Una ballata d’amore per Ernesto Che Guevara

“Vedo il Che come un gigante morale che cresce ogni giorno, la cui immagine la cui forza, la cui potenza si sono moltiplicate per tutta la terra.

Come potrebbe giacere sotto una lapide?

Come potrebbe restare in questa piazza?

Come potrebbe restare solo nella nostra amata ma piccola isola?

Solo nel mondo, col quale sognò, per il quale visse e per il quale lottò, c’è spazio sufficiente per lui!”

Fidel Castro, nell’inumazione dei resti del Che Guevara nel mausoleo di Santa Clara.

Il 14 giugno 1928, nasceva il guerrigliero dell’amore Ernesto “Che” Guevara, e quest’anno, avrebbe compiuto 89 anni. Però un assassinato a sangue freddo, per un ordine yankee, ce l’ha portato via da 50 anni, quando lui ne aveva solo 39 ed aveva ancora troppe cose da fare su questo pianeta dilaniato, inquinato ed indifferente.

E’ che la sua assenza si fa ogni giorno più pesante, mentre questo mostro del fascismo che non riusciamo a sconfiggere tenta continuamente di insediarsi totalmente al potere per rubare, distruggere e privare della libertà sempre i più deboli, con lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.

“Lasciatemi dire, a rischio di sembrare ridicolo, che il rivoluzionario vero è guidato da grandi sentimenti di amore. È impossibile pensare ad un rivoluzionario autentico senza questa qualità. Chissà sia uno dei grandi drammi del dirigente; questi deve unire ad un spirito appassionato, una mente fredda e prendere delle decisioni dolorose senza contrarre un muscolo. I nostri rivoluzionari di avanguardia devono idealizzare questo amore per il popolo”.

Questa, credo che sia la frase del Che che più mi emoziona, perché racchiude una verità disarmante ed allo stesso tempo triste: sarebbe così facile ed “economico” utilizzare il sorriso, l’amore e la pace, per noi rivoluzionari, ma la stessa violenza fascista non ce lo permette, il loro potere cinico, il loro denaro sporco cerca sempre di distruggere quello che l’aiuto reciproco comunista sta costruendo con molto sacrificio, perché come afferma giustamente Fidel Castro la solidarietà non è regalare quello che abbiamo in più, ma condividere quello che si ha.

Ogni giorno invece dobbiamo scontrarci con la violenza del nemico, che ci aiuta a capire ed a comprendere il Che quando utilizzava le armi ed i suoi metodi intransigenti: “Bisogna portare la guerra fino a dove il nemico la porta: a casa sua, nei suoi posti di divertimento, farla totale. Bisogna impedirgli di avere un minuto di tranquillità, un minuto di calma fuori dalle caserme, e nonostante dentro le stesse; attaccarlo dovunque si trovi, farlo sentire una belva braccata in ogni luogo che transiti. Creare due, tre, molti Vietnam”; è lo stesso nemico che ci porta ad essere estremi, anche perché, io sono d’accordo sempre con lui quando arriva ad affermare che “sono moderati tutti quelli che hanno paura o tutti quelli che pensano di tradire in qualche modo”.

Tutti i tentativi di omicidio di presidenti, soprattutto dell’America Latina, purtroppo molti con successo, fortunatamente altri no, lo dimostrano, si sa che sono sponsorizzati dal fascismo imperialista nordamericano.

Credo che sia una lotta ancestrale, tra il bene ed il male, il positivo ed il negativo, che purtroppo può portare all’autodistruzione del pianeta, perché il male, “los yankee”, non possono perdere, questa parola non esiste nel loro vocabolario e la sua apparizione potrebbe sconvolgere il loro equilibrio psichico al punto da fargli commettere la pazzia di spingere quel bottone rosso che rappresenta l’attacco nucleare, fattore scatenante di una terza guerra mondiale.

Lo so che queste ragionamenti si stanno muovendo quasi su un piano religioso, ma la forza di San Ernesto de La Higuera lascia perplessi perfino gli atei.

E non è solo una figura che può sembrare immortale per la religione cattolica, se osserviamo la sua vita da un punto di vista buddista, la sua morte così prematura lo mette sul piano delle persone con un karma tanto trascendente da dover abbandonare il pianeta terra precocemente per passare ad essere un esempio da seguire (e qui credo che anche i più atei possono essere d’accordo) e, sempre per i buddisti, la sua energia vitale, dopo il decesso del corpo, non morirà fino a quando ci sarà anche una sola persona a ricordarlo.

E dal momento che fortunatamente siamo in tanti a riconoscere le sue qualità, cercando di difendere la sua onestà politica (come lui stesso affermava “la rivoluzione si porta nel cuore, non sulla bocca, per vivere di lei”) dobbiamo continuare a leggere i suoi scritti ed a lottare per metterli in pratica, perché il Che non ci ha abbandonato, è al nostro fianco e guida i nostri passi, non dobbiamo deluderlo, non possiamo disprezzare il suo sacrificio estremo.

Ci sono dei momenti di sconforto in cui ci manca tanto, vorremmo ascoltare la sua voce che ci dicesse qual è il cammino migliore per vincere il nemico, perché tutto sembra impossibile.

Ed allora concentriamoci sulla sua forza infinita, assorbiamo la sua determinazione quando ha affrontato la morte senza battere ciglio, guardando fisso negli occhi il suo boia: “so che sei venuto ad uccidermi. Stai tranquillo e prendi bene la mira. Ucciderai un uomo”.

In questo preciso momento ha fatto un altro miracolo, ancora una volta ci dimostra la sua semplice grandezza, perché ha saputo trasformare la morte in un inno alla vita, che nessuno potrà spegnere.

Il Che dovrebbe tornare a nascere, ne avremmo tanto bisogno!!!!

di Ida Garberi

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.