Venezuela: un golpe non così tanto morbido

 J. F. Rivas Alvarado* http://www.lantidiplomatico.it

Una cosa che è evidente nel confronto attuale condotto in Venezuela, è che l’attuale leadership dell’opposizione, raggruppata nella Mesa de la Unidad Democrática-MUD, cerca di rovesciare il governo del Presidente della Repubblica, Nicolás Maduro Moros. Non crede nel dialogo proposto dal governo né alla mediazione che sia il Vaticano come importanti attori internazionali e regionali della social democrazia hanno offerto.


E, infine, non crede nella convocazione dell’Assemblea Nazionale Costituente fatta dal presidente Maduro, che ha, tra i suoi obiettivi strategici, quello di riaffermare i valori della giustizia e conquistare la pace. Non credono nel dialogo, perché non vogliono dialogare. Perché persegue la via dell’insurrezione della destra ed è fiducioso di poter raggiungere il crollo del governo a breve termine e, quindi, la sconfitta morale del “chavismo” e del “bolivarismo”.

È diventato evidente che la tabella di marcia è coordinata politicamente con il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, e operativamente con il Comando Sud. È un palcoscenico mondiale in cui loro, la MUD, sono lo strumento delle potenze che stanno dietro le quinte della scena principale. Dietro il visibile, secondo il copione dell’opposizione venezuelana, ci sono gli agenti del capitalismo globale, rappresentati dalle grandi multinazionali, tra cui spiccano le compagnie petrolifere e il capitale finanziario internazionale.

L’obiettivo è quello di indebolire o smantellare lo Stato venezuelano affinché la Repubblica diventi un soggetto docile succube degli interessi dei capitalisti nazionali e degli interventi dell’imperialismo nord americano ed europeo. Nel raggiungimento di questa strategia, hanno cercato invano di indebolire la Forza Armata Bolivariana, e in tal modo l’unione civico-militare, alla ricerca di una fessura che possa sopraffare la situazione politica e, di conseguenza, una destituzione o la dimissione del Presidente.

Quattro anni cercando la caduta

L’atteggiamento insurrezionale della MUD è uno scenario scelto dopo la sua sconfitta elettorale nel mese di aprile 2013, quando Nicolás Maduro è stato eletto Presidente costituzionale della Repubblica. Dal febbraio 2014, è chiaro che ha rafforzato la strategia di muoversi su due fronti operativi, uno è l’azione politica che le permette il quadro giuridico e istituzionale, e l’altro fronte è quello militare.

Sul fronte politico-legale, si dichiarano in pieno oltraggio nei confronti degli altri poteri istituzionali, come il Tribunale Supremo di Giustizia, l’Esecutivo Nazionale, il Consiglio Nazionale Elettorale. Nel caso del Potere Esecutivo, nel febbraio 2016, hanno dato un ultimatum di sei mesi al Presidente della Repubblica e nei primi mesi del 2017 “hanno deciso” la sua estromissione per “abbandono dell’incarico”. Cercando di mantenere i propri sostenitori in strada a protestare, convocano manifestazioni il cui percorso puntava contro le istituzioni chiave del governo, promuovendo il loro assedio.

Il secondo fronte della strategia insurrezionale, quello militare, è stato riattivato ad aprile 2017 dopo aver fallito il primo tentativo del 2014, dopo che il suo principale promotore del momento, Leopoldo López, venne arrestato e condannato. Cercano di creare l’impatto mediatico internazionale seminando il caos, l’odio e il terrore, promuovendo la demoralizzazione e giustificando l’intervento straniero.

L’ordine è stato, dopo avere conquistato la maggioranza nel potere legislativo, impedire al Presidente Nicolás Maduro di governare e allo stesso tempo indebolire gli altri poteri che detengono la legalità della democrazia venezuelana.

La democrazia che piace al Capitale

Per questi settori politici coordinati nella MUD, e per i poteri di fatto, potenze che dominano il modello di accumulazione del capitalismo dipendente e petroliero venezuelano, la democrazia occidentale e liberale “funziona” solo per il motivo per cui è stata creata, cioè è legittima solo a patto che sia guidata da settori politici che difendono gli interessi dei capitalisti nazionali ed internazionali. Nel caso in cui dovesse accadere che il voto popolare metta al comando del governo settori progressisti, nazionalisti e socialisti, questa falla deve essere corretta immediatamente.

La democrazia, intesa in questo modo, serve solo a gestire il potere economico e sociale dei settori di fatto presenti nel modello di accumulazione che governa il capitalismo dipendente. Chi si ribella a queste regole, viene considerato come un errore di sistema che deve essere corretto immediatamente.

Nel caso del Venezuela, i poteri di fatto, da quasi 19 anni, stanno cercando di “riparare all’errore”, da quando, nel 1998, Chávez ha vinto le elezioni presidenziali.

La crescente violenza controrivoluzionaria

I risultati di questo confronto, che cerca di legittimare la violenza come mezzo per destituire un governo eletto dal voto popolare, sono tragiche, considerando le vite umane che sono state perse da quando, nel mese di aprile, la direzione della MUD ha annunciato un’offensiva finale. Il piano globale corrisponde a una strategia di guerra che combina l’uso della violenza di strada in alcune città e pochi municipi controllati dall’opposizione, l’uso di contingenti paramilitari (in particolare al confine con la Colombia, ma anche nelle zone periferiche di Caracas e in grandi baraccopoli) e bande criminali (bacrim), la distruzione di infrastrutture economiche, militari e servizi sociale, e il tentativo di bloccare la somministrazione di cibo all’interno del circuito agricolo vegetale andino e della produzione di carne proveniente dall’interno del paese.

Alcune operazioni hanno lasciato ben chiaro il loro modo di governare nel caso in cui raggiungessero i propri obiettivi, come ad esempio il caso dell’imposizione temporanea degli stati d’Assedio in alcuni territori dove hanno testato con la popolazione il controllo sociale basato sul terrore e l’autoritarismo.

Da queste operazioni di controllo sociale, si evince la violazione dei diritti fondamentali delle persone, con particolare attenzione al coinvolgimento del diritto all’istruzione dei bambini e degli adolescenti.

Tutto sembra indicare che l’opposizione non si accontenterà di destituire il governo, ma piuttosto intende “estrarre” chirurgicamente il chavismo, cercando così di neutralizzare tutta la storia accumulata in questi quasi due decenni, lavorando attivamente in modo che questa esperienza venga registrata nel senso comune (nazionale, regionale e internazionale) come un “cattivo esempio” che non deve essere ripetuto.

Il contesto geopolitico dell’aggressione e dell’intervento imperialista

Ridurre il costo del lavoro, garantire l’accesso alle materie prime e all’energia, controllare militarmente il territorio per proteggere la sua egemonia globale e garantire un mercato per i propri prodotti, sono alcune delle strategie di sopravvivenza del capitale alla crisi strutturale che sta affrontando e la particolarità del lungo ciclo che sta vivendo. Si sta tentando di stabilire grandi accordi di libero scambio (TLC) per facilitare questa ristrutturazione.
Il confronto per il Venezuela non intende soltanto ottenere un prezzo basso del petrolio, ma soprattutto garantire l’accesso a questa risorsa naturale. Il Venezuela è in possesso di riserve naturali di grande importanza per l’automa globale del XXI secolo. Oltre alle grandi riserve di oro e petrolio, possiede altri minerali strategici. Possiede anche riserve d’acqua e vegetali. L’economia venezuelana è la chiave per l’attuale riassestamento strutturale del capitalismo mondiale.

Ciò significa che, dietro gli attori apparenti del conflitto politico del Venezuela (la MUD, Almagro-OSA, tra gli altri) si nascondono altri attori chiave come le grandi transnazionali del petrolio, le banche di investimento e quelle società mondiali che possono beneficiare di risorse naturali e soprattutto minerali.

Alla fine, questo confronto che, sul piano politico, si esprime come un’insurrezione della destra, fa parte del confronto politico per il controllo delle entrate petrolifere e, in particolare, del dominio politico dell’apparato statale. Questo porta con se l’intenzione di riprendere il pieno controllo della politica economica, insieme alle altre politiche pubbliche, e delle istituzioni fondamentali (Petróleos de Venezuela PDVSA, il Banco Central, il Ministero dell’Economia, banche e aziende pubbliche) che il processo chavista, nonostante i grandi limiti, è riuscito a promuovere attraverso un orientamento a favore degli interessi nazionali. Per far ciò è essenziale smantellare la Forza Armata Nazionale Bolivariana, perché la MUD è affiliata al Comando Sud e alla Quarta Flotta.

In questo modo, si cerca di installare un governo di transizione per lo smantellamento del quadro giuridico e istituzionale che attualmente concede allo Stato la gestione sovrana delle risorse naturali, che permette alla popolazione di accedere alla terra, a un’abitazione degna, alla sanità, all’alimentazione, all’istruzione, alla tecnologia, al controllo della produzione.

Il potere mediatico internazionale e la guerra di 5ª Generazione

La battaglia contro il chavismo ha richiesto un grande mobilitazione su scala globale, in cui i grandi media e l’industria culturale e dello spettacolo, hanno partecipato a un’operazione coordinata e sincronizzata. Siamo di fronte a una guerra di 5 ° generazione, in cui l’obiettivo chiave è controllare la mente delle persone; gli eserciti invasori fanno presa sul buon senso delle persone e l’opinione pubblica fabbricata dai mass media della manipolazione.

Un’aggressiva campagna di disinformazione globale cerca di installare nell’immaginario collettivo l’idea di uno stato fallito, repressivo, dittatoriale e legato al traffico di droga. Nessun altro paese è soggetto a un assedio mediatico e a un’aggressione simbolica, in modo così organizzato, per creare un colpo di stato e l’intervento imperialista.

Una caratteristica importante del confronto, che è controllato e influenzato a livello ideologico dell’estrema destra della MUD (Voluntad Popular, Primero Justicia y Vente Venezuela), è il suo aspetto marcatamente simbolico. Legittimando la violenza come una forma di lotta, avallando le brigate d’assalto come “combattenti” o “giustizieri”. Costruendo una storia epica che ha una grande influenza sulle giovani reclute, il cui attivismo è rafforzato e favorito dall’accumulo di modelli culturali provenienti dai fumetti, dalle serie americana, dai videogiochi e dalla moda.

Emulando esperienze sperimentate altrove (Ucraina, Libia, Jugoslavia). Attribuendosi il simbolismo e le bandiere tradizionalmente una volta legate alla sinistra ribelle. Questo spiega l’uso diffuso di foto e video. Si tratta di una guerra simbolica, nell’era dell’alienazione di massa e della società liquida. Il campo di battaglia diventa uno scenario gestito secondo criteri di un’agenzia pubblicitaria e della cultura hollywoodiana. Così il patologico diventa normale, raggiungendo estremi come la giustificazione dell’uccisione, e addirittura del rogo dell’avversario.

Il fattore economico come arma di guerra

L’offensiva insurrezionale ha calcolato che il deterioramento del settore economico contribuirà alla capitolazione del governo. Il Venezuela sta attraversando una grave crisi a causa delle restrizioni esterne che ciclicamente attaccano la nostro economia capitalista dipendente dal petrolio. Il calo delle risorse provenienti dalle esportazioni di petrolio, genera esigenze di finanziamento che non possono essere soddisfatte a causa delle avverse condizioni causate da un blocco finanziario. Da questo punto di vista, alla MUD conviene mantenere l’Assemblea Nazionale in oltraggio, perché in questo modo paralizza il processo per l’approvazione del bilancio e dei fondi pubblici.

Importanti rappresentanti economici della MUD hanno dichiarato che il finanziamento multilaterale, come il Banco de Desarrollo de América Latina (CAF), non verrà eseguito. Hanno fatto visita alle principali banche di investimento internazionali per persuaderli a non partecipare al finanziamento del governo venezuelano. L’inizio dell’offensiva finale, lo scorso 19 aprile, è stato sincronizzato con la scadenza di un importante pagamento del debito estero. Speravano che la situazione di liquidità avrebbe limitato la capacità di risposta del governo.

L’accumulo progressivo, da parte del settore privato, delle principali attività finanziarie denominate in valuta estera, lo converte in una parte interessata dall’attacco cambiario e dall’imposizione fittizia del tasso di cambio, con i suoi effetti negativi sui prezzi, sulla capacità di importare e sulla fornitura di cibo, medicine, materie prime e attrezzature. Una forte distorsione dei prezzi relativi, fa in modo che il reddito dei lavoratori dipendenti sia il più colpito.

Il capitale finanziario, parassitario e speculativo, è uno degli agenti nascosti dietro lo scenario apparente, il personaggio che pochi menzionano e rendono visibile, e finisce per influenzare la politica economica del governo in quanto è il principale indicatore delle entrate petrolifere. Mentre la banca d’investimento transnazionale svolazza come un avvoltoio, per vedere come potrà trarre benefico da questo grande affare.

I grandi monopoli e oligopoli capitalisti mantengono il controllo della produzione, della distribuzione e della commercializzazione. Questo conferisce un enorme potere per condizionare i prezzi e l’approvvigionamento di materie prime.

L’offensiva di morte, odio, razzismo, caos e la distruzione, spera che il suo alleato principale sia il malessere della popolazione che deve sopportare l’inflazione, la scarsità di cibo e medicine, l’esaurimento delle ore di vita in interminabili code. Ma finora, nonostante la generale scontentezza per questa situazione, sono riusciti a portare in piazza principalmente quei settori di reddito medio e alto. Non sono riusciti a coinvolgere le ampie fasce della popolazione, anche se questa iniziativa insurrezionale ha ricevuto cospicui finanziamenti da meccanismi esteri d’ingerenza (come l’USAID) e dal settore privato nazionale e regionale

L’iniziativa del governo di creare il Comitato Locale di Approvvigionamento e Produzione (Comité Local de Abastecimiento y Producción – CLAP), rappresenta non solo un’alternativa economica, ma politica, perché include l’organizzazione popolare nell’attuazione delle politiche contro il potere dello sviluppo economico dei capitalisti e contro la perversa rete di distribuzione informale creata da persone che trafficano i prodotti di prima necessità per accumularli e venderli a prezzi speculativi (popolarmente chiamati “bachaqueros”).

In concomitanza con un sostanziale declino nel potere di raduno della MUD, la strategia insurrezionale, nelle ultime settimane, ha effettuato una escalation che ha incluso attacchi contro installazioni militari, bombardando il potere giudiziario e il Ministero degli Interni, che agisce con pattuglie paramilitari, e la distruzione delle reti di approvvigionamento alimentare e della salute della popolazione, al fine di assediare la principali capitali.

Si tratta di un confronto, con un elevato carico simbolico, in cui si compete per segnare aspettative e ottenere credibilità. La convocazione della Costituente, è riuscito a scuotere questo colpo di stato.

L’ Assemblea Costituente è la via per il dialogo e la pace, di fronte alla scelta dell’avversario che vuole mostrare che l’unica forma di democrazia è quella che viene imposta con la violenza al servizio delle classi dominanti.

* Rappresentante permanente della Repubblica bolivariana del Venezuela presso il Mercosur

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