Operazione 40 (parte II)

Fabian Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

operacion 40A seguito della pubblicazione della I parte di questo lavoro, un lettore ci ha inviato l’informazione che segnalava José Joaquín Sanjenis Perdomo, il capo dell’Operazione 40, come il portiere dell’edificio Dakota a New York, al momento (1980) in cui John Lennon fu assassinato. Secondo altre fonti consultate, Sanjenis o Jose Perdomo, come si faceva chiamare allora, era davvero il portiere di quell’edificio e chi sparò all’immortale del rock, causando la sua morte.

Come si ricorderà nel mio precedente articolo concludevo con la domanda: quindi, l’Operazione 40 si estinse alla data che formalmente segnalò la CIA formalmente o in una metamorfosi infinita, ancora vive e agisce?

Motivato ​​dalle preoccupazioni del lettore e dalla domanda di cui sopra, ho riesaminare gli archivi, ho avuto accesso a nuove fonti e dopo aver consultato persone che, all’epoca, conoscevano informazioni relative a questa operazione, ho ottenuto i seguenti risultati.

felx medigutia wantedL’Operazione 40 -il cui nome in codice era AM/OT- fu creata nei primi anni 60 su proposta del capo della CIA Alan Dulles e la supervisione di Richard Nixon, allora vice presidente USA. Su suggerimento di George Bush padre, per supportare l’operazione fu designato Felix Rodriguez Mendigutía come raccoglitore di fondi tra le aziende USA che erano state state danneggiate dalla Rivoluzione cubana.

Più tardi, come già accennato, fu la polizia segreta della CIA nella comunità di esiliati cubani, distaccamento incaricato della pulizia dei “comunisti” nei territori che avrebbero occupato i brigatisti (della Baia dei porci ndt) e poi gruppo di operazioni speciali che si incaricavano dall’organizzazione di “proteste pubbliche” a consolati ed ambasciate con relazioni con Cuba, sino all’omicidio di persone, qualificate dalla CIA, come pericolose.

Disattivata, formalmente, nel 1974 al calore dello scandalo “watergate” e delle investigazioni del comitato del senatore Frank Church, che seppe i complotti, della CIA, per assassinare leader politici stranieri, sperimentò una metamorfosi che diede origine a due gruppi, uno nella DEA al comando del colonnello Lucien Conein che aveva lo scopo di “operazioni speciali” e l’altro guidato da Orlando Bosch, e suoi associati, incaricato delle campagne terroristiche che, da allora, si pianificava incrementare, non solo contro Cuba, ma su scala continentale e che, inoltre, permise, a questi macellai, eliminare alcuni dei loro concorrenti negli USA.

Il gruppo destinato alla DEA si organizzò in un’unità operativa chiamata Deacon I, al comando del suddetto Conein, mercenario e veterano agente dell’OSS e della CIA, che aveva diretto, nel 1963, l’assassinio dei fratelli Ngo Diem, allora governanti in Vietnam Sud, e dal 1975, si dedicò ad assassinare i capi dei cartelli latino-americani che gestivano il traffico di droga verso gli USA, infiltrando i suoi uomini, che poi, in qualità di mediatori, incassavano commissioni per far fluire la droga, in modo che questa arrivasse, puntualmente, negli USA. Poi, nel 1982, fece parte del gruppo organizzato dal tenente posadwantedrecentecolonnello Oliver North, consigliere per la sicurezza nazionale, per condurre la guerra contro il Nicaragua sandinista e poi, data la sua vasta esperienza nel traffico di droga, insieme a Felix Rodriguez Mendigutía, Luis Posada Carriles e Rafael “Chichi” Quintero, organizzò la più grande, fino a quel momento, rete di narcotraffico e che poi fu conosciuta con lo scandalo “Iran-Contra”. Nel 1989 questo “esimio patriota” morì serenamente nel suo letto, a 79 anni.

Il gruppo di Bosch, nei primi anni 70, guidato dagli esuli più recalcitranti, con il consenso delle autorità USA e della CIA, intensificarono le azioni terroristiche contro personale ed istituzioni cubane ubicate in paesi terzi. Tra questi, Poder Cubano, Movimiento Insurreccional de Recuperación Revolucionaria, Movimiento Nacionalista Cubano, Acción Cubana, Frente de Liberación Nacional, Omega 7 e RECE, furono i più notevoli ed aggressivi.

Nel 1976, nella Repubblica Dominicana, fu fondato per volere della CIA, il Comando delle Organizzazioni Rivoluzionarie Unite (CORU), che riunì queste organizzazioni e leader, guidati da Orlando Bosch, Felipe Rivero, Alvin Ross, José Dionisio Suárez, Luis Posada Carriles, i fratelli Guillermo e Ignacio Novo Sampol ed altri.

Il fatto significò l’integrazione, per la prima volta, nella storia di aggressioni, di una rete di terrorismo internazionale che si proponeva portar la guerra contro Cuba in qualsiasi angolo dell’universo. Loro stessi la denominarono “la guerra per i sentieri del mondo”.

Il sequestro di pescatori, in acque giurisdizionali cubane, divenne una pratica abituale. Durante la prima metà del 1971, i guardia coste USA sequestrarono, in diverse occasioni, pescherecci cubani con decine di membri di equipaggio e li condussero a Miami per indurli alla diserzione, sabotare il loro lavoro e terrorizzare le loro famiglie. Verso la fine di quello stesso anno, commando terroristi bombardarono il porto orientale cubano di Boca de Sama, dove morirono due persone e quattro ferite, tra cui una bimba.

Piccole lance, barche di ferro-cemento o imbarcazioni di maggior pescaggio furono attaccate da lance pirate che si avvicinarono alle nostre coste per tutto il decennio.

El 4 aprile 1972, una bomba esplose presso il consolato cubano a Montreal, Canada, ferendo a morte uno dei suoi diplomatici; l’anno successivo fu caratterizzato dall’invio di lettere esplosive alle ambasciate di Cuba in Spagna, Perù ed Argentina, tra altre. Si collocarono bombe o si lanciarono artefatti esplosivi contro le sedi diplomatiche cubane in Messico, Canada, Giamaica, Spagna e Francia.

Nel 1974 dopo dopo aver piazzato due bombe a Caracas, Venezuela, Bosch e alcuni dei suoi scagnozzi visitarono il dittatore cileno Augusto Pinochet, in Cile, e offrirono il loro apporto, per l’assassinio dei dirigenti politici dissidenti, ai golpisti in cambio di un riconoscimento internazionale. A tal fine, coordinarono con il generale. Manuel Contreras, capo della DINA [1] e coordinatore dell’Operazione Condor, che da allora cominciava -guidato dalla mano della CIA- a muovere i suoi primi passi per unire i servizi polizieschi delle dittature sudamericane nella loro contro rivoluzionaria.

Negli stessi USA, si realizzarono numerose azioni terroristiche. Tra il 1973 ed il 1976, l’FBI indagò 103 attentati dinamitardi e sei omicidi commessi da questi gruppi negli USA. Ritenne che costituivano “la rete terrorista più pericolosa di quante operavano in quella nazione”. [2] L’ondata di attentati e crimini si diffuse in quel decennio. Né la stampa, né il governo USA poterono ignorare la mancanza di controllo che permetteva muoversi a questi gruppi. Guerre intestine, delazioni, antagonismi di gruppi estremisti contro i conciliatori, minacce di morte a figure dell’esilio ed a giornalisti, alleanze che si affrontavano, vecchi aggiustamenti di conti tra gangster e batistiani, sfuggivano ai dispositivi di polizia e politici.

El 12 aprile 1974, alle 21:25, quattro colpi spensero la vita di José Elias de la Torriente Ajuria, accusato di non compiere le sue promesse di “liberare Cuba” e d’intascarsi i soldi raccolti a tale fine; alcune settimane dopo una bomba piazzata nella macchina di Ricardo Morales Navarrete, alias El Mono, considerato l’autore dell’attentato all’ex capitano dell’Eesercito Ribelle divenuto contro-rivoluzionario di Miami, Juan Costanzo Palau. A quel tempo fu ritrovato morto Ernesto Diaz Rodriguez, leader del Movimento Democratico Cristiano. Il 21 febbraio 1975 fu assassinato Luciano Nieves, fautore di una corrente di coesistenza, ed il 31 ottobre saltò in aria l’auto del gangster, ex senatore batistiano e torturatore, Rolando Masferrer Rojas.

Nell’aprile 1976, Emilio Milian, un commentatore politico radiofonico, perse entrambe le gambe in un attentato. Il giorno 13 fu ucciso Ramon Donestévez, sostenitore di cambiare l’ostilità verso Cuba, che aveva già subito altri attentati. Il 23, Rafael Betancourt, attivista per la ripresa delle relazioni, trovò una finta bomba sotto il sedile della sua auto. Il 14 maggio, fu ucciso davanti alla sua abitazione Hector Soto; un cecchino liquidò l’emigrato Andrés Purriños, legato ad Alpha 66, ed il 29 apparve assassinato, nelle paludi delle Everglades, Jesus Gonzalez Cartas, El Extraño, gangster, assassino ed estorsore.

Juan Jose Peruyero, un veterano dirigente della Brigata 2506 dedito al traffico e vendita di droga, fu colpito a morte. In quello stesso anno il CORU prevedeva liquidare Miguel Angel Peraza, che aveva testimoniato contro l’organizzazione in un processo a Miami. Nel 1975 si fece frequente l’uso di ordigni esplosivi; apparvero collocati presso l’aeroporto internazionale di Miami, in due uffici postali della contea Dade, nell’ufficio della Sicurezza Sociale, in un edificio del governo federale, ed in una banca.

Nonostante l’interesse del governo USA ad ottenere che queste organizzazioni agissero al di fuori del suo territorio, non furono in grado di sfuggire a questo vortice di terrorismo e omicidi. Infatti, le organizzazioni controrivoluzionarie all’estero non vollero mai limitare le loro azioni nel territorio USA; inoltre avevano conti pendenti da risolvere tra di loro.

Nel 1976 collocarono una bomba nell’Accademia di Musica e una al Palladium Theatre, entrambi a New York; in aprile, un’altra bomba esplose presso l’Università di Miami, dove avrebbe parlato l’attivista afro-americana Angela Davis. Organizzazioni terroristiche come il Fronte di Liberazione Cubano, Commandos 0 e Poder Cubano rivendicarono tali fatti.

L’ondata di uccisioni e attentati terrorizzò i turisti e gli abitanti di Miami. Si rese necessario che il team dell’FBI si rafforzasse con agenti provenienti dagli uffici centrali di Washington; ma i crimini non si fermarono. Nel luglio 1977, un esteso piano di attività terroristiche da svilupparsi a Miami fu scoperto dalle autorità cubane ed informati, i loro omologhi USA, dai nostri diplomatici all’ONU. Non uno dei terroristi menzionati nella relazione fu Felix garciaGafeinfastidito. Continuarono ad agire impunemente. Più tardi fu ucciso, in Queens Boulevard e 53rd Street, nel quartiere di Queens, a New York, il diplomatico cubano Felix Garcia; gli spararono quattro colpi da una moto accanto alla sua auto. Nel 1979 assassinarono Carlos Varela Muniz, giovane dirigente della Brigata Antonio Maceo che incoraggiava i viaggi a Cuba e l’avvicinamento della comunità cubana con l’isola. Questi crimini sono rimasti impuniti.

Quella offensiva non era solo contro Cuba. Era iscritta nella strategia terroristica messo in atto dagli USA in America Latina. Così poterono commettersi impunemente gli assassinii del generale cileno Carlos Prats e di sua moglie, in Argentina; il tentativo di assassinio a Roma, Italia, di Bernardo Leighton, leader democristiano e di sua moglie; e l’assassinio a Washington, nel 1976, dell’ex ministro degli Esteri Orlando Letelier e della sua segretaria Ronny Moffit, con la diretta partecipazione di controrivoluzionari cubani. [3] Questa “guerra per i sentieri del mondo” in realtà non conobbe confini né coperture diplomatiche. Le ambasciate cubane furono un obiettivo preferito degli attacchi terroristici.

Il 23 luglio 1976 tentarono di sequestrare il console cubano a Merida e uccisero il suo accompagnatore, il tecnico della pesca d’Artagnan Díaz; sequestrarono e scomparvero -in collusione con le duerap1autorità argentine- due diplomatici cubani in quel paese; mitragliarono la sede diplomatica in Colombia; effettuarono un attentato dinamitardo all’Ambasciata della Guyana a Trinidad e Tobago. Queste azioni terroristiche contro nostri funzionari e sedi diplomatiche ebbero come uno dei suoi momenti culminanti la totale distruzione, nell’aprile 1976, a causa di una potente bomba, dei locali dell’ambasciata cubana in Portogallo. Morirono due diplomatici: Adriana Corcho e Efren Monteagudo’…

La Missione Cubana all’ONU è stata, forse, la rappresentanza diplomatica più colpita dalle azioni dei terroristi di origine cubana con sede negli USA: sette volte l’attaccarono con ordigni esplosivi. Il 6 giugno 1976 una potente bomba esplose davanti alla porta del palazzo; fuggendo, miracolosamente vivo, il personale. Minacce di aggressione, piani di sequestro contro i funzionari cubani all’ONU, un piano, nel 1977, per assassinare lo stesso ambasciatore e due segretari che fu neutralizzato, ed una bomba che non giunse ad esplodere sotto l’auto dell’ambasciatore, sono alcune delle principali azioni contro tale sede.

Nel luglio 1976 elementi controrivoluzionari collocarono una bomba nel bagaglio di un aereo passeggeri della compagnia aerea Cubana de Aviación in Giamaica, che esplose a terra; collocarono ordigni esplosivi in ​​un ufficio della British West Indian Airlines che faceva affari con Cuba e nell’auto del gerente della Cubana de Aviación a Barbados; misero una bomba in Air Panama, in Colombia, e nel veicolo del funzionario colombiano responsabile delle relazioni con barbadosCuba; posero un’altra nell’aeroporto di Panama e un’altra negli uffici della Cubana de Aviacion, e l’atroce esplosione, in pieno volo, di un aereo commerciale cubano, il 6 ottobre del 1976, che costò la vita a 73 persone innocenti. Solo pochi mesi dopo, nel 1977, fu denunciato un piano terroristico volto ad attaccare aerei della Cubana de Aviación e Iberia negli aeroporti di Madrid, Caracas e Repubblica dominicana.

In breve, in questo terrificante decennio si eseguirono un totale di 377 azioni terroristiche di tutti i tipi: omicidi di diplomatici e altri funzionari, bombe in ambasciate e altre installazioni cubane, sequestro di pescatori, attacchi pirati, incursioni armate contro obiettivi costieri, assassinii di leader dell’esilio che propiziavano un riavvicinamento con la loro patria.

D’altra parte, un sommario degli assassinii selettivi noti effettuati contro leader politici dall’Operazione 40 o sue ramificazioni mostrano i seguenti dati: tentativi di avvelenamento, durante gli anni 60 e 61, contro Fidel Castro rispettivamente a New York e l’Avana; l’assassinio, nel 1963, del presidente USA John F. Kennedy; attentato con bazooka, nel 1964, alla sede dell’ONU, a New York, contro il comandante Ernesto Guevara ed il suo successivo assassinio alla fine del 1967 in Bolivia; assassinio, nel 1968, del candidato alla presidenza Robert. F. Kennedy; cinque tentativi omicidi contro Fidel, durante il suo viaggio in Cile nel 1971; l’assassinio, l’anno successivo, del generale cileno Carlos Pratts e di sua moglie in Argentina; l’attentato, nel 1975, al cileno Bernardo Leighton a Roma; assassinio, nel 1976, dell’ex ministro degli Esteri cileno Orlando Letelier a Washington; l’esplosione, nel 1976, di un aereo cubano in pieno volo, che provocò la morte di 73 persone; l’assassinio di John Lennon a New York nel 1980 e chissà quanti altri crimini ancora sconosciuti.

La guerra che gli USA scatenarono contro il Nicaragua, negli anni 80, fece modificare la strategia terrorista della CIA e dei servizi segreti USA, che fino ad allora si basavano su “operazioni autonome”, cioè eseguirle al di fuori del suo territorio, ciò che gli permettesse “negare plausibilmente” i drammatici e terribili risultati.

Le guerre di fine secolo contro la Jugoslavia e l’Iraq e più tardi, all’inizio del XXI secolo contro Libia, Iraq, Afghanistan, Siria, Palestina, i territori del Kurdistan, gli permise comprendere che non c’era bisogno di nascondersi dietro le spalle di altri che doveva organizzare i propri eserciti paramilitari e privati ​​che facessero il lavoro sporco, anche assassinare – asetticamente – da un piccolo aereo senza pilota; ma anche e soprattutto, diffonderlo pubblicamente al mondo, esaltare nei mass media i suoi “assassini” travestiti da liberatori, questa era ed è stata la nuova strategia. Le carceri private, i centri di tortura clandestini, in breve, tutto l’esecrabile dell’impero, posto a colori per il grande cinema e la televisione con le sue interminabili serie.

L’ Operazione 40 fu il test, lo strumento che servì affinché gli USA e le altre potenze imperiali, elevassero il terrorismo di stato ad una nuova dimensione, in cui tutto quello che dissente può essere assassinato e screditato nel loro mal chiamato “mondo libero” e “democratico”.

[1] DINA Direzione Nazionale d’Intelligence

[2] Citado por José Luis Méndez Méndez: Los años del terror, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2006.

[3] I fratelli Ignacio e Guillermo Novo Sampol furono condannati per questi crimini all’ergastolo e poi rilasciati dalle stesse autorità USA.

link I parte

 

Operacion 40 (Parte II)

Por Fabián Escalante Font

Tras la publicación de la primera parte de este trabajo, un lector, nos hizo llegar la información que señalaba a José Joaquín Sanjenis Perdomo, el jefe de la Operación 40, como el portero del edificio Dakota de Nueva York, en el momento (1980) en que fue asesinado John Lennon. Según otras fuentes consultadas, Sanjenis o José Perdomo, como se hacía llamar entonces, era en efecto el portero de la mencionada edificación y quien disparó al inmortal del rock, ocasionando su muerte.

Como se recordará en mi anterior trabajo concluía con la pregunta: Entonces, ¿la operación 40 se extinguió en la fecha que formalmente señaló la CIA o en una metamorfosis infinita, aún vive y actúa?

Motivado por la inquietud del lector y la pregunta antes referida, reexaminé archivos, accedí a nuevas fuentes y tras consultar personas que en su momento conocieron informaciones relativas a este operativo, obtuve los siguientes resultados.

La operación 40 -cuyo criptónimo era AM/OT- fue creada en los comienzos de 1960 a propuesta del jefe de la CIA Alan Dulles y la supervisión de Richard Nixon, entonces vicepresidente de Estados Unidos. A sugerencia de George Bush padre, para sustentar el operativo se designó a Félix Rodríguez Mendigutía como recaudador de fondos, entre las empresas norteamericanas que habían sido afectadas por la Revolución cubana.

Más tarde, como ya se mencionó, fue la policía secreta de la CIA en la comunidad cubana exilada, destacamento encargado de la limpieza de “comunistas” en los territorios que ocuparan los brigadistas y luego grupo de operaciones especiales que se encargaban desde la organización de “protestas públicas” en consulados y embajadas con relaciones con Cuba, hasta el asesinato de personas calificadas por la CIA como peligrosas.

Desactivada formalmente en 1974 al calor del escándalo de “watergate” y las investigaciones del comité del senador Frank Church, que conoció sobre los complots de la CIA para asesinar líderes políticos extranjeros, experimentó una metamorfosis que dio origen a dos grupos, uno en la DEA al mando del coronel Lucien Conein que tenía como finalidad “operaciones especiales” y el otro liderado por Orlando Bosh y sus asociados responsabilizados con las campañas terroristas que por entonces se planeaba incrementar, no solo contra Cuba, sino a escala continental y que adicionalmente les posibilitó a estos matarifes eliminar a varios de sus competidores dentro Estados Unidos.

El grupo destinado a la DEA se organizó en una unidad operativa denominada Deacon I al mando del susodicho Conein, mercenario y veterano agente de la OSS y la CIA, quien había dirigido en 1963 el asesinato de los hermanos Ngo Diem, entonces gobernantes en Vietnam del Sur, y a partir de 1975, se dedicó asesinar a jefes de los carteles latinoamericanos que dirigían el contrabando de drogas hacia Estados Unidos, infiltrando a sus hombres, que luego actuando de mediadores cobraban comisiones para hacer fluir la droga, de manera que ésta llegara puntualmente a Estados Unidos. Después, en 1982 fue parte del grupo organizado por el Teniente coronel Oliver North, asesor de seguridad nacional, para dirigir la guerra contra la Nicaragua Sandinista y entonces, dada su vasta experiencia en el contrabando de drogas, junto a Félix Rodríguez Mendigutía, Luis Posada Carriles y Rafael “Chichi” Quintero, organizó la red de narcotráfico más grande hasta entonces y que luego fue conocida por el escándalo del “Irán-Contra”. En 1989 este “eximio patriota” murió plácidamente en su cama a los 79 años.

El grupo de Bosh, en los inicios de los setenta, encabezando a los exilados más recalcitrantes, con la anuencia de las autoridades norteamericanas y la CIA recrudecieron las acciones terroristas contra personal e instituciones cubanas radicadas en terceros países. Entre ellos, Poder Cubano, Movimiento Insurreccional de Recuperación Revolucionaria, Movimiento Nacionalista Cubano, Acción Cubana, Frente de Liberación Nacional, Omega 7 y RECE, fueron las más notables y agresivas.

En 1976 en República Dominicana se fundó, a instancias de la CIA, el Comando de Organizaciones Revolucionarias Unidas (CORU), que agrupó a las mencionadas organizaciones y líderes, encabezados por Orlando Bosch, Felipe Rivero, Alvin Ross, José Dionisio Suárez, Luis Posada Carriles, los hermanos Guillermo e Ignacio Novo Sampol y otros.

El hecho significó la integración, por primera vez en esta historia de agresiones, de una red de terrorismo internacional que se proponía llevar la guerra contra Cuba a cualquier rincón del universo. Ellos mismos la denominaron “la guerra por los caminos del mundo”.

El secuestro de pescadores en aguas jurisdiccionales cubanas se hizo una práctica habitual. Durante el primer semestre de 1971, los guardacostas norteamericanos secuestraron en diferentes ocasiones a pesqueros cubanos con decenas de tripulantes y los condujero a Miami para inducir su deserción, sabotear su trabajo y aterrorizar a sus familiares. A finales de ese mismo año, comandos terroristas bombardearon el puerto oriental cubano de Boca de Samá, donde resultaron muertas dos personas y cuatro heridas, entre ellas una niña.

Pequeñas lanchas, barcos de ferrocemento o embarcaciones de mayor calado fueron atacados por lanchas piratas que se aproximaron a nuestras costas durante todo el decenio.

El 4 de abril de 1972 explotó una bomba en el consulado cubano en Montreal, Canadá, hiriendo de muerte a uno de sus diplomáticos; el año siguiente se caracterizó por el envío de cartas explosivas a las embajadas de Cuba en España, Perú y Argentina, entre otras. Se colocaron bombas o se lanzaron artefactos explosivos contra las sedes diplomáticas cubanas en México, Canadá, Jamaica, España y Francia.

En 1974, tras colocar dos bombas en Caracas, Venezuela, Bosch y varios de sus secuaces visitaron a dictador chileno Augusto Pinochet en Chile y les ofrecieron su concurso para el asesinato de los líderes políticos disidentes a los golpistas, a cambio de un reconocimiento internacional. Para ello coordinaron con el Gral. Manuel Contreras, jefe de la DINA[1] y coordinador de la Operación Cóndor, que por entonces comenzaba -guiado de la mano de la CIA- a dar sus primeros pasos para aunar los servicios policíacos de las dictaduras suramericanas en su lucha contrarrevolucionaria.

En los propios Estados Unidos, se realizaron numerosas acciones terroristas. Entre 1973 y 1976 el FBI investigó 103 atentados dinamiteros y seis asesinatos cometidos por estos grupos en los Estados Unidos. Consideró que constituían “la red terrorista más peligrosa de cuantas operaban en esa nación”.[2] La ola de atentados y crímenes se generalizó en este decenio. Ni la prensa ni el gobierno de los Estados Unidos pudieron ignorar el descontrol que permitía moverse a esos grupos. Guerras intestinas, delaciones, antagonismos de grupos extremistas contra los conciliadores, amenazas de muerte a figuras del exilio y a periodistas, alianzas que se enfrentaban, antiguos ajustes de cuenta entre gánsteres y batistianos, escapaban a los dispositivos policiales y políticos.

El 12 de abril de 1974, a las 9:25 de la noche, cuatro disparos acabaron con la vida de José Elías de la Torriente Ajuria, acusado de incumplir sus promesas de “liberar a Cuba” y de embolsarse los dineros recogidos para ello; unas semanas después colocaron una bomba en el auto de Ricardo Morales Navarrete, alias El Mono, considerado el autor del atentado al ex capitán del Ejército Rebelde devenido contrarrevolucionario miamense, Juan Constanzo Palau. Por esas fechas apareció muerto Ernesto Rodríguez Díaz, cabecilla del Movimiento Demócrata Cristiano. El 21 de febrero de 1975 fue asesinado Luciano Nieves, propugnador de una corriente de coexistencia, y el 31 de octubre voló por los aires el auto del gángster, ex senador batistiano y torturador, Rolando Masferrer Rojas.

En abril de 1976 Emilio Milián, un comentarista político radial, perdió ambas piernas en un atentado. El día 13 fue asesinado Ramón Donestévez, partidario de cambiar la hostilidad con Cuba, quien ya había sufrido otros atentados. El 23, Rafael Betancourt, activista por la reanudación de las relaciones, detectó una falsa bomba bajo el asiento de su auto. El 14 de mayo fue ultimado frente a su casa Héctor Soto; un francotirador liquidó al emigrado Andrés Purriños, vinculado a Alpha 66, y el 29 apareció asesinado en los pantanos de los Everglades Jesús González Cartas, El Extraño, gángster, asesino y extorsionador.

Juan José Peruyero, un veterano dirigente de la Brigada 2506 dedicado al tráfico y la venta de drogas, fue ultimado a tiros. En ese propio año el CORU planificaba liquidar a Miguel Ángel Peraza, quien había testimoniado contra la organización en un juicio celebrado en Miami. En 1975 se hizo frecuente el empleo de artefactos explosivos; aparecieron colocados en el aeropuerto internacional de Miami, en dos oficinas de correos del condado Dade, en la oficina de Seguridad Social, en un edificio del gobierno federal, y en un banco.

A pesar del interés del gobierno de los Estados Unidos para lograr que estas organizaciones actuaran fuera de su territorio, no alcanzaron a escapar a esa vorágine de terrorismo y asesinatos. En realidad, las organizaciones contrarrevolucionarias en el exterior nunca quisieron limitar su accionar en territorio norteamericano; además tenían cuentas pendientes que ajustar entre ellos mismos.

En 1976 colocaron una bomba en la Academia de Música y otra en el Palladium Theatre, ambos en Nueva York; en abril, otra bomba explotó en la Universidad de Miami, donde hablaría la activista afronorteamericana Angela Davis. Organizaciones terroristas como el Frente de Liberación Cubano, Comandos 0 y Poder Cubano se responsabilizaron con estos hechos.

La ola de asesinatos y atentados aterró a los turistas y a los residentes de Miami. Se hizo necesario que el equipo del FBI se reforza ra con agentes de las oficinas centrales en Washington; pero los crímenes no se detuvieron. En julio de 1977, un extenso plan de actividades terroristas a desarrollarse en Miami fue descubierto por las autoridades cubanas e informado a sus homólogos estadounidenses mediante nuestros diplomáticos ante la ONU. Ni a uno solo de los terroristas mencionados en el informe se le molestó. Siguieron actuando con toda impunidad. Más tarde fue asesinado, en Queens Boulevard y calle 53, en el barrio de Queens, Nueva York, el diplomático cubano Félix García; le hicieron cuatro disparos desde una motocicleta al lado de su auto. En 1979 asesinaron a Carlos Muñiz Varela, joven dirigente de la Brigada Antonio Maceo que propiciaba los viajes a Cuba y el acercamiento de la comunidad cubana con la Isla. Estos crímenes han quedado impunes.

Aquella ofensiva no era sólo contra Cuba. Estaba inscrita en la estrategia terrorista desplegada por los Estados Unidos en América Latina.Así pudieron cometerse con impunidad los asesinatos del general chileno Carlos Prats y su esposa, en Argentina; el intento de asesinato, en Roma, Italia, de Bernardo Leighton, líder demócrata-cristiano y su esposa; y el asesinato en Washington en 1976 del ex canciller Orlando Letelier y su secretaria Ronny Moffit, con la participación directa de contrarrevolucionarios cubanos.[3]Esta “guerra por los caminos del mundo” realmente no conoció fronteras ni coberturas diplomáticas. Las embajadas cubanas fueron un objetivo preferido de los ataques terroristas.

El 23 de julio 1976 intentaron secuestrar al Cónsul cubano en Mérida y asesinaron a su acompañante, el técnico de la pesca Artañán Díaz; secuestraron y desaparecieron —en contubernio con las autoridades argentinas— a dos diplomáticos cubanos en ese país; ametrallaron la sede diplomática en Colombia; llevaron a cabo un atentado con explosivos en la embajada guyanesa en Trinidad y Tobago. Estas acciones terroristas contra nuestros funcionarios y sedes diplomáticas tuvieron como uno de sus momentos culminantes la destrucción total, en abril de 1976, a causa de una potente bomba, de los locales de la embajada cubana en Portugal. Murieron dos diplomáticos: Adriana Corcho y Efrén Monteagudo´..

La Misión Cubana ante la ONU ha sido quizás la representación diplomática más afectada por las acciones de los terroristas de origen cubano radicados en los Estados Unidos: en siete ocasiones la atacaron con artefactos explosivos. El 6 de junio de 1976 una potente bomba estalló en la puerta del edificio, escapando milagrosamente con vida el personal. Amenazas de agresión, planes de secuestro contra funcionarios cubanos ante la ONU, un plan en 1977 para asesinar al propio Embajador y a dos secretarios que fue neutralizado, y una bomba que no llegó a explotar bajo el automóvil de aquel, son algunas de las principales acciones contra esa sede.

En julio de 1976 elementos contrarrevolucionarios colocaron una bomba en el equipaje de un avión de pasajeros de la aerolínea Cubana de Aviación en Jamaica, que hizo explosión en tierra; colocaron artefactos explosivos en una oficina de la British West Indian Airlines que tenía negocios con Cuba y en el auto del gerente de Cubana de Aviación en Barbados; pusieron una bomba en Air Panamá, en Colombia, y en el vehículo del funcionario colombiano encargado de las relaciones con Cuba; ubicaron otra en el aeropuerto de Panamá y una más en las oficinas de Cubana de Aviación, y la atroz voladura en pleno vuelo de un avión comercial cubano el 6 de octubre de 1976, que costara la vida a 73 personas inocentes. Solo unos meses después, en 1977, fue denunciado un plan terrorista que pretendía atacar aviones de Cubana de Aviación e Iberia, en los aeropuertos de Madrid, Caracas y Republica Dominicana.

En resumen, en ese aterrador decenio se ejecutaron un total de 377 acciones terroristas de todo tipo: asesinatos de diplomáticos y otros funcionarios, bombas en embajadas y otras instalaciones cubanas, secuestro de pescadores, ataques piratas, incursiones armadas contra objetivos costeros, asesinatos de líderes del exilio que propiciaban un acercamiento con su patria.

Por otra parte, un recuento de los asesinatos selectivos y conocidos realizados contra líderes políticos por la operación 40 o sus ramificaciones muestran los siguientes: intentos de envenenamientos durante los años 60 y 61 contra Fidel Castro en Nueva York y la Habana respectivamente; el asesinato en 1963 del presidente norteamericano John F. Kennedy; atentado con bazuca en 1964 en la sede de la ONU en Nueva York contra el comandante Ernesto Guevara y su posterior asesinato a finales de 1967 en Bolivia; asesinato en 1968 del candidato presidencial Robert. F. Kennedy; cinco intentos homicidas contra Fidel, durante su viaje a Chile en 1971; el asesinato al siguiente año del general chileno Carlos Pratts y su esposa, en Argentina; el atentado en 1975 al chileno Bernardo Leighton en Roma, asesinato en 1976 del ex canciller chileno Orlando Letelier en Washington; el derribo en 1976 de un avión cubano en pleno vuelo, que provocó la muerte de 73 personas; el asesinato de John Lennon en Nueva York durante 1980 y quien sabe cuántos crímenes más todavía desconocidos.

La guerra que Estados Unidos desató contra Nicaragua durante la década de los ochentas hizo modificar la estrategia terrorista de la CIA y los servicios de inteligencia norteamericanos, que hasta entonces se fundamentaba en las “operaciones autónomas” es decir, ejecutarlas fuera de su territorio, que le posibilitara “negar plausiblemente” los dramáticos y terribles resultados.

Las guerras de finales de siglo contra Yugoslavia e Irak y más tarde, a comienzos del Siglo XXI contra Libia, Irak, Afganistán, Siria, Palestina, los territorios del Kurdistán, les posibilitó comprender que no era necesario ocultarse tras las espaldas de otros, que había que organizar sus propios ejércitos paramilitares y privados que hicieran el trabajo sucio, incluso, asesinar -de manera aséptica- desde un avioncito sin piloto; pero además y lo más importante, difundirlo públicamente al mundo, exaltar en los medios masivos a sus “asesinos” disfrazados de libertadores, esa era y ha sido la nueva estrategia. Las cárceles privadas, los centros de tortura clandestinos, en fin, todo lo execrable del Imperio, puesto en colores para el gran cine y la televisión con sus interminables series.

La Operación 40 fue el balón de ensayo, el instrumento que sirvió para que Estados Unidos y las demás potencias imperiales, elevaran el terrorismo de estado a una nueva dimensión, en la cual todo aquel que disienta puede ser asesinado y desacreditado, en su mal llamado “Mundo Libre” y “democrático”.

[1] DINA, Dirección de Inteligencia Nacional

[2] Citado por José Luis Méndez Méndez: Los años del terror, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 2006.

[3] Los hermanos Ignacio y Guillermo Novo Sampol fueron condenados por estos crímenes a cadena perpetua y liberados más tarde por las propias autoridades norteamericanas.


 

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