Cinque paesi latinoamericani ritirano il loro ambasciatore da Israele

palestinaCile, El Salvador e Perù hanno richiamato per consultazioni i loro ambasciatori a Tel Aviv a causa dell’aggravamento della situazione nella Striscia di Gaza, in Palestina. Precedentemente i governi dell’Ecuador e del Brasile avevano preso la stessa decisione. I cinque paesi latinoamericani hanno espresso il suo rifiuto all’uso sproporzionato della forza e alla violenza contro i civili.
Il Governo del Cile in un comunicato pubblicato questo martedì ha considerato l’operazione israeliana come “punizione collettiva della popolazione civile palestinese a Gaza” e ha segnalato che le azioni di Israele vanno contro le “norme fondamentali del Diritto Internazionale Umanitario”.

La diplomazia cilena ha dichiarato, inoltre, che “anche se il Cile continuerà a condannare il lancio di razzi di Hamas contro le popolazioni civili in Israele, si vede nella necessità di puntualizzare che la scala e l’intensità delle operazioni israeliane a Gaza violano il principio di proporzionalità nell’uso della forza, requisito indispensabile per giustificare la legittima difesa”.

Le autorità del Perù hanno dichiarato in un documento che alcuni giorni prima avevano visto “con grande speranza che si era decretato un cessate il fuoco. Abbiamo avuto la speranza che questo fosse la cessazione delle ostilità e l’inizio di negoziati. Purtroppo non è stato così”.

Il cancelliere peruviano ha espresso, inoltre, che “non può continuare una situazione così nella quale tanti civili e tanti bambini stanno morendo”.

Il Governo di El Salvador, da parte sua, ha spiegato il ritiro del suo ambasciatore come misura di protesta di fronte all’escalation della violenza nella Striscia di Gaza.

“Esprimiamo la nostra solidarietà ai bambini, alle bambine, alle donne, agli uomini, alle persone adulte che sono vittime di bombardamenti indiscriminati nella Striscia di Gaza, e allo stesso tempo condanniamo queste azioni nella maniera più energica”, ha detto il leader salvadoregno, Salvador Sánchez Cerén.

L’Ecuador aveva già ritirato il suo ambasciatore dal 18 luglio e ha condannato fortemente l’incursione militare di Israele in territorio palestinese.

Cinque giorni più tardi, il 23 luglio, il Brasile ha richiamato per consultazioni il suo rappresentante a Tel Aviv dopo aver divulgato una nota di condanna di quello che ha considerato un uso sproporzionato della forza a Gaza da parte dello Stato ebraico.

La diplomazia brasiliana ha espresso inoltre la sua indignazione di fronte alla reazione della cancelleria israeliana, che in una conferenza stampa ha definito il Brasile “un gigante economico e culturale”, ma ha detto che, tuttavia, era un “nano diplomatico”.

Dall’8 luglio Israele porta avanti un’azione militare nella Striscia di Gaza contro i gruppi paramilitari che sono al potere. Dopo dieci giorni di bombardamenti dall’aria e dal mare, il 18 luglio è cominciata la fase terrestre dell’operazione.

Durante i 20 giorni di confronti sono morti più di 1.000 palestinesi.

Traduzione: Redazione di El Moncada
http://www.cubadebate.cu/

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