Intervista: Cuba e i media

Tercera información – Pablo Fernández http://lapupilainsomne.wordpress.com

Intervista al giornalista e blogger cubano Iroel Sanchez.

Cos’è il blocco mediatico? Quale funzione svolge?

3iNon voglio dire che nono si parla di Cuba, ma che si parla con un determinato profilo ed in un certo modo;  è la prima cosa da definire. Ha uno scopo. I mezzi di comunicazione fanno un lavoro che è del tutto coerente con la politica degli USA, che cercano di provocare determinate situazioni, che i media riflettono, senza dire che esiste questa politica. Effetti piuttosto che cause.

In un memorandum dell’epoca di Eisenhower si afferma che il governo di Fidel Castro è popolare e la popolazione non andava a ribellarsi, per cui la sua strategia deve essere provocare fame e scarsità. Gli USA hanno mantenuto tale politica, e i media affermano che a Cuba c’è fame. Nulla più lontano dalla realtà, Cuba è stata appena congratulata dalla FAO in quanto è il paese con il più basso tasso di denutrizione in America Latina, anche se è vero che non è la migliore alimentazione che  potremmo avere. Nulla si dice del blocco, della politica USA perché a Cuba c’è fame.

La stessa cosa con l’emigrazione; i cubani non vogliono andarsene dal paese ma “fuggono”. Ma da Haiti o Messico, emigrano. La differenza è che fuggire comporta il fallimento di un sistema, implicherebbe che il capitalismo provoca che la gente non voglia vivere in quelle condizioni, e questo tipo di capitalismo vive la maggioranza della popolazione mondiale, non il capitalismo del Primo mondo, che si crea con il saccheggio del Terzo mondo. Né si menziona la Legge di Aggiustamento Cubano, del 1966, che concede privilegi migratori, come residenza automatica in un anno agli immigrati illegali cubani, come non fosse sufficiente il blocco economico. Gli immigrati provenienti dagli altri paesi vengono deportati, ma i cubani no.

Un altro caso è quello dei “Freedom Fighters” (Combattenti per la Libertà), questi combattenti per la libertà che gli USA pagano, a cui danno tecnologia e visibilità mediatica. Così queste persone fanno quello che gli USA dicono loro, organizzando determinate provocazioni, e i media rimuovono tutta l’altra parte del copione: che hanno un budget annuale dedicato a loro, che hanno riunioni con questa gente, qui nell’Ufficio d’Interessi USA. Solo sono notizia quando le autorità cubane agiscono contro la sovversione istituzionale, provocata dall’esterno, ciò che farebbe qualsiasi Stato del mondo.

La vera Cuba è occultata, si nasconde l’espressione di undici milioni di cubani. Per i media esistono “i fratelli Castro” e l’ “opposizione”.

Che ruolo gioca Cuba?

Cuba ha un importante valore simbolico, dimostra che essendo un paese povero e anche bloccato può dare al suo popolo una serie di garanzie che nemmeno in Europa lo continuano ad essere. L’accesso alla sanità o all’istruzione completamente gratuite, e il poter sviluppare il talento che ognuno ha. Un cubano se ride con tutti i denti è perché il dentista è gratuito. Se Cuba è così male che cade da sola ed il blocco economico è una scusa per il governo, che lo tolgano e ci lascino fallire.

Questo peso simbolico si deve mostrare come un fallimento, per continuare a togliere i diritti alle popolazioni del resto del mondo. Esperanza Aguirre, quando le hanno gridato “sanità gratuita”, ha detto “andate a Cuba”. Quanto viva è la Rivoluzione Cubana, che devono demonizzarla!

Come funzionano i mezzi di comunicazione cubani?

Tutti sono pubblici ciò che è una garanzia, a mio parere, perché così tutte le persone possono avere accesso ai mezzi di comunicazione, in linea di principio. E’ vero che non funzionano come la società cubana desidera. In questo momento vi è una dibattito sulla trasformazione sostenuto dalla stessa direzione della Rivoluzione, in modo che siano più vicini al popolo e siano esercizio di potere dei cittadini sulle istituzioni. Sono ancora lungi dal funzionare in conformità con gli interessi delle basi.

Ciò non significa che questo sistema non sia preferibile a che sia una banca o un gruppo di azionisti quelli che controllano ciò che la gente riceve. Non ho mai visto un sindacalista di base o uno sfrattato parlare in un media spagnolo, non sono loro che parlano. Questo è quello che devono fare a Cuba, anche se non tanto come potremmo desiderare.

Cuba s’incammina verso una stampa più trasparente e partecipativa, più identificata con le problematiche che ha la società cubana, e, soprattutto, meglio rappresentante gli interessi dei lavoratori.

In questo senso, i blog stanno alimentando i dibattiti che la società cubana vuole che si diano?

I blog sono venuti a dinamizzare l’informazione, anche quando sono ancora una minoranza coloro che vi hanno accesso. E’ difficile trovare blog di insegnanti o medici, delle persone che sostengono questo paese, sono soprattutto di giornalisti o intellettuali.

Servono perché la società si esprima con tutta la sua diversità e tutte le sue critiche. Non possiamo lasciare il monopolio della critica al governo USA e ai suoi salariati. Dobbiamo anche inserire contenuti anti egemonici, perché siamo vittime di uno stesso carnefice. In primo luogo, smontando questo discorso farisaico. In secondo luogo, nella lotta globale contro il neoliberismo, ad esempio diffondendo le mobilitazioni del 15M in Spagna.

In Europa, la BBC ha un gran prestigio come media pubblico indipendente. Recentemente hanno annunciato che Fernando Ravsberg, corrispondente a Cuba, il cui blog era il più letto in spagnolo della BBC Mundo, ha smesso di collaborare. Qual è la sua linea editoriale?

giornalistiNel momento che Ravsberg criticò troppo duramente gli USA, la BBC accantonò Ravsberg; e cosa ha fatto la catena allora? Moltiplicare questo blog aprendone quattro, contrattando quattro persone di diverse tendenze, uno di loro “ufficiale”. Io mi chiedo se in Honduras, Messico e Colombia, che sono i paesi con più giornalisti assassinati, la BBC dedicherebbe questi sforzi che realizza con Cuba. Questo è il peso simbolico che commentavamo.

La BBC ha una storia negli anni 50, 60 o 70, dando un’immagine di trasparenza ed equilibrio, senza cessare di essere una partecipante della guerra fredda, come è stata. Ma in questo momento è parte dell’apparato di aggressione mediatica contro il Venezuela o Cuba, dove si possono leggere grandi sciocchezze come quella che Cuba converte una scuola di informatica in una base di spionaggio cinese o lancia esclusive mondiali su certi scioperi della fame, che rende gli scioperanti, martiri per la libertà di espressione. Pone in primo piano i personaggi che gli USA fabbricano. La BBC non è un media di Miami, ma flirta con l’idea. Ha più elaborazione, ma condivide gli stessi obiettivi; mostrare Cuba come un paese fallito e impossibile. Sanno dove mettere il fuoco e la luce, e dove no.

Ad esempio, con il lancio di Yoani Sánchez?

La BBC è stata uno dei media che la lanciò, naturalmente. Quante volte è apparsa nella catena? Non si tratta di un media che l’ha direttamente pagata per dire quello che dice, come fanno altri, ma ci sono molti modi per pagare, e in questo caso lo ha fatto dandole celebrità.

Cuba è congratulata per i risultati conseguiti in materia di istruzione. Contribuisce questa politica alla garanzia della libertà di espressione effettiva e reale?

La democrazia comincia con la democrazia economica. Se un bambino deve lavorare invece di studiare, non ha garanzia che quando sia un adulto abbia una partecipazione in condizione di uguaglianza. Si tratta di una forma dittatoriale che all’ingresso esclude una grande percentuale della popolazione. A Cuba c’è una eguaglianza di reali opportunità.

L’élite si riproducono e chiamano ciò libertà di opportunità. Lenin diceva come si può parlare di libertà di espressione, se tutte le stamperie e tutte le sale sono di proprietà di poche persone, le stesse che concentrano nelle loro mani i mezzi di produzione. Chi può parlare e quanto alto? Tutti questi sono miti che hanno costruito l’interpretazione liberale della democrazia, che non ha nulla a che vedere con la democrazia reale.

yoani-assange-usaNon si può essere ingenui, gli USA spendono 50 milioni di $ annui, attraverso l’ USAID ed altre organizzazioni, in modo che i loro servi, a Cuba, si esprimano il più alto possibile. Questa è la posizione più lontana dalla libertà di espressione, perché pone in primo piano alcune voci che servono ad una potenza straniera, al di là di tutto il resto, che anche hanno il diritto di essere sentite. Fino a poco tempo fa c’era la TV Martí per informare come loro volevano …

Attraverso Radio e TV Marti hanno cercato d’invadere l’etere di Cuba, con sede a Miami. Quale influenza ha avuto sulla società cubana?

Nessuna. Già hanno riconosciuto il fallimento interrompendo la trasmissione, prima aveva un pallone per trasmettere, poi un aereo. A Miami è un’industria, molte persone vivono grazie a queste politiche. C’è questo canale TV che nessuno vede, una radio che nessuna ascolta, ma guadagnano.

Le associazioni cubane, in Miami, hanno sempre mostrato il pieno supporto alla politica estera USA. Furono le uniche favorevoli alla guerra in Iraq.

Miami detiene il triste record di essere l’unico luogo al mondo dove la gente manifestò a favore della Guerra in Iraq. Lo slogan era “Iraq ora, Cuba dopo”.

Per cercare di bilanciare il peso comunicativo e contrapporre alcuni valori, un altro modo di vedere la quotidianità, che le sembra l’iniziativa TeleSur?

telesurSe oggi si chiudi gli occhi e t’immagini l’America Latina senza TeleSur, mancherebbe una parte del corpo. Svolse un ruolo importante nella copertura del colpo di stato in Honduras, o il processo di destabilizzazione del Venezuela. Ora non è un riferimento solo per l’America Latina, con le mobilitazioni del 15M in Spagna è stata promossa da Twitter la copertura di Telesur, coprendo ciò che altri media non facevano. Proprio adesso presta un ruolo importante nella denuncia dell’attacco a Gaza da parte di Israele.

Ne abbiamo bisogno, non solo in ordine informativo, ma anche culturale, che sia Latinoamericana e poi Sud, con spazi per gruppi come i bambini, con la capacità di essere media di intrattenimento. Questo terreno è dove si seminano giorno per giorno paradigmi, creano anti-valori o s’impongono le aspettative di vita. Gli USA persero la guerra in Vietnam, e tutti i film, anche quelli che sono critici, sono dal punto di vista USA. Dobbiamo vincere la guerra nel terreno dell’immaginazione. Bisogna costruire questo universo culturale, di cui TeleSur deve essere solo la punta dell’iceberg.

In questo immaginario, il turismo favorisce una realtà idealizzata dei paesi esteri?

Funziona come una vetrina, in sociologia si chiama “effetto dimostrativo”. E’ molto complicato mostrare tutto ciò che c’è dietro questo. Molte persone credono che la maggior parte delle persone in Spagna fanno turismo a Cuba ed in altri paesi in tutto il mondo; ciò che non è vero.

Nel nostro contesto geografico (America centrale e Caraibi …) è molto piccola la fetta di popolazione che fa turismo. Si pratica molto più il “turismo” di attraversare il confine verso Nord. Dobbiamo costruire una visione critica per rispondere a queste concezioni, il che non significa che noi non ci auto esigiamo il massimo e siamo implacabili con le nostre deficienze.

Quali sono le prossime sfide di Cuba? La doppia moneta sarà eliminata, la tessera alimentare soffrirà cambiamenti … Verso dove va?

L’obiettivo è quello di eliminare un gruppo di anomalie che causa la doppia moneta: tecniche, etiche o anche psicologiche. Abbiamo una piramide sociale rovesciata, quelli che guadagnano più soldi non sono quelli che maggiormente contribuiscono. In un bar si può guadagnare più soldi di un insegnante. L’eliminazione della doppia moneta, rivedere le sovvenzioni concesse a tutto il mondo, bisognosi o no, o l’aumento della produttività devono attuarsi per porre la piramide sociale in piedi, che quelli che più guadagnano siano quelli che più contribuiscono, una necessità basica del socialismo. E’ stato approvato nei Lineamenti e deve essere concretato nel breve termine, prima del 2016.

E’ probabile che con l’aumento delle relazioni Sud-Sud le necessità materiali vadano diminuendo. Nel frattempo, uno dei grandi problemi è la casa, con molti edifici in rovina. Quali soluzioni sono proposte?

Come dici tu, è associato alla situazione economica del paese. Ci sono piani di sussidio, i governi municipali vendono materiali da costruzione a prezzo di mercato e con i  guadagni di tale vendita sovvenzionano le famiglie più bisognose, ci sono anche prestiti per costruire con mezzi propri, ed infine alloggi sociali, infine, ad esempio a Santiago de Cuba c’è un grande piano sociale, più di 20000 case, per le vittime dell’uragano Sandy. Siamo ancora lontani dal soddisfare i bisogni, ma c’è la consapevolezza che deve essere tra le priorità del paese. Nella misura in cui il paese disponga di più risorse questa necessità accumulata sarà risolta.

Con Tercera información

Pablo Fernández

¿Qué es el bloqueo mediático? ¿Qué función cumple?

No quiere decir que no se hable de Cuba, sino que se hable con un determinado perfil y de una determinada manera, es lo primero que hay que definir. Tiene una intencionalidad. Los medios de comunicación hacen una labor que es absolutamente coherente con la política de Estados Unidos, que busca provocar determinadas situaciones, que los medios reflejan, sin decir que existe esta política. Efectos antes que causas.

En un memorandum de la época de Eisenhower se afirma que el gobierno de Fidel Castro es popular y la población no se va a rebelar, por lo que su estrategia debe ser provocar hambre y escaseces. Estados Unidos ha mantenido esa política, y los medios afirman que en Cuba hay hambre. Nada más lejos de la realidad, Cuba acaba de ser felicitada por la FAO ya que es el país con menor índice de desnutrición en América Latina, aunque es verdad que no es la mejor alimentación que podríamos tener. Nada se dice del bloqueo, de la política estadounidense para que en Cuba haya hambre.

Lo mismo pasa con la emigración, los cubanos no quieren irse del país, sino que “huyen”. Pero de Haití o México, emigran. La diferencia está en que huir conlleva el fracaso de un sistema, implicaría que el capitalismo provoca que la gente no quiera vivir en esas condiciones, y ese tipo de capitalismo es en el que vive la mayoría de la población mundial, no en el capitalismo primermundista que se crea con el expolio del Tercer Mundo. Tampoco se menciona la Ley de Ajuste Cubano de 1966, que otorga privilegios migratorios, como la residencia automática al año a los inmigrantes ilegales cubanos, como si no fuera suficiente el bloqueo económico. Los inmigrantes del resto de los países son deportados, pero los cubanos no.

Otro caso es el de los “Freedom Fighters”, esos luchadores por la libertad que EE.UU. paga, les da tecnología y visibilidad mediática. Entonces, esas personas hacen lo que EE.UU. les dice, organizando determinadas provocaciones, y los medios quitan toda la otra parte del guión: Que tienen un presupuesto anual decidado a ello, que tienen reuniones con esta gente aquí en la Oficina de Interes americanos. Sólo son noticia cuando las autoridades cubanas actúan contra la subversión institucional, provocada externamente, lo que haría cualquier Estado del mundo.

La Cuba verdadera es escamoteada, se escamotea la expresión de once millones de cubanos. Para los medios existen “los hermanos Castro” y la “oposición”.

¿Qué papel juega Cuba?

Cuba tiene un importante valor simbólico, demuestra que siendo un país pobre e incluso bloqueado, puede dar a su pueblo toda una serie de garantías que ni si quiera en Europa lo siguen siendo. Acceso a la salud o a la educación completamente gratuitas, además de poder desarrollar el talento que tenga cada uno. Un cubano se ríe con todos los dientes porque el estomatólogo es gratis. Si Cuba es tan mala que se cae sola y el bloqueo económico es una excusa para el gobierno, que lo quiten y nos dejen fracasar.

Ese peso simbólico hay que mostrarlo como un fracaso, para seguir quitando los derechos a las poblaciones del resto del mundo. Esperanza Aguirre, cuando le gritaron “sanidad gratuita” dijo “vete a Cuba”. ¡Cuán viva está la Revolución Cubana, que tienen que demonizarla!

¿Cómo funcionan los medios de comunicación cubanos?

Todos son públicos, lo que es una garantía, a mi juicio, para que todas las personas puedan tener acceso a los medios de comunicación, en principio. Es cierto que no funcionan como la sociedad cubana desea. Ahora mismo hay un debate de transformación impulsado por la propia dirección de la Revolución, para que estén más cerca del pueblo y sean ejercicio de poder de los ciudadanos sobre las instituciones. Están lejos todavía de funcionar de acuerdo con los intereses de las bases.

Eso no quiere decir que no sea preferible este sistema a que sea un banco o un grupo de accionistas los que controlen lo que la gente recibe. Yo nunca he visto a un sindicalista de base o a un desahuciado hable en un medio español, ellos no son los que hablan. Eso es lo que deben hacen en Cuba, aunque no tanto como podríamos desear.

Cuba e encamina hacia una prensa más transparente y participativa, más identificada con las problemáticas que tiene la sociedad cubana, y, sobre todo, mejor representante de los intereses de los trabajadores.

En ese sentido, ¿los blogs avivan los debates que la sociedad cubana quiere que se den?

Los blogs han venido a dinamizar la información, aún cuando son todavía una minoría con acceso. Es difícil encontrar blogs de maestros de escuela o médicos, de las personas que sostienen este país, sino sobre todo de periodistas o intelectuales.

Sirven para que la sociedad se exprese con toda su diversidad y con todas sus críticas. Nosotros no podemos dejar el monopolio de la crítica al gobierno de los Estados Unidos y a sus asalariados. También debemos colocar contenidos contrahegemónicos, ya que somos víctimas de un mismo victimario. Primero, desmontando ese discurso farisaico. Segundo, en la lucha global contra el neoliberalismo, por ejemplo difundiendo las como las movilizaciones del 15M en España.

En Europa la BBC tiene un gran prestigio como medio público independiente. Hace poco anunciarion que Fernando Ravsberg, corresponsal en Cuba, cuyo blog era el más leído en español de BBC Mundo, dejaba de colaborar. ¿Cuál es su línea editorial?

En el momento que Ravsberg criticó demasiado duro a Estados Unidos, la BBC echó a Ravsberg, ¿Y qué hizo la cadena acto seguido? Multiplicar ese blog al abrir cuatro, contratando a personas de distintas tendencias, uno de ellos “oficialista”. Yo me preguntaba si en Honduras, México o Colombia, que son los países con más periodistas asesinados, la BBC dedicaría esos esfuerzos que realiza con Cuba. Ése es el peso simbólico que comentábamos.

La BBC tiene una historia en los años 50, 60 o 70, de dar una imagen de transparencia y equilibro, sin dejar de ser un participante de la guerra fría, como lo fue. Pero ahora mismo es parte del aparato de la agresión mediática contra Venezuela o Cuba, donde se pueden leer grandes disparates, como que Cuba va a convertir una escuela de informática en una base de espionaje chino, o lanza exclusivas mundiales de ciertas huelgas de hambre, que convierte a éstos, en mártires por la libertad de expresión. Pone en primer plano a los personajes que Estados Unidos fabrica. La BBC no es un medio de Miami, pero coquetea con la idea. Tiene más elaboración, pero comparte los mismos objetivos, de mostrar a Cuba como un país fracasado e inviable. Sabe donde poner el foco y la luz, y donde no.

Por ejemplo, ¿con el lanzamiento de Yoani Sánchez?

La BBC fue de los medios que la lanzó, desde luego. ¿Cuántas veces ha salido en la cadena? No es un medio que le pagó directamente para decir lo que dice, como otros, pero hay muchas maneras de pagar, y en este caso lo hizo dándole celebridad.

Cuba es felicitada por sus logros en educación. ¿Contribuye esta política a la garantía de la libertad de expresión efectiva y real?

La democracia empieza por la democracia económica. Si un niño tiene que trabajar en vez de estudiar, no tiene garantía de cuando sea un adulto tener una participación en condiciones de igualdad. Es una forma dictatorial que de entrada excluye a un alto porcentaje de la población. En Cuba existe una igualdad de oportunidades real.

Las élites se reproducen y llaman a eso libertad de oportunidades. Lenin decía que cómo se va a hablar de libertad de expresión si todas las imprentas y todos los salones son propiedad de escasas personas, las mismas que concentran los medios de producción. ¿Quién puede expresarse y cuán alto? Todo eso son mitos que ha construido la interpretación liberal de la democracia, que no tiene nada que ver con la democracia real.

No se puede ser ingenuo, EE.UU. dedica 50 millones de dólares anuales, a través de USAID y otras organizaciones, para que sus servidores en Cuba se expresen lo más alto posible. Esa es la postura más alejada de la libertad de expresión, porque coloca en primer plano unas voces que sirven a un poder extranjero por encima de el resto, que tienen el derecho también de ser escuchadas. Hasta hace poco existía Televisión Martí para informar como ellos quisieran…

A través de Radio y Televisión Martí se intentó invadir el espacio radioeléctrico de Cuba, con sede en Miami. ¿Qué influencia ha tenido en la sociedad cubana?

Ninguna. Ya reconocieron el fracaso al dejar de emitir, antes tenían un globo para transmitir, luego un avión. En Miami es una industria, vive mucha gente gracias a estas políticas. Está este canal de televisión que nadie ve, una radio que nadie escucha, pero cobran.

Las asociaciones cubanas en Miami siempre han mostrado un apoyo total a la política exterior estadounidense. Fueron las únicas que se mostraron favorables a la guerra de Irak.

Miami posee el triste récord de ser el único lugar del mundo donde la gente se manifestó a favor de la Guerra de Irak. El lema era “Irak now, Cuba after”.

Para intentar equilibrar el peso comunicativo, y contraponer unos valores, otra forma de ver la cotidianeidad, ¿qué le parece la iniciativa TeleSur?

Si hoy cierras los ojos y te imaginas Latinoamérica sin TeleSur, faltaría una parte del cuerpo. Tuvo un papel muy importante en la cobertura del golpe de estado en Honduras, o al proceso de desestabilización de Venezuela. Ya no es un referente sólo para América Latina, con las movilizaciones del 15M en España se promovió por Twitter la cobertura de TeleSur, que cubría lo que otros medios no. Ahora mismo presta una labor importante en la denuncia del ataque a Gaza por parte de Israel.

Necesitamos eso no sólo en el orden informativo, sino también cultural, que sea Latinoamericano y luego del Sur, con espacios para colectivos como los niños, con capacidad de tener medios de entretenimiento. Ese terreno es en el que se siembran día a día los paradigmas, crean antivalores o imponen las expectativas de vida. EE.UU. perdió la guerra de Vietnam, y todas las películas, incluso las que son críticas, son del punto de vista estadounidense. Hay que ganar la guerra en el terreno de la imaginación. Hay que construir ese universo cultural, del que TeleSur debe ser solamente la punta del iceberg.

En ese imaginario, ¿el turismo fomenta una realidad idealizada de los países de fuera?

Funciona como una vitrina, en sociología se llama “efecto demostración”. Es muy complicado mostrar todo lo que hay detrás de eso. Muchas personas creen que la mayoría de las personas en España hacen turismo en Cuba y otros países alrededor del mundo, lo cual no es verdad.

En nuestro contexto geográfico (Centroamérica y el Caribe…) es muy poca la población que hace turismo. Se practica mucho más el “turismo” de cruzar la frontera hacia el Norte. Hay que construir una visión crítica para enfrentarse a estas concepciones, lo cual no quiere decir que no nos autoexijamos el máximo y seamos implacables con nuestras deficiencias.

¿Cuales son los próximos retos de Cuba? La doble moneda se va a eliminar, la cartilla de alimentos sufrirá cambios…¿Hacia dónde camina?

El objetivo es eliminar un grupo de anomalías que causa la doble moneda: Técnicas, éticas o incluso psicológicas. Tenemos una pirámide social invertida, los que ganan más dinero no son los que más aportan. En un bar se puede llegar a ganar más dinero que un maestro. La eliminación de la doble moneda, revisar los subsidios que se otorgan a todo el mundo, los necesite o no, o la elevación de la productividad tienen que implementarse para poner la pirámide social de pie, que los que más ganen sean los que más aporten, una necesidad básica del socialismo. Se aprobó en los Lineamientos, y tienen que ser puestos en práctica a corto plazo, antes del 2016.

Es probable que con el aumento de las relaciones Sur-Sur las necesidades materiales vayan disminuyendo. Mientras tanto, uno de los grandes problemas es la vivienda, con bastantes bloques en mal estado. ¿Qué soluciones se proponen?

Como bien dices, está asociado a la situación económica del país. Hay planes de subsidio, los gobiernos municipales venden materiales de la construcción a precio de mercado y con las gananacias de esa venta subsidian a las familias de mayor necesidad, también hay créditos para construir por medios propios, y por último viviendas de protección social, por ejemplo en Santiago de Cuba hay un plan social muy grande, más de 20.000 viviendas, para los afectados del huracán Sandy. Todavía se está lejos de satisfacer las necesidades, pero hay conciencia de que tiene que estar entre las prioridades del país. En la misma medida que el país disponga de más recursos, esta necesidad acumulada se irá resolviendo.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.