Piano d’assassinio sventato dalla vigilanza rivoluzionaria

M.Hevia Frasquieri-P.Etcheverry Vázquez * http://www.granma.cu

f0071249Nell’estate del 1961 l’Operazione Liborio o Cuba in Fiamme, della Central Intelligence Agency (CIA), consisteva nello sviluppare una campagna mediatica per screditare il processo rivoluzionario, scatenare una serie di sabotaggi e azioni terroristiche contro obiettivi economici e sociali, e culminare con l’assassinio del C.te in Capo Fidel Castro Ruz e membri del Consiglio dei Ministri, nel corso di una concentrazione popolare davanti alla terrazza nord del Palazzo Presidenziale. Questa operazione sovversiva fallì per l’azione congiunta delle Milizie Nazionali Rivoluzionarie, i Comitati di Difesa della Rivoluzione e degli Organi di Sicurezza dello Stato.

Dopo la distruzione del grande magazzino El Encanto, il 13 aprile, dove morì carbonizzata la lavoratrice Fe del Valle a causa di un grande incendio causato dall’organizzazione terrorista Movimento Rivoluzionario del Popolo (MRP), nei principali esercizi commerciali si attuarono misure di sorveglianza e controllo con il sostegno dei lavoratori, organizzati in milizie.

Il 19 aprile si produsse la pesante sconfitta, subita dalla Brigata d’Assalto 2506, alla Baia dei Porci. Tre giorni dopo, una compagnia di milizie contadine catturarono l’agente CIA, Alberto Muller Quintana, quando cercava di aprire un focolaio di ribelli nella Sierra Maestra.

Il 22 luglio fu arrestato l’agente Alfredo Izaguirre de la Riva (Tito) ed i suoi principali collaboratori, facendo fallire l’Operazione Patty della CIA, che consisteva nell’assassinare il ministro delle Forze Armate Rivoluzionarie, C.te Raúl Castro Ruz, in occasione dell’atto centrale per l’ottavo anniversario dell’assalto alla caserma Moncada, che si celebrava il 26 nello stadio di baseball di Santiago di Cuba, e attaccare, simultaneamente, un’unità delle Forze Armate Rivoluzionarie e l’illegale Base Navale yankee in Guantanamo, creando un conflitto che servisse come pretesto affinché il governo USA intervenisse militarmente nell’isola.

Dopo questi insuccessi, l’Agenzia decise portare a termine una nuova operazione diretta dal suo quartier generale a Washington. Gli ufficiali della CIA David Atlee Phillips (Harold Bishop) e Gerry Droller (Frank Bender) si incontrarono con Jose Pujals Mederos (Ernesto) e gli diedero indicazione che si recasse a Cuba e assumesse il comando dei suoi agenti sull’isola per scatenare l’Operazione Liborio.

Per realizzare questa azione terrorista la CIA contava su Antonio Veciana Blanch (Victor o Carlos) un ex commercialista che aveva lavorato per il magnate cubano Julio Lobo durante gli ultimi anni della dittatura di Batista e che nel 1959 era stato reclutato da David A. Phillips.

vecianaIl 28 luglio Pujals Mederos arrivò a L’Avana e contattò Reinold Gonzalez, coordinatore nazionale del MRP; Antonio Veciana Blanch, capo della sezione militare e Octavio Barroso Gomez (Cesar) responsabile della comunicazione, a cui spiegò le istruzioni ricevute, concordando che l’operazione doveva essere eseguita alla fine di settembre, con l’obiettivo di realizzare i coordinamenti necessari e dar tempo all’arrivo dell’armamento.

La prima parte del piano consisteva nel diffondere una falsa legge in cui si affermava che la Rivoluzione avrebbe tolto la patria potestà ai genitori sui loro figli, per allarmare le famiglie in tutto il paese provocando un’ondata migratoria di bambini ed adolescenti. La seconda parte prevedeva realizzare il sabotaggio nella sartoria J. Vallés e nei grandi magazzini Fin de Siglo, La Epoca, Ultra e Sears, anche nel bar dell’hotel Capri, la Cartiera Nazionale e l’Acquedotto dell’Avana, con l’obiettivo di seminare il panico nella capitale.

Una volta eseguite queste azioni, pretendevano sparare con un bazooka dall’appartamento 8-A ubicato al sesto piano dell’edificio dell’Avenida de las Mision n°29, contro il terrazzo nord del Palazzo Presidenziale -a circa 50 metri di distanza in linea retta- in occasione di uno degli atti che lì si realizzavano a sostegno della Rivoluzione. Per assicurarsi la fuga pensavano gettare granate in mezzo alla folla, per causare più vittime, disperdere il pubblico e scappare vestiti da miliziani.

La CIA garantì che le armi che si sarebbero utilizzate durante l’attentato, tra cui un bazooka, una carabina M-1, un mitragliatore Thompson, due fucili mitragliatori cecoslovacchi e granate a frammentazione, fossero introdotte dietro una falsa parete, che era stata precedentemente costruita nella sala del menzionato appartamento, dove viveva una nordamericana che si trovava fuori del paese.

L’8 agosto risultarono arrestati Pujals Mederos e Barroso Gomez, e anche se ancora non si conoscevano i dettagli più importanti dell’operazione, furono incrementate le misure di sicurezza a quegli obiettivi che il nemico poteva attaccare, mentre progredivano le indagini per svelare la trama cospirativa.

Il 29 settembre, pochi minuti prima delle sei del pomeriggio, la controrivoluzionaria Dalia Jorge Diaz introduceva un artefatto incendiario, di fabbricazione USA, all’interno di un cilindro di tela, al primo piano del negozio Sears, ma fu sorpresa da una delle dipendenti. La donna, che aveva già messo un altro ordigno al secondo piano cercò fuggire, ma la lavoratrice allertò i suoi compagni, chiusero le porte dello stabilimento e la catturarono. I due petardi furono sequestrati e non ci furono ulteriori conseguenze.

Quando la terrorista fu condotta sino ad una macchina della polizia, due uomini del MRP che l’aspettavano di fronte al negozio si ritirarono per evitare l’arresto. Di fronte alla possibilità che i loro piani fossero rivelati dalla detenuta, Reinold González y Antonio Veciana optarono per nascondersi per aspettare gli sviluppi degli eventi.

Il giorno dopo la stampa nazionale cominciò ad informare dettagliatamente sul primo giro, che realizzava il Presidente Osvaldo Dorticós Torrado, per l’Unione Sovietica, e chiamò il popolo della capitale a riceverlo con una concentrazione popolare davanti al Palazzo Presidenziale il 4 ottobre.

All’ascoltare questa notizia Veciana concentrò gli uomini scelti nell’appartamento che era stato preparato per l’attentato, ma all’ultimo momento tornò a temere per la propria sicurezza, e decise fuggire. Il 3 ottobre, un giorno prima della data prevista per l’esecuzione dell’azione principale, Veciana salì su una lancia e salpò per la Florida, lasciando abbandonati i suoi seguaci.

Quando percepirono l’assenza dei capi, i cospiratori che si trovavano nell’appartamento si ritirarono dal luogo per cercare rifugio in case sicure dove presumevano che fossero fuori pericolo. Poche ore dopo furono arrestati Bernardo Paradela Ibarreche, Juan Manuel Izquierdo Diaz, Raul Fernandez Trebejo e Ruperto González González. La cerimonia di benvenuto a Dorticos ebbe luogo senza intoppi.

L’11 ottobre Reinold González fu catturato in una fattoria in El Wajay ed il 6 novembre apparve nel programma televisivo ‘Ante la prensa’, dove rivelò i piani terroristici in cui era coinvolto, e dopo aver riconosciuto che era impossibile cospirare contro il processo rivoluzionario, riconobbe l’efficiente lavoro di vigilanza dei Comitati di Difesa della Rivoluzione ed esortò i membri del MRP a cessare tutte le loro attività sovversive.

Una volta in territorio USA Antonio Veciana contattò David Atlee Phillips e continuarono coinvolti in nuovi tentativi di assassinare Fidel durante i suoi viaggi all’estero, ma i loro piani di assassinio furono nuovamente neutralizzati dall’opportuna azione degli Organi di Sicurezza dello Stato.

* Ricercatori del Centro d’Investigazione Storiche della Sicurezza di Stato.

Fonti utilizzate:

– Versione stenografica dell’intervista televisiva a Reinold González, giornale Rivoluzione 7 novembre 1961.

– Le regole del gioco, 30 anni di storia della Sicurezza cubana, Commissione della Storia degli Organi di Sicurezza dello Stato Direzione Politica Centrale del MININT, 1989.

– La Controrivoluzione cubana, Jesus Arboleya Cervera, Editorial de Ciencias Cubanas, L’Avana 2000.

– Cuba: la guerra segreta della CIA, Editoriale Capitan San Luis, 1993, La Guerra Segreta, Operazione ZR/RIFLE, 2006, e Operazione Sterminio 50 anni di aggressioni contro Cuba, Editorial de Ciencias Sociales, 2008, Fabian Escalante Font.

Testimonianze: tenente colonnello (r) Israele Behar Dueñas e maggiore (r) Raul Alfonso Roldan.

Un plan de asesinato frustrado por la vigilancia revolucionaria

Manuel Hevia Frasquieri | Pedro Etcheverry Vázquez*

En el verano de 1961 la Operación Liborio o Cuba en Llamas, de la Agencia Central de Inteligencia (CIA), consistía en desatar una campaña mediática para desacreditar al proceso revolucionario, desencadenar una serie de sabotajes y acciones terroristas contra ob­jetivos económicos y sociales, y culminar con el asesinato del Comandante en Jefe Fidel Castro Ruz y miembros del Consejo de Minis­tros, durante una concentración popular frente a la terraza norte del Palacio Presidencial. Esta operación subversiva fue frustrada por la acción conjunta de las Mi­licias Nacionales Revolucionarias, los Co­mités de Defensa de la Revolución y los Órganos de la Seguridad del Estado.

Tras la destrucción de la tienda por departamentos El Encanto, el 13 de abril, donde mu­rió carbonizada la trabajadora Fe del Va­lle a causa de un incendio de grandes proporciones provocado por la organización terrorista Movimiento Revolucionario del Pueblo (MRP), en los principales establecimientos co­merciales se pusieron en práctica medidas de vigilancia y control con el apoyo de los em­pleados organizados en las Milicias.

El 19 de abril se produjo la aplastante de­rrota sufrida por la Brigada de Asalto 2506 en Playa Girón. Tres días después una compañía de milicias campesinas capturó al agente de la CIA Alberto Müller Quintana, cuando in­tentaba abrir un foco de alzados en la Sierra Maestra.

El 22 de julio fue arrestado el agente Al­fredo Izaguirre de la Riva (Tito) y sus principales colaboradores, frustrándose la Ope­ra­ción Patty de la CIA, que consistía en asesinar al ministro de las Fuerzas Armadas Revo­lu­cionarias, comandante Raúl Castro Ruz, en ocasión del acto central por el octavo aniversario del asalto al cuartel Moncada a celebrarse el día 26 en el estadio de béisbol de San­tiago de Cuba, y atacar simultáneamente una unidad de las Fuerzas Armadas Revo­lu­cio­narias, y la ilegal Base Naval yanqui en Guan­tánamo, creando un conflicto que sirviera como pretexto para que el Gobierno es­tadounidense interviniera militarmente en la Isla.

Después de estos descalabros, la Agencia de­cidió llevar a cabo una nueva operación di­rigida desde su cuartel general en Washing­ton. Los oficiales de la CIA David Atlee Phillips (Ha­rold Bishop) y Gerry Droller (Frank Ben­der) se entrevistaron con José Pu­jals Mederos (Er­nesto), y le indicaron que viajara a Cuba y asumiera el mando de sus agentes en la Isla para desencadenar la Operación Liborio.

Para llevar a cabo esta acción terrorista la CIA contaba con Antonio Veciana Blanch (Víc­tor o Carlos) un antiguo contador público que había trabajado para el magnate cubano Julio Lobo durante los últimos años de la dictadura batistiana, y que en 1959 había sido reclutado por David A. Phillips.

El 28 de julio Pujals Mederos arribó a La Ha­bana y contactó con Reinold González, coor­dinador nacional del MRP; Antonio Ve­cia­na Blanch, jefe de la Sección Militar y Octavio Barroso Gómez (César) a cargo de las comunicaciones, a quienes explicó las instrucciones recibidas, acordando que la operación de­bía ejecutarse a finales de septiembre, con el objetivo de realizar las coordinaciones pertinentes, y dar tiempo a la llegada del ar­ma­mento.

La primera parte del plan consistía en di­fundir una falsa ley donde se expresaba que la Revolución iba a quitar la patria potestad a los padres sobre sus hijos, para alarmar a las familias en todo el país provocando una ola migratoria de niños y adolescentes. La segunda parte tenía previsto realizar sabotajes en la sastrería J. Vallés y en las tiendas por departamentos Fin de Siglo, La Época, Ultra y Sears, también en la cafetería del hotel Capri, la Papelera Nacional y el Acueducto de La Ha­bana, con el objetivo de sembrar el pánico en la capital.

Una vez ejecutadas estas acciones, pretendían disparar con una bazuka desde el apartamento 8-A ubicado en el sexto piso del edificio de la Avenida de las Misiones No. 29, con­tra la terraza norte del Palacio Pre­si­dencial —a unos 50 metros de distancia en línea rec­ta— en ocasión de alguno de los actos que allí se realizaban en apoyo a la Revolución. Para asegurar la huida pensaban lanzar granadas contra la multitud, para causar más bajas, dispersar al público, y escapar vestidos de milicianos.

La CIA garantizó que las armas que se utilizarían en el atentado, incluyendo una bazu­ka, una carabina M-1, una ametralladora Thom­p­­­son, dos subametralladoras checas y granadas de fragmentación, fueran introducidas detrás de una falsa pared, que había sido cons­t­ruida previamente en la sala del mencionado apartamento, donde vivía una norteamericana que se encontraba fuera del país.

El 8 de agosto resultaron detenidos Pu­jals Mederos y Barroso Gómez, y aunque toda­vía no se conocían los detalles más impor­tantes de la operación, fueron incrementadas las me­didas de seguridad en aquellos objetivos que el enemigo pudiera agredir, mientras continuaban adelante las investigaciones pa­ra de­sentrañar la trama conspirativa.

El 29 de septiembre, unos minutos antes de las seis de la tarde, la contrarrevolucionaria Dalia Jorge Díaz introducía una petaca incendiaria de fabricación norteamericana dentro de un cilindro de tela en el primer piso de la tienda Sears, pero fue sorprendida por una de las empleadas. La mujer, que ya había colocado otra petaca en el segundo piso intentó huir, pero la trabajadora alertó a sus compañeros, cerraron las puertas del establecimiento y la capturaron. Las dos petacas fueron ocupadas y no hubo mayores consecuencias.

Cuando la terrorista era conducida hasta un auto de la policía, dos hombres del MRP que la esperaban frente a la tienda se retira­ron para evitar ser arrestados. Ante la posibilidad de que sus planes hubieran sido revelados por la detenida, Reinold González y Antonio Veciana optaron por esconderse para esperar por el desarrollo de los acontecimientos.

Al día siguiente la prensa nacional comenzó a informar pormenorizadamente sobre el primer recorrido que realizaba el presidente Osvaldo Dorticós Torrado por la Unión So­viética, y convocó al pueblo de la capital para recibirlo con una concentración popular frente al Palacio Presidencial el 4 de octubre.

Al escuchar esta noticia Veciana concentró a los hombres escogidos en el apartamento que había sido preparado para realizar el atentado, pero a última hora volvió a sentir preocupación por su propia seguridad, y de­cidió huir. El 3 de octubre, un día antes de la fecha prevista para ejecutar la acción principal, Veciana abordó una lancha y zarpó rum­bo a la Florida, dejando abandonados a sus seguidores.

Cuando percibieron la ausencia de los cabecillas, los complotados que se encontraban en el apartamento se retiraron del lugar para re­fugiarse en casas de seguridad, donde supo­nían que se encontraban fuera de peligro. Unas horas después fueron arrestados Ber­nardo Pa­radela Ibarreche, Juan Manuel Iz­quierdo Díaz, Raúl Fernández Trebejo y Ru­perto Gon­zález González. El acto de recibimiento a Dor­ticós tuvo lugar sin contratiempos.

El 11 de octubre Reinold González fue capturado en una finca en El Wajay y el 6 de no­viembre compareció en el programa de te­levisión Ante la Prensa, donde reveló los planes terroristas en que se encontraba in­volucrado, y tras reconocer que era imposible conspirar contra el proceso revolucionario, reconoció la eficiente labor de vigilancia de los Comités de Defensa de la Revolu­ción y exhortó a los miembros del MRP a que ce­saran en todas sus actividades subversivas.

Una vez en el territorio estadounidense An­tonio Veciana contactó con David Atlee Phillips y continuaron enfrascados en nuevos intentos para asesinar a Fidel durante sus viajes al exterior, pero sus planes magnicidas volvieron a ser neutralizados por la acción oportuna de los Órganos de la Seguridad del Estado.

Investigadores del Centro de In­vest­iga­ciones Históricas de la Seguridad del Estado.

Fuentes utilizadas:

-Versión taquigráfica de la entrevista televisiva a Reinold González, periódico Revo­lu­ción, 7 de noviembre de 1961.

– Las reglas del juego, 30 Años Historia de la Seguridad Cubana, Comisión de Historia de los Órganos de la Seguridad del Estado, Di­rección Política Central del MININT, 1989.

-La contrarrevolución cubana, Jesús Ar­boleya Cervera, Editorial de Ciencias Cuba­nas, La Habana, 2000.

– Cuba: la guerra secreta de la CIA, Editorial Capitán San Luis, 1993, La Guerra Secreta, Operación ZR/RIFLE, 2006, y Operación Ex­ter­minio 50 años de agresiones contra Cuba, Editorial de Ciencias Sociales, 2008, de Fabián Escalante Font.

-Testimonios: teniente coronel (r) Israel Behar Dueñas y mayor (r) Raúl Alfonso Roldán.

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