stati Uniti la disponibilità a iniziare conversazioni serie e rispettose per tentare di trovare una soluzione intorno al caso di Gross. La proposta parte dal prendere in considerazione “preoccupazioni umanitarie reciproche”, riferite a quella di altri cittadini cubani, come succede con i Quattro lottatori antiterroristi che rimangono ingiustamente imprigionati negli Stati Uniti.


La tavola è apparecchiata, nell’attesa di inafferrabili commensali.

 

 

CUBA CONFERMA DISPONIBILITÀ A

 DIALOGARE CON GLI USA SUL CASO GROSS

 

 

6.05.2013 - www.cubadebate.cu

 

 

Il cancelliere Bruno Rodríguez ha confermato oggi che Cuba ha offerto al governo degli Stati Uniti la sua disponibilità a iniziare conversazioni serie e rispettose per tentare di trovare una soluzione intorno al caso di Alan Gross.


In questo senso, Rodríguez ha detto che gli scambi devono tenere conto di preoccupazioni umanitarie reciproche del suo paese nel caso di altri cittadini cubani che scontano sanzioni negli Stati Uniti, come succede con i quattro antiterroristi che restano ingiustamente imprigionati lì.


Accompagnato dal
ministro brasiliano delle Relazioni Estere, Antonio Patriota, che ha incontrato questo martedì nella sede della cancelleria, il Ministro cubano ha escluso qualunque paragone tra il caso di René González e quello di Alan Gross.


Ha ricordato che l'antiterrorista René González è stato ingiustamente condannato negli Stati Uniti, ha scontato fino all'ultimo minuto i 13 anni di privazione di libertà, ha patito un periodo prolungato di confino solitario e non ha avuto le garanzie del dovuto processo.


La legge nordamericana prevede che una persona in quella situazione, una volta estinta la sua pena, riceva un periodo di libertà condizionale, che nel caso di René González ha costituito una punizione ingiusta e aggiuntiva a quella precedente, dato che inizialmente gli fu negato di ritornare nel suo paese, nonostante la sua disponibilità a rinunciare alla cittadinanza statunitense, ha evidenziato Rodríguez in dichiarazioni alla stampa a La Habana.


Al contrario, ha affermato, Gross sconta a Cuba una sanzione di privazione di libertà, condannato per violazione delle leggi nazionali come agente di una potenza straniera, in quanto tentava di creare reti con uso di tecnologie non commerciali per alterare l'ordine costituzionale di Cuba. Si tratta di un reato previsto anche dalla legge nordamericana, ha detto.


Il Ministro cubano ha detto che la giudice del caso ha permesso all'antiterrorista René González di rimanere a La Habana per il resto della sua libertà condizionale, dopo che ha ribadito la sua disponibilità a rinunciare alla cittadinanza statunitense.