Argentina: la fine del post-neo-liberismo e la destra dura

James Petras http://albainformazione.com

macriLa lotta di classe dall’alto ha trovato la sua espressione più intensa, completa e retrograda in Argentina, con l’elezione di Mauricio Macri (Dicembre 2015). Durante i primi due mesi in carica, attraverso l’assunzione arbitraria di poteri emergenziali, ha invertito, con decreti, un numero rilevante di politiche socio-economiche progressiste approvate nel decennio precedente e ha cercato di eliminare dalle istituzioni pubbliche le voci indipendenti.

Di fronte a una maggioranza ostile al Congresso, Macri ha usurpato i poteri legislativi e ha proceduto a nominare due giudici della Corte Suprema, in violazione della Costituzione.

Il presidente Macri ha “purgato” tutti i ministeri e le agenzie da sospetti critici e dai nominati dal governo precedente e ha sostituito quei funzionari con leali funzionari neo-liberisti. Ileaders dei movimenti popolari sono stati incarcerati e gli ex-membri del Gabinetto sono stati incriminati.

Parallelamente alla ristrutturazione dello stato, il Presidente Macri ha lanciato una contro-rivoluzione neo-liberista: una svalutazione del 40%, che ha aumentato i prezzi della canasta basica di oltre il 30%; l’eliminazione di una tassa all’esportazione per tutti gli esportatori agro-minerari (ad eccezione degli agricoltori di soia); un tetto salariale e salari del 20% inferiori all’aumento del costo della vita; un aumento del 400% delle bollette elettriche e un aumento del 200% dei trasporti; licenziamento su larga scala di dipendenti pubblici e privati; repressione degli scioperi con proiettili di gomma; preparativi per le privatizzazioni su larga scala di settori economici strategici; un versamento di 6,5 miliardi di dollari ai detentori del debito dei fondi-avvoltoio e degli speculatori – un guadagno del 1000% – nel mentre contrae nuovi debiti.

La guerra di classe ad alta intensità del Presidente Macri ha lo scopo di invertire il benessere sociale e le politiche progressiste attuate dai regimi Kirchner nel corso degli ultimi 12 anni (2003-2015).

Il Presidente Macri ha lanciato una nuova virulenta versione della lotta di classe dall’alto, seguendo uno schema ciclico neo-liberista a lungo termine, che ha visto:

1. un governo militare autoritario (1966-1972), accompagnato da un’intensa lotta di classe dal basso seguita da elezioni democratiche (1973-1976)

2. una dittatura militare e un’intensa lotta di classe dall’alto (1976-1982), con la conseguente uccisione di 30.000 lavoratori;

3. Una transizione di politica elettorale (1983) con iper-crisi inflazionistiche e l’approfondimento del neo-liberismo (1989-2000) negoziato;

4. la crisi e il crollo del neo-liberismo con una lotta di classe insurrezionale dal basso (2001-2003);

5. i regimi di centro-sinistra Kirchner-Fernandez (2003-2015): un patto sociale tra lavoro, capitale e regime;

6. il regime autoritario neo-liberista di Macri (2015) e un’intensa lotta di classe dall’alto. La prospettiva strategica di Macri è quella di consolidare un nuovo blocco di potere di locali agro-minerari con oligarchi bancari, banchieri e investitori stranieri, appoggiato dall’apparato di polizia militare, per aumentare massicciamente i profitti abbattendo i costi del lavoro.

Le radici della nascita del blocco di potere neo-liberista si possono trovare nelle pratiche e nelle politiche dei precedenti regimi Kirchner-Fernandez. Le loro politiche sono state progettate per superare le crisi capitalistiche del 2000-2002, incanalando il malcontento di massa verso le riforme sociali, stimolando le esportazioni agro-minerarie e aumentando glistandards di vita attraverso le imposte progressive, i sussidi per l’energia elettrica e per i prodotti alimentari, e gli aumenti delle pensioni. Le politiche progressiste di Kirchner si basavano sul boom dei prezzi delle materie prime. Quando sono crollati, la ‘coesistenza’ capitale-lavoro si è dissolta e l’alleanza guidata da Macri tra la classe media capitalistica e il capitale straniero si era già insediata per trarre vantaggio dalla scomparsa del modello. La lotta di classe dal basso è stato gravemente indebolita dall’alleanza del lavoro con il regime di centro-sinistra dei Kirchner. Non perché il lavoro ne ha beneficiato economicamente, ma perché il patto ha smobilitato le organizzazioni di massa del periodo 2001-2003. Nel corso dei seguenti 12 anni il lavoro ha avviato negoziati settoriali (paritarie), mediati da un ‘governo amico’. La coscienza di classe è stata sostituita da alleanze “settoriali” e da questioni ‘pane e burro’. I sindacati hanno perso la loro capacità di condurre la lotta di classe dal basso – o addirittura di influenzare i settori delle classi popolari. Il lavoro è diventato vulnerabile e si è trovato in una posizione debole per affrontare l’offensiva virulenta contro-riforma neo-liberista del presidente Macri.

Tuttavia, le misure estreme adottate da Macri- tagli profondi del potere d’acquisto, la spirale dell’ inflazione e licenziamenti di massa – hanno portato alle prime fasi di un rinnovamento della lotta di classe dal basso.

Gli scioperi degli insegnanti e dei dipendenti pubblici contro i salari e i licenziamenti divampati in risposta alla raffica di tagli del settore pubblico hanno trovato eco nelle manifestazioni di massa indette dai movimenti sociali e dalle associazioni dei diritti umani, che reagivano allo smantellamento da parte di Macri delle istituzioni giudiziarie che hanno incriminato gli ufficiali militari responsabili dell’uccisione e della sparizione di 30.000 vittime durante la “guerra sporca” (1976-83).

Mentre il regime Macri procede ad approfondire ed estendere le sue misure regressive, destinate ad abbassare il costo del lavoro, le tasse sugli affari e le condizioni di vita, in modo da invogliare il capitale con profitti più elevati, mentre l’inflazione vola e l’economia ristagna a causa del declino degli investimenti pubblici e dei consumi, la lotta di classe dal basso è probabile si intensificherà – scioperi generali e relative forme di azione diretta sono probabili, prima della fine del primo anno del regime di Macri.

Le organizzazioni di classe su larga scala capaci di impegnarsi in un’intensa lotta di classe dal basso, indebolite dal ‘modello corporativo’ decennale dell’era Kirchner, richiederanno un tempo per essere ricostruite. La domanda è: quando e che cosa ci vorrà per organizzare un movimento politico (nazionale) a livello di classe, che possa muoversi al di là di un ripudio elettorale di Macri, con candidati coalizzati alle prossime elezioni legislative, provinciali e comunali.

[Trad. dall’inglese per ALBAinformazione di Marco Nieli]

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