Le due Americhe raggiungono la loro migliore definizione

Iroel Sánchez https://lapupilainsomne.wordpress.com

marti_usaIl 15 dicembre 1984 José Martí scriveva nelle pagine del giornale ‘Patria’ un articolo intitolato “Honduras e gli stranieri”.

Lì diceva: “In America ci sono due popoli, e non più che due, di anima molto diversa per le origini, antecedenti e costumi, e solo simili nell’identità fondamentale umana. Da un lato vi è la nostra America, e tutti i suoi popoli sono di una natura, e di culla simile o uguale, ed uguale miscela prevalente; dall’altra parte c’è l’America che non è nostra, la cui ostilità non è intelligente né fattibile fomentare, e di cui, con il decoro fermo e la sagace indipendenza, non è impossibile, ed è utile, essere amico. Ma della nostra anima dobbiamo vivere, pulita dalla cattiva chiesa e dalle abitudini di padroni e di immeritato lusso.”

Poche volte, come in questi giorni, si sono viste, nella stessa data, brillare e scurirsi nei loro rispettivi ruoli, le due Americhe, definite
da José Martí.

papa avanaDa un lato, a L’Avana, “capitale dell’unità”, secondo le parole di Papa Francesco, si sono uniti i leader provenienti dalla nostra America e rappresentanti di altre parti del mondo, per avallare un passo decisivo verso la fine del conflitto armato, che da più di sei decenni, dissangua la Colombia.

Dall’altro, a Washington, l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA) è tornata ad essere lo scenario di un tentativo di ingerenza e divisione contro la pace nella nostra America in un nuovo capitolo di una già lunga storia, che comprende il suo inizio nel 1948, come strumento della politica USA nella regione.

Mentre Cuba accoglieva la firma del cessate il fuoco definitivo tra i guerriglieri delle FARC-EP ed il governo colombiano e si rendeva solido, davanti al mondo, l’impegno di entrambe le parti alla rinuncia della violenza come metodo di fare politica, l’organizzazione che è stata, dalla sua fondazione, strumento per l’intervento armato USA in America Latina, che sostenne dittatori come Trujillo, Somoza, Batista, Pinochet e Stroessner, era scenario per per cercare di legittimare le aspirazioni di coloro che stanno cercando di trasformare il Venezuela in paese insanguinato.

Dal lato nostro-americano, la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (CELAC), che nel gennaio 2014 ha proclamato l’America Latina ed i Caraibi come Zona di Pace, si concepì nel Vertice Speciale del Gruppo di Rio, Costa de Sauipe, Salvador, Bahia , Brasile, il 16 dicembre 2008, quando il presidente cubano Raul Castro disse: “Non mi riferisco per nulla a quello dell’OSA, perché penso che è una battuta del compagno Zelaya, non andate a mal interpretare le sue parole all’apparire in televisione su scala mondiale, e come sempre ci sono alcuni che non erano molto attenti, crederanno che sia una proposizione seria, almeno io l’intendo come uno scherzo. “Prima che Cuba entri nell’OSA, e che mi perdoni, non il segretario dell’OSA, lo saluto, e forse mi incontro con lui, ma al politico che è, la personalità politica, che è nostro amico Insulza, prima, come disse Marti, “si unirà il mare del nord col mare del sud e nascerà un serpente da un uovo d’aquila”. “Evo, anche, diceva che Cuba deve essere un membro di una OSA senza USA. Noi non possiamo, per le ragioni che vi stavo spiegando, e molte altre che farebbero estesa questa riunione, con nordamericani o senza nordamericani, entrare nell’OSA. Questa sigla deve scomparire, è nostra opinione.”

Poco dopo, nel luglio 2009, un colpo di stato militare spodestò Zelaya, il presidente costituzionale dell’Honduras, e fino ad oggi lì almagro oea yankeesono assassinate persone per difendere la democrazia, come è appena successo con l’attivista Berta Caceres. Nulla fece l’OSA per evitare o condannare entrambe le cose ma, ora, il suo Segretario Generale Luis Almagro e il governo USA vogliono convertirla in giudice del Venezuela, mentre tacciono su un altro colpo di stato in corso in Brasile.

La CELAC sarebbe nata appena due anni dopo il Vertice di Sauipe, con l’impulso decisivo della posizione di Cuba e la guida del presidente venezuelano Hugo Chavez. L’accordo che è stato raggiunto a L’Avana tra la FARC-EP e il governo della Colombia comprende la creazione di un Meccanismo tripartito di Monitoraggio e Verifica, composto da rappresentanti del governo colombiano, FARC-EP, ed una Componente Internazionale, costituita da una missione politica con osservatori non armati dell’ONU composta, principalmente, da osservatori di paesi membri della CELAC. E l’OSA? Sta promuovendo la destabilizzazione del Venezuela, il vicino al confine orientale della Colombia.

Poche volte, come questo 23 giugno 2016, le due Americhe, di cui parlava Martí raggiunsero la loro migliore definizione: da un lato la pace, l’unità e la concertazione, dall’altra la cospirazione, la menzogna e la violenza. Al centro, come disse in un altro dei suoi articoli del 1894, anch’esso in Patria, la maggiore delle Antille: “La gloria non è di quelli che guardano indietro, ma in avanti.- Non sono semplicemente due isole fiorite, di elementi ancora dissociati, ciò che andiamo a portare alla luce, ma per salvarle e servirle in modo che la composizione abile e virile dei suoi fattori presenti, meno distanti di quelli delle società rancorose e affamate europee, assicuri, di fronte alla possibile avidità di un vicino forte e diseguale, l’indipendenza dell’arcipelago felice che la natura ha messo nel nodo del mondo e che la storia apre alla libertà nel momento in cui i continenti si preparano, per la terra aperta, all’incontro e abbraccio. Nel fedele d’America ci sono le Antille, che saranno, se schiave, mero pontone della guerra di una repubblica imperiale contro il mondo, geloso e superiore, che si prepara a negarle il potere, -mero fortino della Roma americana- e se libere -e degno di esserlo per l’ordine della libertà equitativa e lavoratrice- saranno nel continente la garanzia dell’equilibrio, dell’indipendenza per l’America spagnola ancora minacciata e quella dell’onore per la grande repubblica del Nord, che nello sviluppo del suo territorio -per sventura, feudale ora, e diviso in sezioni ostili- troverà più sicura grandezza che nella ignobile conquista dei suoi vicini minori, e nella inumana lotta che con il possesso di esse aprirebbe contro le potenze dell’orbe per il predominio del mondo. -Non a mano leggera, ma come con coscienza di secoli, si ha da comporre la nuova vita delle Antille redente. Con grande timore è da entrare in questa grande responsabilità umana. Si giungerà molto in alto, per la nobiltà dello scopo; o si cadrà molto in basso, per non aver saputo comprenderlo. E’ un mondo ciò che stiamo bilanciando: non sono solo due isole quelle che andiamo a liberare.” José Martí – Articolo “Il terzo anno del Partito Rivoluzionario Cubano”. (Da Patria. New York, 17 aprile 1894.)

Las dos Américas alcanzan su definición mejor

Por Iroel Sánchez

El 15 de diciembre de 1984 escribía José Martí en las páginas del periódico Patria un artículo titulado “Honduras y los extranjeros”. Allí decía: “En América hay dos pueblos, y no más que dos, de alma muy diversa por los orígenes, antecedentes y costumbres, y sólo semejantes en la identidad fundamental humana. De un lado está nuestra América, y todos sus pueblos son de una naturaleza, y de cuna parecida o igual, e igual mezcla imperante; de la otra parte está la América que no es nuestra, cuya enemistad no es cuerdo ni viable fomentar, y de la que con el decoro firme y la sagaz independencia no es imposible, y es útil, ser amigo. Pero de nuestra alma hemos de vivir, limpia de la mala iglesia, y de los hábitos de amo y de inmerecido lujo.”

Pocas veces como en estos días se han visto en la misma fecha brillar y oscurecerse en sus respectivos roles las dos Américas definidas por José Martí. De un lado, en La Habana, “capital de la unidad”, según palabras del Papa Francisco, se han juntado líderes llegados de nuestra América y representantes de otras partes del mundo para avalar un paso decisivo hacia el fin del conflico armado que lleva más de seis décadas desangrando a Colombia. Del otro, en Washington, la Organización de Estados Americanos (OEA) ha vuelto a ser escenario para un intento de injerencia y división contra la paz en nuestra América en nuevo capítulo de una ya larga historia que abarca desde su nacimiento en 1948 como instrumento de la política norteamericana en la región.

Mientras Cuba acogía la firma del cese el fuego definitivo entre los guerrilleros de las FARC-EP y el Gobierno colombiano y se hacía firme ante el mundo el compromiso de ambas partes con la renuncia a la violencia como método para hacer política, la organización que ha sido desde su fundación instrumento para la intervención armada de EEUU en Latinoamérica, que respaldó a dictadores como Trujillo, Somoza, Batista, Pinochet y Stroessner, era escenario para tratar de legitimar los anhelos de quienes están intentado convertir Venezuela en país ensangrentado.

Del lado nuestroamericano, la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños (CELAC), que en enero de 2014 proclamó a América Latina y el Caribe como Zona de Paz, se gestó en la Cumbre Extraordinaria del Grupo de Río, Costa de Sauipe, Salvador, Bahía, Brasil, el 16 de diciembre de 2008, cuando el presidente cubano Raúl Castro dijo: “No me refiero en nada a lo de la OEA, porque estimo que es una broma del compañero Zelaya, no vayan a interpretarse mal sus palabras al salir por la televisión a escala mundial, y como siempre hay algunos que no estaban atendiendo bien, van a creer que es una proposición seria, por lo menos yo lo entiendo como una broma. “Antes de que Cuba entre a la OEA, y que me perdone, no el Secretario de la OEA, lo saludo, y tal vez me reúna con él, sino al político que es, la personalidad política, que es nuestro amigo Insulza, primero, como dijo Martí, “se unirá el mar del norte al mar del sur y nacerá una serpiente de un huevo de águila”. “Evo, incluso, decía que Cuba debe ser miembro de una OEA sin norteamericanos. Nosotros no podemos, por las razones que les estuve explicando y otras muchas que harían extensa esta reunión, con norteamericanos o sin norteamericanos, ingresar a la OEA. Esa sigla debe desaparecer, es nuestra opinión.”

Poco después, en julio de 2009, un golpe militar derrocó a Zelaya, el presidente constitucional de Honduras, y hasta hoy son asesinadas personas allí por defender la democracia, como acaba de ocurrir con la activista Berta Cáceres. Nada hizo la OEA por evitar o condenar ambas cosas pero ahora su Secretario General Luis Almagro y el gobierno de EEUU quieren convertirla en juez de Venezuela mientras callan sobre otro golpe en curso en Brasil.

La CELAC nacería apenas dos años después de la Cumbre de Sauipe, con el impulso decisivo de la postura de Cuba y el liderazgo del Presidente venezolano Hugo Chávez. El acuerdo que se ha alcanzado en La Habana entre entre las FARC-EP y el Gobierno de Colombia incluye crear un Mecanismo tripartito de Monitoreo y Verificación, integrado por representantes del Gobierno colombiano, de las FARC-EP, y un Componente Internacional consistente en una misión política con observadores no armados de la ONU integrada principalmente por observadores de países miembros de la CELAC. ¿Y la OEA? impulsando la desestabilización de Venezuela, la vecina en la frontera Este de Colombia.

Pocas veces como este 23 de junio de 2016, las dos Américas de las que habló Martí alcanzaron su definición mejor: de un lado la paz, la unidad y la concertación, del otro la conspiración, la mentira y la violencia. En el centro, como él dijo en otro de sus artículos de 1894, también en Patria, la mayor de las Antillas: “La gloria no es de los que ven para atrás, sino para adelante.- No son meramente dos islas floridas, de elementos aún disociados, lo que vamos a sacar a luz, sino a salvarlas y servirlas de manera que la composición hábil y viril de sus factores presentes, menos apartados que los de las sociedades rencorosas y hambrientas europeas, asegure, frente a la codicia posible de un vecino fuerte y desigual, la independencia del archipiélago feliz que la naturaleza puso en el nudo del mundo, y que la historia abre a la libertad en el instante en que los continentes se preparan, por la tierra abierta, a la entrevista y al abrazo. En el fiel de América están las Antillas, que serían, si esclavas, mero pontón de la guerra de una república imperial contra el mundo celoso y superior que se prepara ya a negarle el poder, -mero fortín de la Roma americana;- y si libres- y dignas de serlo por el orden de la libertad equitativa y trabajadora- serían en el continente la garantía del equilibrio, la de la independencia para la América española aún amenazada y la del honor para la gran república del Norte, que en el desarrollo de su territorio -por desdicha, feudal ya, y repartido en secciones hostiles- hallará más segura grandeza que en la innoble conquista de sus vecinos menores, y en la pelea inhumana que con la posesión de ellas abriría contra las potencias del orbe por el predominio del mundo. -No a mano ligera, sino como con conciencia de siglos, se ha de componer la vida nueva de las Antillas redimidas. Con augusto temor se ha de entrar en esa grande responsabilidad humana. Se llegará a muy alto, por la nobleza del fin; o se caerá muy bajo, por no haber sabido comprenderlo. Es un mundo lo que estamos equilibrando: no son sólo dos islas las que vamos a libertar.” José Martí. Artículo “El tercer año del Partido Revolucionario Cubano.” (De Patria. Nueva York, 17 de abril, 1894.)

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