Cuba: un’immensa capacità di lotta e di negoziazione

P.G.Casanova https://lapupilainsomne.wordpress.com

fidel_castroAvvertire le possibilità concrete che il progetto cubano ha, e riconoscere in lui la realizzazione universale di un desiderio storico che rispetti la diversità di credenze, ideologie, razze, sessi, orientamenti sessuali ed età e che con la Giustizia sociale ed individuale prevale la Libertà, e faccia di entrambe il suo principale valore e meta, sarà riconoscere il nuovo nella dialettica della storia o la nuova dialettica della storia.

Cuba è un paese che ha dimostrato un’immensa capacità di lotta e negoziazione, senza che in nessun momento della lotta o della negoziazione abbia rinunciato ai suoi valori e obiettivi fondamentali. La nuova dialettica suggerisce che in futuro si daranno fenomeni di lotta e negoziazione e che, in essi, il non negoziabile sarà il socialismo democratico e la giustizia sociale ed individuale e ciò che sarà da negoziare saranno le alternative e la transizione verso un mondo capace di preservare la vita, la giustizia, la libertà e la sovranità dei popoli, dei lavoratori e dei cittadini.

Sul cammino della resistenza e lotta di Cuba per mantenere il suo progetto di emancipazione nulla può essere più efficace che ricordare quei discorsi pedagogici e rivoluzionari di Fidel quando, all’inizio della Rivoluzione Cubana, per ore e ore, nella Piazza della Rivoluzione parlava ai contadini e al suo popolo perché accrescessero la sua volontà, la sua coscienza e la sua conoscenza dei valori e mete della Rivoluzione. Oggi, quando l’analfabetismo è scomparso e la scolarizzazione è universale e raggiunge i livelli più alti, quando i contingenti del popolo cubano sono organizzati in tutto il paese, e intrisi nella sua stragrande maggioranza dei valori della rivoluzione, e quando a loro conoscenza, coscienza e volontà si aggiunge la sua capacità di prendere decisioni cruciali nel governo dell’isola, come è accaduto in numerose occasioni in cui Cuba ha mostrato chiaramente l’impossibità che una guerra internazionale o civile riesca distruggerla, niente di meglio per vincere la nuova lotta che pongano le relazioni diplomatiche con gli USA, che fanno effettive le parole del recente discorso che Fidel ora non ha pronunciato ad agricoltori e contadini, ma ai figli di quelli che lo ascoltarono all’Università di L’Avana, a lato di giovani provenienti dai quei settori medi che si profilavano nella società cubana, secondo Fernando Martinez Heredia.

Delle parole di Fidel si deducono, più chiaramente, tanto la strategia che devono seguire i giovani ed il popolo di Cuba nel mondo di oggi, come quella che seguiranno i rappresentanti del complesso militare-imprenditoriale-mediatico USA e di altri governi e società del mondo capitalistico, se oseranno conoscere la verità e scegliere una politica che assicuri la vita sul Pianeta. Simile cammino, lungi dall’essere incredibile, è una realtà che si esprime qui e là, nel lungo discorso, con espressioni e parole come le seguenti sulla nostra propria forza attuale e potenziale “possediamo armi nucleari in virtù del potere invincibile delle armi morali”. Queste parole sono corrette: la strategia della resistenza del popolo cubano e di altri popoli è nel potere delle armi morali e nella dimostrazione che fanno di loro contro la politica di collusione, cooptazione, corruzione, intimidazione che ha portato alla restaurazione del capitalismo nel cosiddetto campo socialista; “i giovani di oggi devono lottare -disse Fidel- con le armi morali al di sopra delle ideee della loro classe”, come hanno combattuto nel corso della storia di Cuba e del Mmondo, e come ha iniziato a lottare Fidel, “figlio di proprietario terriero”. E ha poi aggiunto: Tutti gli “uomini di pensiero” leggono e leggeranno Marti, lui che ha fatto della morale un concetto rivoluzionario inestimabile.

E ora pensando alla Terra, al Pianeta, Fidel ha esaltato “la brevissima storia della specie umana alla ricerca di una società giusta … di fronte ad un sistema ripugnante” come l’attuale, e ha fatto vedere che “siamo di fronte ad una grande battaglia, che andremo ad affrontare e andremo a vincere, che è l’importante”. Nella lotta incluse più e più volte i parassiti e gli svergognati che negoziano nei mercati nascosti e che si trovano tra i principali nemici di una società giusta. “Siamo coinvolti in una battaglia -dice testualmente- contro i vizi, contro distrazione di fondi, contro i furti, e lì c’è quella forza che non avevamo prima della battaglia di idee, destinata per condurre questa battaglia”.

“In questa battaglia non si debe avere tregua con nessuno” -ha aggiunto-. “Ogni cosa si chiamerà per nome” e “si farà appello all’onore di ogni settore” senza che l’autocritica rimanga autocritica, ma si snazioni l’immenso danno causato dagli “svergognati”. Queste sono le parole che ha usato. De ad esse Fidel ha aggiunto questo tipo di resistenza nella lotta contro a ciò che l’imperialismo usa come potente arma: l’individualismo, il tradimento del progetto di emancipazione per interesse personale o familiare, o di gruppo e clientela, e chi curando tale limitato interesse fa un immenso danno all’interesse generale della liberazione, dell’emancipazione, della Rivoluzione. E ha anche ricordato un’importante esperienza personale per l’azione ecumenica di Cuba, in cuiavendo passato dal comunismo utopico al marxismo, quando si recò in Cile, nel l971, aveva confermato il suo rispetto per le idee religiose, era necessario aggiungere, con la Teologia della Liberazione, “l’idea di unire le forze e lotte” e a questo proposito riportò nuovamente la morale e la forza. Egli disse: “i valori etici sono essenziali, senza valori etici non c’è nessun valore rivoluzionario”.

Molte altre righe di condotta per la strategia di resistenza e di lotta per la giustizia, la libertà e la vita si deducono dal testo; ma voglio limitarmi ai problemi che Fidel pone a tutto il mondo con la seguente domanda: “Possono o no impedire gli uomini … può o no impedire la società che le rivoluzioni si distruggano”? E lui fa vedere che se si lotta onestamente, seriamente, con disciplina, con il lavoro instancabile, e se si riconosce che non si sa come sarà l’intero processo storico che viene, né tutto quello che sta andiamo a scoprire e se si riconosce che siamo determinati ad insegnare e imparare, e si ricorda che non si può confidare nell’imperialismo e che ci sono “milioni di cubani preparati per la guerra di tutto il popolo”, e se si ottiene “la totale assenza di paura” …. non solo si preserveranno le conquiste della rivoluzione ma “si potrà dire con la voce di milioni o centinaia di miliardi ‘Vale la pena di essere nati! Vale la pena di aver vissuto!”.

E con queste parole finisco le mie sicuro che Cuba e l’Umanità raggiungeranno la giustizia e la vita sulla terra.

Frammenti del testo dell’autore “Cuba ed il futuro dell’umanità” ne La Jornada

Cuba es un país que ha mostrado una inmensa capacidad de lucha y negociación

Por Pablo González Casanova

Advertir las posibilidades concretas que el proyecto cubano tiene, y reconocer en él la realización universal de un anhelo histórico que respete la diversidad de creencias, de ideologías, de razas, sexos, inclinaciones sexuales y edades y que con la Justicia social e individual hermane la Libertad, y haga de ambas sus principal valor y meta, será reconocer lo nuevo en la dialéctica de la historia o la nueva dialéctica de la historia.

Cuba es un país que ha mostrado una inmensa capacidad de lucha y negociación, sin que en ningún momento de la lucha o la negociación haya renunciado a sus valores y objetivos centrales. La nueva dialéctica parece indicar que en el futuro se darán fenómenos de lucha y negociación y que en ellos, lo no negociable será el socialismo democrático y la justicia social e individual y lo que habrá de negociarse serán las alternativas y la transición a un mundo capaz de preservar la vida, la justicia, la libertad y la soberanía de pueblos, trabajadores y ciudadanos.

Sobre el camino de la resistencia y lucha de Cuba por mantener su proyecto emancipador nada puede ser más acertado que recordar aquellos discursos pedagógicos y revolucionarios de Fidel cuando en los inicios de la Revolución Cubana, durante horas y horas, en la Plaza de la Revolución hablaba a los guajiros y a su pueblo para que acrecentaran su voluntad, su conciencia y su conocimiento de los valores y metas de la Revolución. Hoy, cuando el analfabetismo ha desaparecido y la escolaridad es universal y alcanza los más altos niveles, cuando los contingentes del pueblo cubano están organizados a lo largo y ancho del país, y compenetrados en su inmensa mayoría de los valores de la revolución, y cuando a sus conocimientos, su conciencia y su voluntad añaden su capacidad para tomar decisiones cruciales en el gobierno de la Isla, como ha ocurrido en numerosas ocasiones en que Cuba mostró claramente la imposibilidad de que una guerra internacional o civil lograra destruirla, nada mejor para ganar la nueva lucha que plantean las relaciones diplomáticas con Estados Unidos, que hacer efectivas las palabras del reciente discurso que Fidel ya no pronunció ante los campesinos y los guajiros sino ante los hijos de los mismos que lo escucharon en la Universidad de la Habana, al lado de jóvenes provenientes de esos sectores medios que se perfilan en la sociedad cubana según Fernando Martínez Heredia.

De las palabras de Fidel se deducen, con la mayor claridad, tanto la estrategia a seguir por la juventud y el pueblo de Cuba en el mundo actual, como la que seguirán los representantes del complejo–militar–empresarial–mediático y político de Estados Unidos y otros gobiernos y corporaciones del mundo capitalista, si se atreven a conocer la verdad y optan por una política que asegure la vida en el Planeta. Semejante camino, lejos de ser increíble, corresponde a una realidad que se expresa aquí y allá en el largo discurso, con expresiones y palabras como las siguientes sobre nuestra propia fuerza actual y potencial: “poseemos armas nucleares en virtud del poder invencible de las armas morales”. Esas palabras son exactas: la estrategia de la resistencia del pueblo cubano y otros pueblos está en el poder de sus armas morales y en la demostración que hagan de ellas contra la política de colusión, de cooptación, de corrupción, de intimidación que llevó a la restauración del capitalismo en el llamado campo socialista; “los jóvenes de hoy deben luchar –dijo Fidel– con las armas morales por encima de las ideas de su clase”, como han luchado a lo largo de la historia de Cuba y del Mundo, y como empezó a luchar Fidel, “hijo de terrateniente”. Y agregó: Todos los “hombres de pensamiento” leen y leerán a Martí, el que hizo de la moral un concepto revolucionario invaluable.

Y ya pensando en la Tierra, en el Planeta, Fidel exaltó “la brevísima historia de la especie humana buscando una sociedad justa… frente a un repugnante sistema” como el actual, e hizo ver que “estamos frente a una gran batalla, que debemos librar, que vamos a librar y vamos a ganar, que es lo importante”. En la lucha incluyó una y otra vez a los parásitos y sinvergüenzas que comercian en los mercados escondidos y que se encuentran entre los enemigos principales de una sociedad justa. “Estamos envueltos en una batalla —dijo textualmente—contra vicios, contra desvío de recursos, contra robos, y allí está esa fuerza con la que no contábamos antes de la batalla de las ideas, diseñada para librar esa batalla”.

“En esa batalla no debe haber tregua con nadie” –añadió–. “Cada cosa se llamará por su nombre” y “se apelará al honor de cada sector”, sin que la autocrítica se quede en autocrítica, sino se sancione el inmenso daño que hacen “los sinvergüenzas”. Son las palabras que empleó. Y a ellas Fidel añadió ese tipo de resistencia en lucha frente a lo que el imperialismo usa como un arma poderosísima: el individualismo, la traición al proyecto emancipador por interés personal o familiar, o de grupo y clientela, y que atendiendo a ese interés limitado hace un daño inmenso al interés general de la liberación, de la emancipación, de la revolución. Y también recordó una experiencia personal muy importante para la acción ecuménica de Cuba, en que habiendo pasado del comunismo utópico al marxismo, cuando había ido a Chile en l971 había confirmado que a su respeto de las ideas religiosas, era necesario añadir, con la Teología de la Liberación, “la idea de unir fuerzas y luchas” y a ese respecto trajo nuevamente a cuentas la moral como fuerza. Dijo: “los valores éticos son esenciales, sin valores éticos no hay valores revolucionarios”.

Muchas otras líneas de conducta para la estrategia de la resistencia y la lucha por la justicia, la libertad y la vida se deducen del texto; pero quiero limitarme a los problemas que Fidel plantea a todo el mundo con la siguiente pregunta: ¿”Pueden o no impedir los hombres… puede o no impedir la sociedad que las revoluciones se derrumben”? Y él hace ver que si se lucha con honestidad, con seriedad, con disciplina, con trabajo incansable, y si se reconoce que no se sabe cómo va a ser todo el proceso histórico que viene, ni todo lo que vamos a ir descubriendo, y si se reconoce que estamos decididos a enseñar y aprender, y se recuerda que no puede uno confiar en el imperialismo y que hay “millones de cubanos preparados para la guerra de todo el pueblo”, y si se logra “la ausencia total del miedo”…. no sólo se preservarán los logros de la revolución sino “se podrá decir en la voz de millones o de cientos de miles de millones: “¡Vale la pena haber nacido! ¡Vale la pena haber vivido!”.

Y con esas palabras termino las mías seguro de que Cuba y la Humanidad alcanzarán la justicia y la vida en la tierra.

Fragmento del texto del autor “Cuba y el futuro de la humanidad” en La Jornada

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