L’assassinio di John F. Kennedy a 54 anni di distanza

 Una campagna da guerra fredda imminente?

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

Da diversi giorni, a proposito di un’informazione offerta dal presidente Donald Trump sulla declassificazione degli ultimi documenti esistenti negli archivi ufficiali sull’assassinio del presidente John F. Kennedy, si è provocato un grande bailamme nei mass media. Nuovamente riappare Lee Harvey Oswald come l’ assassino solitario e le ambasciate cubane e sovietiche in Messico come lo scenario di pianificazione.

Per caso, finalmente, si conoscerà la verità, così ben occultata da più di mezzo secolo da parte delle autorità USA? Perché se la verità non è nota, è semplicemente a causa del governo USA che non l’ha mostrata. Sinceramente non lo credo ed in ragione di ciò mi sono permesso scrivere alcune righe su quegli eventi, intimamente relazionati all’ aggressione a Cuba, con la CIA e con il suo “meccanismo cubano”, di allora, la sua Base a Miami, la JM/Wave .

Non è possibile analizzare l’assassinio di JFK, nel novembre 1963, senza tener conto degli eventi -alcuni contraddittori- che in quell’anno si vanno sviluppando tra i due paesi.

1. La CIA, il Pentagono ed il complesso militar industriale, il cosiddetto potere parallelo negli USA, non erano soddisfatti dei risultati e della conclusione della Crisi dei Missili. Pretendevano, attraverso la guerra, risolvere definitivamente il “problema cubano”

2. Nel 1963 l’amministrazione aveva creato un nuovo gruppo, nel seno del CSN (1) sotto la supervisione di RFK (2), per la guerra contro Cuba, che avrebbe avuto, come particolarità, togliere dal territorio USA le incursioni ed aggressioni, spostandole verso paesi terzi, denominandole operazioni autonome.

3.- Il presupposto tattico di queste operazioni autonome consisteva nell’escalation del terrorismo di stato … e per questo motivo si proposero:

a.- Organizzare un gruppo di missioni speciali, chiamato Commandos Mambises che, con base a New Orleans, dovevano attaccare gli obiettivi industriali, energetici, petroliferi e sociali all’interno dell’isola per distruggerli e così rovinare la sua infrastruttura ed economia.

b.- Svolgere operazioni di guerra psicologica con tutti i mezzi a sua disposizione per “ammorbidire” e “alienare” la coscienza del popolo cubano.

c.- Sistematizzare gli attacchi terroristici contro gli obiettivi costieri cubani da parte dei gruppi controrivoluzionari Alfa 66 e DRE (3), due organizzazioni autonome.

d.- Organizzazione nella Repubblica Dominicana di un contingente militare, composto dai gruppi Alfa 66 e II Fronte Nazionale dell’ Escambray, per portare la guerra irregolare nelle montagne delle province orientali.

e.- Organizzazione in Nicaragua di un contingente militare e navale del MRR (4) che avesse la missione di attaccare il traffico marittimo commerciale da e verso Cuba per approfondire il blocco stabilito e, successivamente, servire come avanguardia di un’invasione militare USA.

f.- Continuare con i complotti di omicidio contro Fidel Castro che quell’anno avrebbero raggiunto la cifra di quindici.

4.- Parallelamente a questi eventi e partendo dal concetto politico-strategico allora approvato dal CSN del “doppio binario” JFK autorizzò James Donovan -avvocato USA che aveva agevolato lo scambio di mercenari per omogeneizzati 6-, a conversare con le autorità cubane (7) sulle prospettive delle relazioni tra i due paesi. In aprile Donovan ritornò a L’Avana, questa volta accompagnato dalla giornalista di ABC News, Lisa Howard, che intervistò Fidel al riguardo, intervista ampiamente pubblicizzata negli USA, dove il leader cubano ha chiarito la sua posizione favorevole a cercare una soluzione alla controversia sulla base dei principi ed, in settembre, gli ambasciatori Carlos Lechuga, per Cuba, e William Atwood, per gli USA, all’ONU, con l’approvazione di RFK, iniziarono conversazioni su un’agenda per eventuali colloqui tra i due paesi.

5.- Ciò si basava -probabilmente- sulle amare esperienze di JFK sulla “crisi dei missili”, dove il mondo stette sull’orlo di un olocausto nucleare ed una nuova concezione della cosiddetta “guerra fredda”. Queste idee le esprimerà chiaramente nel suo discorso del 10 giugno dello stesso anno, presso l’Università Americana della capitale USA, quando ha affermato:

“Ho quindi deciso di scegliere questo momento e questo luogo per affrontare un argomento sul quale troppo spesso abbonda l’ignoranza e in relazione al quale troppo raramente viene percepita la verità. E, pur tuttavia, si tratta dell’argomento più importante sulla terra: la pace nel mondo.

A quale tipo di pace mi sto riferendo? Qual è il tipo di pace che stiamo ricercando? Non una “Pax Americana”, imposta al mondo dalle armi da guerra degli Stati Uniti. Non la pace della tomba o la sicurezza dello schiavo. Ciò di cui parlo è la pace vera, il tipo di pace che rende la vita sulla terra degna di essere vissuta, che permette agli uomini e alle nazioni di crescere, di sperare e di costruire una vita migliore per i loro figli. Non solo la pace per gli americani, ma per tutti gli uomini e le donne, non solo la pace nel nostro tempo, ma per sempre.

Se parlo oggi della pace è perché la guerra ha assunto nuove sembianze. La guerra totale non ha senso in un’epoca in cui le grandi potenze possono mantenere forze nucleari enormi e relativamente invulnerabili, rifiutando di arrendersi senza fare ricorso a questi arsenali. Non ha senso in un’epoca in cui un’unica arma nucleare contiene una forza esplosiva quasi dieci volte maggiore di quella scatenata dalle forze aeree alleate nella Seconda Guerra Mondiale. Non ha senso in un’età in cui i veleni mortali prodotti da una reazione nucleare sarebbero trasportati dal vento, dall’acqua e dal suolo, contaminando gli angoli più remoti del pianeta e le generazioni future.

Secondo qualcuno, parlare di pace mondiale, legge mondiale o disarmo mondiale è inutile e lo sarà fino a quando i leader dell’Unione Sovietica non adotteranno un atteggiamento più aperto. Mi auguro che ciò accada e ritengo che noi abbiamo la possibilità di favorire questo processo. Ma credo anche che sia necessario riesaminare il nostro stesso modo di pensare, come singole persone e come nazione, poiché l’approccio che noi adottiamo è essenziale quanto quello della nostra controparte. Ogni laureato di questa università, ogni cittadino responsabile, che teme la guerra e desidera la pace, deve guardare in se stesso, analizzando il proprio atteggiamento verso le possibilità di pace, verso l’Unione Sovietica, verso il corso preso dalla guerra fredda e verso la libertà e la pace qui in patria”.

6.- In quel convulso scenario, in cui aggressioni ed azioni diplomatiche, alternativamente, si sviluppavano due eventi politico-militari alzeranno la temperatura dei rapporti tra i due paesi: l’organizzazione in febbraio-marzo di una manovra aeronavale USA chiamata “Springhard” 63, nelle vicinanze di Portorico, che coinvolse più di 40000 uomini, mezzi navali ed aerei di tutti i tipi ed il cui presupposto tattico era spodestare un governo dell’area, ostile agli USA. Mentre, il Dipartimento del Commercio organizzò un’unità di “detective globali” per impedire e contrastare il commercio con Cuba e stringere al massimo i dadi del blocco economico commerciale.

7. Allo stesso tempo, Lee Harvey Oswald appare sulla scena. Quando il 29 aprile giunge a New Orleans e si unisce ai gruppi controrivoluzionari e della CIA Cuba Democratica (8), che da lì operavano in campi di addestramento, qualcosa documentato dalle indagini ufficiali USA. Chi era Oswald, e qual erano i suoi antecedenti? Per quanto poi appreso, era un ex marine che aveva eseguito missioni come agente sotto copertura in URSS per quasi due anni, periodo in cui si sposò con una bielorussa con la quale ebbe una figlia, ritornato negli USA, a metà del 1962, risiede a Dallas, Texas, dove aveva periodici contatti con ufficiali dell’FBI.

In maggio, Oswald, inaspettatamente, cambiando radicalmente la sua posizione politica, organizzò un gruppo “Pro giusto trattamento di Cuba” e distribuendo volantini a favore di esso, al cui piè di stampa appariva l’indirizzo “Cuba Democratica”. Il 9 agosto diede luogo ad uno scontro pubblico con diversi controrivoluzionari agenti della CIA (9), mentre distribuiva volantini, in una strada centrale della città, a favore di Cuba, occasione in cui furono fermati dalla polizia. Durante il fermo un giornalista, veterano agente CIA (10), li ha visitati per concordare con loro un dibattito radiofonico su Cuba ed il comunismo, evento che si sarebbe tenuto il 21 e dove Oswald si dichiarò marxista-leninista e castrista, ciò che è stato convenientemente registrato per i posteri.

Il 7 settembre come ha confessato un agente della CIA (11) di origine cubana ha partecipato ad una riunione nella hall del palazzo Southland della città di Dallas, Texas, tra l’ufficiale CIA, David Phillips, e Lee H. Oswald, per …?. Nulla dice a questo proposito, ma in seguito l’agente CIA nelle sue confessioni biografiche (12) avrebbe indicato che in quegli anni aveva un cugino che era diplomatico presso l’ambasciata cubana in Messico e che eventualmente avrebbe potuto testimoniare che Oswald aveva visitato quell’ambasciata occasione dove, secondo lui, si sarebbe istruito l’assassinio di JFK.

Il 26 settembre Oswald ha visitato, con due cubani, Silvia Odio (13), una cubano-americana residente a Dallas, con il pretesto di raccogliere fondi per la controrivoluzione, opportunità in cui ha detto di chiamarsi León Oswald e ha espresso che i problemi a Cuba si sarebbero risolti assassinando JFK. Il giorno successivo Oswald (14) arriva a Città del Messico e visita, per la prima volta, il consolato cubano (15) per richiedere un visto di transito per Mosca, per cui ha compilato un modulo, copia del quale è in nostro possesso, ed è informato che prima gli serviva il visto sovietico, per essere il paese di destinazione. Più tardi, quel giorno, è tornato al consolato, a quanto pare dopo aver visitato l’ambasciata sovietica, ha consegnato alcune foto, occasione in cui gli si è ribadita la procedura necessaria e gli è stato puntualizzato che senza il visto sovietico non era possibile ottenere quello cubano. Il giorno seguente, sabato 28, ritorna alla sede cubana e si incontra con il console (16), alla presenza del diplomatico cugino del controrivoluzionario Veciana (17), (che disse agli investigatori cubani che servì come traduttore poiché il console non dominava bene la lingua) lì dopo un’accesa discussione -a causa della richiesta del visto da parte di Oswald- il console lo espulse dalla sede. Nulla si sa della sua successive attività, fino al 3 ottobre in cui secondo la Commissione Warren (18) ritornò a Dallas e giorni dopo iniziò a lavorare nel deposito di libri e fu interrogato dal suo ufficiale dell’FBI. Inoltre, in alcune indagini ufficiali si afferma che ha redatto una lettera al Segretario della Marina, avvertendo di un imminente attentato a JFK.

L’episodio del Messico era fondamentale per i pianificatori del complotto, poiché avrebbe consentito a Oswald di viaggiare per alcuni giorni a Cuba e quindi documentare un’accusa di rapporti con l’intelligence del nostro paese che in seguito sarebbero state utilizzate per accusare il governo cubano per la morte di Kennedy. Egli non sapeva che già i suoi manipolatori avevano deciso di “disfarsi” di lui dopo il delitto. L’idea degli assassini, come poi è avvenuto, era immediatamente dopo il crimine, rendere pubblici i precedenti di Oswald in URSS, e le sue attività in favore di Cuba, a New Orleans, e poi “la sua visita a Cuba”, a cui si aggiungevano le sue dichiarazioni, giorni prima, a Silvia Odio in modo che nessuno avesse dubbi su chi, il complotto, voleva mostrare come gli autori intellettuali dell’assassinio del presidente.

Secondo questo investigatore, a questi fini ci fu l’incontro, in Dallas, tra Oswald, Veciana e Phillips dove si doveva puntualizzare il modo di contattare il cugino di Veciana, allora diplomatico presso l’ambasciata cubana in Messico, che doveva garantire il visto necessario. Quando è stato interrogato, molti anni più tardi, il cugino di Veciana ha affermato di non conoscere le intenzioni del suo parente ed ha raccontato un incidente avvenuto alla moglie, in quei giorni, molto vicino all’ambasciata cubana, in cui lui ha presunto che la CIA o la polizia messicana hanno cercato di reclutarla.

8. Il 22 novembre, il presidente Kennedy fu assassinato nel momento in cui il giornalista francese Jean Daniel, compiendo un suo suggerimento, stava intervistando Fidel Castro, a Cuba, per conoscere le sue opinioni sulle relazioni tra i due paesi.

9. Mentre questi eventi erano in svolgimento, la CIA lancia l’operazione Am/Lash il cui obiettivo era assassinare Fidel Castro durante una manifestazione pubblica per mezzo di un dispositivo che gli inoculasse un potente veleno. Parallelamente si lanciavano le operazioni AM/Word e Am/Truck che avevano lo scopo di provocare una “sollevazione interna” che -assassinato Fidel e Cuba accusata del crimine dell’assassinio del presidente USA- avrebbe giustificato un intervento militare USA.

10. Subito dopo l’assassinio i media USA e mondiali iniziarono a collegare Oswald con Cuba, sugli elementi di cui sopra e, soprattutto, la sua visita al consolato cubano in Messico, dove si affermava che aveva ricevuto orientamento e denaro per il crimine. Il 24 novembre Fidel Castro, in un’apparizione televisiva alla nazione, smantellava tutti gli argomenti fabbricati ed a metà dicembre, inaspettatamente, le autorità USA hanno accettato la tesi che Oswald fosse stato l’assassino solitario del presidente Kennedy, senza complicità interna o estera.

11. Cuba ha investigato questo evento in due occasioni, una su richiesta del Comitato Ristretto della Camera dei Rappresentanti USA che, nel 1978, ha indagato sul complotto e l’altra nel 1994, a proposito dei documenti che gli USA avevano, allora, declassificato sul ​​fatto che insistevano nell’incolpare Cuba del crimine. Entrambe le indagini sono state raccolte in due libri pubblicati dall’autore, ‘Il Complotto’, del 2004 e ‘Al di là del Ragionevole Dubbio’, del 2017, in cui s’includono i nuovi elementi conosciuti dalle investigazioni cubane e dalle declassificazioni ufficiali o elementi che sono emersi in indagini di esperti.

12.- E’ risultato evidente che solo la CIA, e mi riferisco alla componente che dirigeva la guerra contro Cuba -la JM/Wave- con i suoi gruppi di esiliati cubani (più di 4000 addestrati e armati a Miami), con la silenziosa complicità dell’FBI e del servizio segreto, avrebbe potuto eseguire un crimine di quella natura, che richiedeva una complessa pianificazione, collaboratori della polizia e sicure vie di fuga. Questa è la verità che dubito molto sarà mai declassificata.

13.- Dal 2006 la CIA ha avviato una nuova campagna di guerra psicologica per argomentare che Cuba fu la responsabile del crimine e la sua ambasciata in Messico il centro della trama. Si sono inventate numerose testimonianze, nessuna seria, poiché i personaggi mai si sono identificati ed hanno documentato la loro credibilità, sostenendo che Oswald era diretto, sul terreno, da agenti cubani. Quella campagna, l’ultima, si mantiene e sembra rianimarsi, secondo le recenti dichiarazioni del presidente Trump riferite al declassificare documenti delle indagini sull’assassinio ed il fatto che alcuni media cominciano a riferire come epicentro di esse l’episodio di città del Messico.

14.- Che cosa si pretende con le nuove declassificazioni? Secondo i dati forniti da fonti USA, solo rimangono 3100 documenti da declassificare, che appartengono all’1% (19) del totale già declassificato. Il che suppone che i presunti segreti, da tempo, dovrebbero essere a conoscenza dell’opinione pubblica, ma non è così, perché risulta che il declassificato ed il prendente si riferisce, esclusivamente, alle investigazioni svolte dalle commissioni ufficiali che hanno indagato il crimine e non agli eventi occorsi. In breve, la CIA, e l’FBI ed il Servizio Segreto mai hanno informato circa il loro coinvolgimento nell’assassinio, sia stato scritto nelle relazioni o meno, solo hanno risposto, nel migliore dei casi, a richieste formulate e mai hanno svelato i fatti e la loro partecipazione agli stessi.

L’idea alla base in tutto il bailamme mediatico, creato dalle dichiarazioni presidenziali, probabilmente non è altro, che quello di tornare all’originale accusa contro la Rivoluzione cubana, sulla responsabilità del crimine: ora in un nuovo scenario, in mezzo ad un’escalation di aggressione USA guidata dai suoi media con calunnie ed infamie contro Cuba, con un’amministrazione che ha drasticamente ridotto le relazioni politiche e diplomatiche, rafforzando il blocco e quasi annullato gli accordi migratori sull’interscambio di viaggi, turismo e ricongiungimento familiare. Torniamo allora ai tempi più drammatici della Guerra Fredda?

1 CSN, Consiglio di Sicurezza Nazionale

2 RFK, Robert F. Kennedy, allora procuratore generale

3 Alfa 66 diretta da Antonio Veciana e DRE, Direttorio Rivoluzionario Studentesco comandato da Manuel Salvat.

4 MRR. Movimento di Recupero Rivoluzionario di Manuel Artime, uno degli agenti favoriti della CIA

5 JFK, acronimi del nome di John F Kennedy

6 Alla fine del 1962 gli USA pagarono Cuba con alimenti per bambini e attrezzature agricole un indennizzo per l’aggressione di Giron, negoziati in carica a Donovan.

7 Comandante René Vallejo.

8 Diretti da Guy Banister, Sergio Arcacha e Carlos Bringuier

9 Carlos Bringuier, Celso Hernández e Miguel Cruz

10 Bill Stuckey e Ed Butler

11 Antonio Veciana Blanch

12 “Addestrato ad uccidere”

13 Il padre di Silvia, Amador Odio, era imprigionato a Cuba per terrorismo.

14 Il 27 settembre era venerdì.

15 Silvia Duran de Tirado, segretaria del Console

16 Eusebio Ascue, console

17 Guillermo Ruiz e Hilda Veciana

18 La Commissione Warren formata dal Presidente Johnson e presieduta dal presidente della Corte Suprema di Giustizia, Earl Warren per indagare sul magnicidio che, alla fine, non concluse nulla

19 Secondo le fonti citate sono già stati declassificati l’88% dei documenti in possesso degli archivi segreti sull’assassinio, l’11% anche declassificato, ha cancellature per proteggere persone e metodi di lavoro ed appena rimane il riferito 1%.


El asesinato de John F. Kennedy a 54 años de distancia. ¿Una campaña de guerra fría en ciernes?

Por Fabián Escalante Font

Desde hace varios días, a propósito de una información ofrecida por el presidente Donald Trump sobre la desclasificación de los últimos documentos existentes en los archivos oficiales sobre el asesinato del presidente John F. Kennedy, se ha provocado una gran algarabía en los medios masivos de difusión. Nuevamente reaparece Lee Harvey Oswald como el asesino solitario y las embajadas cubanas y soviéticas en México como el escenario planificador.

Acaso ¿finalmente se conocerá la verdad, tan bien ocultada por más de medio siglo por las autoridades norteamericanas? Porque si la verdad no se sabe, es simplemente por causa del gobierno de Estados Unidos que no la ha mostrado. Sinceramente, no lo creo y en razón de ello me he permitido escribir algunas líneas sobre aquellos hechos, íntimamente relacionados con la agresión a Cuba, con la CIA y con su “mecanismo cubano” de entonces, su Base en Miami, la JM/Wave.

No es posible analizar el asesinato de JFK en noviembre de 1963 sin tener en cuenta los acontecimientos -algunos contradictorios- que en ese año se van a desarrollar entre ambos países.

1.- La CIA, el Pentágono y el complejo militar industrial, el denominado poder paralelo en Estados Unidos, no quedó satisfecho con los resultados y conclusión de la Crisis de los Misiles. Ellos pretendían, por medio de la guerra, resolver definitivamente el “problema cubano”

2.- En 1963 la administración había creado un nuevo grupo en el seno del CSN (1) supervisado por RFK (2), para la guerra contra Cuba, que tendría como particularidad sacar del territorio estadounidense las incursiones y agresiones, desplazándolas hacia terceros países, denominándolas operaciones autónomas.

3.- El supuesto táctico de estas operaciones autónomas consistía en escalar el terrorismo de estado… y para ello se propusieron:

a.- Organizar un grupo de misiones especiales, denominado Comandos Mambises que, basificado en Nueva Orleans, debían atacar los objetivos industriales, energéticos, petroleros y sociales dentro de la Isla para destruirlos y así arruinar su infra estructura y economía.

b.- Desarrollar operaciones de guerra sicológica por todos los medios a su alcance para “ablandar” y “enajenar” la conciencia del pueblo cubano.

c.- Sistematizar los ataques terroristas contra objetivos costeros cubanos por parte de los grupos contrarrevolucionarios Alfa 66 y el DRE (3), dos organizaciones autónomas.

d.- Organización en República Dominicana de un contingente militar, compuestos por los grupos Alfa 66 y II Frente Nacional del Escambray, para llevar la guerra irregular a las montañas de las provincias orientales.

e.- Organización en Nicaragua de un contingente militar y naval del MRR (4) que tuviera la misión de atacar el tráfico de buques comerciales desde y hacia Cuba para profundizar el bloqueo establecido y posteriormente servir como vanguardia de una invasión militar norteamericana.

f.- Continuar con los complots de asesinato contra Fidel Castro que aquel año sumaría la cifra de quince.

4.- Paralelamente a estos sucesos y partiendo del concepto político-estratégico entonces aprobado por el CSN de la “doble vía”, JFK autorizó a James Donovan, -abogado norteamericano que había facilitado el intercambio de los mercenarios por compotas 6-, para conversar con las autoridades cubanas (7) sobre las perspectivas de las relaciones entre ambos países. En abril Donovan regresó a La Habana, esta vez acompañado por la periodista de ABC News, Lisa Howard quien entrevistó a Fidel sobre el tema, entrevista ampliamente publicitada en Estados Unidos, donde el líder cubano dejo clara su postura favorable a buscar una solución al diferendo, sobre la base de los principios y, en septiembre, los embajadores Carlos Lechuga por Cuba y William Atwood por USA en Naciones Unidas, con la aprobación de RFK, iniciaron conversaciones sobre una agenda para eventuales conversaciones entre ambos países.

5.- Ello se fundamentaba –probablemente- en las amargas experiencias de JFK sobre la “crisis de los misiles” donde el mundo estuvo al borde un holocausto nuclear y una nueva concepción de la denominada “guerra fría”. Estas ideas las va a expresar claramente en su discurso del 10 de junio de ese año, en la Universidad Americana de la capital norteamericana, cuando afirmó:

“Por consiguiente, he elegido este momento y este lugar para hablar de un tema respecto del que sigue abundando la ignorancia y casi nunca se percibe la verdad. Sin embargo, se trata del tema más importante de la Tierra: la paz mundial.

“¿A qué tipo de paz me refiero? ¿Qué tipo de paz queremos conseguir? No una Pax Americana impuesta al mundo por el armamento de guerra estadounidense. No la paz de la tumba ni la seguridad del esclavo. Estoy hablando de la paz genuina, del tipo de paz que hace que la vida en la Tierra merezca la pena ser vivida, del tipo que permite que los hombres de todas las naciones crezcan en la esperanza y construyan una vida mejor para sus hijos (no solo la paz para los estadounidenses, sino para todos los hombres y mujeres), no solo paz en nuestro tiempo sino paz para todos los tiempos.

“Hablo de la paz porque la guerra ahora tiene otro rostro. La guerra total no tiene sentido en una época en que las grandes potencias pueden mantener arsenales nucleares numerosos y relativamente invulnerables, y se niegan a rendirse sin recurrir a esos arsenales. No tiene sentido en una época en que una sola arma nuclear contiene casi diez veces la potencia explosiva generada por todas las fuerzas aliadas en la Segunda Guerra Mundial. No tiene sentido en una época en que los venenos mortales producidos por un intercambio nuclear serían arrastrados por el viento y el agua, y se depositarían y sembrarían hasta en los confines del planeta, afectando a generaciones que aún no han nacido.

“Hay quienes afirman que es inútil hablar de la paz mundial o de la ley mundial o del desarme mundial… y que será inútil hasta que los líderes de la Unión Soviética adopten una actitud más inteligente. Espero que lo hagan. Estoy convencido de que podemos ayudarles a hacerlo. Pero también considero que tenemos que revisar nuestra propia actitud, como personas y como Nación, porque nuestra actitud es tan esencial como la suya. Y cada graduado de esta escuela, cada ciudadano reflexivo que se desespere ante la guerra y desee la paz, debe empezar por mirar en su interior, por revisar su propia actitud respecto de las posibilidades de paz, respecto de la Unión Soviética, respecto del curso de la guerra fría y respecto de la libertad y la paz aquí, en nuestro país.”

6.- En aquel escenario convulso, donde agresiones y acciones diplomáticas se desarrollaban alternativamente, dos sucesos político-militares van a elevar la temperatura de las relaciones entre ambos países: la organización en febrero-marzo de una maniobra aéreo-naval norteamericana denominadas “Springhard” 63, en las inmediaciones de Puerto Rico, que involucraron más de 40,000 hombres, medios navales y aéreos de todo tipo y cuyo supuesto táctico era sacar del poder a un gobierno del área, hostil a Estados Unidos. Mientras, el Dpto de Comercio organizó una unidad de “detectives globales” para impedir y frustrar el comercio con Cuba y apretar al máximo las tuercas del bloqueo económico comercial.

7.- A la par, aparece en escena Lee Harvey Oswald. Cuando el 29 de abril arriba a Nueva Orleans y se une a los grupos contrarrevolucionarios y de la CIA Cuba Democrática (8) que desde allí operaban campamentos de entrenamiento, algo documentado por las investigaciones oficiales norteamericanas. ¿Quién era Oswald, y cuáles sus antecedentes?. Hasta donde se supo después, era un ex marine que había cumplido misiones como agente encubierto en la URSS durante casi dos años, ocasión en la cual se casó con una bielorrusa con la que tuvo una hija, regresado a Estados Unidos a mediados de 1962, radicándose en Dallas, Texas, donde sostenía contactos periódicos con oficiales del FBI.

En mayo, Oswald, inesperadamente, cambiando su postura política radicalmente, organizó un grupo “Pro justo trato a Cuba” y distribuyendo proclamas a favor de ello, en cuyo pie de impreso aparecía la dirección de “Cuba Democrática”. El 9 de agosto originó un enfrentamiento público con varios contrarrevolucionarios agentes de la CIA (9) cuando repartía proclamas, en una céntrica calle de la ciudad, a favor de Cuba, ocasión en que fueron detenidos por la policía. En el precinto, un periodista, veterano agente CIA (10), los visitó para acordar con ellos un debate radial sobre Cuba y el comunismo, evento que se desarrollaría el 21 y donde Oswald se declaró marxista leninista y castrista, algo que quedó convenientemente grabado para la posteridad.

El 7 de septiembre según un confesó un agente de la CIA (11) de origen cubano, participó en una reunión en el lobby del edificio Southland de la ciudad de Dallas, Texas, entre el oficial CIA David Phillips y Lee H. Oswald, para ¿?????. Nada dice sobre ello, pero tiempo después el agente de la CIA en sus confesiones biográficas (12) indicaría que en aquellos años tenía un primo que era diplomático en la embajada cubana en México y que eventualmente podría testificar que Oswald había visitado aquella embajada, ocasión donde según él se le habría orientado el asesinato de JFK.

El 26 de septiembre Oswald visitó en unión de dos cubanos a Silvia Odio (13), una cubano-americana residente en Dallas, con el pretexto de recaudar fondos para la contrarrevolución, oportunidad en que éste dijo nombrarse León Oswald y expresó que los problemas en Cuba se resolvían asesinando a JFK. Al siguiente día Oswald (14) llegó a la ciudad de México y visitó por primera vez el consulado cubano (15) para solicitar una visa de tránsito para Moscú, para lo cual llenó un formulario, copia del cual consta en nuestro poder, y se le informó que necesitaba antes la visa soviética por ser el país de destino. Más tarde, ese día, regresó al consulado, al parecer después de visitar la embajada soviética, entregó unas fotos, ocasión en la que se le reiteró el procedimiento necesario y se le puntualiza que sin la visa soviética no era posible obtener la cubana. Al día siguiente, sábado 28, acude nuevamente a la sede cubana y se entrevista con el cónsul (16) en la presencia del diplomático primo del contrarrevolucionario Veciana (17), (quien dijo a los investigadores cubanos que sirvió de traductor pues el cónsul no dominaba bien el idioma) allí tras una discusión acalorada –debido a la exigencia de la visa por parte de Oswald- el cónsul lo expulsó de la sede. Nada se sabe de sus actividades siguientes, hasta el 3 de octubre en que según la Comisión Warren (18) regresó a Dallas y días después comenzó a trabajar en el depósito de libros y fue entrevistado por su oficial del FBI. Además, en algunas investigaciones oficiales se asevera que hizo una carta al Secretario de la marina, alertando sobre un inminente atentado a JFK.

El episodio de México era fundamental para los planificadores del complot, pues posibilitaría a Oswald viajar por unos días a Cuba y así documentarle una acusación de relaciones con la inteligencia de nuestro país que después serían utilizadas para acusar al gobierno cubano por la muerte de Kennedy. Él desconocía que ya sus manipuladores habían decidido “descartarlo” después del crimen. La idea de los asesinos, tal y como después sucedió, era inmediatamente al crimen, hacer públicos los antecedentes de Oswald en la URSS, sus actividades en favor de Cuba en Nueva Orleans y luego “su visita a Cuba”, a lo que se sumaban sus declaraciones a Silvia Odio días antes, de manera tal que nadie tuviera dudas sobre quienes el complot quería mostrar como los autores intelectuales del magnicidio.

Según este investigador, para esos fines fue la reunión en Dallas entre Oswald, Veciana y Phillips donde se debía puntualizar la forma de contactar al primo de Veciana, entonces diplomático en la embajada cubana de México, quien debía garantizar la necesaria visa. Al ser entrevistado, muchos años después, el primo de Veciana alegó desconocer las intenciones de su pariente y relató un incidente ocurrido a su esposa por esos días, muy cerca de la embajada cubana donde él presumió que la CIA o la policía mexicana trataron de reclutarla.

8.- El 22 de noviembre el presidente Kennedy fue asesinado en los momentos en que el periodista francés Jean Daniel, cumpliendo una sugerencia suya, se entrevistaba con Fidel Castro, en Cuba, para conocer sus puntos de vista sobre las relaciones entre ambos países.

9.- Al mismo tiempo que los acontecimientos referidos se desarrollaban, la CIA pone en marcha la operación Am/Lash cuyo objetivo era asesinar a Fidel Castro en un acto público por medio de un artefacto que le inoculara un poderoso veneno. Paralelamente se desencadenaban las operaciones Am/Word y Am/Truck que tenían como finalidad provocar un “alzamiento interno” que –asesinado Fidel y Cuba acusada del crimen del presidente norteamericano- fundamentara una intervención militar norteamericana.

10.- Inmediatamente después del magnicidio los medios de prensa norteamericanos y mundiales comenzaron a vincular a Oswald con Cuba, sobre de los elementos antes apuntados y sobre todo su visita al consulado cubano en México donde se afirmaba recibió orientaciones y el dinero para el crimen. El 24 de noviembre Fidel Castro en una comparecencia televisiva ante la nación desmontó todos los argumentos fabricados y a mediados de diciembre, inesperadamente las autoridades norteamericanas, aceptaron la tesis de que Oswald había sido el asesino solitario del presidente Kennedy, sin complicidad interna o extranjera.

11.- Cuba investigó este suceso en dos ocasiones, una a solicitud del Comité Selecto de la Cámara de Representantes de USA que en 1978 indagó sobre el complot y la otra en 1994 a propósito de los documentos que Estados Unidos había desclasificado entonces sobre el hecho, que insistían en culpar a Cuba del crimen. Ambas investigaciones se recogieron en dos libros publicados por el autor, El Complot del 2004 y Más allá de la Duda Razonable del 2017 donde se incluyen los nuevos elementos conocidos por investigaciones cubanas y por desclasificaciones oficiales o elementos que han surgido en investigaciones de expertos.

12.- Quedó evidenciado que solo la CIA, y me refiero al componente que dirigía la guerra contra Cuba –la JM/Wave- , con sus grupos de exilados cubanos (más de 4,000 entrenados y armados en Miami) con el silencio cómplice del FBI y el Servicio Secreto pudo haber ejecutado un crimen de aquella naturaleza, que requería una compleja planificación, colaboradores policiales y seguras rutas de escape. Esa es la verdad que dudo mucho que alguna vez sea desclasificada.

13.- A partir del 2006 la CIA comenzó una nueva campaña de guerra sicológica para argumentar que Cuba fue la responsable del crimen y su embajada en México, el centro del complot. Se inventaron numerosos testimonios, ninguno serio, pues los personajes nunca se identificaron y documentaron su credibilidad, afirmándose que Oswald fue dirigido por agentes cubanos en el terreno. Esa campaña, la última, se mantiene y parece que se reanima, según las recientes declaraciones del presidente Trump referidas a desclasificar documentos de las investigaciones sobre el asesinato y el hecho de que algunos medios de prensa comienzan a referir como epicentro de ellas al episodio de ciudad México.

14.- ¿Qué se pretende con las nuevas desclasificaciones? Según los datos ofrecidos por fuentes norteamericanas solo quedan 3,100 documentos por desclasificar, que pertenecen al 1% (19) del total ya desclasificado. Lo que supone que los presuntos secretos hace rato deberían ser de conocimiento de la opinión pública, sin embargo no es así, porque resulta que lo desclasificado y lo pendiente está referido exclusivamente a las investigaciones realizadas por las comisiones oficiales que investigaron el crimen y no a los hechos ocurridos. En dos palabras, la CIA, el FBI y el Servicio Secreto nunca informaron sobre su participación en el magnicidio, haya estado escrita en informes o no, solo respondieron, en el mejor de los casos, requerimientos formulados y nunca develaron los hechos y su participación en los mismos.

La idea subyacente en toda la algarabía mediática creada por las declaraciones presidenciales, probablemente no sea otra, que volver a la original acusación contra la Revolución cubana, sobre la responsabilidad del crimen: ahora en un nuevo escenario, en medio de una escalada de agresión norteamericana encabezada por sus medios de comunicación, con calumnias e infamias contra Cuba, con una Administración que ha reducido drásticamente las relaciones políticas y diplomáticas, endurecido el bloqueo y casi anulado los acuerdos migratorios sobre intercambios de viajes, turismo y unificación familiar. ¿Volvemos entonces a los tiempos más dramáticos de la Guerra fría?

1 CSN, Consejo de Seguridad Nacional

2 RFK, Robert F. Kennedy, entonces fiscal general

3 Alfa 66 dirigida por Antonio Veciana y DRE, Directorio Revolucionario Estudiantil comandando por Manuel Salvat.

4 MRR. Movimiento de Recuperación Revolucionaria de Manuel Artime, uno de los agentes favoritos de la CIA

5 JFK, siglas del nombre de John F Kennedy

6 A finales de 1962 Estados Unidos pago a Cuba en alimentos para niños y equipos agrícolas una indemnización por la agresión de Girón, negociaciones que estuvieron a cargo de Donovan.

7 Comandante René Vallejo.

8 Dirigidos por Guy Banister, Sergio Arcacha y Carlos Bringuier

9 Carlos Bringuier, Celso Hernández y Miguel Cruz

10 Bill Stuckey y Ed Butler

11 Antonio Veciana Blanch

12 “Entrenado para Matar”

13 El padre de Silvia, Amador Odio estaba preso en Cuba por terrorismo.

14 El 27 de sept. Fue viernes.

15 Silvia Duran de Tirado, secretaria del cónsul

16 Eusebio Ascue, cónsul

17 Guillermo Ruiz e Hilda Veciana

18 La Comisión Warren formada por el presidente Johnson y presidida por el presidente de la Suprema Corte e Justicia, Earl Warren para investigar el magnicidio que al final nada concluyó

19 Según las fuentes citas ya han sido desclasificados el 88% de los documentos en poder de los archivos secretos sobre el magnicidio, el 11% también desclasificado, tiene tachaduras para proteger personas y métodos de trabajo y solo resta el 1% referido.

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