Salvare Ana Belen

Ricardo Alarcón de Quesada

Presto Ana Belén Montes compirà sedici anni rinchiusa in una delle peggiori carceri di massima sicurezza del nord America.

È stata condannata, secondo l’Atto di accusa formulato contro lei, per avere trasmesso a Cuba informazioni su piani aggressivi contro l’isola orditi dal Pentagono, agenzia dove Ana lavorava come analista.


Non fu accusata di nessun “altro” reato. Non ha nemmeno ricevuto retribuzione o beneficio alcuno per fare quello che ha fatto.

Davanti al Tribunale che l’ha condannata, nell’unica occasione che ha avuto per esprimersi pubblicamente, ha detto semplice e serenamente:

“Io mi sono impegnata nell’attività che mi ha portato davanti a Voi perché ho obbedito alla mia coscienza più che obbedire alla legge. Io ritengo che la politica del nostro Governo verso Cuba sia crudele e ingiusta, profondamente ostile, mi sono considerata moralmente obbligata ad aiutare l’isola a difendersi dai nostri sforzi di imporle i nostri valori e il nostro sistema político… io posso solo dire che ho fatto quello che ho ritenuto più adeguato per contrastare una grande ingiustizia”.

Da allora, sopporta condizioni disumane di detenzione nelle quali ha dovuto affrontare una grave malattia, isolata, lontano da familiari e amici.

Vera eroina, ha sacrificato la sua vita per Cuba, per il nostro diritto a vivere in pace. È grande il nostro debito verso questa donna nobile e generosa che, in piena gioventù, ha dato tutto in cambio di niente.

Fare tutto ciò che è in nostro potere per porre fine alla sua prigionia è un obbligo ineludibile al quale ci chiamano la gratitudine e la solidarietà. Incrociare le braccia sarebbe indecente.

Traduzione: El Moncada http://www.rebelion.org

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