Cuba: frenare la domanda di droga nel nord

NoDrugsCuba  ha chiesto, all’ONU, di frenare la “domanda di droghe dal Nord”, il principale scoglio per risolvere i problemi di produzione e traffico di stupefacenti nei paesi del sud.


La ministra di Giustizia cubana, María Esther Reus González, ha segnalato nel Vertice ONU sulle  Droghe,  che sarà difficile risolvere i problemi del narcotraffico nel sud, se continua la domanda maggioritaria nel nord.

In questo senso la ministra ha riaffermato l’impegno di Cuba come società che appoggia la lotta contro questo problema ed ha chiesto responsabilità comuni e condivise alla comunità internazionale.

“Esistono prove che ci sono forme per combattere le droghe con la partecipazione, l’inclusione sociale, il trattamento e la riabilitazione accessibile, senza discriminazione”, ha detto, ed ha spiegato la politica cubana, ricordando che l’Isola  è riuscita a far sì che il consumo delle droghe “non è un problema significativo”.
“La Rivoluzione cubana senza grandi risorse e con il blocco economico, ha avuto successo nell’affrontare l’utilizzo delle droghe con una ferma volontà politica del Governo e l’appoggio della popolazione”, ha ricordato la Reus, che ha appoggiato il documento approvato  martedì 19 nella ONU, ma ha reclamato dai paesi “una maggior volontà politica per sradicare il traffico e il consumo di droghe illecite”

Leaders latinoamericani chiedono l’attualizzazione della lotta contro le droghe

I presidenti della Bolivia, Evo Morales; della Colombia, Juan Manuel Santos; e del Perú, Ollanta Humala, hanno difeso giovedì 21 nella ONU i cambi nella lotta globale contro le droghe per far sì che siano più trasparenti e integrali. Prensa Latina ha informato che nell’ultima delle tre giornate di una sessione speciale dell’Assemblea Generale sul problema mondiale delle droghe, Morales ha considerato che la lotta attuale contro questo flagello è un pretesto di dominio.

A suo giudizio la liberazione dal fenomeno degli stupefacenti passa per la fine dell’ingerenza degli Stati Uniti, il principale consumatore di sostanze illecite, con il  pretesto di combatterlo, per la chiusura delle loro basi militari e per la fine della loro politica unilaterale di certificazione.

Santos ha avvisato che l’umanità perde la guerra dichiarata alle droghe, per cui è urgente ripensare alla maniera di affrontare il problema.

“È ora di riproporre il trattamento e per questo siamo qui”, ha affermato nel Forum che ha riunito per tre giorni presidenti, ministri, diplomatici esperti e rappresentanti della società  civile.

In accordo con il mandatario colombiano, si tratta di adottare strategie integrali centrate negli esseri umani e colpire gli anelli più forti della catena delle droghe e non i componenti più vulnerabili.

“Come spiego io a un umile contadino  colombiano, che andrà in carcere perchè coltiva marijuana quando negli stati del Colorado e di Washington, negli USA, si può produrla, venderla e consumarla liberamente?”, ha chiesto.

Al suo turno nel podio durante la sessione dell’Assemblea Generale, Humala ha definito gli stupefacenti come una delle minacce principali alla sicurezza nazionale e alla salute, la dignità e il benessere dell’umanità. Il presidente peruviano ha reclamato una maggiore cooperazione globale anti narcotici e il rispetto per il principio della responsabilità comune e condivisa. “È necessaria una messa a fuoco integrale equilibrata e sostenibile che dia priorità al controllo dell’offerta, alla riduzione della domanda e allo sviluppo” ha detto.

La riunione per trattare il problema mondiale delle droghe illecite ha visto l’impegno dei governi con politiche basate nella prevenzione della salute delle persone e la lotta congiunta contro il flagello, elementi riflessi in una risoluzione adottata martedì 19 aprile.

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