La nave da crociera USA senza neanche un turista a bordo

Sergio Alejandro Gómez https://nostramerica.wordpress.com

f0059265I nostri mezzi di informazione ci hanno bersagliato con l’arrivo della nave da crociera Adonia all’Avana. Poco o niente ci avevano detto sulla straordinaria manifestazione per il Primo Maggio nella Plaza de la Revolución. Non è una scelta innocente, è strategia: la partecipazione del popolo cubano ad una significativa manifestazione di cui è protagonista il popolo lavoratore è una conferma del consenso di cui gode il governo di Raúl Castro. L’arrivo di una nave statunitense con 700 selezionate persone a bordo, può essere spacciato come un punto a favore delle libertà e del benessere USA rispetto alla dittatura castrista. Modestamente, il quotidiano Granma ci racconta come stanno le cose.

Lunedì è arrivata all’Avana la prima nave da crociera statunitense in quaranta anni senza un solo turista a bordo. I 700 posti di Adonia, la nave ammiraglia della linea Fathom di Carnival, sono stati tutti occupati da viaggiatori nordamericani di programmi di scambio “pueblo a pueblo”, da varie decine di giornalisti e dai massimi dirigenti della Compagnia che ha sede a Doral in Florida.

Benché le leggi vigenti del blocco proibiscono ancora i viaggi turistici dei cittadini statunitensi nell’isola, le recenti misure esecutive dell’amministrazione di Barak Obama hanno aperto nuove porte al trasporto marittimo fra i due paesi.

Carnival, uno degli operatori di crociere più importanti del mondo, ha deciso di approfittare dell’occasione. Insieme alla controparte cubana, hanno programmato un itinerario di una settimana centrato su attività culturali, cominciato domenica scorsa a Miami e che include scali a L’Avana, Cienfuegos e Santiago de Cuba.

Il viaggio è giustificato dalla licenza di viaggi di istruzione “Pueblo a pueblo”, una delle 12 categorie autorizzate da Washington, con lo scopo di fa conoscere la “Cuba reale, vicina e profonda” ai nordamericani.

Appena sbarcato dall’Adonia, il direttore esecutivo di Carnival, Arnold Donald, ha dichiarato alla stampa che la sua compagnia si sentiva “orgogliosa” di aver partecipato ad un momento storico. Ha aggiunto che nel suo paese vi è un interesse crescente per conoscere l’isola.

Arnie Pérez, avvocato di origine cubana che lavora come consulente legale di Carnival, ha dichiarato che i viaggi avranno una frequenza bisettimanale e prevede più ampie connessioni fra i due lati dello stretto della Florida in un futuro prossimo.

Durante l’amministrazione del democratico James Carter, alla fine degli anni 70 del secolo scorso, alcune crociere statunitensi erano attraccate a Cuba. Benché in quelle occasioni i viaggi erano stati organizzati totalmente da Washington, allora non esistevano le capacità turistiche che si vedono ora in molte parti del paese. Il governo di Ronald Reagan aveva poi chiuso quelle porte nel 1982.

Dagli annunci del 17 dicembre 2914 e dalla fine di una parte delle restrizioni imposte negli ultimi decenni, gli arrivi di statunitensi sono andati aumentando. Ma alcuni analisti calcolano a vari milioni il potenziale turistico del mercato nordamericano nella maggiore isola del Caribe.

Nelle due camere del Congresso di Washington sono allo studio leggi per permettere i viaggi turistici a Cuba. Le imprese alberghiere nordamericane dimostrano interesse per le opportunità di affari che si stanno aprendo. Recentemente, Starwood ha firmato un contratto per amministrare il famoso Hotel Inglaterra dell’Avana.

“Cuba e gli Stati Uniti stanno troppo vicini per essere nemici”, ha detto a Granma Jane Trall, residente a Boston, che viaggia all’Avana per la prima volta.

“Stavamo diventando ridicoli”, ha aggiunto dopo aver riconosciuto i passi fatti negli ultimi anni dal governo di Barak Obama rispetto alla politica verso Cuba.

Jill Brown, del Texas, sostiene di aver sempre voluto viaggiare a Cuba. Si è decisa per la crociera di Carnival invece di un viaggio aereo, perché è più facile e “pensano loro a tutto. Con il fai da te c’è sempre il rischio di fare le cose sbagliate”.

Brown non è d’accordo con chi crede che la sola presenza dei nordamericano finirà per distruggere il carattere locale. “Viaggio molto e rispetto tutti i paesi in cui viaggio. Voglio vedere e conoscere tutto, la storia, gli edifici e le vecchie automobili”.

Non è l’unica ad essere interessata ad approfondire le particolarità dei un paese che, a sole 90 miglia dal suo, ha preso una strada totalmente diversa in quanto a modello economico e sociale.[…]

Granma, 2 maggio 2016

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