S.O.S. Non è il Venezuela, è il Messico

Ilka Oliva Corado https://nostramerica.wordpress.com

trasferimentoDa anni il governo di Peña Nieto sta cercando di far passare una Reforma Educativa, e cioè una riforma della scuola che in Messico è pubblica, gratuita e laica, tendente ad abbassare il livello scolastico e ad imporre precarietà ai docenti, il tutto a favore della scuola privata.

Il Coordinamento Nazionale dei Lavoratori dell’Educazione (CNTE) è strenuamente contrario a questa legge e da settimane ha indetto uno sciopero che fino ad ora era stato contrastato con sgombre e arresti, ma da ieri si spara. La polizia ha sparato sui manifestanti ed ha ucciso sette fra maestri, maestre e sostenitori nello Stato di Oaxaca. E la repressione continua mentre le proteste ormai coinvolgono anche il Chiapas, Michoacán, Guerrero, Tabasco e Veracruz. Ilka Oliva Corado è fra i tanti intellettuali che si sono schierati dalla parte dei maestri messicani. A.L.

Il Messico è sequestrato, torturato, massacrato e desaparecido niente di meno che dal governo di Peña Nieto.

almagro sierpe usaLa domanda urgente che ci poniamo in molti è: che aspettano il Presidente Almagro e l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) ad applicare a Peña Nieto la Carta Democratica? Non vedono che quel governo sta violando i Diritti Umani dei cittadini messicani? Non sta forse incitando ed esercitando la violenza con il suo braccio armato? Non vedono che il governo di Peña Nieto sta sequestrando, torturando e massacrando i suoi cittadini? Che sta saccheggiando il paese? Non sta forse reprimendo le manifestazioni sociali? Non sta forse portando avanti un genocidio?

Che altro serve ad Almagro per applicare con urgenza la Carta Democratica e denunciare a livello internazionale la dittatura di Peña Nieto? Già, ma qui non si tratta di Maduro e del Venezuela. Non sento Hillary Clinton, Obama e Biden denunciare a livello internazionale il massacro che sta permettendo Peña Nieto sul suo popolo come avevano fatto invece per il “dittatore” Maduro.

E non vedo Uribe e il suo seguito denunciare Peña Nieto ed esigere l’intervento militare statunitense in Messico come invece esigono che sia fatto contro il Venezuela.

Non vedo i presidenti del mondo manifestare contro l’assassinio dei maestri di Oaxaca da parte del governo, come hanno fatto per il massacro di Orlando. Già. Non si tratta degli Stati Uniti e quindi non c’è bisogno di fare una bella figura.

In Messico il terrorismo è di stato. Perché non lo denunciano Telemundo, Televisa, Univisión e CNN in spagnolo? Invece hanno i loro dieci minuti quotidiani sul Venezuela per attaccare Maduro. Peña Nieto si permette la libertà di assassinare studenti e maestri. Assassinare giornalisti, difensori dei Diritti Umani, contadini e sindacalisti. Di assassinare bambini, adolescenti e donne. I femminicidi in Messico superano quelli dell’America Latina. Ha riempito il paese di fosse clandestine, fa scorrere fiumi di sangue, ma dove sta la denuncia internazionale in difesa del popolo messicano?

Dove sono gli artisti internazionali che denunciano continuamente la “carestia” del Venezuela per colpa del “dittatore” Maduro, dove sono le denunce contro Peña Nieto in Messico? Che succede con i mezzi di comunicazione internazionale che hanno creato una cappa di impunità per proteggere i corrotti, gli stupratori e gli assassini del governo messicano? Perché non denunciano e mandano i loro corrispondenti, perché non trasmettono in catena come fanno con il Venezuela, denunciando la “calamità” che sta vivendo il popolo nelle mani dell’ “oppressore” Maduro? I media che tacciono hanno una grande responsabilità.

Non sento il mondo dire “Siamo tutti Messico” come una settimana fa diceva “Siamo tutti Orlando”. Dove sono questi messicani che qualche giorno fa si infuriavano per la terribile sconfitta inflitta dal Cile nella partita della Coppa America, dove stanno gli arrabbiati per quello che il governo sta facendo contro il popolo? Forse è più importante una partita di calcio in un campionato inquinato dalla corruzione della FIFA, della denuncia sociale in difesa della vita? Dove sono questi laureati universitari, grandi oratori, intellettuali che girano il mondo dando conferenze contro Maduro? Quando denunceranno il genocidio di Peña Nieto?

Non vedo il mondo manifestare per il Messico. Il Messico chiede aiuto gridando, manda segnali d’allarme, di emergenza, di catastrofe, urla per la democrazia, per un governo che rispetti i cittadini. Chiede un alt al genocidio, ai sequestri, alle torture, un alt alle sparizioni forzate. Chiede un alt al saccheggio, alla corruzione, alla svendita delle terre.

Il Messico è uno specchio di quello che gli Stati Uniti vogliono fare con il resto dell’America Latina; quello che accade oggi in Messico lo abbiamo già vissuto nel triangolo nord del Centroamerica qualche decennio fa con le dittature e i genocidi dai quali non ci siamo ancora ripresi.

Possiamo mai avere la sfacciataggine di chiederci il perché della resistenza dei governi progressisti latinoamericani contro gli Stati Uniti? Ci possiamo ancora chiedere perché la forza del capitale è contro il Venezuela?

La cosa incredibile, quello che dà speranza, è che in Messico, nonostante il tanto sangue sparso, la tanta oppressione, il popolo continua a resistesere. Intendo il popolo reale. A fronte alta e con le spalle dritte, anche se gli piovono letteralmente pallottole.

Non bisogna essere messicano, docente o studente per appoggiare la denuncia dei maestri messicani, basta essere umano e sapere che quando una causa è giusta risveglia la furia dei traditori contro i quali dobbiamo unirci tutti, noi che vogliamo cambiare questo mondo con uno più giusto.

Il Messico dai piedi scalzi continua a resistere, e gli Stati Uniti che credono sia il loro cortile di casa, non lo ha domato. Così vediamo gli eredi di Adelita, di Pancho Villa, di Emiliano Zapata e di Lucio Cabaña gridate . Viva Messico!

“Yo soy México” e tu?

(Dal blog cronicasdeunainquilina.com)

Messico, la polizia spara ai maestri, dieci morti

Geraldina Colotti | ilmanifesto.info

21/06/2016

La polizia spara, in Messico, contro i maestri che manifestano a Oaxaca, nel sud del paese. Secondo il bilancio ufficiale, vi sarebbero 6 morti, 51 feriti e 25 detenuti. Le cifre delle organizzazioni popolari parlano invece di 10 morti, oltre un centinaio di feriti e di arresti indiscriminati. I maestri hanno pubblicato i nomi di 9 persone uccise, la decima non è stata ancora identificata.

La polizia ha ammesso di aver usato armi da fuoco nella notte di domenica, ma ha accusato i maestri di aver sparato per primi e di essere “infiltrati da gruppi radicali”. I manifestanti hanno invece denunciato la presenza di cecchini e di agenti con armi di grosso calibro fin dall’inizio della mobilitazione. Con fotografie e testimonianze hanno smontato la versione della polizia, secondo la quale “solo alla fine, quando già gli agenti si stavano ritirando” sarebbe arrivato un “gruppo di appoggio della Polizia federale che portava armi di grosso calibro”.

Sabato scorso, i maestri della Coordinadora Nacional de Trabajadores del Estado (Cnte) di Oaxaca hanno realizzato marce e vari blocchi stradali in diversi punti della strada statale, appoggiati da operai studenti e altri settori sociali, colpiti dalle politiche neoliberiste di Henrique Pena Nieto. Prima degli scontri di domenica, 500 maestri sono stati attaccati da 800 effettivi della Polizia federale a Salina Cruz, Oaxaca, e hanno denunciato “la guerra sporca” delle autorità locali nei loro confronti, condotta attraverso false informazioni.

Dal 15 maggio, la Coordinadora è sul piede di guerra in difesa della scuola pubblica, e ha realizzato presidi e marce anche nella capitale, appoggiate dalle organizzazioni degli studenti e dei familiari. Nonostante la linea dura scelta dalle autorità statali e federali che hanno minacciato di sostituire i docenti in lotta, in alcuni stati lo sciopero ha interessato il 95% degli istituti prescolari, elementari e secondarie.

La Cnte ha una grande forza di mobilitazione, cresciuta nel corso degli anni. Conta circa 200.000 iscritti in tutto il Messico, 80.000 dei quali solo in Oaxaca. E’ uno dei sindacati latinoamericani più combattivi che sta portando avanti una lotta per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della categoria, ma raccoglie anche istanze politiche più generali che premono per una profonda riforma strutturale.

Con il pretesto di “alzare la qualità educativa del paese”, la riforma educativa del 2013, promossa da Pena Nieto, ha imposto la valutazione obbligatoria dei maestri come condizione per l’accesso al lavoro, a un miglior salario e ad avanzamenti di carriera e per la loro permanenza nel sistema educativo. I docenti chiedono, fra l’altro, di derogare a questa disposizione, che ha provocato migliaia di licenziamenti (e 9.000 posti di lavoro sono a rischio).

Centinaia di intellettuali e movimenti sociali del Messico e di diversi altri paesi (dall’America latina agli Stati uniti all’Europa) hanno sottoscritto un appello per appoggiare le rivendicazioni dei maestri. Il documento afferma di aver verificato l’esistenza di “una campagna di discredito” proveniente da vari fronti contro gli insegnanti che contestano la riforma e chiedono prima di tutto un tavolo di dialogo. Rigetta “la brutale repressione che il governo federale sta attuando contro maestre e maestri messicani”, chiede a Pena Nieto di rispondere alle “giuste rivendicazioni” della Cnte, di “liberare i prigionieri politici” e di garantire la sicurezza “delle migliaia di persone che si sono mobilitate contro la riforma educativa”.

Cancellare il diritti legittimo alla protesta sociale – dice il documento – “è senz’altro la caratteristica principale di uno Stato autoritario”.
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