Chavez: un posto nella storia

Il Comandante Hugo Chávez, leader indiscusso della Rivoluzione Bolivariana in Venezuela, ha fatto nel suo cammino un percorso che lo ha portato da Sabaneta, nello stato di Barinas, alla storia verso il profondo cambiamento che oggi vive il paese sudamericano.


A quattro anni dalla sua partenza fisica, è ricordato per una singolare personalità capace di captare i più diversi sentimenti popolari, oltre ad aver ricevuto nella sua formazione l’influenza militare ed entrando in una scuola di quel tipo nel 1971.

Inoltre, questo processo gli ha fornito la conoscenza dei luoghi più remoti del paese e della situazione critica in cui sopravvivevano milioni di venezuelani.

Seguace del pensiero e dell’opera del Libertador, Simón Bolívar, Chávez ha fatto anche studi post-lauream in Scienze Politiche, che hanno strutturato e sistematizzato le sue prime preoccupazioni politiche e sociali.

Furono proprio quelle preoccupazioni l’origine della fondazione nel 1982, insieme ad altri ufficiali del corpo militare, del Movimento Bolivariano Rivoluzionario 200 (MBR200), nel contesto di una deteriorata situazione sociopolitica nel paese, che ha portato, nel 1989, all’esplosione popolare conosciuta come “El Caracazo”.

Il Venezuela degli anni ‘80 e ‘90 del secolo scorso è stato caratterizzato dall’esaurirsi del modello neoliberista istruito dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) e intronizzato da governanti venali e corrotti, che ha riempito il paese di milioni di poveri nonostante le immense ricchezze generate dallo sfruttamento del petrolio.

È in questo scenario nel che egli conduce, il 4 febbraio 1992, una ribellione civile-militare contro il presidente di turno, Carlos Andrés Pérez, che è finita in un fallimento, ma che con il “per adesso” pronunciato da Chávez assumendo pubblicamente la responsabilità di quell’azione, è diventato il punto di partenza di un processo politico che avrebbe cambiato il paese.

Per quei fatti, Chávez è stato due anni in prigione, da dove è uscito rafforzato ideologicamente e politicamente, e allora ha fondato il “Movimiento V República”.

Dopo la sua liberazione, ha iniziato un pellegrinaggio sociale e politico per tutto il paese, oltre a unire alle sue fila studenti, professionisti, piccoli e medi imprenditori, contadini, agricoltori, pescatori, minatori, indigeni, operai, donne, giovani, militari, dirigenti locali e la quasi totalità della dirigenza della sinistra venezuelana.

Tutto ciò sotto le bandiere del riscatto del pensiero bolivariano e della convocazione a un’Assemblea Costituente per rifondare lo Stato, recuperare la sovranità popolare e nazionale, nonché trasformare la struttura di esclusione sociale delle grandi maggioranze.

In questo modo, ha partecipato alle elezioni presidenziali del 6 dicembre 1998 ed è stato eletto con il 56,2% dei voti validi ed è diventato il 47° presidente del Venezuela, sostenuto dal voto popolare con l’allora seconda più alta percentuale raggiunta da un candidato presidenziale in quattro decenni.

Un referendum costituente, l’elaborazione di una nuova Magna Carta in sostituzione di quella del 1961 e la sua approvazione da parte del Parlamento il 15 dicembre, hanno segnato il primo anno di governo e hanno creato le basi di un profondo processo di riforme politiche, economiche e sociali che continua attualmente.

In virtù di quanto stabilito dalla nuova Costituzione Bolivariana, furono convocate elezioni generali per l’anno seguente, al fine di rilegittimare tutte le cariche di elezione popolare, compresa la Presidenza, e a quell’appuntamento Chávez è stato ratificato ottenendo il 59,76% dei suffragi.

Tuttavia, la battaglia politica era intensa, perché le misure messe in attuo dal governo per rafforzare la sovranità e consolidare l’indipendenza, tra cui la Legge sugli Idrocarburi del 2001, volta a recuperare le risorse derivate dal petrolio, hanno istigato contro di lui i settori più ricchi del paese, che contavano allora come adesso, sul sostegno degli Stati Uniti.

L’effimero colpo di Stato di aprile del 2002 e lo sciopero petrolifero della fine del 2003 e l’inizio del 2004, sono stati i tentativi più gravi dell’oligarchia venezuelana, associata a interessi stranieri, di tentare di liberarsi di Chávez e di riprendere il controllo del paese, frustrati dalla resistenza popolare e della maggior parte dei militari.

Dopo aver superato il referendum revocatorio promosso dall’opposizione nel 2004 ed essere stato rieletto nelle elezioni presidenziali del 3 dicembre di 2006, Chávez ha iniziato il periodo di governo 2007-2012 con un crescente appoggio della maggior parte della popolazione, che lo vede come il leader che li ha tirati fuori dall’eterna esclusione e ha cambiato loro la vita.

Le elezioni del 7 ottobre del 2012 hanno portato alla rielezione del presidente per un nuovo periodo 2013-2019, con il supporto del 55,07% degli elettori, con 8.191.132 voti, in un processo in cui la partecipazione è arrivata all’80,4%.

La vita ha colpito duramente la salute del leader e una dolorosa malattia ha raggiunto l’obiettivo che le più diverse forze di destra non hanno raggiunto, la sua scomparsa fisica il 5 marzo del 2013, ma la realtà dimostra che rimane presente nel cuore dei latinoamericani.

Autore: Mario Esquivel
Traduzione: Redazione di El Moncada
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