Venezuela: maggioranza approva l’economia socialista

Geraldina Colotti –  ilmanifesto

48894-1Maduro deve andarsene, il governo non durerà sei mesi. Questo il martellante messaggio con cui le destre, maggioritarie in parlamento, rispondono picche a ogni proposta proveniente dalla parte avversa, che cerca soluzioni alla crisi coinvolgendo la parte sana del paese. In base alle sue prerogative costituzionali, il presidente — eletto nel 2013 per un periodo di 6 anni — ha emanato un decreto di Emergenza economica basato su «9 motori produttivi»: per 60 giorni rinnovabili.

Il Tribunal Supremo de Justicia ne ha ratificato la pertinenza. Nel fine settimana, una gran folla di persone ha manifestato il suo sostegno. L’Assemblea nazionale — in cui l’opposizione, per la prima volta da 17 anni, ha ottenuto una maggioranza schiacciante alle elezioni del 6 dicembre — ha però respinto il decreto. E ora il chavismo prepara una nuova proposta di mediazione.

Per far fronte alla drastica caduta del prezzo del petrolio, che ha ridotto le entrate dell’80%, e al permanere di «una guerra non convenzionale promossa dalle destre con il sostegno dei governi stranieri», il decreto apre nuove prospettive di sviluppo: all’economia comunale, alla piccola produzione e al turismo, nell’intento di diversificare il modello ancora troppo basato sulla rendita petrolifera; e prevede che lo Stato possa procedere con altri espropri e nazionalizzazioni. Apre però anche le porte a quel settore privato non parassitario, a cui vengono offerti nuovi incentivi. «La proprietà privata non è a rischio», ha rassicurato il vicepresidente Aristobulo Isturiz, noto per le sue posizioni radicali e vicine ai movimenti.

Un sondaggio della firma Hinterlaces — condotto su un campione di 1200 persone sopra i 18 anni tra l’11 e il 17 gennaio e con un’affidabilità del 95% — fotografa gli umori del paese in merito alle nuove misure. Il 79% è d’accordo che si costruisca «un nuovo modello economico produttivo e socialista» e appoggia le proposte di Maduro. Oltre il 56% pensa che debba essere lo Stato e non l’impresa privata a condurre l’economia, mentre il restante 41% desidera che avvenga il contrario. L’80%, inoltre, ritiene che lo Stato debba stabilire regole economiche chiare per indirizzare il percorso delle imprese private. Il 95% vuole che si rideterminino all’origine i prezzi di alcuni prodotti agricoli affinché convenga produrli. Il 60% chiede al governo di fissare un prezzo massimo di vendita dei prodotti, mentre il 38% è in disaccordo.

Le destre guardano invece all’indirizzo economico emerso nel vertice di Davos e determinato dalle decisioni del Fondo monetario internazionale. In quella sede, si sono incontrati il supermiliardario venezuelano Lorenzo Mendoza, che dirige la grande impresa Polar e il presidente argentino, l’imprenditore neoliberista Mauricio Macri, che ha voltato le spalle ai programmi sociali del kirchnerismo e alle alleanze sud-sud. Domani, Maduro si recherà invece in Ecuador, dove apre i battenti il IV Vertice della Comunità degli stati latinoamericani e caraibici (Celac): per chiedere sostegno contro le ingerenze di Macri e dello spagnolo Rajoy. E, a febbraio, il Venezuela assumerà la presidenza del Consiglio di sicurezza Onu: è stato però sospeso dal diritto di voto perché deve all’Onu 3 milioni di dollari.

 

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