Nessuno è più vigilato, a l’Avana, che i diplomatici USA

Arthur González https://heraldocubano.wordpress.com

Così ha qualificato, Michael Weissenstein, corrispondente de Associated Press (AP) a L’Avana, la situazione dei diplomatici USA accreditati a Cuba durante la recente intervista concessa alla Radio Pubblica Nazionale USA, ma non ha menzionato le ragioni.

Weissenstein avrebbe dovuto essere prima di tutto onesto e riconoscere le cause di una simile situazione, perché nulla è senza motivi, benché lui personalmente non li conosca a causa della manipolazione mediatica che esiste negli USA.

In primo luogo deve sapere che, nel dicembre 1958, nel corso della riunione del Consiglio di Sicurezza Nazionale, il direttore della CIA, Allen Dulles, affermò che si doveva impedire la vittoria di Fidel Castro; qualcosa che esemplifica la non accettazione del leader cubano da parte USA.

Il 14 aprile 1959, Daniel M. Braddock, console generale presso l’Ambasciata yankee, e James A. Noel, capo della stazione locale della CIA, elaborarono un piano intitolato “La crescita del comunismo a Cuba”, dove si propone un insieme di misure contro i funzionari del governo cubano che simpatizzavano con la Rivoluzione. L’11 dicembre 1959 si prepara un memorandum per il Direttore della CIA, con diverse misure per distruggere il processo rivoluzionario cubano, tra cui una che dice: “Occorre prestare una particolare attenzione all’eliminazione di Fidel Castro. Nessuno di quelli vicini a Fidel, come per esempio suo fratello Raul e il suo compagno Che Guevara, hanno lo stesso carisma sulle masse. Molte persone ben informate ritengono che la scomparsa di Fidel accelererebbe notevolmente la caduta dell’attuale governo”.

Senza alcun dubbio, queste posizioni dovrebbero essere più che sufficienti affinché Cuba stabilisca un controllo delle azioni dei “diplomatici” yankee, poiché non esistono antecedenti di un altro paese che sia stato sottoposto ad un assedio tanto brutale, della CIA, per porre fine al suo sistema politico.

Dal 1959 sino alla rottura delle relazioni, nel gennaio 1961, la stazione CIA a L’Avana reclutò centinaia di controrivoluzionari e organizzò le principali organizzazioni controrivoluzionarie all’interno del paese.

Nel mentre cercavano informazioni, ufficiali della CIA, sotto veste diplomatica, distribuivano artefatti incendiari per l’esecuzione di atti terroristici, tra cui l’incendio di centri commerciali, cinema, teatri, fabbriche e scuole.

Alla fine del 1959, quando preparavano un tentativo di assassinio di Fidel Castro, e cercavano di unificare le organizzazioni controrivoluzionarie per altre azioni e creare le condizioni per un’invasione di Cuba, furono arrestati in flagrante in una casa de L’Avana, gli ufficiali della CIA, Robert Van Horn, che occupava l’incarico di Aggregato dell’Aviazione Ausiliaria dell’ambasciata yankee, Erickson S. Nichols, anche con copertura diplomatica e l’agente CIA la n/a Shamman Geraldine, insieme a diversi cubani. Gli furono sequestrate armi e altri materiali per l’azione pianificata.

Il 18 gennaio 1960 si crea la prima struttura della CIA per affrontare la Rivoluzione, il Ramo WH-4 inserito nella Divisione dell’Emisfero Occidentale della Direzione dei Piani. Secondo documenti declassificati, aveva un organico di 40 ufficiali, di cui 20 agivano dall’ambasciata all’Avana, 2 dal consolato in Santiago de Cuba ed il resto con sede a Washington DC.

Nel maggio 1960 giunse a L’Avana l’ufficiale della CIA Melvin Beck, fingendo di essere un funzionario in transito del Dipartimento di Stato per lavori interni all’ambasciata, ma la sua vera missione era quello di installare, clandestinamente, vari microfoni nella pent house (appartamento di grande metratura) dell’allora hotel Rosita, a Miramar.

La CIA presumeva che in detto hotel sarebbero stati ubicati gli uffici dell’ambasciata sovietica a Cuba.

Per tale azione contro i sovietici, Beck contò sull’appoggio di Robert D Wiecha, uno degli ufficiali della CIA più attivi nell’attività di spionaggio e sovversione contro Cuba, con una facciata da diplomatico presso l’ambasciata e con l’opera dell’Aggregato Navale, Phillip H. Klepak.

Questo lavoro fu relazionato in dettaglio, dallo stesso Beck, nel suo libro “Secret Contenders”.

Continuando le sue attività di spionaggio a Cuba, il 14 agosto 1960, giunse a L’Avana l’ufficiale CIA, Robert L. Neet, accreditatosi come funzionario consolare in transito, ma la sua vera missione consisteva nell’installazione segreta di microfoni nell’Agenzia di Stampa cinese, SINJUA.

L’ufficiale Robert D. Wiecha tornò a fornire supporto al suo compagno, occupandosi dell’osservazione clandestina dell’Agenzia di stampa cinese, ottenendo informazioni che, successivamente, agevolarono l’installazione della tecnica segreta.

Parteciparono a tale operazione Carolin O. Stacy, segretaria dell’area amministrativa dell’ ambasciata e Marjorie A. Lennox, anch’ella segretaria, che affittarono due appartamenti nello stesso edificio per coprire gli agenti della CIA.

I tecnici della CIA furono sorpresi dalla sicurezza cubana in piena operatività. Coloro che avevano l’immunità diplomatica lasciarono l’isola, quelli che viaggiavano con il visto turistico furono processati e puniti dai tribunali cubani.

Il 3 gennaio 1961, al rompere, gli USA, le relazioni diplomatiche con Cuba, la CIA perse la sua potente stazione all’Avana, ma ricevette sostegno da altri servizi di intelligence che disponevano di ufficiali nelle ambasciate occidentali.

I materiali declassificati rivelano che le CIA usò spie reclutate da sette agenzie straniere e ufficiali di 18 ambasciate europee e latinoamericane in Avana.

Nel settembre 1977, gli USA inaugurarono la loro Sezione di Interessi all’Avana, avendo la possibilità di riaprire la stazione CIA per riprendere, direttamente, i suoi compiti di spionaggio e sovversione.

Nonostante gli avvertimenti ufficiali da parte del governo cubano, ufficiali segreti CIA sotto incarichi diplomatici, svilupparono molteplici azioni di spionaggio, fino a quando, nell’estate del 1987, Cuba realizzò una schiacciante denuncia pubblica, che pose allo scoperto il lavoro svolto dai “diplomatici” yankee in quei dieci anni.

Furono smascherati 179 funzionari diplomatici accreditati permanenti, che, in realtà, erano agenti e 55 tecnici CIA.

Di 418 funzionari diplomatici temporanei, 113 furono segnalati come ufficiali CIA e di altri servizi di intelligence.

27 agenti della sicurezza cubana, presuntamente reclutati dalla CIA per realizzare azioni clandestine contro Cuba, furono declassificati. Tale denuncia fu riconosciuta come una delle maggiori condotte, contro la CIA, nella sua storia ma fu tacitata dalla stampa USA.

Qualsiasi paese che riceva così tante aggressioni, senza dubbio, darebbe una speciale attenzione alle azioni dei “diplomatici” USA, perché da loro non ci si può aspettare un comportamento concorde alle norme internazionali.

Per quanto riguarda la presunta sordità di alcuni diplomatici yankee e di un canadese, sarebbe necessario che spiegassero a quali attività si dedicavano a L’Avana, perché tutto fa pensare che era nel campo della comunicazione, e per stabilire se realmente sono colpiti, dovrebbero essere esaminati da medici cubani per comprovare sin dove è vera l’accusa che ora fa il Dipartimento di Stato.

Non per nulla José Martí affermò: “Da quella terra non mi aspetto altro che mali”.


Nadie está más vigilado en La Habana que los diplomáticos estadounidenses.

Por Arthur González.

Así calificó Michael Weissenstein, corresponsal de Associated Press (AP) en La Habana, la situación de los diplomáticos de Estados Unidos acreditados en Cuba, durante reciente entrevista concedida a la Radio Pública Nacional de Estados Unidos, pero no mencionó las razones.

Weissenstein debería ser ante todo honesto y reconocer las causas de tal situación, porque nada es por falta de motivos, aunque él personalmente quizás no los conozca debido a la manipulación mediática que existe en Estados Unidos.

Primeramente, debe saber que, en diciembre de 1958, durante la reunión del Consejo de Seguridad Nacional, el director de la CIA, Allen Dulles, afirmó que había que evitar la victoria de Fidel Castro, algo que ejemplifica la no aceptación del líder cubano para Estados Unidos.

El 14 de abril de 1959, Daniel M. Braddock, Ministro Consejero en la embajada yanqui, y James A. Noel, Jefe de la Estación Local de la CIA, elaboraron un plan bajo el título “Crecimiento del comunismo en Cuba”, donde proponen un conjunto de medidas contra los funcionarios del gobierno cubano que simpatizaban con la Revolución. El 11 de diciembre de 1959 se confecciona un memorando para el Director de la CIA, con varias medidas para destruir el proceso revolucionario cubano, entre ellas una que dice: “Debe dársele una cuidadosa atención a la eliminación de Fidel Castro. Ninguno de los que se hallan cercanos a Fidel, como por ejemplo su hermano Raúl y su compañero Che Guevara tienen el mismo carisma sobre las masas. Muchas personas bien informadas consideran que la desaparición de Fidel aceleraría grandemente la caída del gobierno actual”.

Sin lugar a dudas, esas posiciones debieron ser más que suficientes para que Cuba estableciera un control de las acciones de los “diplomáticos” yanquis, pues no existen antecedentes de otro país que haya estado sometido a un asedio tan brutal de la CIA para acabar con su sistema político.

Desde 1959 hasta la ruptura de relaciones en enero de 1961, la estación de la CIA en La Habana, reclutó a cientos de contrarrevolucionarios, y organizó las principales organizaciones contrarrevolucionarias dentro del país.

A la par que buscaban información, oficiales de la CIA bajo el ropaje diplomático, repartían petacas incendiarias para la ejecución de actos terroristas, entre ellos el incendio de centros comerciales, cines, teatros, fábricas y escuelas.

A finales del 1959, cuando preparaban un asesinato a Fidel Castro, e intentaban unificar organizaciones contrarrevolucionarias para otras acciones y crear condiciones para una invasión a Cuba, fueron detenidos in fraganti en una vivienda de La Habana, los oficiales CIA, Robert Van Horn, quien ocupaba la plaza de Agregado de Aviación Auxiliar de la embajada yanqui, Erickson S. Nichols, también con manto diplomático, y la agente CIA la n/a Geraldine Shamman, junto a varios nacionales. Les fueron ocupadas armas y otros materiales para la acción planificada.

El 18 de enero de 1960 se crea la primera estructura de la CIA para enfrentar a la Revolución, la Rama WH-4 insertada en la División del Hemisferio Occidental del Directorio de Planes. Según documentos desclasificados, contaba con una plantilla de 40 oficiales, de ellos 20 actuaban desde la embajada en La Habana, 2 desde el consulado en Santiago de Cuba y el resto radicado en Washington DC.

En mayo de 1960 arribó a La Habana el oficial CIA Melvin Beck, simulando ser funcionario en tránsito del Departamento de Estado para trabajos internos en la embajada, pero su misión real era la de instalar de forma clandestina varios micrófonos en el pent house del entonces Hotel Rosita, en Miramar.

La CIA presumía que en dicho hotel serían ubicadas las oficinas de la embajada soviética en Cuba.

Para esa acción contra los soviéticos, Beck contó con el apoyo de Robert D Wiecha, uno de los oficiales de la CIA más activos en la actividad de espionaje y subversión contra Cuba, con fachada de diplomático en la embajada y con el trabajo del Agregado Naval Auxiliar, Phillip H. Klepak.

Ese trabajo fue relatado en detalles por el propio Beck en su libro “Contendientes Secretos”.

Siguiendo sus actividades de espionaje en Cuba, el 14 de agosto de 1960 arribó a La Habana el oficial CIA, Robert L. Neet, acreditándose como funcionario consular en tránsito, pero su verdadera misión consistió en la instalación secreta de micrófonos en la Agencia de Prensa china, SINJUA.

El oficial Robert D. Wiecha volvió a brindarle apoyo a su compañero, ocupándose de la observación clandestina de la Agencia de Prensa china, obteniendo informaciones que posteriormente facilitaron la instalación de la técnica secreta.

Participaron en esa operación Carolin O. Stacy, secretaria del área administrativa de la embajada y Marjorie A. Lennox, también secretaria, las que alquilaron dos apartamentos en el mismo edificio para cubrir a los oficiales CIA.

Los técnicos CIA fueron sorprendidos por la Seguridad cubana en plena faena. Quienes tenían inmunidad diplomática abandonaron la isla, los que viajaron con visa turística fueron juzgados y sancionados por tribunales cubanos.

El 3 de enero de 1961, al romper Estados Unidos relaciones diplomáticas con Cuba, la CIA perdió su poderosa estación en La Habana, pero recibieron apoyo de otros servicios de inteligencia que disponían de oficiales en las embajadas occidentales.

Materiales desclasificados revelan que la CIA utilizó a espías reclutados en siete compañías extranjeras y oficiales en 18 embajadas europeas y latinoamericanas en La Habana.

En septiembre de 1977, Estados Unidos inauguró su Sección de Intereses en la Habana, teniendo la oportunidad de reabrir su estación CIA para retomar directamente sus tareas de espionaje y subversión.

A pasar de las advertencias oficiales del gobierno cubano, oficiales CIA encubiertos bajo los cargos diplomáticos, desarrollaron múltiples acciones de espionaje, hasta que en el verano de 1987 Cuba realizó una contundente denuncia pública, la que puso al descubierto la labor ejecutada por los “diplomáticos” yanquis en esos 10 años.

Fueron desenmascarados 179 funcionarios diplomáticos acreditados permanentes, que eran realmente oficiales y 55 técnicos CIA.

De 418 funcionarios diplomáticos temporales, 113 fueron señalados como oficiales de la CIA y de otros servicios de inteligencia.

27 agentes de la seguridad cubana, supuestamente reclutados por la CIA para realizar acciones clandestinas contra Cuba, fueron desclasificados. Esa denuncia fue reconocida como una de las mayores realizadas contra la CIA en su historia, pero fue silenciada por la prensa estadounidense.

Cualquier país que reciba tantas agresiones sin dudas les daría una especial atención a las acciones de los “diplomáticos” estadounidenses, porque de ellos no puede esperarse un comportamiento acorde a las normas internacionales.

En cuanto a la supuesta sordera de algunos diplomáticos yanquis y un canadiense, sería necesario que explicaran a qué actividad se dedicaban en la Habana, porque todo hace pensar que era en la esfera de las comunicaciones, y para determinar si realmente están afectados, deberían ser examinados por médicos cubanos para comprobar hasta donde es cierta la acusación que ahora hace el Departamento de Estado.

No en balde afirmó José Martí: “De esa tierra no espero nada más que males”

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