Una semplice spiegazione sugli “avvoltoi”: iniziarono a Panama

Marco A. Gandasegui Jr  professore di Sociologia presso l’Università di Panama e ricercatore associato del CELA http://islamiacu.blogspot.com

buitreGli operatori finanziari che si auto denominano “avvoltoi”, con sede nella città di New York, da anni stanno svolazzando sui risparmi dei lavoratori argentini. Pretendono strappare al governo di questo paese 3 miliardi di dollari per un debito che hanno acquistato per soli $ 48 milioni, nel 2001. La storia degli “avvoltoi” della Grande Mela è iniziata nel 1996 quando, per la prima volta nella storia, un tribunale locale nordamericano accettò una citazione nei confronti di un governo sovrano. Il caso si riferiva a Panama.

Secondo la sociologa Saskia Sassen, che scrive sulla rivista Foreign Policy (3 agosto 2014), le operazioni finanziarie effettuate dagli “avvoltoi” sono “una perversione della legge internazionale”. Sono eseguite sotto lo sguardo compiacente delle autorità fiscali degli Stati Uniti.

Il caso di Panama è iniziato nell’ottobre 1995, quando la società “Elliott Associates LP” comprò un segmento del debito panamense del valore di 28,7 milioni di dollari per soli 17,5 milioni di dollari. Le grandi banche titolari del patrimonio mobiliare credevano che il debito panamense fosse impagabile. Tra le banche c’erano la Citi e il Credit Suisse, che vendettero il pacchetto a Elliot.

Quando il governo dell’allora presidente Pérez Balladares convocò le banche proprietarie del debito panamense, nel 1995, per cercare una soluzione o ristrutturarlo tutte accettarono, tranne Elliot. Nel luglio 1996, l’operatore avvoltoio Elliot intentò una causa in un tribunale della città di New York contro la Repubblica di Panama per il pagamento di 28,7 milioni dollari oltre interessi e spese. Il caso raggiunse la Corte Suprema dello Stato di New York, dove la domanda dell’ ‘avvoltoio’ fu accettata. Panama dovette pagare più di 57 milioni di dollari e altri 14 milioni di dollari che furono distribuiti tra altre parti interessate.

Il caso di Elliot contro Panama ha creato una nuova giurisprudenza consentendo ad un privato intentare, nei tribunali di un paese, cause contro Stati (presumibilmente) sovrani.

L’azione che contò sul beneplacito dei giudici locali ruppe una tradizione che risaliva alla creazione degli Stati-nazione, nel XVII secolo. La tattica usata contro Panama, secondo Saslia Sassan, non attirò molta attenzione nella stampa specializzata del tempo. Tuttavia, in Wall Street gli ‘avvoltoi’ di tutti i colori e dimensioni cominciarono a fare progetti. Dopo puntarono verso il debito di paesi tanto diversi come l’Ecuador e Russia.

La decisione presa nel 1996 ha creato una nuova tendenza verso il trattamento dei debiti che contraggono i paesi poveri con varie élite insaziabili. Tra la fine della seconda guerra mondiale (1945) e la fine del secolo scorso, istituzioni come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e il Club di Parigi mantenevano  una sicurezza finanziaria nelle transazioni internazionali. Questa disposizione aveva vantaggi politici giacché sottometteva i paesi dipendenti alle agenzie dei paesi più potenti (ad esempio USA).

Le grandi banche che operano su scala globale tenevano le risorse per citare i paesi indebitati più deboli. Non lo facevano perché non rispondeva alle regole del gioco politico. Inoltre, si sentivano comode nel lasciare che i governi dei paesi più potenti e le loro agenzie (FMI, Banca Mondiale e altri) negoziassero per loro.

La sociologa Sassen segnala che quando Panama è stata costretta ad accettare i termini dell’ ‘avvoltoio’ Elliot, avrebbe dovuto esserci un dibattito sul significato delle nuove norme. “Dal punto di vista tecnico, i fondi di un (paese) sovrano sono proprietà dei suoi cittadini”. Quello che succede è che i risparmi di un popolo sono consegnati ad un operatore finanziario che si specializza nelle speculazioni di mercato. L’irresponsabilità dell’ élite insaziabile è raccolta da un gruppo di attivisti di dubbia reputazione.

L’operazione inaugurata nel 1996 da Elliot a Panama oggi si sta attuando in Argentina. In quest’ultimo caso, l’importo è molto più consistente. Il valore del debito originario dell’Argentina, che Elliot ha acquistato nel 2001, valeva 48 milioni dollari. Oggi, sulla carta vale 630 milioni di dollari. Tuttavia, l’ ‘avvoltoio’ richiede 1,5 miliardi di dollari. Sommando interessi e altri costi, l’Argentina dovrebbe pagare 3 miliardi di dollari.

Il governo argentino ha presentato il caso alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia. Questo passo toglierebbe le decisioni dalle mani di alcuni giudici locali della città di New York.

Una explicación fácil sobre los “buitres”: comenzaron en Panamá

Marco A. Gandásegui (h)

Los operadores financieros que se autodenomina ‘buitres”, con sede en la ciudad de Nueva York, tienen años de estar aleteando sobre los ahorros de los trabajadores argentinos. Pretenden arrancarle al gobierno de este país 3 mil millones de dólares por una deuda que compraron por sólo 48 millones de dólares en 2001. La historia de los ‘buitres’ de la Gran Manzana se inició en 1996 cuando, por primera vez en la historia, un tribunal local norteamericano aceptó una demanda contra un gobierno soberano. El caso se refería a Panamá.

Según la socióloga Saskia Sassen, quien escribe en la revista Foreign Policy (3 de agosto de 2014), las operaciones financieras que realizan los ‘buitres’ son “una perversión de la ley internacional”. Se realizan bajo la mirada complaciente de las autoridades fiscales de Estados Unidos.

El caso de Panamá se inició en octubre de 1995, cuando la empresa “Elliott Associates L.P.” compró un segmento de la deuda panameña valorada en US$28.7 millones por sólo US$17.5 millones. Los grandes bancos titulares del monto creían que la deuda panameña era impagable. Entre los bancos se encontraban el Citi y el Credit Suisse que le vendieron el paquete a Elliot.

Cuando el gobierno del entonces presidente Pérez Balladares convocó a los bancos dueños de la deuda panameña en 1995 para buscar un arreglo o reestructuración todos aceptaron, menos Elliot. En julio de 1996, el operador buitre Elliot interpuso una demanda en una corte de la ciudad de Nueva York contra la República de Panamá por el pago de los US$28.7 millones más intereses y costos. El caso llegó a la Corte Suprema del Estado de Nueva York donde la demanda del ‘buitre’ fue aceptada. Panamá tuvo que pagar más de US$57 millones y otros 14 millones de dólares que fueron repartidos a otros interesados.

El caso de Elliot contra Panamá creó nueva jurisprudencia al permitirle a un particular anteponer en tribunales de un país demandas contra Estados (supuestamente) soberanos.

La acción que contó con el beneplácito de jueces locales rompió con una tradición que se remontaba a la creación de los Estados-naciones en el siglo XVII. La táctica utilizada contra Panamá, según Saslia Sassan, no atrajo mucha atención en los medios especializados de la época. Sin embargo, en Wall Street los ‘buitres’ de todos los colores y tamaños comenzaron a hacer planes. De una vez apuntaron hacia la deuda de países tan distantes como Ecuador y Rusia.

La decisión tomada en 1996 ha creado una nueva tendencia hacia el trato de las deudas que contraen países pobres con unas elites insaciables. Entre el final de la segunda guerra mundial (1945) y fines del siglo pasado, instituciones como el Fondo Monetario Internacional (FMI) o el Club de París mantenían un cierto financiero en las transacciones internacionales. Este arreglo tenía ventajas políticas ya que sometía a los países dependientes de las agencias de los países más poderosos (por ejemplo, Estados Unidos).

Los grandes bancos que operan a escala global tienen los recursos para demandar a los países endeudados más débiles. No lo hacían porque no respondía a las reglas del juego político. Además, se sentían cómodos dejando que los gobiernos de los países más poderosos y sus agencias (FMI, Banco Mundial y otros) negociaran por ellos.

La socióloga Sassen señala que cuando Panamá fue obligada a aceptar los términos del ‘buitre’ Elliot, debió haber habido un debate sobre el significado de las nuevas reglas. “Desde el punto de vista técnico, los fondos de un (país) soberano son propiedad de su ciudadanía”. Lo que ocurre es que los ahorros de un pueblo son entregados a un operador financiero que se especializa en especular en el mercado. La irresponsabilidad de la elite insaciable es cosechada por un grupo de activistas de dudosa reputación.

La operación inaugurada en 1996 por Elliot en Panamá ahora la está aplicando Argentina. En este último caso, el monto es mucho más sustancial. El valor de la deuda original de Argentina que compró Elliot en 2001 tenía un valor de US$48 millones. En la actualidad, en papel vale US$630 millones. Sin embargo, el ‘buitre’ demanda US$1.5 mil millones. Sumando intereses y otros costos, Argentina pagaría US$3 mil millones.

El gobierno argentino presentó el caso en la Corte Internacional de Justicia en La Haya. Este paso sacaría las decisiones de las manos de unos jueces locales de la ciudad de Nueva York.

Marco A. Gandásegui, hijo, profesor de Sociología de la Universidad de Panamá e investigador asociado del CELA.
Tomado del Blog Isla Mía


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