Venezuela e la doppia morale dei media occidentali

La maggioranza dei media informativi é incapace di mostrare imparzialità quando si tratta di affrontare la complessa realtà venezuelana

Salim Lamrani (Opera Mundi) 

venezuela-usaMentre le violenze mortifere che hanno colpito il paese dal febbraio 2014 sono azioni dell’opposizione, i mezzi informativi occidentali persistono nell’accusare il Governo democratico di Nicolas Maduro.

Dal 1998, l’opposizione venezuelana ha sempre rifiutato i risultati delle elezioni democratiche, con una sola eccezione: ha riconosciuto la legittimità della sua vittoria nel referendum costituzionale del 2 dicembre 2007, che ha vinto con un margine inferiore all’1%. Pertanto, la destra si è risolutamente opposta ai governi di Hugo Chávez dal 1999 al 2013 e Nicolas Maduro dall’aprile 2013. Ha usato tutti i metodi per rovesciarli: golpe, omicidi politici, sabotaggio petrolifero, guerra economica, appelli alla rivolta e campagne mediatiche diffamatorie.

Dal febbraio 2014, il Venezuela è vittima di violenze mortifere che hanno ucciso più di 40 persone, tra cui 5 membri della Guardia Nazionale e un procuratore della Repubblica. Più di 600 persone sono rimaste ferite tra cui 150 poliziotti e i danni materiali superano i 10.000 milioni di $: autobus bruciati, stazioni della metropolitana saccheggiate, una università – UNEFA – completamente distrutta dalle fiamme, decine di tonnellate di prodotti alimentari per i supermercati pubblici ridotti in ceneri, edifici pubblici e sedi ministeriali  saccheggiati, installazioni elettriche sabotate, centri medici devastati, istituzioni elettorali distrutte, e così via. [1]

Di fronte questo tentativo di destabilizzazione destinato a provocare una rottura dell’ordine costituzionale, le autorità venezuelane hanno dato una risposta energica ed hanno proceduto ad arrestare diversi leader dell’opposizione che lanciavano appelli all’insurrezione o promuovevano atti di vandalismo, e quasi un migliaio di persone coinvolte nelle violenze. [2] Come ogni Stato di Diritto e nel rigoroso rispetto delle garanzie costituzionali, la giustizia venezuelana ha giudicato gli accusati ed ha applicato le sanzioni ai sensi del Codice Penale per tali atti. [3]

I media occidentali, che si sono allineati con  l’opposizione golpista e anti-democratica hanno denunciato violazioni dei diritti umani. Allo stesso tempo omettono, accuratamente, di segnalare gli omicidi commessi dai manifestanti, i sequestri di armi ed esplosivi da parte della polizia tra questi gruppi presentati come pacifici e la distruzione di proprietà pubbliche e private. [4]

manipolaIn realtà, l’indignazione mediatica ha doppi standard e non si applica in modo universale. In effetti, la stampa osserva un sorprendentemente silenzio quando i paesi occidentali adottano misure più draconiane per disordini di gran lunga meno gravi rispetto a quelli che hanno colpito il Venezuela.

Il caso della Francia è rivelatore. Il 27 ottobre 2005 scoppiarono rivolte urbane  nei quartieri popolari di Parigi e nelle principali città del paese, in seguito alla morte accidentale di due adolescenti inseguiti dalla polizia. L’importanza delle violenza – che hanno causato nessun morto – era inferiore a quelle che hanno colpito il Venezuela nelle ultime settimane.

Tuttavia, a partire dall’8 novembre 2005, il Presidente Jacques Chirac decise di dichiarare lo stato di emergenza in tutto il paese e stabilire un coprifuoco mediante decreto 2005-1386, per diversi mesi, con l’applicazione della legge del 3 aprile 1955 adottata durante … la guerra d’Algeria. Tale normativa, che non era utilizzata dal 1961, sospende le garanzie costituzionali e compromette seriamente le libertà civili, consentendo di “vietare il transito di persone”, “stabilire zone di protezione o di sicurezza dove si regolamenta il soggiorno di persone” e dichiarare l’ “arresto domiciliare in una circoscrizione territoriale o una località territoriale per qualsiasi persona residente nella zona fissata dal decreto”. [5]

Allo stesso modo, “il Ministro degli Interni, per l’intero territorio in cui è instaurato lo stato di emergenza, ed il prefetto della provincia, possono ordinare la chiusura temporanea di sale per spettacoli, bar, ristoranti e luoghi di ritrovo di tutti i tipi nelle zone stabilite dal decreto di cui all’articolo 2. Possono anche essere vietate, a titolo generale o particolare, le riunioni la cui natura potrebbe provocare o alimentare il disordine”. [6]

La legge del 3 aprile 1955 conferisce “alle autorità amministrative di cui all’articolo 8 il potere di ordinare perquisizioni di domicili giorno e notte” e consente “alle stesse autorità di prendere tutte le misure atte a garantire il controllo della stampa, e le pubblicazioni di ogni tipo, nonché dei programmi radiofonici, delle proiezioni di film e degli spettacoli teatrali”. [7]

Questa legge dà il potere alla giustizia militare di sostituire la giustizia civile. Così, «può autorizzare la giurisdizione militare d’incaricarsi di reati, così come dei delitti ad essi connessi, che incombono [di solito] al tribunale provinciale” a scapito della giurisdizione di diritto comune. [8]

Per giustificare tali misure in contrasto con la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDH), Parigi ha evocato l’articolo 15 della CEDH che autorizza “in caso di guerra o di  pericolo pubblico che minacci la vita della nazione” a derogare agli obblighi che aveva sottoscritto la Francia. [9]

In nessun momento il Venezuela – colpito da violenze più gravi rispetto al 2005 in Francia – ha introdotto lo stato di emergenza, né ha sospeso le garanzie costituzionali, né ha attentato alle libertà civili, né ha imposto la giustizia militare a scapito della giustizia civile.

Un esempio più recente è anche illustrativo. Dopo i disordini che si sono verificati nella città di Amiens il 14 agosto 2014, che hanno causato danni materiali (una scuola e diversi edifici pubblici incendiati) e ferirono 17 poliziotti, la giustizia francese ha severamente punito i colpevoli. Sei persone sono state condannate a pene da 1 a 5 anni di carcere. [10] Il tribunale dei minori di Amiens ha condannato anche cinque adolescenti dai 14 ai 17 anni a pene fino a 30 mesi di prigione. [11]

Sarebbe facile moltiplicare gli esempi. Quando la polizia di New York ha arrestato arbitrariamente oltre 700 manifestanti pacifici che sono stati vittime di brutalità da parte della polizia, i media informativi occidentali non hanno accusato l’amministrazione Obama di violare i diritti umani. [12]

Allo stesso modo, quando la polizia brasiliana ha violentemente represso i pacifici manifestanti  a Sao Paulo ed ha proceduto all’arresto di 262 persone in un solo giorno, aggredendo al contempo diversi giornalisti, i media, giustamente, non misero in discussione La legittimità democratica della Presidente Dilma Rousseff. [13]

I media informativi occidentali non sono in grado di dimostrare imparzialità quando si tratta di affrontare la complessa realtà venezuelana. La stampa si rifiuta di compiere il suo dovere che è quello di diffondere tutti i fatti e si schernisce della Carta della Deontologia Giornalistica. Preferiscono difendere un ben preciso programma politico, che va contro i principi fondamentali della democrazia e della volontà del popolo venezuelano espressa, più volte, nelle urne.

* Dottore in Studi Iberici e Latino americani  presso l’Università Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani è professore titolare presso l’Università di La Reunion e giornalista specialista delle relazioni tra Cuba e gli Stati Uniti. Il suo ultimo libro si intitola ‘Cuba. Les médias face au defi de l’impartialité’, Paris, Editions Estrella, 2013, con prefazione di Eduardo Galeano.

 Venezuela y el doble rasero de los medios informativos occidentales
La mayoría es incapaz de mostrar imparcialidad cuando se trata de abordar la compleja realidad venezolana

Salim Lamrani (Opera Mundi)

Mientras las violencias mortíferas que golpean el país desde febrero de 2014 son actuaciones de la oposición, los medios informativos occidentales persisten en acusar al Gobierno democrático de Nicolás Maduro.

Desde 1998, la oposición venezolana siempre ha rechazado los resultados de las elecciones democráticas, con una excepción: reconoció la legitimidad de su victoria en el referendo constitucional del 2 de diciembre de 2007, que ganó con un margen inferior al 1%. Así, la derecha se ha opuesto resueltamente a los gobiernos de Hugo Chávez de 1999 a 2013 y de Nicolás Maduro desde abril de 2013. Ha utilizado todos los métodos para derrocarlos: golpe de Estado, asesinatos políticos, sabotaje petrolero, guerra económica, llamados a la sublevación y campañas mediáticas de desprestigio.

Desde febrero de 2014, Venezuela es víctima de violencias mortíferas que costaron la vida a más de 40 personas, entre ellas 5 miembros de la guardia nacional y un fiscal de la República. Más de 600 personas resultaron heridas entre ellas 150 policías y los daños materiales superan los 10.000 millones de dólares: autobuses quemados, estaciones de metro saqueadas, una universidad –la UNEFA– completamente destrozada por las llamas, decenas de toneladas de productos alimenticios destinados a los supermercados públicos reducidos a cenizas, edificios públicos y sedes ministeriales saqueados, instalaciones eléctricas saboteadas, centros médicos devastados, instituciones electorales destruidas, etc.[1]

Frente a este intento de desestabilización destinado a provocar una ruptura del orden constitucional, las autoridades venezolanas han dado una respuesta enérgica y procedieron a arrestar a varios líderes de la oposición que lanzaron llamados a la insurrección o promovieron actos de vandalismo, y a casi de mil personas implicadas en las violencias.[2] Como todo Estado de Derecho y en el estricto respeto de las garantías constitucionales, la justicia venezolana enjuició a los acusados y aplicó las sanciones previstas en el Código Penal para semejantes actos.[3]

Los medios informativos occidentales, que se han alineado con la oposición golpista y antidemocrática, han denunciado atentados contra los derechos humanos. Al mismo tiempo omiten cuidadosamente señalar los asesinatos que cometieron los manifestantes, los allanamientos de armas y explosivos por parte de la policía entre esos grupos presentados como pacíficos y las destrucciones de propiedades públicas y privadas.[4]

De hecho, la indignación mediática es de doble rasero y no se aplica de modo universal. En efecto, la prensa observa un sorprendente silencio cuando los países occidentales toman medidas mucho más draconianas por disturbios mucho menos graves que los que golpean Venezuela.

El caso de Francia es revelador. El 27 de octubre de 2005 estallaron revueltas urbanas en los barrios populares de París y de las grandes ciudades del país, tras la muerte accidental de dos adolescentes perseguidos por la policía. La importancia de las violencias –que no causaron ninguna muerte – era menor que las que han golpeado a Venezuela en las últimas semanas.

No obstante, a partir del 8 de noviembre de 2005, el Presidente Jacques Chirac decidió declarar el estado de excepción en todo el país e instaurar un toque de queda mediante el decreto 2005-1386, durante varios meses, aplicando así la ley de 3 de abril de 1955 adoptada durante… la guerra de Argelia. Esta legislación, que no se utilizaba desde 1961, suspende las garantías constitucionales y atenta gravemente contra las libertades públicas pues permite “prohibir el tránsito de personas”, “instituir zonas de protección o de seguridad donde se reglamenta la estancia de personas” y declarar “arresto domiciliario en una circunscripción territorial o una localidad territorial para toda persona que resida en la zona fijada por el decreto”.[5]

Del mismo modo, “el Ministro de Interior, para todo el territorio donde está instaurado el estado de excepción, y el prefecto en la provincia, pueden ordenar el cierre provisional de las salas de espectáculos, bares, restaurantes y lugares de reunión de todo tipo en las zonas determinadas por el decreto previsto en el artículo 2. Pueden también prohibirse, a título general o particular, las reuniones cuya naturaleza pueda provocar o alimentar el desorden”. [6]

La ley de 3 de abril de 1955 confiere “a las autoridades administrativas señaladas en el artículo 8 el poder de ordenar registros de domicilio día y noche” y habilita “a las mismas autoridades a tomar todas las medidas para asegurar el control de la prensa, de las publicaciones de toda índole así como de los programas de radio, de las proyecciones cinematográficas y de las representaciones teatrales”.[7]

Esta legislación da el poder a la justicia militar de sustituir a la justicia civil. Así, “puede autorizar a la jurisdicción militar a encargarse de crímenes, así como de los delitos que les son conexos, que incumben [normalmente] al tribunal provincial”, en detrimento de la jurisdicción de derecho común.[8]

Para justificar semejantes medidas que contravienen la Convención Europea de los Derechos Humanos (CEDH), París evocó el artículo 15 de la CEDH que autoriza “en caso de guerra o de peligro público que amenace la vida de la nación” a derogar a las obligaciones a las cuales se había suscrito Francia.[9]

En ningún momento Venezuela –golpeada por violencias más severas que las de 2005 en Francia– ha instaurado el estado de excepción, ni ha suspendido las garantías constitucionales, ni ha atentado contra las libertades públicas, ni ha impuesto la justicia militar en detrimento de la justicia civil.

Un ejemplo más reciente es también ilustrativo. Tras los disturbios que ocurrieron en la ciudad de Amiens el 14 de agosto de 2014, que causaron daños materiales (una escuela y varios edificios públicos incendiados) e hirieron a 17 policías, la justicia francesa sancionó severamente a los autores de esos delitos. Seis personas fueron condenadas a penas de uno a cinco años de prisión. [10] El tribunal de menores de Amiens incluso condenó a cinco adolescentes de 14 a 17 años a penas de hasta 30 meses de prisión.[11]

Sería fácil multiplicar los ejemplos. Cuando la policía de Nueva York arrestó arbitrariamente a más de 700 manifestantes pacíficos, los cuales fueron víctimas de brutalidades por parte de las fuerzas del orden, los medios informativos occidentales no acusaron al gobierno de Barack Obama de violar los derechos humanos.[12]

Del mismo modo, cuando la policía brasileña reprimió violentamente a los manifestantes pacíficos en Sao Paulo y procedió al arresto de 262 personas en un solo día, agrediendo al mismo tiempo a varios periodistas, los medios informativos, con razón, no pusieron en tela de juicio, la legitimidad democrática de la Presidenta Dilma Roussef.[13]

Los medios informativos occidentales son incapaces de mostrar imparcialidad cuando se trata de abordar la compleja realidad venezolana. La prensa se niega a cumplir su deber que consiste en difundir todos los hechos y se mofa de Carta de Deontología Periodística. Prefiere defender una agenda política bien precisa, la cual va contra los principios elementales de la democracia y de la voluntad del pueblo venezolano expresada múltiples veces en las urnas.

*Doctor en Estudios Ibéricos y Latinoamericanos de la Universidad Paris Sorbonne-Paris IV, Salim Lamrani es profesor titular de la Universidad de La Reunión y periodista, especialista de las relaciones entre Cuba y Estados Unidos. Su último libro se titula Cuba. Les médias face au défi de l’impartialité, Paris, Editions Estrella, 2013, con un prólogo de Eduardo Galeano.

 [1] Agencia Venezolana de Noticias, «Violencia derechista en Venezuela destruye 12 centros de atención médica y electoral”, 27 de marzo de 2014.

 [2] Salim Lamrani, «Se a oposiçao venezuelana fosse francesa… », Opera Mundi, 11 de abril de 2014.http://operamundi.uol.com.br/conteudo/opiniao/34786/se+a+oposicao+venezuelana+fosse+francesa%85.shtml (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[3] EFE, « Lilian Tintori expone el caso de Leopoldo López ante autoridades españolas”, 18 de mayo de 2014.

[4] Paulo A. Paranagua, « Leopoldo Lopez, prisonnier politique numéro un du président vénézuélien Maduro », Le Monde, 22 de abril de 2014.http://www.lemonde.fr/ameriques/article/2014/04/22/leopoldo-lopez-prisonnier-politique-numero-un-du-president-venezuelien-maduro_4405213_3222.html?xtmc=venezuela&xtcr=5 (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[5] Loi n°55-385 du 3 avril 1955 relatif à l’état d’urgence. http://www.legifrance.gouv.fr/affichTexte.do?cidTexte=JORFTEXT000000695350 (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[6] Ibid.

[7] Ibid.

[8] Ibid.

[9] Convention européenne des droits de l’homme, article 15. http://www.echr.coe.int/Documents/Convention_FRA.pdf (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[10] Le Monde, « Emeutes d’Amiens : jusqu’à cinq ans de prison ferme pour les violences », 16 de mayo de 2014.http://www.lemonde.fr/societe/article/2014/05/16/emeutes-d-amiens-jusqu-a-cinq-ans-de-prison-ferme-pour-les-violences_4420337_3224.html (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[11] Le Monde, « Emeutes d’Amiens : jusqu’à 2 ans de prison ferme des mineurs », 13 de mayo de 2014.http://www.lemonde.fr/societe/article/2014/05/13/emeutes-d-amiens-jusqu-a-deux-ans-de-prison-ferme-pour-des-mineurs_4416169_3224.html (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

[12] Sandro Pozzi, « La policía detiene a 700 indignados por ocupar el puente de Brooklyn”, El País, 2 de octubre de 2011.

[13] María Martin, « Ativistas denunciam brutalidade policial durante o ato contra a Copa de São Paulo”, El País, 14 de febrero de 2014.http://brasil.elpais.com/brasil/2014/02/23/politica/1393194512_885141.html (sitio consultado el 20 de mayo de 2014).

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