E delle Barbados?

Ricardo Alarcón de Quesada http://www.tercerainformacion.es

barbadosLa distruzione in pieno volo di un aereo della Malaysia Airlines e la morte di quasi 300 persone ha titoli di prima pagina, ed è affare che tutti seguono. Il fatto profondamente riprovevole, si è verificato nello spazio aereo dell’Ucraina, in una zona colpita dal conflitto bellico che ha già prodotto numerose vittime e grandi sofferenze per la popolazione civile.

I ribelli che combattono nella parte orientale di quel paese, hanno recuperato i resti dell’aereo, tra cui la cosiddetta “scatola nera”, e l’hanno consegnata all’Olanda, punto di partenza del volo e della cui nazionalità erano la maggior parte dei passeggeri. Ora le sue autorità, con la partecipazione di specialisti in tali incidenti, dovrebbero far chiarezza.

Che cosa ha distrutto l’aereo? Qualche guasto meccanico, o l’esplosione di una bomba a bordo dell’aeromobile o un missile? Da dove proveniva l’attacco? Da un altro aereo o da una installazione militare terrestre? Chi sono i responsabili?

Le risposte richiedono investigazione, analisi rigorose e serie.

Per Washington, invece, niente di tutto ciò risulta necessario. Dal primo giorno ha alzato l’indice contro i ribelli ucraini e contro la Federazione della Russia, accusata nei grandi media ancor prima che fosse recuperata la “scatola nera”.

La reazione USA è stata immediata, istantanea. Per nulla simile a quella che ha avuto, ed ha ancora, di fronte agli eventi avvenuti il 6 ottobre 1976, quando un aereo di linea cubano esplose in pieno volo, vicino alle Barbados, uccidendo 73 persone.

Alla richiesta di giustizia per l’ultima tragedia dovrebbe anche alzarsi, uguale richiesta, per il crimine delle Barbados.

Dovrebbe essere fatto, soprattutto negli Stati Uniti, perché Washington è il solo responsabile per la totale impunità che ancora accompagna questa atrocità.

posada-terroristaDa diversi anni, vive liberamente a Miami, godendo di ospitalità e protezione ufficiale, Luis Posada Carriles, un latitante dalla giustizia venezuelana, ricercato dall’ Interpol, richiesto da Caracas dal 1985 – molto prima della Rivoluzione bolivariana – dove fu processato come autore intellettuale della distruzione del volo alle Barbados.

La Convenzione internazionale di Montreal sulla protezione dell’aviazione civile – obbligatoria per tutti, incluso gli Stati Uniti – è molto precisa: Lo Stato che ha nel suo territorio qualcuno sospettato di essere legato ad un atto terroristico contro l’aviazione civile dovrà estradarlo perché sia giudicato da chi lo chieda o dovrà sottoporlo a processo nel paese in cui si trova come se il crimine fosse avvenuto lì.

Posada era molto più di un “sospetto”. Era il principale accusato dell’orrendo atto. Ma gli Stati Uniti si rifiutano di estradarlo in Venezuela e neppure lo fa giudicare dai propri tribunali.

Con tale comportamento Washington è in chiara violazione della Convenzione di Montreal, ma anche rispetto alla Risoluzione che, istigata da lui, approvò il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, nel settembre 2001, ordinando a tutti i paesi di estradare e perseguire i terroristi “senza eccezioni alcuna”. Questa Risoluzione che servì per invadere l’Afghanistan e imbarcarsi nella guerra più lunga della storia USA è carta straccia quando si tratta di Posada.

Washington è riuscita, per quasi quarant’anni, a proteggere gli assassini e impedire che la giustizia prevalga. Secondo documenti declassificati dell’FBI, conosceva i dettagli del crimine molto prima che accadesse. Questi documenti dettagliano il diabolico piano e menzionano, con nomi e cognomi, i principali colpevoli: Luis Posada Carriles e Orlando Bosch Ávila.

Ma gli Stati Uniti hanno rifiutato di cooperare con la Commissione investigatrice del governo delle Barbados e neppure hanno fornito informazione al tribunale venezuelano che giudicava i terroristi. Entrambi hanno lasciato  prova scritta di questo diniego, in documenti pubblici, emessi da organismi imparziali, nessuno di loro cubani.

Era fresco il sangue dei martiri, quando il Venezuela chiese pubblicamente alle autorità statunitensi di porre fine alla segretezza e che consegnasse le prove. Ricordo perfettamente quel pomeriggio dell’ottobre ’76 e le parole pronunciate presso la sede delle Nazioni Unite da chi occupava allora la guida dello Stato venezuelano.

Non era ovviamente Hugo Chavez, che a quel tempo era un ragazzo sconosciuto.

Chi ha invitato Washington a rivelare ciò che nascondeva era Carlos Andres Perez, che ancora ricordava i suoi ideali giovanili.

Fa bene la grande stampa USA nell’occuparsi dell’abominevole crimine avvenuto al di là dell’Atlantico. Ma se vuole essere rispettata dovrebbe anche interessarsi agli assassini a piede libero in casa propria. Qualcosa di simile, in una sala affollata, lo sentii dire a Carlos Andrés.

Che si indaghi a fondo quanto  avvenuto in Ucraina e che si faccia giustizia. Ma delle Barbados?

¿Y de Barbados qué?

Ricardo Alarcón de Quesada  http://www.tercerainformacion.es


La destrucción en pleno vuelo de un avión de Malaysian Airlines y la muerte de casi 300 personas mantiene titulares de primera plana, y es asunto que todos siguen. El hecho, profundamente repudiable, ocurrió en el espacio aéreo de Ucrania, en una zona azotada por un conflicto bélico que ha producido ya muchas víctimas y grandes sufrimientos para la población civil.

Los rebeldes que luchan en el este de ese país, recuperaron los restos del avión, incluyendo la llamada “caja negra”, y los entregaron a Holanda, punto de partida del vuelo y cuya nacionalidad poseen la mayoría de los que iban a bordo. Ahora, sus autoridades con la participación de especialistas en tales incidentes, deberán esclarecerlo.

¿Qué destruyó el avión? ¿Algún desperfecto mecánico, o la explosión de una bomba dentro de la aeronave, o el disparo de un misil? ¿De dónde provino el ataque? ¿De otro avión o de instalaciones militares terrestres? ¿Quiénes son los responsables?

Las respuestas exigen investigación, análisis riguroso y serio.

Para Washington, sin embargo, nada de eso hace falta. Desde el primer día levantó el índice contra los rebeldes ucranianos y contra la Federación de Rusia, acusados en grandes medios de prensa antes que fuese recuperada la “caja negra”.

La reacción norteamericana fue inmediata, instantánea. Nada parecida a la que tuvo, y todavía tiene, ante lo sucedido el 6 de octubre de 1976 cuando un avión civil cubano estalló en pleno vuelo, cerca de Barbados causando la muerte de 73 personas.

Al reclamar justicia por la tragedia más reciente debería alzarse también igual exigencia respecto al crimen de Barbados.

Hay que hacerlo, sobre todo en Estados Unidos, porque Washington es el único responsable de la total impunidad que aun acompaña esa atrocidad.

Hace varios años vive libremente en Miami, disfrutando de hospitalidad y protección oficial, Luis Posada Carriles, prófugo de la justicia venezolana, buscado por la Interpol, reclamado por Caracas desde 1985 –mucho antes de la Revolución bolivariana- donde era juzgado como autor intelectual de la destrucción del avión en Barbados.

La Convención Internacional de Montreal sobre la protección a la aviación civil –obligatoria para todos, incluso Estados Unidos- es muy precisa: El Estado que tenga en su territorio a alguien sospechoso de estar vinculado a un acto terrorista contra la aviación civil deberá extraditarlo para que sea juzgado por quien lo solicita o tendrá que someterlo a juicio en el país donde se encuentra como si el crimen hubiera tenido lugar allí.

Posada era mucho más que un “sospechoso”. Era el acusado principal del horrendo acto. Pero Estados Unidos se niega a extraditarlo a Venezuela y tampoco lo somete a sus propios tribunales.

Con esa conducta Washington está en clara violación del Convenio de Montreal pero también respecto a la Resolución que, instigado por él, aprobó el Consejo de Seguridad de la ONU en septiembre de 2001 ordenando a todos los países extraditar y juzgar a los terroristas “sin excepción alguna”. Esa Resolución que le sirvió para invadir Afganistán y embarcarse en la guerra más larga de la historia estadounidense, es papel mojado cuando se trata de Posada.

Washington ha logrado durante casi cuarenta años, proteger a los asesinos e impedir que la justicia prevalezca. Según documentos desclasificados del FBI, conocía detalles del crimen mucho antes de que ocurriera. Esos documentos detallan el diabólico plan y mencionan, con nombres y apellidos, a los principales culpables: Luis Posada Carriles y Orlando Bosch Ávila.

Pero Estados Unidos se negó a cooperar con la Comisión investigadora del gobierno de Barbados y tampoco dio información al tribunal venezolano que juzgaba a los terroristas. Ambos dejaron constancia escrita de esa negativa en documentos públicos, emitidos por entidades imparciales, ninguna de ellas cubana.

Aún estaba fresca la sangre de los mártires cuando Venezuela pidió públicamente a las autoridades norteamericanas que pusieran fin al ocultamiento y entregaran las pruebas. Recuerdo perfectamente aquella tarde de octubre del 76 y las palabras pronunciadas en la Sede de las Naciones Unidas por quien ocupaba entonces la jefatura del Estado venezolano.

No era, obviamente, Hugo Chávez, en aquel momento un muchacho desconocido.

Quien emplazó a Washington a revelar lo que escondía fue Carlos Andrés Pérez, que todavía recordaba sus ideales juveniles.

Hace bien la gran prensa norteamericana en ocuparse de un abominable crimen sucedido allende el Atlántico. Pero si quiere ser respetada debería interesarse también por los asesinos que andan sueltos en su propia casa. Algo parecido, en una sala abarrotada, le escuché decir a Carlos Andrés.

Que se investigue a fondo lo ocurrido en Ucrania y que se haga justicia. Pero, ¿Y de Barbados qué?.

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