Cuba:  a 25 anni dall’inizio del Periodo speciale (IV)

José Luis Rodríguez –  http://www.cubacontemporanea.com

link alla III parte

Roberto-Cursi-4-Le idee di base sulle misure di fondo per affrontare la crisi del Periodo speciale sarebbero state delineate in un discorso pronunciate da Fidel Castro, il 26 luglio 1993.

In tale discorso si spiegarono le misure fondamentali che avrebbero caratterizzato la politica economica nel Periodo speciale. Al riguardo si sarebbe segnalato come, nel 1993, il paese aveva smesso di percepire  450 milioni di $ per la caduta della produzione di zucchero, che avrebbe raggiunto solo 4 milioni 280 mila tonnellate, fino a quel momento. Inoltre, si analizzò sino a che punto si erano ridotti i prezzi delle esportazioni di nichel, gamberi ed aragoste, e la grave carenza di valuta che si affrontava.

Tutto questo portava alla necessità di depenalizzare il possesso e l’uso della valuta estera nel paese -tra cui il riceve le rimesse dall’estero- e il loro assorbimento da parte di un sistema di negozi di raccolta di valuta, mentre si ampliavano i permessi per visite nel paese da parte della comunità cubana all’estero. Allo stesso modo, s’informava sull’espansione degli investimenti esteri e circa la necessità di adottare misure per ridurre l’eccesso di liquidità nelle mani della popolazione.

Cominciava a materializzarsi una strategia economica diretta a promuovere il recupero e resistere all’impatto della crisi al minor costo sociale possibile, mentre si facevano passi per reintegrare l’economia cubana nelle nuove condizioni, con il consenso politico necessario per esso.

L’attuazione di queste misure ha avuto inizio tra agosto e settembre 1993, con l’emissione del Decreto Legge N°140, mediante il quale si depenalizzava l’uso di sette valute convertibili nel paese, dando l’avvio al regime di doppia moneta che esiste ad oggi; il N°141, che legalizzava, nuovamente, l’esercizio del lavoro autonomo, ed il 142, che creò le Unità di Base di Produzione Cooperativa (UBPC), trasformando il regime di proprietà in agricoltura.

Tuttavia, nel contesto delle misure adottate risaltava per la sua importanza e urgenza, la necessità di frenare lo squilibrio finanziario nazionale, che già minacciava muovendo verso un processo di demonetizzazione e totale disorganizzazione dell’attività economica. Questa situazione fu affrontata, in maniera dettagliata, nella seconda sessione ordinaria dell’ANPP il 28 dicembre, in cui si valutò la situazione finanziaria interna e la necessità di discutere massicciamente, con tutta la popolazione, il che avrebbe dato luogo alla realizzazione di “parlamenti di lavoratori”, tra gennaio e marzo del 1994, un processo che fornì  più di 530000 proposte che furono analizzate in sessioni straordinarie dell’ANPP il 1 e 2 maggio.

Habana-Foto-Ariel-Arias-CC_EDIIMA20130411_0274_5In tale assemblea si adottò il programma di risanamento finanziario del paese, che includeva ridurre sistematicamente il sussidio per le perdite delle imprese e altre spese di bilancio e aumentare le entrate; raggiungere la stabilità del risparmio; controllare la circolazione di monete nel paese; introdurre meccanismi per stimolare la produzione; valutare l’aumento dei prezzi e delle tariffe per i prodotti selezionati; implementare, gradualmente, un nuovo sistema impositivo; esaminare l’opportunità di un cambio di moneta come un elemento complementare delle misure da applicare e consentire al governo di adottare ulteriori misure che si considereranno per il risanamento finanziario del paese.

Le misure più importanti adottate da allora e che avrebbe completato l’impulso alla imprescindibile ripresa economica, avrebbero incluso, nell’estate del 1993, la Legge N°73, che implementò un nuovo sistema fiscale; la creazione del peso cubano convertibile (CUC), nel dicembre 1994, e delle Case di cambio (CADECA), nell’ottobre 1995; l’approvazione nel settembre 1995 della Legge N°77, che fornì un quadro giuridico appropriato agli investimenti esteri; i decreti Legge N°172 e 173 del 1997, che hanno ristrutturato il sistema  bancario nazionale, e il N°187 del 1998, che avrebbe attuato il processo di miglioramento aziendale.

I servizi sociali di base, fondamentalmente, si riuscirono a mantenere anche nei momenti più difficili del Periodo speciale. Tuttavia, nell’ordine sociale la ripresa fu più graduale e un decisivo impulso per superare le difficoltà della crisi si attuò, con più forza, a partire dall’inizio della Battaglia delle Idee, nel 1999.

In generale si può affermare che il modello economico che fu gradualmente installato, durante i primi anni del Periodo speciale, mantenne il predominio della proprietà statale nell’economia cubana, mentre  si apriva uno spazio ad altre forme di proprietà sociale come le cooperative, nel settore agricolo, e a schemi non statali, come il lavoro autonomo in un gruppo di professioni, così come l’associazione con capitale straniero.

Questo processo fu accompagnato da un maggiore decentramento della gestione delle aziende pubbliche e dal riconoscimento, più ampio, del mercato  con una pianificazione centralizzata più flessibile.

Per eseguire queste trasformazioni, non può dirsi che esistesse un programma di riforme pre-concepito; furono strutturati in maniera tempestiva per dar risposta alle necessità di sopravvivenza del paese e affrontare la crisi.

Tuttavia, non vi fu improvvisazione, perché al prodursi i cambi era sempre presente la previsione dei suoi possibili effetti positivi e negativi. Fu anche un processo adattato alle condizioni specifiche di Cuba, anche se si studiarono le esperienze di paesi come Vietnam e Cina.

Nella stessa misura in cui si considerò il Periodo speciale come una fase emergente che interruppe il processo di costruzione del socialismo a Cuba, molte delle misure adottate non avrebbero avuto un carattere irreversibile e altre furono considerate concessioni temporanee.

Un elemento determinante in questo senso fu sollevato da Fidel Castro nell’agosto del 1995: “Non possiamo essere guidati da criteri di ciò che ci piace o non piace, ma di ciò che è utile o non utile alla nazione e al popolo in questi momenti tanto decisivi per la storia del nostro paese (…). Abbiamo detto che stiamo introducendo elementi di capitalismo nel nostro sistema, nella nostra economia, questo è vero; abbiamo parlato, anche, di conseguenze che vediamo dell’uso di tali meccanismi. Sì, lo stiamo facendo”.

Una sintesi del significato di questa fase, tanto difficile, l’avrebbe fornita lo stesso leader cubano, dicendo anni dopo: “Può essere che ci dimentichiamo, ma ogni momento dobbiamo ricordarci che terribile colpo ha significato per questo paese la catastrofe sovietica e la scomparsa del campo socialista. A volte parliamo come se questo non fosse successo, come se vivessimo in condizioni normali”.

* L’autore è un consulente del Centro di Ricerche sull’Economia Mondiale.

* Questo lavoro si basa sul capitolo II del libro Il Periodo Speciale a Cuba: la battaglia economica, in corso di pubblicazione da parte dell’autore.

Cuba: a 25 años del inicio del Período especial (IV)

Por José Luis Rodríguez
 
 Las ideas básicas sobre las medidas de fondo para enfrentar la crisis del Período especial serían esbozadas en el discurso pronunciado por Fidel Castro el 26 de julio de 1993.
 
 En ese discurso se explicaron las medidas fundamentales que caracterizarían la política económica en el Período especial. Al respecto se señalaría cómo en 1993 el país había dejado de percibir 450 millones de dólares por la caída de la producción azucarera, que sólo alcanzaría 4 millones 280 mil toneladas hasta ese momento. Adicionalmente, se analizó hasta qué punto se habían reducido los precios de las exportaciones de níquel, camarones y langostas, y la grave escasez de divisas que se enfrentaba.
 
 Todo esto llevaba a la necesidad de despenalizar la tenencia y uso de la divisa en el país -incluyendo la recepción de remesas desde el extranjero-, y a su captación mediante un sistema de tiendas de recaudación de divisas, al tiempo que se ampliaban los permisos para visitas al país por parte de la comunidad cubana en el exterior. Igualmente, se informaba sobre la ampliación de la inversión extranjera y acerca de la necesidad de adoptar medidas para reducir el exceso de liquidez en manos de la población.
 
 Comenzaba a materializarse una estrategia económica dirigida a avanzar en la recuperación y resistir el impacto de la crisis al menor costo social posible, al tiempo que se daban pasos para reinsertar la economía cubana en las nuevas condiciones, contando con el consenso político indispensable para ello.
 
 La implementación de estas medidas comenzó entre agosto y septiembre de 1993, al emitirse el Decreto Ley Nº 140, mediante el cual se despenalizaba el uso de siete divisas convertibles en el país, dando inicio al régimen de dualidad monetaria que existe hasta el presente; el Nº 141, que legalizaba nuevamente el ejercicio del trabajo privado por cuenta propia, y el 142, que creó las Unidades Básicas de Producción Cooperativa (UBPC), transformando el régimen de propiedad en la agricultura.
 
 Sin embargo, en el contexto de las medidas adoptadas resaltaba, por su importancia y urgencia, la necesidad de frenar el desequilibrio financiero interno, que amenazaba ya con avanzar hacia un proceso de desmonetización y desorganización total de la actividad económica. Esa situación se abordó detalladamente en la segunda sesión ordinaria de la ANPP el día 28 de diciembre, en la cual se evaluó la situación financiera interna y la necesidad de discutir masivamente la misma con toda la población, lo que daría lugar a la realización de “parlamentos obreros” entre enero y marzo de 1994, un proceso que arrojó más de 530 000 propuestas que fueron analizadas en las sesiones extraordinarias de la ANPP del 1º y 2 de mayo.
 
 En esa asamblea se adoptó el programa de saneamiento financiero del país, el que incluía reducir sistemáticamente el subsidio por pérdidas de las empresas y otros gastos presupuestarios e incrementar los ingresos; lograr la estabilidad de los ahorros; controlar la circulación de divisas en el país; introducir mecanismos de estímulo a la producción; valorar la elevación de los precios y tarifas de productos seleccionados; implantar gradualmente un nuevo sistema impositivo; examinar la conveniencia de un cambio de moneda como un elemento complementario de las medidas a aplicar y facultar al gobierno a adoptar otras medidas que se consideraran para el saneamiento financiero del país.
 
 Las medidas más importantes adoptadas a partir de entonces, y que completarían el impulso a la reanimación económica imprescindible, incluirían la aprobación en el verano de 1993 de la Ley Nº 73, que implementó un nuevo sistema impositivo; la creación del peso cubano convertible (CUC) en diciembre de 1994 y de las Casas de cambio (CADECA) en octubre de 1995; la aprobación en septiembre de 1995 de la Ley Nº 77, que brindaba un marco legal apropiado a la inversión extranjera; los decretos Ley Nº 172 y 173 de 1997, que reestructuraron el sistema bancario nacional, y el Nº 187 de 1998, que implementaría el proceso de perfeccionamiento empresarial.
 
 Los servicios sociales básicos, en lo fundamental, lograron mantenerse aun en los momentos más difíciles del Período especial. No obstante, en el orden social la recuperación fue más gradual y un impulso decisivo para superar las dificultades de la crisis se implementó con más fuerza a partir del inicio de la Batalla de Ideas en 1999.
 
 En general puede decirse que el modelo económico que fue implantándose gradualmente durante los primeros años del Período especial mantuvo el predominio de la propiedad estatal en la economía cubana, al tiempo que se abría un espacio a otras formas de propiedad social como las cooperativas en la agricultura y a esquemas no estatales como el trabajo por cuenta propia en un grupo de ocupaciones, así como la asociación con capital extranjero.
 
 Este proceso fue acompañado por una mayor descentralización de la gestión de las empresas públicas y por el reconocimiento más amplio del mercado junto a una planificación centralizada más flexible.
 
 Para llevar a cabo estas transformaciones no puede decirse que existiera un programa de reforma preconcebido; fueron estructuradas sobre una base puntual para dar respuesta a las necesidades de sobrevivencia del país y enfrentar la crisis.
 
 No obstante, no hubo improvisaciones, pues al producirse los cambios estuvo siempre presente la previsión de sus posibles efectos positivos y negativos. Fue igualmente un proceso adaptado a las condiciones específicas de Cuba, si bien se estudiaron las experiencias de países como Vietnam y China.
 
 En la misma medida en que se consideró el Período especial como una etapa emergente que interrumpió el proceso de construcción del socialismo en Cuba, muchas de las medidas adoptadas no tendrían un carácter irreversible y otras fueron consideradas concesiones temporales.
 
 Un elemento definitorio en este sentido fue planteado por Fidel Castro en agosto de 1995: “Nosotros no podemos guiarnos por el criterio de lo que nos guste o no nos guste, sino de lo que es útil o no es útil a la nación y al pueblo en estos momentos tan decisivos para la historia de nuestro país (…). Hemos dicho que estamos introduciendo elementos de capitalismo en nuestro sistema, en nuestra economía, eso es real; hemos hablado, incluso, de consecuencias que observamos del empleo de esos mecanismos. Sí, lo estamos haciendo”.
 
 Una síntesis del significado de esta etapa tan difícil, la brindaría el propio líder cubano, al señalar años después: “Puede ser que nos olvidemos, pero a cada rato debemos recordarnos qué terrible golpe significó para este país la catástrofe soviética y la desaparición del campo socialista. A veces hablamos como si eso no hubiera ocurrido, como si viviéramos en condiciones normales”.
 
 * El autor es asesor del Centro de Investigaciones de la Economía Mundial.
 
 * Este trabajo se basa en el capítulo II del libro El Período especial en Cuba: la batalla económica, en proceso de publicación por el autor.

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