Venezuela: violenza ed incitazione all’odio

Geraldina Colotti* – il Manifesto,

Lacrimogeni, trappole, torture, spari a bruciapelo, un ragazzo ridotto a torcia umana perché una molotov gli è esplosa in mano… Le immagini che arrivano dal Venezuela mettono a dura prova lo stomaco e l’intelligenza.

Ieri, un gruppo di uomini armati ha ammazzato uno studente universitario nello Stato Anzoátegui, Juan López, e altri tre sono rimasti feriti nel corso di una manifestazione. (Juan Lopez, leader studentesco chavista aveva appena dato in conferenza stampa l’appoggio della sua organizzazione alla “convocatoria” per la nuova Assemblea costituente, ndr)

Un’inchiesta è in corso. Una nuova giornata di scontri che ha coinvolto anche le università di opposte fazioni. Chi spinge per la guerra civile in Venezuela? Tra fake news e manipolazioni, difficile inquadrare le violenze. Chi spara? La Guardia Nacional, deputata a contenere i conflitti di piazza, non può portare armi ma solo lacrimogeni e idranti. La Procura Generale venezuelana ha informato ieri anche della morte di un poliziotto di 38 anni, Gerardo Barrera, ucciso nello Stato di Carabobo con colpi di arma da fuoco.

IL GOVERNO accusa le bande paramilitari, l’opposizione i «collettivi» che appoggiano il chavismo. Di certo, non si tratta di manifestazioni pacifiche, come vorrebbe il racconto a senso unico dei media internazionali. Diversi leader di opposizione, mentre si fanno vedere in piazza a incitare gli incappucciati (Freddy Guevara), inviano twitter perché le violenze stanno scappando di mano e colpiscono proprio le manifestazioni pacifiche, che vengono lasciate sfilare.

D’altro canto, basta farsi un giro tra i siti di opposizione per imbattersi nella rivendicazione piena di quel che sta avvenendo, con una cifra di violenza e di incitazione all’odio che ricorda in modo preoccupante quel che accadde in Ruanda nel 1994 e che portò al genocidio. Digitate per esempio su google «resistencia venezolana por la sexta Republica». Dopo la descrizione su come devastare a destra e a manca, c’è la foto di due ragazzi incaprettati a un palo e torturati (colectivos atreapados moto quemada @antisapo2000). Un tribalismo post-moderno di nuovo tipo che alza ulteriormente la soglia di confusione-saturazione per suscitare il bisogno d’ordine, infine «soddisfatto» dall’entrata in campo degli auspicati salvatori?

«IL CONFLITTO nell’epoca della simulazione», avrebbe detto Jean Baudrillard che su guerre e postmodernismo aveva riflettuto. Difficile orientarsi se il racconto viene da una parte sola. Difficile intendere perché quelli che, dalle nostre parti, verrebbero perseguiti come «black block» o terroristi, vengano fotografati in pose plastiche con tanto di cappuccio e bombe e difesi come «pacifici manifestanti in lotta contro una dittatura».

MADURO, che nell’ordinamento venezuelano oltre ad essere capo di Stato è anche capo del governo, ha lanciato la proposta di una nuova Assemblea Costituente «per la pace». In base all’articolo 348 ha fatto appello al «potere originario» che guida la Carta magna bolivariana, inaugurata con Chavez nel 1999: il potere costituente, quello del popolo. Il Cne ha accolto la richiesta.

NEL 2013, dopo la morte di Chavez, l’opposizione aveva richiesto un’Assemblea costituente. Ora, invece, la respinge: anche se potrebbe mettere a rischio la continuità del socialismo bolivariano. Oppure «blindarne» le conquiste con un nuovo patto sociale. Contrari i paesi neoliberisti dell’America latina. Invece la CELAC sostiene il dialogo. Altri paesi si sono uniti al gruppo di ex presidenti, capitanati da Zapatero, e sostenuti dal papa per la trattativa.

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