Gli USA mantengono la loro ricetta sovversiva contro Cuba

f0070453Se lei mescola ingredienti in uguali proporzioni e tempi, sicuramente otterrà lo stesso risultato tante volte lo tenti. Tuttavia, gli USA pretendono cambiare la loro politica verso Cuba, pur mantenendo la stessa ricetta sovversiva.

Quando ancora è fresco l’inchiostro della nuova direttiva presidenziale di Barack Obama, con politiche volte alla Maggiore delle Antille, nella sua pagina digitale del Dipartimento di Stato è stato presentato, questo venerdì, il bando per un progetto con tutti gli ingredienti delle politiche aggressive ed interventiste del passato.

L’Ufficio per la Democrazia, i Diritti Umani e Lavorativi (DRL), dipendente dalla Casa Bianca, ha aperto una licitazione per interessati ad ottenere finanziamenti per programmi che promuovano presunti “cambi democratici” in materia di diritti civili, politici e lavorativi a Cuba.

Washington ha storicamente utilizzato l’ombrello dei progetti di sostegno alla democrazia per coprire i suoi piani sovversivi non solo contro Cuba, ma contro diversi popoli che non rispondono ai suoi interessi geo-strategici, pur mantenendo stretti rapporti con alcuni dei paesi con il peggior precedenti, in fatto di diritti umani, del nostro pianeta.

DRL mette a disposizione degli interessati ad immischiarsi negli affari interni dell’isola niente di meno che 5,6 milioni di $, che sono soggetti alla disponibilità di fondi.

ALLA LUCE DELLA NUOVA DIRETTIVA

“Vogliamo relazionarci onestamente con il popolo cubano”, ha detto la consigliera per la Sicurezza Nazionale, Susan Rice, il 14 ottobre scorso, in merito alla nuova direttiva politica. Ha aggiunto che per questo renderà più “trasparenti” i noti programmi di “promozione della democrazia” a Cuba.

usaid-zio-samLa direttiva contiene termini pressoché identici nelle indicazioni finali alle diverse itituzioni di governo, in particolare all’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID), che canalizza miliardi di dollari, nel mondo, per difendere, per vie alternative, gli interessi di Washington.

“L’ USAID guiderà congiuntamente con il Dipartimento di Stato gli sforzi per assicurare che i programmi democratici siano trasparenti e coerenti con i programmi in altre società simili”, spiega il documento, come se il solo fatto di rendere trasparenti tali programmi li renderebbe, automaticamente, accettabili a Cuba, senza che cambiasse la loro natura sovversiva.

Il nuovo bando aiuta a dissipare i dubbi su quello a cui si riferiscono le autorità statunitensi con i loro eufemismi. “L’approccio pragmatico del DRL si allinea con la politica USA di promuovere i diritti umani a Cuba” riferisce il bando.

Chiariscono che preferiscono un “approccio creativo” per raggiungere i loro obiettivi e che le attività approvate devono avere un potenziale impatto a breve termine e condurre a riforme sostenibili a lungo termine”.

Chiariscono che tra le modalità che hanno maggiori probabilità di essere finanziate c’è la creazione di formazione, dentro e fuori dell’isola, tra cui borse di studio di breve durata all’estero.

Cuba ha recentemente denunciato i veri piani dietro l’organizzazione World Learning. Con borse di studio estive furtivamente concesse e al di fuori delle autorità nazionali pretendevano formare una leadership “alternativa” per promuovere un cambio di regime a Cuba.

“La promozione di software che sia facilmente accessibile in una società aperta, o l’adattamento di tale software all’ambiente tecnologico di Cuba” è un’altra delle aree prioritarie.

zunzuneo_tiosamIl riferimento più immediato di tali progetti è lo scandalo internazionale scatenato, dall’agenzia di notizie USA AP, con il caso ZunZuneo nel 2014. L’USAID finanziò la creazione di una rete di alternativa di messaggistica mobile, che giunsero a chiamarlo il Twitter cubano, progettata per attrarre l’attenzione del pubblico giovane con messaggi apparentemente innocui su sport e cultura, ma il cui vero obiettivo era quello di avere una base di operazioni in quel settore della popolazione ed utilizzarla in futuro con fini destabilizzanti.

Secondo il nuovo bando di DRL, i progetti possono essere presentati da un’organizzazione no-profit con sede negli USA o all’estero; organizzazioni non governative (ONG), o una organizzazione internazionale pubblica.

Ma chiariscono che, in nessun caso, sarà accettata la partecipazione delle legittime istituzioni dell’isola: “Non saranno approvati programmi per Cuba che si dirigano verso l’appoggio alle istituzioni governative cubane ed a persone impiegate presso tali istituzioni o organizzazioni controllate dalle istituzioni governative”, recita il bando.

UNA MISCELA ESPLOSIVA

obama-cuba-rideForse la prova più evidente degli interessi occulti dei programmi promossi da DRL sta nei presunti obiettivi che pretendono raggiungere sull’isola.

“I progetti dovranno sostenere diritti e principi sanciti universalmente, tra essi il divieto della tortura o altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti; il diritto ad un giusto processo davanti ad un tribunale indipendente ed imparziale; il diritto alla privacy; la libertà di movimento all’interno del proprio paese; il diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione”.

Aggiungono che un altro tema prioritario è il diritto al lavorare in condizioni di dignità con una giusta remunerazione ed il diritto a formare ed affiliarsi a sindacati e per la tutela degli interessi dei lavoratori.

Inoltre, cercano promuovere la difesa delle “popolazioni più vulnerabili, persone emarginate o in situazione di rischio”.

Chiunque sia mediamente informato della realtà cubana, a prescindere dalla propaganda negativa che è presente nei mass media, sa che il recente Codice del Lavoro approvato a Cuba è all’avanguardia dei diritti dei lavoratori a livello mondiale.

La parità di retribuzione a parità di lavoro tra uomini e donne è pienamente garantita. I diritti della maternità e paternità dei lavoratori e della sicurezza sociale, compresi coloro che lavorano nel settore non statale, sono conquiste che sarebbero un sogno nella maggior parte dei paesi, in qualsiasi regione del pianeta.

Le uniche torture che Cuba conosce si realizzano nel territorio illegalmente occupato dalla Base Navale di Guantanamo sotto l’amministrazione USA, dove ancora permangono 60 detenuti senza le minime garanzie giuridiche.

Sembra uno spreco di denaro, anche per una potenza come gli USA, destinare 5,6 milioni di $ per aiutare le presunte minoranze escluse a Cuba, quando nel loro stesso territorio gli afro discendenti sono massacrati dalla polizia e il tasso di disoccupazione in questo settore della popolazione è il doppio di quello dei bianchi.

Gli USA neppure riconoscono la Convenzione sui Diritti dei Lavoratori Migranti e dei Familiari perciò esegue pratiche vessatorie e di flagrante violazione dei diritti umani nel trattamento che applica a coloro che vanno in questo paese, al fine di migliorare la loro situazione economica.

Nel mezzo dell’opulenza, tale nazione ha il più alto tasso di povertà infantile di tutti i paesi industrializzati, e viola i diritti di migliaia di minori migranti che sono separati dai loro genitori in modo indiscriminato.

Washington dovrebbe fare attenzione quando utilizza ingredienti tanto esplosivi nella sua fallita ricetta sovversiva contro Cuba, poiché non sarebbe la prima volta che la miscela finisce esplodendo nelle sue mani. Si ipotizzava che il cambio di politica di Obama verso Cuba includesse abbandonare “politiche fallimentari”, ma tutto indica che alcuni settori del potere si rifiutano di “lasciare il passato alle spalle”.

Estados Unidos mantiene su receta subversiva contra Cuba

Si usted mezcla ingredientes en iguales proporciones y tiempos, de seguro obtendrá el mismo resultado cuantas veces lo intente. Sin embargo, Estados Unidos pretende cambiar su política hacia Cuba manteniendo la misma receta subversiva.

Cuando aún está fresca la tinta de la nueva directiva presidencial de Barack Obama con políticas dirigidas a la Mayor de las Antillas, en la propia página digital del Departamento de Estado se dio a conocer este viernes la convocatoria a un proyecto con todos los ingredientes de las políticas agresivas e injerencistas típicas del pasado.

El Buró para la Democracia, los Derechos Humanos y Laborales (DRL), de­pendiente de la Casa Blan­ca, abrió una licitación para interesados en obtener fondos para programas que promuevan supuestos «cambios democráticos» en ma­teria de derechos civiles, políticos y laborales en Cuba.

Washington ha utilizado históricamente el paraguas de los proyectos de apoyo a la democracia para encubrir sus planes subversivos no solo contra Cuba, sino contra distintos pueblos que no responden a sus intereses geoestratégicos, al tiempo que mantiene estrechas relaciones con algunos de los países con peor historial de derechos humanos de nuestro planeta.

DRL pone a disposición de los interesados en inmiscuirse en los asuntos internos de la Isla nada más y nada menos que 5,6 millones de dólares, que están sujetos a la disponibilidad de fondos.

A LA LUZ DE LA NUEVA DIRECTIVA

«Queremos relacionarnos de forma honesta con el pueblo cubano», dijo la asesora de Seguridad Nacional, Susan Rice, el 14 de octubre pasado respecto a la nueva directiva política. Añadió que para ello harán más «transparentes» los conocidos programas de «promoción de la democracia» en Cuba.

La directiva contiene términos casi idénticos en las indicaciones finales a las distintas instancias de gobierno, en especial a la Agen­cia de los Estados Unidos para el De­sa­rrollo Internacional (USAID), que canaliza miles de millones de dólares a lo largo del orbe para defender por vías alternativas los intereses de Washington.

«La USAID liderará conjuntamente con el Departamento de Estado los esfuerzos para ase­gurar que los programas democráticos sean transparentes y coherentes con los programas en otras sociedades similares», detalla el documento, como si el mero hecho de transparentar esos programas los haría automáticamente aceptables para Cuba, sin que cambiara su naturaleza subversiva.

La nueva convocatoria ayuda a despejar las dudas sobre a qué se referían las autoridades estadounidenses con sus eufemismos. «El en­foque pragmático de DRL se alinea con la política estadounidense de promover los derechos humanos en Cuba», refiere la convocatoria.

Aclaran que prefieren un «enfoque creativo» para lograr sus objetivos y que las actividades aprobadas «deben tener un potencial de impacto a corto plazo y conducir a reformas sostenibles a largo plazo».

Aclaran que entre las modalidades que tienen más probabilidades de ser financiadas está la creación de capacidad dentro y fuera de la Isla, entre ellas becas de corta duración en el extranjero.

Cuba denunció recientemente los verdaderos planes detrás de la organización World Learning. Con becas de verano otorgadas de manera subrepticia y al margen de las autoridades nacionales pretendían formar un liderazgo «alternativo» para promover un cambio de régimen en la Isla.

«La promoción de software que sea fácilmente accesible en una sociedad abierta, o la adaptación de dicho software para el entorno tecnológico de Cuba», es otra de las áreas priorizadas.

El referente más inmediato de dichos proyectos es el escándalo internacional desatado por la agencia de noticias estadounidense AP con el caso ZunZuneo, en el año 2014.

La USAID financió la creación de una red alternativa de mensajería móvil, a la que llegaron a llamar el Twitter cubano, diseñada para atraer la atención del público joven con mensajes aparentemente inofensivos sobre deporte y cultura, pero cuyo verdadero objetivo era contar con una base de operaciones en ese sector poblacional y utilizarla en un futuro con fines desestabilizadores.

Según la nueva convocatoria de DRL, los proyectos pueden ser presentados por organizaciones sin ánimo de lucro con sede en Estados Unidos o en el ex­tranjero; organizaciones no gubernamentales (ONG), o una organización internacional pú­blica.

Pero dejan bien claro que, bajo ningún concepto, se aceptará la participación de las legítimas instituciones de la Isla: «No serán aprobados programas para Cuba que se dirigen hacia el apoyo a las instituciones gubernamentales cubanas y a personas empleadas por dichas instituciones u organizaciones controladas por las instituciones gubernamentales», se lee en la convocatoria.

UNA MEZCLA EXPLOSIVA

Quizá la prueba más evidente de los intereses ocultos de los programas promovidos por DRL está en los supuestos objetivos que pretenden lograr en la Isla.

«Los proyectos deberán apoyar derechos y principios consagrados universalmente, entre ellos la prohibición de la tortura u otros tratos o penas crueles, inhumanos o degradantes; el de­recho a un juicio justo ante un tribunal independiente e imparcial; el derecho a la intimidad; la libertad de movimiento dentro de su país; el derecho a la libertad de pensamiento, de conciencia y de religión».

Añaden que otro tema priorizado es el derecho al trabajo en condiciones de dignidad con una remuneración justa y el derecho a formar y afiliarse a sindicatos para la protección de los intereses de los trabajadores.

Además, buscan promover la defensa de de­rechos de «poblaciones más vulnerables, per­sonas marginadas o en situación de riesgo».

Cualquiera que se mantenga medianamente al tanto de la realidad cubana, al margen de la propaganda negativa que se mantiene presente en los grandes medios de información, sabrá que el reciente Código de Tra­bajo aprobado en Cuba está a la vanguardia de los derechos laborales a nivel mundial.

El pago igual por igual trabajo entre mujeres y hombres está plenamente garantizado. Los derechos de maternidad y paternidad de los trabajadores, así como la seguridad so­cial, incluso de quienes laboran en el sector no es­tatal, son conquistas que serían un sueño en buena parte de los países de cualquier región del planeta.

Las únicas torturas que conoce Cuba se llevan a cabo en el territorio ilegalmente ocupado por la Base Naval en Guantánamo, bajo ad­ministración estadounidense, donde aún permanecen 60 detenidos sin las mínimas garantías legales.

Parece un desperdicio de dinero, incluso para una potencia como Estados Unidos, destinar 5,6 millones de dólares para ayudar a su­puestas minorías excluidas en Cuba, cuando en su propio territorio los afrodescendientes son masacrados por la policía y la tasa de de­sem­pleo de ese sector de la población duplica la de los blancos.

Estados Unidos tampoco reconoce la Con­vención sobre los Derechos de los Traba­ja­do­res Migratorios y sus Familiares, por eso ejecuta prácticas vejatorias y de flagrante violación de los derechos humanos en el trato que aplica a quienes acuden a ese país con la finalidad de mejorar su situación económica.

En medio de la opulencia, esa nación tiene la tasa de pobreza infantil más alta de todos los países industrializados, y viola los derechos de miles de menores migrantes que son separados de sus padres indiscriminadamente.

Washington debería tener cuidado cuando utiliza ingredientes tan explosivos en su fracasada receta subversiva contra Cuba, pues no sería la primera vez que la mezcla termina explotando entre sus manos. Se suponía que el cambio de política de Obama hacia Cuba incluía abandonar «políticas fracasadas», pero todo hace indicar que algunos sectores de po­der se niegan a «dejar el pasado atrás».

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