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LIBERTÀ PER I CINQUE EROI

 

“I 5 sono stati vittime di diverse forme

di tortura” ha denunciato Alarcón

 

JEAN-GUY ALLARD -speciale per Granma Internacional-  17 dicembre 2004

 

 

“Quando ha visto Gerardo era nudo, rinchiuso nella cosiddetta  cassa, cioè un ‘buco’, senza vestiti e senza nessun contatto con il mondo esterno”.

 

“Quando lo hanno tirato fuori, hanno fatto uscire anche gli altri prigionieri che erano nel ‘buco’ perché non poteva venire visto, ascoltare nessuna  voce umana, né vedere nessun essere umano”, racconta Ricardo Alarcón ricordando come l’avvocato newyorkese Leonard Weinglass ha descritto il suo primo incontro con Gerardo Hernández, uno dei Cinque patrioti prigionieri negli Stati Uniti.

 

“Quelle sono torture fisiche!”, ha denunciato il Presidente dell’Assemblea Nazionale di Cuba, intervistato da Granma Internacional sui maltrattamenti inflittigli sin dal suo arresto, avvenuto nel settembre del 1998, rapportati ai diversi casi di tortura avvenuti negli ultimi anni nel sistema carcerario degli USA applicato in Afghanistan, in Iraq e nella base illegale di Guantanamo.

 

René Gonzalez, Gerardo Hernández, Antonio Guerrero, Ramón Labañino e Fernando González sono stati arrestati il 12 settembre 1998 a Miami, portati il giorno stesso nel Centro Federale di Detenzione di Miami (FDC), dove immediatamente sono stati incarcerati in celle di punizione senza contatto con nessuna persona durante 17 giorni. Il 29 settembre sono stati spostati nell’Unità di Alloggio Speciale, il luogo di confino estremo noto come “il buco”, dove sono rimasti fino al 3 febbraio del 2000. 17 mesi di un trattamento solitamente riservato ai prigionieri responsabili di gravi indiscipline o di assassini commessi in prigione.

 

“Leonard Weinglass, il suo avvocato, ci ha descritto le condizioni nelle quali ha visto Antonio quando è finalmente riuscito a riunirsi con il suo cliente”, ha raccontato Alarcón. Stavano preparando il documento di Appello e lui non poteva nemmeno vederlo per spiegargli la proposta che stava facendo. L’ha trovato incatenato. Non ha potuto nemmeno conversare con lui. Hanno parlato per telefono attraverso una barriera di cristallo!” 

 

Durante il processo manipolato dall’FBI e dalla Procura, i Cinque sono stati nuovamente rinchiusi nel “buco”, dove sono rimasti altri 48 giorni. Quando sono tornati nelle celle comuni, sono continuate le sanzioni inutilmente crudeli come la sottrazione degli effetti personali, perfino delle foto familiari.

 

La Procura e l’FBI, apertamente consigliati da capi della mafia cubano-americana di Miami, hanno costantemente utilizzato la separazione dalla famiglia per tentar di piegare i Cinque cubani.

 

A Gerardo Hernández, da più di 7 anni vengono vietate le visite di sua moglie Adriana Pérez O’Connor. Il Dipartimento di Stato persiste nel negare ad Adriana un visto di ingresso nel territorio nazionale sotto il pretesto di ritenerla “un pericolo per la Sicurezza Nazionale degli USA”.

 

Nella stessa situazione si trova Olga Salanueva, moglie di René González, che da 4 anni non può vedere suo marito.

 

Nemmeno la sua piccola figlia Ivette, cittadina nordamericana, può avere contatti con suo padre.

 

Il Presidente dell’Assemblea Nazionale sostiene che la violazione dei diritti umani è evidente. “Non vengono torturati solo loro, ma anche i loro parenti”, ha sottolineato.

 

“Solo adesso la famiglia di Ramón ha finalmente ricevuto il visto. A dicembre. Lo avevano chiesto all’inizio dell’anno!”, ha aggiunto.

 

Con la crudeltà della loro situazione, separati in cinque prigioni differenti dell’immenso territorio nordamericano, i Cinque soffrono il fatto di scontare una sentenza in un paese straniero.

 

“Questo in sé è una sofferenza addizionale in condizioni di detenzione già molto severe, nel caso di coloro che sono stati condannati all’ergastolo”, ha concluso Alarcón sottolineando la situazione di Gerardo, del quale non ci sono notizie da un mese e mezzo.

 

Nella prigione di Victorville, nello stato di California dove è incarcerato, Gerardo si trova in lock down (confino solitario) per indisciplina tra la popolazione penale. Sotto questo regime, caratteristico del sistema carcerario del paese che tanto predica i “diritti umani” agli altri, i prigionieri sono confinati nelle loro celle, senza cibo caldo, con pulizia minima, senza poter ricevere visite né fare telefonate.

 

 

UN DOCUMENTO ESSENZIALE

 

 

Alarcón ha partecipato alla prima di Misión contra el terror, un documentario sui Cinque e sulla loro lotta contro il terrorismo realizzato dall’irlandese Bernie Dwyer, giornalista di Radio Habana Cuba, e dal cubano Roberto Ruiz, direttore della programmazione e sceneggiatore del Canale Educativo della Televisione Cubana.

 

Misión contra el terror ha avuto la sua prima internazionale nel Congresso Europeo di Solidarietà con Cuba a Lussemburgo il 21 novembre. Poi è stato presentato in vari paesi europei.

 

Il documentario offre un’informazione ampia sul compito dei Cinque: infiltrare i circoli terroristici di Miami e il loro ambiente; sugli attacchi terroristici contro Cuba da quasi cinque decenni e sulla necessità del popolo cubano di difendersi.

 

Co-prodotto dal Canale Educativo di Cuba e dalla produttrice irlandese Two Islands Productions, Misión contra el terror costituisce un documento essenziale per coloro che vogliono conoscere la causa dei Cinque.