L’Europa dei muri

Una delle promesse del nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è stata la costruzione di un muro alla frontiera di questo paese con il Messico.

Da quando aveva annunciato la sua intenzione di competere per la candidatura presidenziale, per il Partito Repubblicano,  Trump aveva lanciato forti critiche agli immigranti messicani, affermando che «un paese senza frontiere semplicemente non è un paese».

Anche se le misure di Trump continuano ad accaparrarsi i titoli, dall’altro lato a nord dell’Atlantico la migrazione è un tema di conflitto.

L’Europa nell’ultimo anno ha riportato l’entrata di 503.700 migranti irregolari nel suo territorio e nella traversata sono morte almeno 400 persone.

L’aumento del flusso migratorio si deve all’instabilità nel Medio Oriente, alle guerre civili e ai conflitti in Africa, così come ai gruppi di terroristi che operano in queste zone. Costruire ponti e non muri.

Se nel 1989 l’Europa si è disfata del famoso muro di Berlino, terminando così decenni di divisioni politiche, economiche e sociali, l’attuale crisi migratoria nella regione ha fatto credere a una serie di paesi dell’area che la costruzione di muraglie di divisione può essere la soluzione.

Dalla caduta del famoso muro tedesco le nazioni europee hanno costruito o posto in marcia la costruzione di muraglie per 1200 chilometri, con un costo di 500 milioni di dollari, secondo i dati dell’agenzia Reuters.

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