La controrivoluzione cubana e le sue origini

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Molto è stato scritto e speculato sulle origini della controrivoluzione cubana, alcuni adducono le misure socio economiche e politiche prese dalla Rivoluzione, altri la natura socialista della stessa, i più l’influenza del “comunismo internazionale” e una infinità di spiegazioni, come fattori determinanti nel suo processo di radicalizzazione, ma purtroppo senza basi oggettive, con molta passione in correlazione con le posizioni che si siano prese, ma quasi sempre su giudizi soggettivi e solo pochi hanno raggiunto il cuore del tema.

La rivoluzione cubana come, più di una volta, Fidel Castro manifestò, in quel primo anno, “era tanto verde come le nostre palme” e si propose attuare il programma del Moncada, che prevedeva tutte le leggi rivoluzionarie emanate. Inoltre Fidel, con la sua magistrale dialettica, lo spiegò più volte, dentro e fuori di Cuba.

Una delle sue prime visite all’estero fu per adempiere un debito morale e solidario col Venezuela, nel gennaio 1959, la destinazione successiva, in aprile, furono gli USA dove incontrò tutti i settori e strati della società nordamericana; stampa, radio e tv, cinema, uomini d’affari, studenti, accademici, rappresentanti di latini e neri, legislatori, infine con tutti quelli con cui riuscì ad incontrarsi, dove spiegò gli obiettivi rivoluzionari e le sue proiezioni sociali, solo che il presidente USA, Dwight Eisenhower, già prevenuto dai suoi amici oligarchi, non lo ricevette, delegando Richard Nixon, il suo vice, per tale compito, che dopo averlo realizzato, accusò -in una nota al presidente- il leader cubano di idee comunistoidi.

Tra febbraio e marzo, dopo che Fidel Castro fu nominato Primo Ministro del governo, furono emesse numerose misure sociali quali la riduzione dei canoni delle case; il ribasso delle tariffe elettriche e telefoniche; ribassi dei prezzi dei libri e farmaci; costruzione di aule rurali e scuole; creazione degli Istituti di Case e Beni Malversati e misure per combattere il gioco organizzato, allora nelle mani dei mafiosi USA. Pertanto, gli USA sapevano quali fossero le proiezioni del governo rivoluzionario, cosa che, allora, non li fece sussultare molto, benché non fosse di suo gradimento.

Ma il colpo decisivo -per nemici ed avversari della rivoluzione- giunse con la promulgazione della legge di Riforma Agraria che colpì un settore della nativa borghesia che anche avendo combattuto la dittatura, cercava solo un cambio di figure dove lo status quo si mantenesse e, naturalmente, le eccellenti relazioni con gli USA.

Inoltre scosse le fondamenta dell’impero, questo sì fu, come si direbbe in cubano colloquiale: “il pollo del riso con pollo” (il vivo della questione ndt). Pochi sapevano che quel giorno, a Fidel gli consegnarono un progetto di legge di Riforma Agraria, realizzato da un team di consulenti e che nel corso del viaggio Avana-Santiago lo modificò radicalmente e quella fu la legge che finalmente si approvò, che avrebbe portato straordinarie conseguenze politiche, sociali ed economiche per la società cubana e nei rapporti con gli USA.

Furono concessi più di 100000 titoli di proprietà a contadini poveri, mezzadri e precari. I contadini si liberarono definitivamente del giogo del proprietario terriero e latifondista, la terra tornò patrimonio di Cuba, ma i proprietari, tra cui grandi consorzi USA, elevarono grida al cielo e con il governo USA, dichiararono la guerra senza quartiere alla Rivoluzione; guerra che dura da più di 55 anni.

Mentre in seno alla rivoluzione alcuni settori non erano d’accordo con tale legge, poiché si rendevano conto di un imminente scontro con l’oligarchia locale e la sua borghesia, oltre che coll’impero che le sosteneva. Pertanto, per analizzare la nascita e lo sviluppo della controrivoluzione cubana, dobbiamo considerare tale evento, che colpirà direttamente i progetti di ciascuna organizzazione o settore sociale che partecipò alla lotta contro la dittatura di Batista. Per la maggioranza, coloro che volevano una rivoluzione che togliesse il popolo dalle sue miserie, le misure adottate erano giuste, per gli altri, che volevano cambi cosmetici, lo scontro con l’Impero del Nord, era come sfidare Satanasso.

I politicanti, sbirri, ex militari e torturatori del regime di Batista che si rifugiarono a Miami, quasi subito dopo il trionfo rivoluzionario, formarono due gruppi per combattere la rivoluzione: la Rosa Bianca, sotto la presidenza del batistiano Rafael Diaz Balart e le Milizie Operaie Anticomuniste dirette da Rolando Masferrer Rojas, ex capo degli squadroni di morte, che rapidamente si dedicarono a campagne diffamatorie e ad organizzare i loro sostenitori, dentro di Cuba, per combattere le nuove autorità, ma con scarso successo, ad eccezione della prima invasione effettuata, in tale anno, da un gruppo di mercenari al comando di Armentino Fair, un uomo di Masferrer, che fu catturato poco dopo il suo barco da Baracoa.

Più efficiente fu il lavoro realizzato dal dittatore domenicano Rafael Leónidas Trujillo che, con malviventi di tutte le parti del continente e rinnegati cubani, organizzò una “Legione del caribe” che pretendeva invadere Cuba per rovesciare il suo governo. Per tali malfattori cercò aiuto nella CIA (Frank Bender), ed in elementi “scontenti” all’interno della rivoluzione, tra essi i leader del “II Fronte Nazionale dell’Escambray”, un gruppo che orientato dall’ambasciata USA si era “sollevato” in armi nell’Escambray, con l’obiettivo di diventare forza politica, se l’occasione fosse giunta. Il suo nucleo principale proveniva dal Partito Autentico e, naturalmente, fin dai primi giorni, erano scontenti, per non aver ricevuto le prebende e gli incarichi a cui aspiravano. Questo complotto, conosciuto come la “cospirazione trujillista” fu interrotto il 13 agosto, quando furono catturati gli invasori nella città di Trinidad.

Le discrepanze e contraddizioni all’interno dei combattenti anti-Batista sorsero a causa degli obiettivi che ognuno si era proposto nella lotta. Già il 3 gennaio, le forze del Direttorio Rivoluzionario avanzarono verso la città di L’Avana, guidate dal comandante Rolando Cubela (1) e presero il Palazzo Presidenziale, l’Università capitolina, la caserma di San Ambrosio e la Base Area di San Antonio sotto la copertura che l’esercito ribelle avrebbe intrapreso operazioni per occupare le fortezze militari batistiane di Columbia e la Cabaña nella capitale cubana.

Sembrava che i “ribelli” rispondessero a comandi differenti, ragione per cui Fidel incaricò il Comandante Ernesto Ché Guevara affinché si riunisse con i comandi delle forze che occupavano Palacio e spiegasse loro l’esistenza di un governo provvisorio guidato dal magistrato Manuel Urrutia, che doveva occupare la sua carica in quella sede ragione per cui evacuare le forze lì esistenti. Infine, il conflitto fu risolto il 5 al giungere a L’Avana, il presidente Urrutia con il suo gabinetto e richiedere le strutture del Palacio. Questo fatto fu di tale importanza politica e rivoluzionaria che Fidel al suo arrivo nella capitale, nel suo discorso dell’8 gennaio a Columbia, riferendosi a ciò esclamò: “armi per cosa?”.

La borghesia nativa e le transnazionali dei media, incrementarono la sistematica campagna di diffamazione della rivoluzione trionfante, già in corso. In primo luogo, i processi ai torturatori e agli assassini del passato regime poi contro le misure sociali adottate ed in seguito, e per sempre, una campagna anti-comunista che fece centro dei suoi attacchi i comandanti Raúl Castro e Ernesto Guevara e, più tardi, lo stesso Fidel ed i suoi più stretti collaboratori, che accusavano di voler impiantare, a Cuba, una dittatura comunista. La lotta politica raggiunse il calor bianco e numerosi noti partecipanti di primo piano nella lotta anti-Batista, cominciarono a prendere le distanze dalle nuove autorità guidate da Fidel Castro.

Con questi antecedenti, in luglio, sopravvenne una crisi all’interno del governo rivoluzionario, rinunciando Fidel alla sua carica di Primo Ministro, per l’inazione del governo nell’attuazione delle misure socio-economiche che il paese ed il suo popolo richiedeva. Questo, come un sol uomo, al conoscere la notizia, scese in piazza chiedendo le dimissioni del presidente Urrutia e del suo gabinetto. La genesi di quel conflitto fu generata, senza dubbio, dalla legge agraria, che era inaccettabile per i settori “pseudo rivoluzionari”, rappresentati nel governo, a ciò si aggiungevano le nuove misure proposte dal settore rivoluzionario guidato da Fidel Castro, che poche ore dopo ritornava all’incarico al designarsi un nuovo presidente ad interim, il Dr. Oswaldo Dorticós, un noto rivoluzionario di Cienfuegos.

Fu un momento di definizioni, da un lato, i rivoluzionari che erano desiderosi di approfondire il processo politico economico e sociale messo in moto; dall’altro, coloro che desideravano e solo cercavano cambi cosmetici nel governo ed, infine, un settore permeato dall’ideologia anticomunista che percepivano in ogni misura presa uno spostamento verso il comunismo.

Così, la controrivoluzione acquisì una nuova prospettiva, e cominciò a strutturarsi, adottando le stesse forme e metodi nella lotta contro Batista, con l’aspirazione di sollevare città ed innescare un movimento guerrigliero nelle montagne, solo che non tennero conto che uomini e donne che ora difendevano la rivoluzione avevano avuto anch’essi quella scuola. Tra i nuovi dissidenti si trovavano ministri, alti funzionari, comandanti ed ufficiali dell’esercito ribelle oltre a civili in importanti posizioni politiche come i comandanti Humberto Sorí, Pedro Luis Díaz, Eloy Gutiérrez, etc. e leader civili come David Salvador, segretario generale della Central de Trabajadores de Cuba Revolucionaria, CTC R, Manuel Ray ex ministro dei Lavori Pubblici e altri.

Il culmine di questo processo fu il 19 ottobre, con la sedizione militare del comandante Huber Matos, capo del reggimento di Camagüey, che cercò, da posizioni di forza, cambiare il corso rivoluzionario, alleato ai nuovi dissidenti. Quel giorno, la capitale cubana fu bombardata da aerei provenienti dagli USA al comando di Pedro Luis Diaz Lanz, ex capo della forza aerea ribelle, e dell’agente CIA Frank Sturgis come parte della trama di destabilizzazione, approfittando che nella capitale si sviluppava una convenzione interamericana sul turismo.

I leader dissidenti, dopo controrivoluzionari smascherati, fuggirono a nord e tutte le strutture di partiti politici e gruppi di confraternite o sociali divennero, dal giorno alla notte, grandi organizzazioni controrivoluzionarie che furono rifornite dai quadri delle organizzazioni laiche della Chiesa Cattolica, come lo era: il Movimento di Recuperazione Rivoluzionaria; Movimento Rivoluzionario del Popolo; Direttorio Rivoluzionario Studentesco, Movimento Democratico Cristiano ed altri, mentre i partiti entrarono in clandestinità e adottarono nuove denominazioni: Organizzazione Autentica, Tripla A, Montecristi, Esercito di Liberazione, Forze Anticomuniste Liberazione, ecc ecc sino a giungerne più di 300.

Pure la gerarchia cattolica offrì i suoi templi, locali, anche università per diffondere propaganda contro le misure del governo e nascondere armi ed esplosivi. L’azione più canagliesca, se il termine è corretto, fu la diffusione di una falsa legge del governo, elaborata dalla CIA, in cui si toglieva la patria potestà ai genitori sui figli, che provocò un esodo, negli USA, di circa 15000 bambini, molti dei quali mai si sarebbero rincontrati con i loro genitori.

La sollevazione sediziosa di Huber Matos, Sori Marin, Manuel Ray, Pedro Luis Diaz Lanz, Frank Sturgis, Manuel Artime e altri fallì e fu smantellata dalle forze rivoluzionarie guidate da Fidel e Camilo Cienfuegos, che -in quei frangenti- perse la vita in un incidente aereo, mentre si andava disarticolando il complotto.

La guerra in realtà non aveva fatto altro che iniziare. Nel dicembre del 1959 il colonnello JC King capo della divisione dell’Emisfero Occidentale della CIA consigliava l’assassinio di Fidel Castro come “il modo più spedito per sconfiggere la rivoluzione”; inoltre, a Cuba, decine di bombe confezionate con esplosivi al plastico, forniti dalla CIA, esplodevano in città e villaggi del paese mentre ex soldati batistiani e dissidenti della rivoluzione, uniti nella stessa causa, si sollevavano in armi in diversi massicci montagnosi del paese, per cercare di rovesciare la rivoluzione, qualcosa che come è noto, non poterono realizzare; mentre gli USA iniziavano a strumentare il blocco multilaterale che ancora perdura e che, 55 anni più tardi, il popolo cubano continua sconfiggendo, in difesa delle sue conquiste, indipendenza e sovranità nazionale.

(1) Rolando Cubela, reclutato dalla CIA in data sconosciuta, fu l’agente Am/lash che pretese nel 1963 e nel 1966 assassinare Fidel Castro ed eseguire un colpo di stato a Cuba


La contrarrevolución cubana y sus orígenes

Por Fabián Escalante Font

Mucho se ha escrito y especulado sobre los orígenes de la contrarrevolución cubana, unos lo aducen a las medidas socio económicas y políticas tomadas por la Revolución, otros, al carácter socialista de la misma, los más, a la influencia del “comunismo internacional” y un sinfín de explicaciones, como factores determinantes en su proceso de radicalización, pero lamentablemente sin bases objetivas, con mucha pasión en dependencia de las posiciones que se hayan adoptado, pero casi siempre sobre juicios subjetivos y solo unos pocos han llegado al meollo del asunto.

La revolución cubana, como más de una vez Fidel Castro lo manifestó en aquel primer año, “era tan verde como nuestras palmas” y se propuso implementar el programa del Moncada, que preveía todas las leyes revolucionarias promulgadas. Además, Fidel con su dialéctica magisterial lo explicó en reiteradas ocasiones dentro y fuera de Cuba.

Una de sus primeras visitas al extranjero fue para cumplir una deuda moral y solidaria con Venezuela en enero de 1959, el siguiente destino en abril, fue los Estados Unidos, donde se entrevistó con todos los sectores y estratos de la sociedad norteamericana; prensa radial, escrita y televisiva, cine, hombres de negocios, estudiantes, académicos, representantes de latinos y negros, legisladores, en fin con todos los que pudo, donde explicó los objetivos revolucionarios y sus proyecciones sociales, solo que el presidente norteamericano Dwight Eisenhower, ya prejuiciado por sus amigos oligarcas, no lo recibió, delegando en Richard Nixon, su Vice tal tarea, quien después de cumplimentarla, acuso –en memo al presidente- al líder cubano de ideas comunistoides.

Entre febrero y marzo, después que Fidel Castro fuese designado Primer Ministro del gobierno, se dictaron numerosas medidas sociales, tales como la rebaja de alquileres en las viviendas; la rebajas de las tarifas eléctricas y telefónicas; rebajas en los precios de libros y medicamentos; construcción de aulas rurales y escuelas; creación de los Institutos de Vivienda y Bienes Malversados y medidas para combatir el juego organizado, en ese entonces, en manos de mafiosos norteamericanos. Por tanto, Estados Unidos sabía cuáles eran las proyecciones del gobierno revolucionario, algo que entonces, no los sobresalto mucho, aunque no fueran de su agrado.

Pero, el golpe decisivo –para los enemigos y adversarios a la revolución- llegó con la promulgación de la ley de Reforma Agraria la cual afectó a un sector de la burguesía nativa que aun habiendo combatido a la dictadura, solo pretendían un cambio de figuras donde el estatus quo se mantuviese y por supuesto, las excelentes relaciones con Estados Unidos.

Estremeció también los cimientes del Imperio, aquel si fue, como se diría en cubano coloquial: “el pollo del arroz con pollo”. Pocos sabían que ese día, a Fidel le entregaron un proyecto de ley de Reforma Agraria, confeccionado por un equipo de asesores y que en el trayecto del viaje Habana-Santiago, lo modificó radicalmente y esa fue la ley que finalmente se aprobó, la cual traería consecuencias políticas, sociales y económicas extraordinarias para la sociedad cubana y en las relaciones con Estados Unidos.

Se otorgaron más de 100,000 títulos de propiedad a campesinos pobres, aparceros y precaristas. Los campesinos se liberaron definitivamente del yugo terrateniente y latifundista, la tierra regreso al patrimonio de Cuba, pero los propietarios, entre ellos, los grandes consorcios norteamericanos, elevaron el grito al cielo y junto a su gobierno, declararon la guerra sin cuartel a la Revolución, guerra que ha durado más de 55 años.

Mientras, en el seno de la revolución algunos sectores no estuvieron de acuerdo con aquella ley, pues se percataban un inminente enfrentamiento con la oligarquía local y su burguesía, además del Imperio que las respaldaba. Por tanto, para analizar el nacimiento y desarrollo de la contrarrevolución cubana, debemos tener en cuenta tal acontecimiento, que afectará directamente a los proyectos de cada organización o sector social que participó en la lucha contra la dictadura de Batista. Para los más, los que pretendían una revolución que sacara al pueblo de sus miserias, las medidas tomadas eran justas, para otros, que solo pretendían cambios cosméticos, el enfrentamiento al Imperio del Norte, era como desafiar a Satanás.

Los politiqueros, esbirros, ex militares y torturadores del régimen batistiano que se refugiaron en Miami, casi inmediatamente después del triunfo revolucionario, formaron dos agrupaciones para combatir la revolución: la Rosa Blanca, presidida por el batistiano Rafael Díaz Balart y las Milicias Obreras Anticomunistas, dirigida por Rolando Masferrer Rojas, ex jefe de escuadros de la muerte, las que rápidamente se dedicaron a campañas difamatorias y a organizar a sus simpatizantes dentro de Cuba para combatir a las nuevas autoridades, pero con muy poco suceso, salvo la primera invasión realizada en ese año, por un grupo de mercenarios al mando de Armentino Feria, un hombre de Masferrer, que fue capturado al poco tiempo de su desembarco por Baracoa.

Más eficiente fue el trabajo realizado por el dictador dominicano, Rafael Leónidas Trujillo quien con maleantes de todas las latitudes del continente y renegados cubanos, organizó una “legión del Caribe” que pretendía invadir a Cuba para derrocar su gobierno. Para estos menesteres buscó ayuda en la CIA (Frank Bender), y en elementos “descontentos” dentro de la revolución, entre ellos, los jefes del “II Frente Nacional del Escambray”, un grupo que orientado desde la embajada norteamericana se había “alzado” en armas en el Escambray con la pretensión de devenir en fuerza política si la ocasión llegara. Su núcleo principal provenía del Partido Auténtico y por supuesto, ya desde los primeros días, estaban disgustado, por no haber recibido las prebendas y cargos a los cuales aspiraban. Este complot, denominado la “conspiración trujillista” fue abortado el 13 de agosto, cuando fueron capturados los invasores en la ciudad de Trinidad.

Las discrepancias y contradicciones en el seno de los combatientes antibatistianos surgieron a causa de los objetivos que cada cual se había propuesto en la lucha. En fechas tan tempranas como el 3 de enero, fuerzas del Directorio Revolucionario avanzaron hacia la ciudad de la Habana, al mando del comandante Rolando Cubela 1 y tomaron el Palacio Presidencial, la Universidad capitalina, el cuartel de San Ambrosio y la Base Área de San Antonio, bajo la cobertura de que el ejército rebelde emprendía operaciones para ocupar las fortalezas militares batistianas de Columbia y la Cabaña en la capital cubana.

Pareciera que los “rebeldes” respondían a mandos diferentes, razones por las cuales, Fidel instruyó al comandante Ernesto Ché Guevara para que se reuniera con los mandos de las fuerzas que ocupaban Palacio y les explicara la existencia de un gobierno provisional, encabezado por el magistrado Manuel Urrutia, que debía ocupar su cargo en esa sede, razón para evacuar las fuerzas allí existentes. Finalmente el conflicto fue solucionado el día 5 al llegar a la Habana, el presidente Urrutia con su gabinete y requerir las instalaciones de Palacio. Aquel hecho fue de tal relevancia política y revolucionaria que Fidel a su arribo a la capital, en su discurso del día 8 de enero en Columbia, al referirse a ello exclamó: “¿armas para qué?”.

La burguesía nativa y las transnacionales de los medios de difusión, arreciaron la sistemática campaña de difamación a la revolución triunfante, ya en marcha. Primero, los juicios a los torturadores y asesinos del pasado régimen, después, contra las medidas sociales dictadas y más tarde y por siempre, una campaña anticomunista que hizo eje de sus ataques a los comandantes Raúl Castro y Ernesto Guevara y más tarde al mismo Fidel y sus colaboradores más cercanos a los cuales acusaban de querer implantar en Cuba una dictadura comunista. La lucha política alcanzo el rojo vivo y numerosos participantes destacados en la lucha antibatistiana, comenzaron a deslindarse de las nuevas autoridades encabezadas por Fidel Castro.

Con éstos antecedentes, en julio, sobrevino una crisis dentro del gobierno revolucionario, al renunciar Fidel a su cargo de Primer Ministro, por la pasividad del gobierno en la instrumentación de las medidas socio- económicas que exigía el país y su pueblo. Éste como un solo hombre, al conocer la noticia, se desbordó a las calles exigiendo la renuncia del presidente Urrutia y su gabinete. La génesis de aquel conflicto estuvo dado sin lugar a dudas, a la ley agraria, que resultaba inaceptable para los sectores “seudorevolucionarios” representados en el gobierno, a ello sumaban las nuevas medidas propuestas por el sector revolucionario encabezado por Fidel Castro, quien pocas horas después, regresó al cargo al designarse un nuevo presidente provisional, el Dr. Oswaldo Dorticós, un destacado revolucionario cienfueguero.

Fue un instante de definiciones, de un lado, los revolucionarios que ansiaban profundizar el proceso político económico y social desencadenado, de otro, los que deseaban y solo pretendían cambios cosméticos en el gobierno y finalmente, un sector permeado de la ideología anticomunista que percibían en cada medida tomada una desviación al comunismo.

Así, la contrarrevolución adquirió una nueva perspectiva, y comenzó a estructurarse, adoptando las mismas formas y métodos que en la lucha contra Batista, con la pretensión de sublevar ciudades y desencadenar un movimiento guerrillero en las montañas, solo que no tuvieron en cuenta que los hombres y mujeres que ahora defendían la revolución tuvieron también aquella escuela. Entre los nuevos disidentes se encontraban ministros, altos funcionarios, comandantes y oficiales del ejército rebelde, además de civiles en cargos políticos importantes, tales como los comandantes Humberto Sorí, Pedro Luis Díaz, Eloy Gutiérrez, etc. y dirigentes civiles como David Salvador, secretario general de la Central de Trabajadores de Cuba Revolucionaria, CTC R, Manuel Ray ex ministro de Obras Publicas y otros.

El punto culminante de aquel proceso fue el 19 de octubre, con la sedición militar del comandante Huber Matos, jefe del regimiento de Camagüey, quien pretendió desde posiciones de fuerza, cambiar el rumbo revolucionario, aliado a los nuevos disidentes. Ese día, la capital cubana fue bombardeada por aviones procedentes de Estados Unidos al mando de Pedro Luis Díaz Lanz, ex jefe de la fuerza área rebelde y el agente CIA Frank Sturgis, como parte del complot desestabilizador, aprovechando que en la capital se desarrollaba una convención interamericana de turismo.

Los líderes disidentes, después contrarrevolucionarios desenmascarados, huyeron al norte y todas las estructuras políticas de partidos y agrupaciones fraternales o sociales devinieron de la noche en la mañana en grandes organizaciones contrarrevolucionarias que fueron abastecidas por los cuadros de las organizaciones laicas de la Iglesia Católica, tal como fue: el Movimiento de Recuperación Revolucionaria; Movimiento Revolucionario del Pueblo; Directorio Revolucionario Estudiantil, Movimiento Demócrata Cristiano y otros, mientras que los partidos se clandestinizaron y adoptaron nuevas denominaciones: Organización Autentica, Triple A, Montecristi, Ejército de Liberación, Fuerzas Anticomunistas de Liberación, etc etc hasta sumar más de 300 de ellas.

También la jerarquía católica brindó los templos, locales, incluso universidades para difundir propaganda contra las medidas del gobierno y esconder armas y explosivos. La acción más canallesca si el término es correcto, fue la diseminación de una falsa ley del gobierno, elaborada por la CIA, en la cual se les quitaba la patria potestad a los padres sobre sus hijos, lo cual provocó un éxodo hacia Estados Unidos de unos 15,000 infantes, quienes muchos de ellos jamás se reencontrarían con sus padres.

La sublevación sediciosa de Huber Matos, Sorí Marín, Manuel Ray, Pedro Luis Díaz Lanz, Frank Sturgis, Manuel Artime y otros fracasaron y fue desmantelada por las fuerzas revolucionarias dirigidas por Fidel y Camilo Cienfuegos, quien –en aquellas labores- perdiera la vida en un accidente aéreo, mientras se desarticulando el complot.

La guerra en realidad no había hecho más que comenzar. En diciembre de 1959, el coronel JC King jefe de la división del Hemisferio Occidental de la CIA recomendaba el asesinato del Fidel Castro como “el medio más expedito para derrocar la revolución”; por otra parte en Cuba, decenas de bombas confeccionada con explosivos plásticos, facilitados por la CIA, detonaban en ciudades y poblados del país, mientras, ex soldados batistianos y disidentes de la Revolución, unidos en una misma causa, se alzaban en armas en diferentes macizos montañosos del país, para tratar de derrocar la revolución, algo que como se sabe, no pudieron, mientras Estados Unidos comenzaba a instrumentar el bloqueo multilateral que aún perdura y que 55 años más tarde, el pueblo cubano continua derrotando, en defensa de sus conquistas, independencia y soberanía nacional.

1 Rolando Cubela Secades, reclutado por la CIA en fecha indeterminada, fue el agente Am/lash que pretendió en 1963 y 1966 asesinar a Fidel Castro y dar un golpe de estado en Cuba

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