USA e Cuba, il bastone e la carota (II parte)

Fabian Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

2 parteMentre, la CIA ed i falchi a partire dall’esperienza acquisite nella manipolazione dei gruppi CR (contro rivoluzionari), si accorsero della loro relativa penetrazione da parte dei servizi di sicurezza cubani e decise realizzare ciò che si chiamò le grandi e piccole reti di intelligence, rifornimento e sovversione, costruite sui resti dei gruppi controrivoluzionari.

Varie di esse ebbero buon successo, almeno quell’anno: la rete organizzata dall’intelligence spagnola, dalla sua ambasciata all’Avana, cercava intelligence politica; un’altra organizzata dall’ambasciata italiana aveva la missione di rifornire i suoi principali agenti che operavano all’interno della capitale; la cosiddetta “rat line” che operava nella provincia centrale di Villa Clara ebbe, tra le sue missioni, rifornire i gruppi armati che operavano nella catena montuosa dell’Escambray, e quella del “Polita” Grau e Alberto Cruz, dedicata ad ottenere informazioni e ad ordire complotti per assassinare Fidel.

Una delle più pericolose ed efficienti di queste reti fu quella chiamata “Frente Unito Occidentale, FUO” che riuscì a strutturare, nell’occidente del paese, più di 1000 uomini per attività d’intelligence, di ribellione e sabotaggio. Organizzò tre centri di comunicazioni clandestine e rimase attiva per quasi due anni. Progettò, e quasi giunse ad eseguire, l’attacco ai principali campi militari a Pinar del Rio e realizzò numerosi sabotaggi al sistema elettrico e contro importanti obiettivi economici.

Il programma di “guerra psicologica” progrediva senza grandi contrattempi. La VOA, Voice of America, era diventata una stazione essenzialmente diretta contro Cuba, mentre un’unità appositamente formata, dal JM Wave, dirigeva campagne pubblicitarie anticubane su scala continentale, utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, tra cui cinema, TV, giornali e riviste locali, conferenzieri per università ed altri scenari, ecc. Addirittura si giunse a sfruttare il corso delle correnti del Golfo del Messico, per far giungere propaganda stampata alle nostre coste, quando non era inviata da palloni aerostatici.

Il blocco politico, economico e commerciale s’ intensificò. Farmaci, pezzi di ricambio per l’industria, cibo, infine tutto ciò che prima arrivava da USA ed Europa, fu eliminato. Le navi mercantili che toccavano porti cubani erano collocate in una lista nera ed a loro era vietato attraccare nei porti USA. Le esportazioni cubane erano sistematicamente sabotate, quando per qualche motivo le navi che le trasportavano arrivava in un porto straniero. Anche diversi acquisti, effettuati da parte del governo cubano, furono sabotati mentre si dirigevano a Cuba, al non poter far fallire la trattativa in corso. I principali governi latinoamericani, sotto pressione da parte USA, e con l’eccezione del Messico, alla fine ruppero, successivamente, le relazioni con Cuba, completando così l’isolamento politico, economico e culturale.

All’interno di Cuba, diversi tentativi di riorganizzare la controrivoluzione furono messi in moto da JM. Wave. Probabilmente il più importante diretto verso il cosiddetto Movimento di Recupero Rivoluzionario MRR, allora diretto da Luis David Rodriguez, che era riuscito a formare un blocco o unità controrivoluzionaria, -la Resistenza Civica Anticomunista RCA- che raggruppò i resti dei gruppi cospiratori che ancora sopravvivevano e resti di ribelli, in armi, nell’Escambray, al comando di Tomás San Gil. Il fulcro centrale dei loro piani era assassinare Fidel durante un evento pubblico, promuovere una rivolta armata nelle principali province e provocare un attacco contro l’enclave militare USA di Guantánamo, che servisse da pretesto per un intervento di quel paese.

Nel sabotaggio interno la CIA giunse a pianificare qualsiasi tipo di aggeggio e meccanismo, che direttamente o indirettamente, danneggiasse la produzione, l’economia o altri mezzi vitali dei servizi pubblici. Uno dei suoi agenti, organizzò una rete per sabotare il trasporto pubblico a livello nazionale, versando trucioli d’acciaio nei motori dei veicoli. Altre azioni quali la rottura di macchinari, danni ai pneumatici, furono posti in essere debitamente illustrati per mezzo di dettagliate istruzioni in pamphlet, che si facevano giungere ai loro collaboratori, utilizzando prevalentemente la corrispondenza nazionale.

I gruppi di missioni speciali (GME), o commando di infiltrazione per il sabotaggio, l’approvvigionamento e la sovversione, che operavano da JM Wave, furono disarticolati quando cercavano di far saltare le miniere di rame nella provincia di Pinar del Rio. Al posto loro la CIA , formò i cosiddetti commando mambises con il loro campo principale vicino al lago Porchartrain, a New Orleans. Le grandi imbarcazioni o navi madre avrebbero continuato nel loro ancoraggio a Miami, da dove, puntualmente, secondo l’operazione in corso, si trasferivano per raccogliere i commando ed eseguire le azioni comandate.

Varie operazioni furono realizzate con successo, tra cui ci furono l’attacco al porto di Casilda e l’aggressione perpetrata contro le strutture portuali di Santa Lucia, nella provincia occidentale di Pinar del Rio. Inoltre condussero 22 operazioni di sabotaggio approvate dal CNS, per lo più fallite per le misure di sicurezza adottate e parteciparono a 137 azioni terroristiche contro obiettivi costieri ed imbarcazioni cubane, oltre alle infiltrazioni di armi e attrezzature da guerra, che costantemente facevano per i gruppi interni.

Il 22 ottobre la nave REX, fiore all’occhiello della CIA, fu catturata, mentre realizzava un’importante infiltrazione di armi e forniture militari sulla costa sud della provincia di Pinar del Rio.

Il “gioiello della corona” di questa guerra sporca furono, senza dubbio, le cosiddette operazioni autonome: queste consistettero in una “invenzione” sovversiva di nuovo genere, che pretendeva deviare l’agire dei principali gruppi CR, controllati dalla CIA, fuori del territorio USA per poter così negare “plausibilmente” le loro azioni. Qui si rivelò, come forse non mai, la politica dei due pesi e due misure adottata dal governo USA da tempi precedenti.

Il comitato Church, che nel 1975 investigò, a nome del Congresso USA, i complotti della CIA per assassinare leader politici stranieri definiva la “negazione plausibile come segue: “Il concetto originale della negazione plausibile prevedeva eseguire azioni segrete in una maniera calcolata per nascondere il coinvolgimento americano se le azioni fossero state scoperte. La dottrina era a volte un’illusione ed in altri un inganno (……) Qualsiasi teoria che collochi i funzionari scelti alla periferia del processo di presa delle decisioni, è un invito ad errare, o un abbandono di responsabilità e una perversione del governo democratico. La dottrina è l’antitesi della responsabilità”(…)

Questa nozione della politica estera fu complementata, nel campo operativo, con il disegno che, nel 1963, la CIA plasmò in una normativa battezzata con l’eufemismo di “operazioni autonome” che nel suo preambolo istruiva: “le operazioni autonome saranno eseguite esclusivamente da cittadini cubani, motivati ​​dalla convinzione che per sloggiare il regime devono agire i cubani da dentro e da fuori, in consonanza. Lo sforzo, probabilmente, costerà molte vite cubane, che diventa inaccettabile per la coscienza USA … Il governo USA deve essere pronto a smentire pubblicamente qualsiasi coinvolgimento in tale tipo di atti … Tutte le operazioni autonome verranno montate al di fuori del territorio USA … Dopo entrare in relazione con un gruppo, il rappresentante USA deve chiarire che il governo non ha alcuna intenzione di intervenire militarmente, se non per affrontare i sovietici … Uno sperimentato ufficiale della CIA sarà assegnato per lavorare con il gruppo. Egli darà informazioni di carattere generale ed i supporti materiali necessari. Egli deve influire, ma non controllare il corso delle operazioni”.

A partire da tali indicazioni le operazioni autonome si proiettarono in diversi angoli o aspetti della strategia pianificata. Tra i suoi obiettivi c’erano: l’ostacolo del commercio marittimo; l’organizzazione e stabilizzazione di un ‘fuoco’ guerrigliero interno; le azioni contro obiettivi costieri; il sabotaggio o distruzione del potenziale industriale ed energetico cubano; gli attentati contro Fidel Castro; la riorganizzazione di una controrivoluzione interna; la divisione del movimento rivoluzionario; la penetrazione nell’esercito ribelle a fini diversivi e la preparazione di un colpo di stato interno, che facilitasse un’azione definitiva USA contro Cuba.

Vari commando controrivoluzionari, costituiti al riparo di queste “norme”, cominciarono ad agire, tra loro quello di Manuel Artime Buesa, che dal Nicaragua con il supporto del suo dittatore Anastasio Somoza sviluppò la “II Guerriglia navale”, che aveva come missione quella di ostacolare e fermare il commercio navale da e verso Cuba, principalmente proveniente dai paesi socialisti, mediante attacchi e distruzione delle sue navi.

Secondo i partecipanti a tale progetto [8] “a quel gruppo s’integrarono 500 uomini, con due basi e un centro di comunicazioni in Nicaragua, un magazzino di armi in Costarica ed uffici a Miami, dove si ubicava la leadership. Giunsero a disporre di due navi madre lunghe 250 piedi, una dozzina di lance rapide da sbarco, con motori silenziosi, un aereo C-47, due aerei leggeri Cesna ed un idrovolante, 200 tonnellate di armi ed un sofisticato sistema di comunicazione che comprendeva il contatto permanente con la CIA. Due anni e mezzo di operazioni costarono, alla CIA, circa 7 milioni di dollari.

L’amministrazione scelse Manuel Ray Rivero, ex ministro del primo governo rivoluzionario cubano, per costruire una nuova organizzazione all’estero, la Giunta Rivoluzionaria in Esilio, JURE, per unire i gruppi CR più “ragionevoli” e meno intransigenti nella ricerca di una soluzione pacifica alla “questione cubana” che, strategicamente, doveva divenire, al momento adeguato, strumento nei negoziati che si progettavano con Cuba. Sarebbe una richiesta degli USA affinché i cubani accettassero come rappresentante dell’esilio un’organizzazione dell’opposizione di taglio social-democratico in un eventuale governo di “riconciliazione nazionale” sull’isola.

escudo_nuevo_de_alpha66Un altro progetto, guidato da Enrique Ruiz Williams, ex mercenario della Baia dei Porci, si mise in marcia alleato ai capi controrivoluzionari Eloy Gutierrez Menoyo e Antonio Veciana Blanch ed al suo gruppo Alpha 66, che si proponeva di organizzare un distaccamento armato, a Santo Domingo, per, al momento giusto, sbarcare sulla costa di Baracoa, nella provincia di Oriente, per lì sviluppare la lotta guerrigliera.

Il cosiddetto Direttorio Rivoluzionario Studentesco, DRE, una tipica operazione della CIA, sin dalla sua costituzione, nel 1961, si unì a far parte degli sforzi già descritti. Le sue missioni erano relazionate con due varianti: Il terrorista, mediante attacchi di commando alle coste dell’Avana principalmente per scopi pubblicitari, destinati a dargli risalto pubblico e l’altro un’attenta campagna pubblicitaria e di guerra psicologica volta a sovvertire l’immagine della Rivoluzione cubana nei media studenteschi nel continente americano.

Nel frattempo, le contraddizioni tra l’esilio e la CIA con il progetto duale governativo del doppio binario, dava alla luce la Giunta di Governo Cubana in Esilio, JGCE, una formazione che doveva riunire i gruppi più recalcitranti di esiliati ed il sindacato del crimine organizzato, la Mafia. Questi soggetti, guidati dall’ex presidente Carlos Prio, pretendevano capitalizzare l’esilio -quello che non accettava il JURE, né le mezze misure- nella soluzione del “caso cubano”. Dicevano di avere un budget di 50 milioni di $ consegnato dal “sindacato” per rovesciare il governo cubano e riguadagnare i propri antichi casinò all’Avana. La verità è che poi, dopo l’assassinio di JFK, gli investigatori della Commissione Warren e poi il comitato ristretto della Camera dei Rappresentanti, li collegò con i segnali e le minacce contro la vita del presidente, dimostrando che la vita organica del JGCE durò il periodo tra maggio e novembre 1963. Con la morte di Kennedy, misteriosamente scomparve.

posadwantedrecenteTra gli “affiliati” più attivi al JGCE si trovava il Movimento di Recupero Rivoluzionario Insurrezionale, MIRR di Orlando Bosh e Posada Carriles; il Movimento Nazionalista Cubano, MNC dei fratelli Novo Sampol, Commando L di Antonio Cuesta e altri, che avevano come missione essenziale attaccare e terrorizzare le installazioni e funzionari cubani in missione all’estero.

Nuove riunioni del CNS, il 19 giugno, sotto la presidenza di Robert Kennedy, valutarono gli obiettivi dell’amministrazione nella sua guerra contro Cuba, al contempo approvava 24 grandi sabotaggi nell’isola. Gli aspetti prioritari erano. 1.- incrementare le operazioni autonome (prima descritte). 2.- rafforzare lo sviluppo delle operazioni di AM/Truck e Am/Lash (golpe militare e di stato a Cuba). 3.- incrementare il blocco economico e multilaterale. 4.- accrescere l’isolamento politico di Cuba nel continente e al di fuori di esso. 5.- dare priorità all’assassinio di Fidel, 6.- ampliare gli obiettivi e gli scopi della guerra psicologica (diffamare a livello internazionale il progetto rivoluzionario, screditare le FAR, rompere l’alleanza con l’URSS, isolare Cuba, acutizzare le contraddizioni politiche tra le organizzazioni rivoluzionarie.) 7.- esplorare colloqui di pace, che da posizioni vantaggiose risolvessero il contenzioso esistente e separasse Cuba dal blocco sovietico.

In ottobre, in base alle informazioni declassificate da parte del governo USA su questo tema, il Presidente, su suggerimento del CSN, approvò 9 sabotaggi a grandi impianti energetici all’interno di Cuba.

Le operazioni di Am-Truck e Am-Lash erano dirette contro le FAR e le ORI (Organizzazioni Rivoluzionarie Integrate) al fine di attirare e reclutare adepti nell’esercito e nei comandi politici per un eventuale colpo di stato nel paese, dopo aver assassinato Fidel come primo passo.

A tali fini il 29 ottobre Desmond Fitzgerald capo della CIA incaricato di Cuba, si incontrò a Parigi, Francia, con il suo veterano agente, l’ex comandante Rolando Cubela Secades (Am/Lash) che era stato capo militare del Direttorio Rivoluzionario durante l’insurrezione contro Batista e poi presidente della FEU a cui propose, insieme con l’ex comandante Ramon Guin Diaz (Am/Truck) l’assassinio di Fidel ed il golpe militare con le forze che entrambi affermavano avere per tali sforzi. Si convenne che in caso di successo il colpo poteva contare sul sostegno ed appoggio del governo USA.

Nelle discussioni di Parigi, per puntualizzare i piani di assassinio di Fidel Castro, Cubela richiese a Fitzgerald una conferma del consenso presidenziale al progetto golpista e richiese l’inserimento in un discorso di Kennedy della seguente idea: “una banda di cospiratori s’impossesò della Rivoluzione cubana e la consegnò all’impero russo”. Pochi giorni dopo, il 18 novembre, presso la Società Internazionale della Stampa nella città di Miami, il Presidente esprimeva in un discorso, “è un fatto che una piccola banda di cospiratori hanno derubato il popolo cubano della sua libertà e consegnato l’indipendenza e la sovranità della Nazione cubana a forze al di là dell’emisfero”. Cubela a Parigi accompagnato dal suo ufficiale addetto, ebbe sentore del discorso e ribadì la sua disposizione a proseguire il complotto golpista ed omicida.

Un’analisi del panorama politico operativo di allora ci mostrava due strategie ben definite: quella della CIA e dei suoi alleati della Mafia e dell’esilio che operavano liberamente e aggressivamente senza alcun controllo, che aveva come finalità -attraverso una guerra senza quartiere- provocare un conflitto politico-militare che obbligasse il governo USA ad intervenire militarmente nella soluzione definitiva della “questione cubana” e quella dell’amministrazione Kennedy caratterizzata da colpi selettivi contro Cuba, per distruggere il suo potenziale energetico ed industriale; il blocco, le pressioni politiche ed economiche, mentre agiva con decisione contro le azioni indipendenti della CIA e dell’esilio cubano, ai fini di poter controllare e dirigere la politica verso l’isola.

fidel-lisaDentro la strategia kennediana, si evidenziò un nuovo percorso. All’inizio del 1963 erano iniziate delicate ed importanti trattative sulle relazioni USA-Cuba tra l’avvocato James Donovan, responsabile dei negoziati che portarono alla liberazione dei mercenari catturati a Giron, ed il Comandante René Vallejo, aiutante di Fidel Castro. Più tardi, in aprile, la giornalista Lisa Howard della rete statunitense ABC News, dopo un’intervista con Fidel redasse un lungo articolo pubblicato a New York, in cui rendeva nota la disposizione del leader rivoluzionario di normalizzare le relazioni tra i due paesi.

Mesi dopo, nel settembre e in quella stessa sede città sede dell’ONU, Howard propiziò un incontro tra gli ambasciatori Carlos Lechuga, di Cuba, e William Atwood, degli USA, che conversarono su un’eventuale normalizzazione delle relazioni tra i due paesi lasciando, quest’ultimo, commentare la posizione cubana al procuratore generale Robert Kennedy, con il quale aveva previsto un incontro per quei giorni, occasione in cui approfittò per richiedere l’autorizzazione a continuare i contatti, ricevendo il consenso per questo, ma con l’avvertenza che doveva prestare la massima segretezza su di essi. Fu in quei giorni, secondo Atwood, che informando di tali eventi il Segretario di Stato, Dean Rusk, di passaggio per la città, questi gli confermò che il suo dipartimento non aveva nulla a che fare con la politica nei confronti di Cuba, poiché questa era esclusivamente nelle mani della CIA.

Il 24 ottobre Jean Daniel, giornalista francese di passaggio a New York per Cuba, allo scopo di intervistare Fidel Castro, su suggerimento e mediazione di Atwood incontrò il presidente Kennedy, che gli richiese che nella programmata intervista, indagasse le opinioni del leader cubano circa l’esito e le lezioni della crisi dei missili cubani e quali erano le sue opinioni sugli USA. Gli spiegò che al suo ritorno da Cuba, s’incontrasse di nuovo con lui per uno scambio di vedute sul viaggio e conoscere le sue impressioni, ma purtroppo il presidente sarebbe stato assassinato pochi giorni dopo, il 22 novembre a Dallas, Texas.

Come prima si è detto, parrebbe che la politica USA fosse sequestrata. Da un lato, un’aggressione che quell’anno raggiunse livelli inaspettati, mentre dall’altro, si realizzarono concrete azioni, da parte dei Kennedy, per esplorare cammini di pace e accordi politici con Cuba.

Per caso tutto questo era un altro esempio dei doppi standard dell’Impero USA? Per caso la politica verso Cuba del presidente era relazionata ad una nuova prospettiva pacifica, la stessa esposta nel suo discorso all’American University?

In realtà mai avremo risposte a queste domande, poiché Kennedy fu assassinato, “al di là di ogni ragionevole dubbio” per le sue politiche interne ed estere, in particolare quelle relazionate con la pace ed il disarmo mondiale e la posizione che, negli ultimi tempi, assunse verso Cuba.

link I parte

Estados Unidos y Cuba, el garrote y la zanahoria

Mientras, la CIA y los halcones a partir de las experiencias adquiridas en la manipulación de los grupos CR, se percataron de su relativa penetración por los servicios de seguridad cubanos y decidió implementar lo que se dio en llamar las grandes y pequeñas redes de inteligencia, abastecimiento y subversión, construidas sobre los restos de los grupos contrarrevolucionarios. Varias de ellas tuvieron buen éxito, al menos aquel año: la red organizada por la inteligencia española, desde su embajada en la Habana buscaba inteligencia política; otra organizada desde la embajada italiana tenía la misión de abastecer a sus principales agentes que operaban dentro de la capital; la denominada “rat line” que operaba en la central provincia de Villa Clara tenía entre sus misiones abastecer a los grupos armados que operaban en el macizo montañoso del Escambray, y la de “Polita” Grau y Alberto Cruz, dedicada a la obtención de inteligencia y a urdir complots para asesinar a Fidel.

Una de las más peligrosas y eficientes de estas redes lo fue la denominada “Frente Unido Occidental, FUO”, que logro estructuras en el occidente de país a más de 1000 hombres para labores de inteligencia, alzamiento y sabotaje. Organizó tres centros de comunicaciones clandestinas y se mantuvo activo por casi dos años. Planeó y casi llegó a ejecutar el ataque a los principales campamentos militares en Pinar del Rio y realizó numerosos sabotajes al sistema eléctrico y contra importantes objetivos económicos.

El programa de “guerra sicológica” avanzaba sin grandes contratiempos. La VOA, Voz de América, había devenido en una estación dirigida esencialmente contra Cuba, mientras que un aparato especialmente formado, desde la JM Wave, dirigía campañas publicitarias anticubanas a escala continental, mediante la utilización de todos los medios a su alcance, entre ellos el cine, la TV, los periódicos y revistas locales, conferencistas para universidades y otros escenarios etc. Incluso, se llegó a aprovechar el curso de las corrientes del golfo de México, para hacer llegar propaganda impresa a nuestras costas, cuando no era enviada por globos aerostáticos.

El bloqueo político, económico y comercial se arreció. Los medicamentos, las piezas de repuesto para la industria, los alimentos, en fin todo lo que antes provenía de Estados Unidos y de Europa, fue eliminada. Los barcos mercantes que tocaran puertos cubanos eran colocados en una lista negra y tenían prohibido atracar en puertos norteamericanos. Las exportaciones cubanas eran sistemáticamente saboteadas, cuando por alguna razón los barcos que la transportaban llegaban a puerto extranjero. Incluso, varias compras realizadas por el gobierno cubano, fueron saboteadas mientras se dirigían a Cuba, al no poder frustrar la negociación en curso. Los principales gobiernos latinoamericanos, presionados por Estados Unidos y con la excepción de México, finalmente romperían sucesivamente las relaciones con Cuba, completando así el aislamiento político, económico y cultural.

Dentro de Cuba, varios intentos para reorganizar a la contrarrevolución fueron puestos en marcha, desde la JM. Wave. Probablemente el más importante dirigido hacia el denominado Movimiento de Recuperación Revolucionaria MRR, entonces dirigido por Luis David Rodríguez, que había logrado formar un bloque o unidad contrarrevolucionaria, -la Resistencia Cívica Anticomunista, RCA- que agrupó a los rezagos de los grupos conspirativos que aún sobrevivían y restos de alzados en armas en el Escambray, al mando de Tomás San Gil. El eje central de sus planes era asesinar a Fidel durante un acto público, propiciar un levantamiento armado en las principales provincias del país y provocar un ataque al enclave militar norteamericano de Guantánamo, que sirviera de pretexto para una intervención de ese país.

En el sabotaje interno la CIA llegó a planear todo tipo de artilugio y mecanismo que directa o indirectamente afectara la producción, la economía u otros medios vitales de los servicios públicos. Uno de sus agentes, organizó una red para sabotear el transporte público a escala nacional, al verter virutas de acero en los motores de los vehículos. Otras acciones como roturas de maquinarias, daño a los neumáticos, fueron puesta en marcha, debidamente ilustrada por medio de instrucciones detalladas en panfletos, que les hacían llegar a sus colaboradores, utilizando principalmente la correspondencia nacional.

Los grupos de misiones especiales (GME), o comandos de infiltración para el sabotaje, abastecimiento y la subversión que operaban desde la JM Wave, fueron desarticulados cuando intentaban dinamitar las minas de cobre en la provincia de Pinar del Rio. En su lugar la CIA, formó los denominados comandos mambises, con su campamento principal en las inmediaciones del lago Porchartrain en Nueva Orleans. Las grandes embarcaciones o buques madres, seguirían en su fondeadero de Miami, desde donde, puntualmente, según la operación en curso, se trasladarían para recoger a los comandos y realizar las acciones encomendadas.

Varios operativos fueron realizados con éxito, entre los que se encontraron el ataque al puerto de Casilda y la agresión perpetrada contra instalaciones portuarias de Santa Lucía en la occidental provincia de Pinar del Rio. Adicionalmente realizaron 22 operaciones de sabotaje aprobadas por el CNS, en su mayoría fracasadas por las medidas de seguridad tomadas y participaron en 137 acciones terroristas contra objetivos costeros y embarcaciones cubanas, además de las infiltraciones de armas y pertrechos de guerra, que constantemente hacían para los grupos internos.

El 22 de octubre el buque REX, nave insignia de la CIA, fue sorprendido, mientras realizaba una importante infiltración de armas y pertrechos bélicos en la costa sur de la provincia de Pinar del Rio.

La “joya de la corona” de esta guerra sucia fueron sin dudas las denominadas operaciones autónomas: Estas consistieron en un “invento” subversivo de nuevo tipo, que pretendía desviar el accionar de los principales grupos CR controlados por la CIA fuera del territorio norteamericano para así poder negar “plausiblemente” sus acciones. Aquí se puso de manifiesto como quizás nunca antes, la política de doble rasero adoptada por la administración norteamericana desde épocas pretéritas.

El comité Church, que en 1975 investigó a nombre del Congreso de Estados Unidos los complots de la CIA para asesinar dirigentes políticos extranjeros definía la “negación plausible, de la siguiente manera:“el concepto original de la negación plausible preveía realizar acciones encubiertas de una forma calculada para ocultar la participación americana si las acciones fueran descubiertas. La doctrina era por momentos una ilusión y en otros, un engaño (……) Cualquier teoría que coloque a los funcionarios elegidos en la periferia del proceso de la toma de decisiones, es una invitación al error, o un abandono de la responsabilidad y una perversión del gobierno democrático. La doctrina es la antítesis de la responsabilidad”(….)

Esta noción de la política exterior fue complementada en el terreno operativo, con el diseño que en 1963 la CIA plasmó en una normativa bautizada con el eufemismo de “operaciones autónomas” que en su preámbulo instruía:“las operaciones autónomas serán ejecutadas exclusivamente por nacionales cubanos, motivados por la convicción de que para desalojar al régimen debían actuar los cubanos de adentro y de afuera, en consonancia. El esfuerzo, probablemente costará muchas vidas cubanas, que se vuelve inaceptable para la conciencia de Estados Unidos… El gobierno norteamericano debe estar preparado para negar públicamente cualquier participación en este tipo de actos… Todas las operaciones autónomas serán montadas fuera del territorio norteamericano…Después de entrar en relación con un grupo, el representante de Estados Unidos debe dejar claro que el gobierno no tiene intención de intervenir militarmente, excepto para enfrentar a los soviéticos….Un experimentado oficial de la CIA será asignado para trabajar con el grupo. Él dará la información general y los apoyos materiales necesarios. Él debe influir, pero no controlar el curso de las operaciones”.

A partir de tales indicaciones las operaciones autónomas se proyectaron en diferentes ángulos o vertientes de la estrategia planeada. Entre sus objetivos se encontraron: La obstaculización del comercio marítimo; la organización y estabilización de un “foco” guerrillero” interno; las acciones contra objetivos costeros; el sabotaje o destrucción del potencial industrial y energético cubano; los atentados contra Fidel Castro; la reorganización de la contrarrevolución interna; la división del movimiento revolucionario; la penetración en el ejército rebelde con fines diversionistas y la preparación de un golpe de estado interno, que facilitara una acción definitiva de Estados Unidos contra Cuba.

Varios comandos contrarrevolucionarios, constituidos al amparo de estas “normas”, comenzar su actuar, entre ellos el de Manuel Artime Buesa, quien desde Nicaragua con el apoyo de su dictador Anastasio Somoza desarrollo la “II Guerrilla Naval”, que tenía como misión obstaculizar y detener el comercio naval hacia y desde Cuba, principalmente proveniente de los países socialistas, por medio del ataque y destrucción de sus naves.

Según participantes de ese proyecto[8],“a ese grupo se integraron unos 500 hombres, contando con dos bases y un centro de comunicaciones, en Nicaragua, un almacén de armas en Costa Rica y oficinas en Miami, donde radicaba la jefatura. Llegaron a disponer de dos buques madres de 250 pies de eslora, una docena de lanchas rápidas de desembarco, con motores silenciosos, un avión C-47, dos avionetas Cesna y un hidroavión, 200 toneladas de armas y un sofisticado sistema de comunicaciones que incluía el contacto permanente con la CIA. En dos años y medio de operaciones costaron a la CIA alrededor de 7 millones de dólares”.

La administración seleccionó a Manuel Ray Rivero, un ex ministro del primer gobierno revolucionario cubano para construir una nueva organización en el exterior, la Junta Revolucionaria en el Exilio, JURE, que uniera a los grupos CR más “razonables” y menos intransigentes en la búsqueda de una solución pacífica al “asunto cubano”, que estratégicamente debía devenir en el momento adecuando, instrumento en las negociaciones que se proyectaban con Cuba. Sería una exigencia de Estados Unidos para que los cubanos aceptaran como representante del exilio a una organización opositora de corte socialdemócrata en un eventual gobierno “reconciliación nacional” en la Isla.

Otro proyecto, el liderado por Enrique Ruiz Williams, ex mercenario de Girón, se puso en marcha aliado a los líderes contrarrevolucionarios Eloy Gutiérrez Menoyo y Antonio Veciana Blanch y su grupo Alfa 66, el cual se proponía organizar un destacamento armado en Santo Domingo para en su momento, desembarcar por las costas de Baracoa en la provincia de Oriente para desarrollar allí la lucha de guerrillas.

El denominado Directorio Revolucionario Estudiantil, DRE una típica operación autónoma de la CIA, desde su formación en 1961 se unió a los empeños ya descritos. Sus misiones estaban relacionadas con dos vertientes: La terrorista, mediante ataques comandos a las costas habaneras principalmente con fines publicitarios, destinados a darle protagonismo público y la otra, una cuidadosa campaña publicitaria y de guerra sicológica, destinada a subvertir la imagen de la revolución cubana en los medios estudiantiles del continente americano.

Mientras, las contradicciones existentes entre el exilio y la CIA con el proyecto dual gubernamental de la doble vía, hizo nacer la Junta de Gobierno Cubana en el Exilio, JGCE, una formación que debía reunir a los grupos más recalcitrantes del exilio y el sindicato del crimen organizado, la Mafia. Estos sujetos encabezados por el ex presidente Carlos Prio pretendían capitalizar al exilio, -aquel que no aceptaba el JURE, ni medias tintas-, en la solución del “caso cubano”. Decían contar con un presupuesto de 50 millones de dólares entregados por el “sindicato”, para derrocar al gobierno cubano y recobrar sus antiguos casinos de juego en la Habana. Lo cierto es, que posteriormente, tras el asesinato de JFK, investigadores de la comisión Warren y luego del comité Selecto de la Cámara de Representantes, lo vinculó con señales y amenazas contra la vida del presidente, demostrando que la vida orgánica de la JGCE duró el tiempo que media entre mayo y noviembre de 1963. Con la muerte e Kennedy, el mismo desapareció misteriosamente.

Entre los “afiliados” más activos de la JGCE se encontraban el Movimiento de Recuperación Revolucionaria Insurreccional, MIRR de Orlando Bosh y Posada Carriles; el Movimiento Nacionalista Cubano, MNC de los hermanos Novo Sampol, Comandos L de Antonio Cuesta y otros más, que tenían como misión esencial atacar y aterrorizar a las instalaciones y funcionarios cubanos en países extranjeros.

Nuevas reuniones del CNS el 19 de junio presidida por Robert Kennedy evaluaron los objetivos de la administración en su guerra contra Cuba, al tiempo que aprobaba 24 grandes sabotajes dentro de la Isla. Los aspectos priorizados fueron: 1.- incrementar las operaciones autónomas (antes descriptas). 2.- fortalecer el desarrollo de las operaciones Am/Truck y Am/Lash (golpe militar y de estado en Cuba.). 3.- incrementar el bloqueo económico y multilateral. 4.- acrecentar el aislamiento político de Cuba en el continente y fuera del mismo. 5.- priorizar el asesinato de Fidel, 6.- ampliar los objetivos y fines de la guerra sicológica: (calumniar internacionalmente al proyecto revolucionario, desacreditar a las FAR, romper la alianza con la URSS, aislar a Cuba, agudizar las contradicciones políticas entre las organizaciones revolucionarias.) 7.- explorar conversaciones de paz, que desde posiciones ventajosas resolvieran el diferendo existente y aparata a Cuba del bloque soviético.

En octubre, según la información desclasificada por el gobierno de Estados Unidos sobre este asunto, el Presidente, a sugerencia del CSN aprobó 9 sabotajes a grandes instalaciones energéticas y productivas en el interior de Cuba.

Las operaciones Am-Truck y Am-Lash estaban dirigidas contra las FAR y las ORI (organizaciones revolucionarias integradas) a los fines de captar y reclutar adeptos en el ejército y los mandos políticos para un eventual golpe de estado dentro del país, asesinado a Fidel como paso previo a ello.

Para esos fines el 29 de octubre Desmond Fitzgerald jefe de la CIA a cargo de Cuba, se entrevistó en Paris, Francia, con su veterano agente el excomandante Rolando Cubela Secades (Am/Lash) quien había sido jefe militar del Directorio Revolucionario durante la insurrección contra Batista y luego presidente de la FEU a quien le propuso, en unión con el ex comandante Ramón Güin Díaz (Am/Truck) el asesinato de Fidel y el golpe militar con las fuerzas que ambos decían tener para tales empeños. Se acordó que de resultar exitoso el golpe podía contar con el apoyo y respaldo del Gobierno de Estados Unidos.

En las discusiones de Paris para puntualizar los planes de asesinato a Fidel Castro, Cubela exigió a Fitzgerald una confirmación de la anuencia presidencial al proyecto golpista y solicitó la inclusión en un discurso de Kennedy de la siguiente idea: “una banda de conspiradores se apoderó de la Revolución cubana y la entregó al imperio ruso”. Pocos días más tarde el 18 de noviembre, en la Sociedad Internacional de Prensa en la ciudad de Miami, el Presidente expresaba en un discurso, “es un hecho que una pequeña banda de conspiradores han despojado al pueblo cubano de su libertad y entregado la independencia y soberanía de la Nación cubana a fuerzas más allá del Hemisferio”. Cubela en Paris acompañado de su oficial de caso, tuvo noticias del discurso y ratifico su disposición para continuar el complot golpista y homicida.

Un análisis del panorama político operativo de entonces nos mostraba dos estrategias bien definidas, la de la CIA y sus aliados de la Mafia y el exilio que operaban libre y agresivamente sin control alguno, que tenía como finalidad -mediante una guerra sin cuartel- provocar un conflicto político-militar que obligara al gobierno norteamericano a intervenir militarmente en la solución definitiva del “asunto cubano”, y el de la administración Kennedy caracterizada por golpes selectivos contra Cuba, para destruir su potencial energético e industrial; el bloqueo, las presiones políticas y económicas, mientras que actuaba decididamente contra las acciones independientes de la CIA y el exilio cubano, a los fines de poder controlar y dirigir la política hacia la Isla.

Dentro de la estrategia kennediana, se destacó una nueva vertiente. En los inicios de 1963 habían comenzado delicadas e importantes conversaciones sobre las relaciones Estados Unidos y Cuba entre el abogado James Donovan, responsable de las negociaciones que liberaron a los mercenarios capturados en Girón y el Comandante René Vallejo, ayudante de Fidel Castro. Más tarde en abril la periodista Lisa Howard de la cadena norteamericana ABC News después de una entrevista a Fidel confeccionó un extenso artículo publicado en Nueva York en el cual daba cuenta de la disposición del líder revolucionario para normalizar las relaciones entre ambos países.

Meses después, en septiembre y en aquella misma ciudad sede de la ONU, la Howard propició un encuentro entre los embajadores Carlos Lechuga de Cuba y William Atwood de Estados Unidos, quienes conversaron sobre una eventual normalización de las relaciones entre ambos países quedando éste último en comentar la posición cubana al fiscal general Robert Kennedy, con el cual tenía una reunión pautada para esos días, ocasión que aprovechó para solicitar autorización de continuar los contactos, recibiendo la anuencia para ello, pero con la advertencia que debía extremar la secretividad de ellos. Fue en aquellos días, según Atwood, que informando de tales eventos al secretario de estado Dean Rusk, de paso por la ciudad, este le confirmó que su departamento nada tenía que ver con la política hacia Cuba, pues esta estaba en manos exclusivas de la CIA.

El 24 de octubre, Jean Daniel, periodista francés de paso por Nueva York rumbo a Cuba con el propósito de entrevistar a Fidel Castro, a sugerencia y mediación de Atwood se reunió con el presidente Kennedy quien le solicito que en la planeada entrevista, indagara las opiniones del líder cubano sobre el desenlace y lecciones de la crisis de los misiles y cuáles eran sus opiniones con respecto a Estados Unidos. Le explicó que a su regreso de Cuba, se reuniera nuevamente con él para intercambiar opiniones del viaje y conocer sus impresiones, pero lamentablemente el presidente sería asesinado pocos días después, el 22 de noviembre, en Dallas, Texas.

Como antes se expresó, pareciera que la política de Estados Unidos estaba secuestrada. Por un lado, una agresión que ese año alcanzó niveles insospechados, mientras que por otro, se realizaron acciones concretas por parte de Kennedy para explorar caminos de paz y arreglos políticos con Cuba.

¿Acaso todo aquello era una muestra más de la política de doble rasero del Imperio norteamericano?. ¿Acaso la política hacia Cuba del presidente estaba relacionada con una nueva perspectiva pacifica, la misma expuesta en su discurso de la Universidad Americana?.

En realidad nunca tendremos respuestas a esas interrogantes, pues Kennedy fue asesinado, “más allá de la duda razonable” por sus políticas internas y externas, particularmente aquellas relacionadas con la paz y el desarme mundial y la posición que en los últimos tiempos asumió hacia Cuba.

[8] Felix Rodriguez Mendigutía: The Shadow Warrior, pag.119

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