Discorsi e contesti sulla normalizzazione delle relazioni

Edmundo García – https://lapupilainsomne.wordpress.com

roundtable22Nel suo discorso all’ONU e negli altri incontri il presidente cubano, Raul Castro, ha detto che la normalizzazione delle relazioni tra Cuba e gli USA esige la revoca del blocco. Il contesto di quel discorso non lascia luogo a dubbi, perché non si può parlare di normalizzazione se restano le leggi che legano, agenzie che multano, persecuzioni, sanzioni, ecc, contro la parte con cui, si suppone, si voglia entrare in un rapporto normale.

In questo caso c’è quindi una chiara conseguenza e corrispondenza tra il discorso ed il suo contesto; si presuppongono a vicenda.

Il presidente Raúl Castro ha anche detto che il territorio occupato dalla base navale statunitense, a Guantanamo, deve essere restituito; è così chiaro che forma parte della sovranità di Cuba, che è ammesso dagli USA nella stessa logica che l’ha portato a convertire, quella base, in un carcere: i detenuti devono essere lì perché è meglio averli “fuori” del paese, cioè a Cuba. Non li vogliono in territorio statunitense. E’ logico che si restituisca quell’area illegalmente occupata, se si vuole normalizzare le relazioni.

marti noticias - ileana-rosLa stessa coerenza si trova nella posizione di Cuba riguardo alle mal chiamate Radio e TV Martí. Se veramente si vuole normalizzare le relazioni, una delle parti (USA) non può violare lo spazio radio elettrico dell’altra (Cuba), né tanto meno mantenere istituzioni governative ufficialmente dedicate a diffamare e cercare di rovesciare coloro con cui si dice di voler normalizzare le relazioni. Così che il discorso cubano della cessazione di tale tipo di progetto eversivo contro la sua sovranità nazionale è del tutto coerente con il contesto politico di una normalizzazione delle relazioni.

Non ha senso che in questo momento venga mantenuto ciò che è semplicemente una piattaforma per la pubblicità e la propaganda per coloro che cercano di distruggere l’ordine politico e sociale esistente a Cuba. È una violazione e deve cessare. In questo caso, lo ripeto, anche il discorso ed il contesto sono completamente integrati; vediamo poi come si comporta questa relazione discorso-contesto per la parte USA.

Barack Obama afferma che i cambiamenti dovranno arrivare irrimediabilmente a Cuba. Questo è il discorso. Il contesto reale è che il presidente Obama, per quanto si simpatizzi con lui e si preferisca davanti ad altri politici ed estremisti di destra, sta solo cercando di ottenere con mezzi diversi, di fronte all’evidente fallimento della vecchia politica di 56 anni verso Cuba, lo stesso obiettivo di abbattere il socialismo.

Bisogna tenere questo a mente come contesto per comprendere il discorso del presidente cubano a proposito del fatto che dobbiamo difendere e preservare il socialismo. È necessario essere attenti su dove arriverebbe Cuba se si cercasse di portarla verso un capitalismo selvaggio. Cuba può migliorare il socialismo, apportare modifiche, ma non può accettare che per normalizzare le relazioni debba diventare un paese capitalista in cui prevalgano la disuguaglianza e le relazioni di mercato senza valori, senza giustizia e senza solidarietà umana.

Per quella strada, di provocare cambiamenti anti-socialisti, stanno arrivando dei nuovi attori che fino a poco tempo fa, si esprimevano apertamente contro Cuba e che ora, perché non hanno altra scelta, chiedono la revoca del blocco e promuovono le relazioni economiche con l’isola. Eco perché mi ha stupito un panel (seminario) sponsorizzato dal Nuevo Herald (neppure da The Miami Herald) nella sua stessa sede, il 6 ottobre, per promuovere gli investimenti e il turismo a Cuba.

Con mio stupore, in quel panel appare una persona che ha sponsorizzato sanzioni di ogni tipo contro Cuba, come il senatore federale Mel Martinez, ora come presidente per la regione sud-est degli USA e America Latina di JP Morgan Chase & Co. Insieme a Martinez, il panel riunisce persone di diverse sfumature come Pedro Freyre, presidente di Ackerman LLP International Practice; Kendra Guild, di Marazul Charter; Arnold Donald, direttore esecutivo di Carnival Corp (la cui nuova filiale, Fathom, salperà a Cuba a partire dalla primavera 2016) e Scott Laurence, vice presidente per la pianificazione delle compagnie aeree JetBlue.

E’ sorprendente che El Nuovo Herald stia promuovendo forum su affari a Cuba, quando fino a ieri, si mostrava come inflessibile e obsoleto a tal riguardo. Sembra che in tempi attuali il quotidiano di Miami sia rimasto senza politica editoriale; o forse sarà che, come dice il collega Alvaro Fernandez, non l’ha mai avuta per affrontare solo gli eventi effimeri del momento.

Questo è il discorso del quale ora si appropria per necessità El Nuovo Herald di Miami; ma il sotto-testo, non sbagliamoci, è di cercare la sovversione attraverso le nuove vie aperte, e davanti all’evidente fallimento dello scontro violento.

Come ha detto un ascoltatore di ‘La tarde se mueve’, quel panel sul futuro del turismo e gli affari a Cuba organizzato dal quotidiano della destra di Miami, è come se il diavolo si mettesse a fare le ostie.

googlebAnche Google ha interesse nel portare Internet a Cuba; ma, qual è stato il contesto e sotto-testo di esecuzione da parte di Google: la sorveglianza dei cittadini, la cooperazione con i servizi segreti, l’avere agito come promotore e supporto delle chiamate Primavere arabe. Così non si può fare affidamento, ingenuamente, su dichiarazioni e buone intenzioni.

Il discorso di Cuba, e anche il suo contesto, è il socialismo; sono le idee di Fidel e Raul. Nessuno deve attendere, né prima né dopo il 2018, che Cuba consegni una sovranità che ha saputo difendere al di sopra dei modelli plattisti (dell’Emendamento Platt). Cuba non cedette davanti ai colpi duri e non cederà né oggi né domani di fronte ai colpi morbidi.

Discursos y contextos sobre la normalización de relaciones entre Cuba y Estados Unidos.

Por Edmundo García

En su discurso en la ONU y otros encuentros el presidente cubano Raúl Castro ha dicho que la normalización de las relaciones entre Cuba y EEUU exige el levantamiento del bloqueo. El contexto de ese discurso no deja lugar a dudas, ya que no puede hablarse de normalización si permanecen leyes que atan, agencias que multan, persecuciones, sanciones, etc., contra la parte con que supuestamente se quiere entrar en una relación normal.

En este caso hay una clara consecuencia y correspondencia entre el discurso y su contexto; se presuponen mutuamente.

El presidente Raúl Castro también dice que el territorio que ocupa la base naval norteamericana en Guantánamo debe ser devuelto; es tan claro que forma parte de la soberanía de Cuba, que está admitido por Estados Unidos en la propia lógica que lo ha llevado a convertir esa base en cárcel: los presos deben estar allí porque es mejor tenerlos “fuera” del país; es decir, en Cuba. No los quieren en territorio norteamericano. Es lógico que se devuelva esa área ocupada ilegalmente si se aspira a normalizar relaciones.

La misma coherencia se puede encontrar en la posición cubana respecto a las mal llamadas radio y televisión Martí. Si de verdad se quiere normalizar relaciones, una de las partes (EEUU) no puede violar el espacio radioeléctrico de la otra (Cuba), ni mantener unas instituciones gubernamentales dedicadas oficialmente a difamar y tratar de derrocar a aquellos con quienes dice que desea normalizar relaciones. Así que el discurso cubano del cese de ese tipo de proyecto subversivo contra su soberanía nacional es totalmente coherente con el contexto político de una normalización de relaciones.

No tiene sentido que en el momento actual se mantenga lo que simplemente es una plataforma de publicidad y propaganda a favor de quienes pretenden destruir el orden político y social existente en Cuba. Es una violación y debe cesar. En este caso, repito, también el discurso y el contexto están totalmente complementados; veamos ahora cómo se comporta esta relación discurso-contexto por la parte norteamericana.

Barack Obama plantea que los cambios tendrán que llegar a Cuba irremediablemente. Ese es el discurso. El contexto real es que el presidente Obama, por mucho que se simpatice con él y se prefiera ante otros políticos extremistas y derechistas, solo está tratando de alcanzar por diferente vía, ante el evidente fracaso de la vieja política de 56 años hacia Cuba, el mismo objetivo de hacer caer el socialismo.

Hay que tener esto en cuenta como contexto para entender el discurso del presidente cubano respecto a que hay que defender y conservar el socialismo. Es necesario tener cuidado sobre dónde llegaría Cuba si se la trata de llevar hacia un capitalismo salvaje. Cuba puede perfeccionar el socialismo, hacer cambios, pero no puede aceptar que para normalizar relaciones tenga que convertirse en un país capitalista donde imperen la desigualdad y relaciones de mercado sin valores, sin justicia y sin solidaridad humana.

Por ese camino de provocar cambios anti socialistas, están llegando unos nuevos actores que hasta hace muy poco se expresaban abiertamente contra Cuba y que ahora, porque no les queda otro remedio, piden el levantamiento del bloqueo y promueven relaciones económicas con la isla. Por eso me ha llamado mucho la atención un panel auspiciado por El Nuevo Herald (ni siquiera por The Miami Herald) en su propia sede el próximo 6 de octubre, para promover inversiones y turismo en Cuba.

Para mi sorpresa, en ese panel aparece una persona que patrocinó sanciones de todo tipo contra Cuba, como el senador federal Mel Martínez, ahora como presidente para la región sureste de EEUU y América Latina de J.P. Morgan Chase & Co. Junto a Martínez el panel reúne a personas de distintos matices como Pedro Freyre, presidente de Ackerman LLP International Practice; Kendra Guild, de Marazul Charters; Arnold Donald, director ejecutivo de Carnival Corp (cuya nueva filial, Fathom, zarpará a Cuba a partir de la primavera del 2016) y Scott Laurence, vicepresidente para planificación de aerolíneas de JetBlue.

Es sorprendente que El Nuevo Herald esté promoviendo foros sobre negocios en Cuba, cuando hasta ayer mismo se mostraba como inflexible y obsoleto en ese aspecto. Tal parece que en los tiempos actuales el periódico miamense se ha quedado sin política editorial; o será que, como dice el colega Álvaro Fernández, nunca la tuvo por atender solo a los efímeros sucesos del momento.

Ese es el discurso del que se apropia ahora por necesidad El Nuevo Herald de Miami; pero el subtexto, no nos engañemos, es el de buscar la subversión por las nuevas vías abiertas, y ante el evidente fracaso de la confrontación violenta.

Como dijo un oyente de La tarde se mueve, ese panel sobre el futuro del turismo y los negocios en Cuba convocado por el periódico de la derecha miamense, es como si el diablo se pusiera a hacer las hostias.

También Google tiene un discurso de llevar internet a Cuba; pero, cuál ha sido el contexto y subtexto de la actuación de Google: la vigilancia de los ciudadanos, la cooperación con los servicios secretos, el haber actuado como promotor y soporte de las llamadas primaveras árabes. Así que no se puede confiar ingenuamente en declaraciones y buenas intenciones.

El discurso de Cuba, y también su contexto, es el del socialismo; son las ideas de Fidel y de Raúl. Nadie debe esperar, ni antes ni después del 2018, que Cuba entregue una soberanía que ha sabido defender por encima de los modelos plattistas. Cuba no cedió ante los golpes duros y tampoco cederá hoy ni mañana ante los golpes suaves.

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