ONU: discorso Bruno Parrilla

Discorso del ministro delle Relazioni Exteriores de Cuba, Bruno Rodríguez
Parrilla,  sul tema «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba, nella sede delle Nazioni Unite, a Nuova York, il 1º novembre del 2017.


Signor Presidente,

Eccellentissimi signori Rappresentanti Permanenti,

Distinti delegati:

Cittadini nordamericani e cubani residenti negli Stati Uniti che vi trovate in questa sala :

Vorrei inviare al popolo e al governo degli Stati Uniti, al sindaco Bill De Basio, al governatore Andrew Cuomo e alle autorità di Nuova York, così come ai suoi cittadini e specialmente ai familiari delle vittime, le più sentite condoglianze a nome del popolo e del governo cubano, per l’azione di terrorismo commessa nel pomeriggio di ieri. Invio le più sentite condoglianze anche ai popoli e ai governi di Argentina e del Belgio.

Signor  Presidente:

Esprimo la più energica condanna di fronte alle dichiarazioni senza rispetto, offensive e piene d’ingerenza dell’ambasciatrice degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite, contro Cuba e contro il governo cubano proferite pochi minuti fa.
Le ricordo che gli Stati Uniti, dove si commettono flagranti violazioni dei diritti umanai che suscitano profonde preoccupazioni della comunità internazionale, non hanno la minima autorità morale per criticare Cuba, un paese piccolo, solidale, di ampia e riconosciuta traiettoria internazionale, con un popolo nobile, lavoratore e amichevole.
Lei ha parlato a nome del Capo di un impero che è responsabile della maggior parte delle guerre che si sferrano oggi nel pianeta, assassina innocenti, ed è il fattore decisivo dell’instabilità mondiale e di gravissime minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, schiacciando il Diritto Internazionale e la Carta delle Nazioni Unite che cinicamente lei ha appena invocato.
Non sono stati 55 anni, signora Ambasciatrice, si è sbagliata nella sua prima frase, sono state 26 queste sessioni e ha più di un secolo l’origine dei fatti che oggi si discutono. Lei mente, usa lo stesso stile che prevale oggi nella politica statunitense. Tutto è cominciato prima che esistesse persino la nazione cubana. Quando il popolo cubano per la prima volta si sollevò in armi nel 1868, si erano già destati gli appetiti annessionisti e di dominio di quello che era e che è oggi l’imperialismo statunitense.
Nel 1898, usando un pretesto –come caratteristica della storia moderna degli Stati Uniti–: l’esplosione della nave Maine in un porto cubano, entrarono come alleati delle forze indipendentiste cubane, poi occuparono il paese come invasori, imposero l’Emendamento Platt, troncarono l’indipendenza e la sovranità di Cuba; tre occupazioni militari realizzarono e imposero 60 anni di dominio che terminò il1º gennaio del 1959 con l’entrata dell’Esercito Ribelle a L’Avana e il trionfo della Rivoluzione Cubana che sino ad oggi combatte le stesse lotte che ispirarono il nostro popolo più di cento anni fa.

Lei mente, ed ha usato una frase, presunta cubana, un’affermazione sulla detta Crisi d’Ottobre o dei missili,  e l’invito a dire la sua fonte, il suo autore, che presenti delle prove.
Sembra un twit di quelli che proliferano in questo paese in questi tempi di odio, divisione e politica sporca.

Al trionfo della Rivoluzione Cubana, il governo degli Stati Uniti fissò come obiettivo il cambio di regime. Non è nuova la politica enunciata dal presidente Trump il 16 giugno, è la stessa politica, è una vecchia politica ancorata al passato.
Lei ha citato l’illustre ambasciatore nordamericano  Adlai Stevenson. Si è dimenticata di commentare che fu a lui che corrispose il triste dovere, ingannato dal suo governo, di mostrare in una sessione del Consiglio di Sicurezza le foto di presunti aerei cubani – realmente statunitensi – con l’emblema della Forza Aerea Cubana, che il 15 aprile bombardarono L’Avana, provocarono numerosi morti e feriti, e che quello fu il preludio del’attacco dell’invasione di  Playa Girón o Baia dei Porci.
Quei bombardamenti e la menzogna involontaria dell’ambasciatore  Stevenson, che era stato ingannato dal suo governo avvennero persino prima della dichiarazione del carattere socialista della Rivoluzione Cubana.
Quei bombardamenti furono precedenti alla dichiarazione del carattere socialista della nostra Rivoluzione.
Ha parlato della Crisi di Ottobre
In questi giorni si parla dell’uccisione del presidente Kennedy e della pubblicazione di documenti segreti. La verità è stata nascosta per troppo tempo.
Che si renda pubblico tutto.
Però se lei vuole parlare di questi temi le suggerisco di leggere il libro “Addestrato per assassinare Castro”, dell’agente della CIA Veciana, che vi racconta il suo incontro con l’agente della CIA  David Phillips e con
Lee Harvey Oswald, a Dallas, nella terza settimana del settembre del 1963.
È stata una storia di menzogne di aggressioni: l’Operazione Northwoods, l’Operazione  Mangosta.
È appena stata resa nota l’informazione che gli Stati Uniti avevano preparato 261.000 soldati pronti per un’invasione diretta a Cuba
In Florida funzionava la base della CIA più grande della storia con più di 700 ufficiali e  sino alla creazione di questa base ce n’era una più grande a Saigon
Lei usa lo stile di giudizio di Alice nel Paese delle Meraviglie: prima condanna e poi giudica.
Parlo per il mio popolo e parlo anche per coloro che non possono chiamare il Presidente Trump e l’Ambasciatrice degli Stati Uniti, per i loro nomi  in questa sala e nel mondo. Sono soli nel tema del blocco contro Cuba!
Lei ignora il peso della verità, sottovaluta che la forza di un’idea giusta nel fondo di una grotta è più poderosa di un esercito, come diceva José Martí, che scrisse, portando nel petto una lettera mai conclusa, la seguente frase:  «Gia sono in pericolo  tutti i giorni di dare la mia vita per il mio paese e per il mio dovere (…) impedire a tempo con l’indipendenza di Cuba che gli Stati Uniti si estendano per le Antille  e ricadano con una maggior forza  sulle nostre terre».
Ambasciatrice, tutto è cominciato molto prima di 26 anni fa, molto prima di 55 anni fa. Con l’aggressione militare, la fabbricazione di pretesti, i piani per un’invasione diretta, le misure d’asfissia della nostra economia, il terrorismo di Stato, la destabilizzazione e la sovversione, e cito il memorandum infame del vice segretario di Stato Lester Mallory, firmato il 6 de aprile del 1960– «…provocare la delusione e lo scoraggiamento per l’insoddisfazione economica e la penuria (…),negando a Cuba denaro e rifornimenti con il fine di ridurre i salari nomali e reali.  Il blocco contro Cuba è stato creato con l’obiettivo di provocare fame, disperazione e la caduta del governo».
Senza dubbio quando il presidente Raúl Castro Ruz e il presidente Barack
Obama  hanno realizzato quei sorprendenti, e pieni di speranza, annunci del 17 dicembre del 2014, il  presidente Obama, definì il blocco come fallito, obsoleto,  inefficace rispetto ai suoi obiettivi, che provocava danni al popolo cubano e isolamento al governo degli Stati Uniti.
Poi lo descrisse come inutile per far avanzare gli interessi statunitensi, fallito, senza senso, non viabile e un peso per i cittadini,  disse.
Ma il blocco non è mai stato riconosciuto come una violazione flagrante, assoluta e sistematica dei diritti umani dei cubani.
Questo l’Ambasciatrice degli Stati Uniti lo ha omesso cinicamente alcune ore fa.  Non è mai stato riconosciuto come una violazione del Diritto Internazionale e un’azione di genocidio secondo la Convenzione di Ginevra.
Non si è mai rinunciato ai suo fini di vassallaggio del nostro popolo.
Nonostante questo, il presdente degli Stati Uniti allora dichiarò reiteratamente la decisione di usare le sue facoltà esecutive  e di lavorare con il Congresso per eliminare il Blocco.
Un riflesso pratico di questa volontà è stata l’astensione degli Stati Uniti  nella votazione del 2016 su questa risoluzione di cui si è appena burlata l’Ambasciatrice degli Stati Uniti.
In questo periodo, sono stati realizzati progressi sostanziali in materia di relazioni diplomatiche, dialogo e cooperazione in aeree di mutuo interesse
e beneficio; ma il blocco in questi due anni basato in tutto il fondamentale è stato mantenuto, anche se sono state adottate alcune decisioni esecutive che hanno modificato la sua applicazione in forma molto limitata,  ma nella direzione positiva.
È stata significativa la forma in  cui nella proibizione legislativa di viaggiare a Cuba, che costituisce una violazione dei diritti e delle libertà civili dei cittadini statunitensi, che Lei non ha nemmeno citato, si estese l’uso delle licenze di viaggio. Sono stati realizzati risultati tangibili in materia di cooperazione bilaterale a beneficio reciproco in ambiti importanti come la lotta contro il terrorismo, il narcotraffico o il crimine digitale.

Signor Presidente:

Lo scorso  16  giugno il presidente  Donald Trump ha procamato il blocco come asse fondamentale della sua politica anticubana ed ha annunciato un gruppo di misure indirizzate al suo indurimento.
In un discorso antiquato e ostile, proprio della guerra fredda, e davanti a un pubblico composto tra gli altri da rancidi batistiani, annessionisti e terroristi, il governante statunitense ha ripreso  logori allegati su presente violazioni dei diritti uman in Cuba, per giustificare l’indurimento del blocco.
In questo podio stamattina abbiamo ascoltato la sua eco, la sua cassa di risonanza.
Il  presidente Trump non ha la minima autorità morale per giudicare Cuba. Presiede un governo di milionari destinato ad applicare misure selvagge contro le famiglie con le entrate minori e i poveri di questo paese, le minoranze e gli immigranti .
Segue un programma che stimola l’odio e la divisione. Strombazza un pericoloso eccezionalismo e super-machismo mascherato di patriottismo che provocherà più violenza.
Ignora la volontà degli elettori: due terzi degli statunitensi e anche dei cubani che risiedono negli Stati Uniti appoggino la fine del blocco.
Le politiche vigenti degli Stati Uniti danneggiano i cittadini e  impera la corruzione della politica, sequestrata dai detti “interessi speciali” cioè gli interessi e il denaro corporativo, la mancanza di garanzie d’educazione, salute e sicurezza sociale, le restrizioni alla sindacalizzazione, la discriminazione terribile di genere.
Meritano la condanna l’uso della tortura, l’assassinio degli afro americani da parte della polizia, la morte dei civili provocata dalle sue truppe, l’uso indiscriminato e razzialmente differenziata della pena di morte, l’assassinio, la repressione,  la vigilanza della polizia sugli immigranti, la separazione delle famiglie e la detenzione o deportazione dei minori e le misure brutali con cui si minacciano i figli degli immigranti illegali che sono cresciuti ed educati negli Stati Uniti.
È un governo che ha perso il voto popolare.
L’ Ambasciatrice degli Stati Uniti non ha espresso il suo sogno.
Io preferisco ripetere quello di Martin Luther King, quando disse: Sogno che un giorno questa nazione si alzerà  e vivrà il vero significato del suo credo. Tutti gli uomini sono creati uguali. Che rintocchi la libertà! (Applausi).
È venuta a dirci che lei riconosce che il futuro dell’Isola si trova nelle mani del popolo cubano. Mente in assoluto. Non è mai stato così in tutta la storia che è la storia del tentativo di dominio e dell’egemonia su Cuba.
La politica annunciata, si propone di portare indietro  le relazioni a un passato di confronto per soddisfare spuri interessi di circoli estremisti della destra statunitense e di una frustrata e invecchiata minoranza d’origine cubana nella Florida.
Il Memorandum Presidenziale, stabilendo la poltica verso Cuba, lnclude altre misure, nuove proibizoni alle relazioni economiche, commerciali e finanziarie di compagnie statunitensi con imprese cubane.
Restringe addizionalmente la libertà di viaggiare dei cittadini statunitensi, con l’eliminazione dei viaggi individuali della categoría degli scambi detti “Popolo a popolo” e misure di vigilanza sul resto dei visitatori di questo paese.
Nelle ultime settimane il presidente Donald Trump ha reiterato in quattro occasioni differenti, (includendo in questa Assemblea lo scorso mese di settembre) che il suo governo non eliminerà il blocco contro Cuba a meno che in questa non si realizzino cambi nel suo ordinamento interno.
Riaffermo oggi che Cuba non accetterà mai condizioni o imposizioni e ricordiamo al Presidente e alla sua Ambasciatrice che questa messa a fuoco applicata da una decina dei suoi predecessori non ha mai funzionato nè funzionerà. Sarà solo uno di più nella politica ancorata al passato.
Recentemente, con il pretesto dei danni alla salute di alcuni diplomatici a L’Avana, senza che esista la minor prova delle cause dell’origine – perché mentono quando parlano di attacchi o di incidenti – né risultati delle investigazioni in corso, il governo degli Stati Uniti ha adottato nuove misure di natura politica contro Cuba, che induriscono il blocco e danneggiano le relazioni bilaterali nel loro insieme.
Tra queste, ha sospeso l’emissione di visti a viaggiatori e emigranti cubani nel suo consolato a L’Avana e questo pregiudica il diritto dei cittadini a viaggiare liberamente e visitare per brevi periodi. questo paese come hanno fatto quest’anno circa 163.000 cubani e rende molto difficile la riunificazione familiare di altri, nonostante l’accordo  bilaterale di concedere non meno de 20 000 visti annuali agli immigranti.
L’esigenza di un’intervista personale dei viaggiatori di Cuba nei consolati statunitensi e di terzi paesi e degli emigranti nella sezione consolare statunitense a Bogotà, renderanno molto più cara la documentazione e la renderà impossibile a una buona parte.
Dove sono i loro diritti nel discorso degli Stati Uniti?
Non c’è modo di giustificare il danno provocato alle persone e alle famiglie per cercare di realizzare obiettivi politici contro l’ordine costituzionale in Cuba.
Il governo statunitense con il proposito politico di limitare i viaggi e danneggiare il turismo internazionale a Cuba, ha emesso un’infondata e assolutamente falsa avvertenza per i cittadini statunitensi per far sì che evitino di visitare l’Isola.
Mediante l’ingiustificata espulsione del personale del nostro Consolato
Generale a Washington, l’unico negli Stati Uniti, è stata limitata gravemente la capacità di questo di realizzare  servizi ai viaggiatori statunitensi e soprattutto ai cubani residenti che hanno l’assoluto diritto di visitare e avere relazioni normali con la loro nazione.
Ugualmente ha ridotto in maniera arbitraria e infondata il personale della nostra ambasciata, e questo ha provocato, tra le altre conseguenze lo
smantellamento del suo Ufficio Economico-Commerciale, con lo scaltro
proposito politico di privare d’interlocuzione il settore delle imprese statunitensi, genuinamente interessato ad esplorare le opportunità d’affari esistenti dentro la pur ristretta cornice delle regole del blocco.
Non sorprende nemmeno, dato quello che la signora Ambasciatrice ha detto qui, e davanti ai loro leaders, che il Presidente degi Stati Uniti  non considera l’appoggio internazionale unanime e progressi che ora rovescia, né il simile reclamo dell’eliminazione immediata, totale e senza condizioni del blocco.

Signor Presidente:

Come ha detto  il Presidente Raúl Castro Ruz, il 14 luglio scorso
«riaffermiamo che qualsiasi strategia che pretenda di distruggere la Rivoluzione con la coercizione e le  pressioni, o ricorrendo a metodi sottili, fallirà.
. […] Cuba  ha la volontà di continuare a negoziare i temi bilaterali pendenti con gli Stati Uniti sulla base dell’uguaglianza e del rispetto della sovranità e l’indipendenza del nostro paese e di proseguire un dialogo rispettoso e la cooperazione nei temi d’interesse comune con il governo nordamericano.
«Cuba e gli Stati Uniti possono cooperare e convivere rispettando le differenze e promuovendo tutto quello che apporta benefici ai due paesi e ai due popoli, ma non si deve sperare che per questo Cuba realizzi concessioni inerenti alla sua sovranità e alla sua indipendenza […] o che negozi i suoi principi o accetti condizionamenti di alcun tipo come non abbiamo fatto mai nella storia della Rivoluzione»,  fine della citazione. (Applausi).

Signor Presidente:

Cuba presenta oggi per la 26ª volta consecutiva nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il progetto di risoluzione intitolato «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America contro Cuba».
Nell’attuale congiuntura questo testo acquista una speciale rilevanza di fronte ai passi indietro che significano le azioni del nuovo governo degli Stati Uniti contro Cuba.
Il blocco costituisce il maggior ostacolo per lo sviluppo economico e sociale del paese e per l’implementazione del Piano Nazionale, in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È lo scoglio principale per lo sviluppo delle relazioni economiche, commerciali e finanziarie di Cuba con gli Stati Uniti e il resto del mondo.
I calcoli realizzati in forma rigorosa dalle istituzioni cubane indicano che il blocco ha provocato perdite all’economia cubana nell’ordine di 4.305 milioni di dollari nell’anno tra aprile del 2016 e aprile del 2.017.
Questa cifra è circa il doppio di quello che sarebbe necessario come investimento straniero diretto annuale per far sì che l’economia cubana possa avanzare sostanzialmente verso lo sviluppo.
I danni accumulati raggiungono l’enorme totale di 822.280 milioni  di dollari, calcolati considerando la svalutazione dell’oro e a prezzi correnti si tratta di 130 178 milioni di dollari.
Decine di banche di terzi paesi sono state danneggiate nell’ultimo periodo per l’estrema e tenace persecuzione delle transazioni finanziarie cubane.
Il blocco è contrario al Diritto Internazionale e la sua applicazione aggressivamente extraterritoriale danneggia la sovranità di tutti gli Stati.
Inoltre lede gli interessi economici e delle imprese in tutte le latitudini.

Signor Presidente:

L’Ambasciatrice degli Stati Uniti ha evitato di dire che il blocco costituisce una flagrante, assoluta e sistematica  violazione dei diritti umani delle cubane e dei cubani e si qualifica come azione di genocidio a tenore della Convenzione per la Prevenzione e la Sanzione del delitto di Genocidio del 1948. È anche un ostacolo per la cooperazione internazionale che Cuba offre in aree umanitarie a 81 paesi del sud.
Sono incalcolabili i danni umani che ha provocato l’applicazione di questa politica.  Non c’è famiglia cubana nè servizio sociale in Cuba che non soffra le privazioni e le conseguenze de blocco. L’emigrazione cubana soffre a sua volta discriminazione e pregiudizi.
Durante l’ultimo anno, l’impresa cubana importatrice ed esportatrice di prodotti medici, Medicuba S.A., ha realizzato richieste per l’acquisto di strumenti a 18 compagnie statunitensi che si sono rifiutate o non hanno mai risposto.
Altre, come la corporazione statunitense Promega, nota per l’elaborazione di kits per diagnosi  per determinare il carico virale nei pazienti portatori di VIH-SIDA, epatite C o patologie renali, ha negato nel giugno del 2017 la vendita dei suoi prodotti a  Medicuba S.A, sostenendo che il Dipartimento del Tesoro mantiene sanzioni  commerciali che proibiscono la vendita dei suoi prodotti all’Isola.
Nella stessa data e con lo stesso argomento c’è stato il rifiuto di vendere a Cuba della compagnia  New England Biolabs Inc., che commercia  un’amplia gamma di enzimi, come la Proteinasa K, un reagente che permette di diagnosticare malattie virali come  il dengue, lo zika e la chikungunya, oltre ad altri enzimi con molteplici usi per la diagnosi di malformazioni congenite dei feti e per determinare la compatibilità che esiste tra i donatori di organi e i pazienti ai quali  saranno trapiantati reni, midollo, fegato o altro.
Con lo stesso argomento questa compagnia ha negato di fornire strumenti di natura totalmente umanitaria a  Cuba.
Nell’aprile del 2017, il  fornitore tedesco Eckert & Ziegler Radiopharma Gmbh
si è rifiutato di vendere alla stessa compagnia medica cubana il Generatore Ge-68/Ga-68, con le sue componenti, un apparecchio che si usa  per la  diagnosi del cancro della prostata. Secondo la compagnia, non era possibile vendere direttamente il prodotto a Cuba e nemmeno attraverso un terzo paese perché il blocco lo impedisce.
Il servizio di cardiologia dell’Ospedale Clinico Chirurgico «Hermanos Ameijeiras», necessita imperiosamente un dispositivo d’assistenza circolatoria per poter trattare lo shock d’origine cardiaca, la cardiologia d’intervento e per l’elettrofisiologia,  che permetta il recupero di blocchi  cardiaci e il prolungamento della vita del paziente.
La compagnia statunitense Abiomed, leader nel mercato mondiale con questi prodotti, conta con il sistema Impella, ideale per trattare queste malattie.
Nel settembre del 2016 e nel febbraio del 2017, l’impresa Medicuba S.A., ha contattato questa compagnia con il fine di studiare la possibilità d’incorporare il prodotto al sistema di Salute in Cuba, ma sino a questo momento non ha dato una risposta.

Signor Presidente:

Ringraziamo profondamente tutti i governi e i popoli, i parlamenti, le forze politiche e i movimenti sociali, i rappresentanti della società civile, le organizzazioni internazionali e regionali che hanno contribuito con la loro voce e il loro voto, un anno dopo l’altro a dare fondamenta alla giustezza e l’urgenza dell’eliminazione del blocco.
Estendiamo la nostra gratitudine all’ampia maggioranza del popolo statunitense per il suo appoggio a questo lodevole proposito.
Offende la coscienza dell‘umanità che l’Ambasciatrice degli Stati Uniti si sia riferita in questa maniera inaccettabile e piene d’ingerenza al governo bolivariano del Venezuela. Offende l’eroico popolo venezuelano, la sua unione civico -miliatare, il governo bolivariano e chavista, guidato dal presidente Nicolás Maduro Moros.
Mente il governo degli Stati Uniti quando dichiara  il Venezuela “una minaccia alla sua sicurezza nazionale”, paese che è curiosamente la prima riserva certificata di idrocarburi nel pianeta.
Come scrisse  El Libertador Simón Bolívar, «… gli Stati Uniti sembrano destinati dalla provvidenza a piagare di miseria l’America, in nome della libertà».  Io rispondo all’Ambasciatrice con le parole di Bolívar.
A Cuba siamo nel mezzo di un pulito e costituzionale processo elettorale dove non si comprano gli scanni né prevalgono interessi speciali,  dove non ci sono campagne bugiarde in cui comanda il denaro, elezioni nelle quali non si manipola la volontà degli elettori, elezioni nelle quali non si attizzano l’odio e la divisione.

Signor  Presidente:

Encomiamo specialmente tutti coloro che hanno espresso preoccupazione e sdegno per le misure coercitive annunciate dall’attuale governo statunitense.
Il popolo cubano non rinuncerà mai a costruire una nazione sovrana, indipendente, socialista, democratica, prospera e sostenibile. (Applausi).
Persisteremo, con il consenso del nostro popolo e specialmente con l’Impegno patriottico dei cubani più giovani, nella lotta  antimperialista e in difesa della nostra indipendenza, per la quale sono già morti decine di migliaia di cubani e abbiamo affrontato i pericoli peggiori come abbiamo dimostrato a Playa Girón e di fronte a tutte le minacce.
Saremo eternamente leali al legato di  José Martí e di Fidel Castro Ruz

Signor  Presidente;
Distinti rappresentanti permanenti;
Stimate delegate e delegati:

Il nostro popolo segue con speranza questo dibattito. In suo nome vi chiedo di votare a favore del progetto di risoluzione A/72/L.30, «Necessità di porre fine al blocco economico, commerciale e finanziario imposto dagli Stati Uniti d’America  contro Cuba».

Molte grazie
Esclamazioni di: «Viva Cuba!» «Cuba sì, blocco no!»


Discurso del ministro de Relaciones Exteriores de Cuba, Bruno Rodríguez Parrilla, bajo el tema «Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba», en la sede de las Naciones Unidas, Nueva York, el 1ro. de noviembre de 2017.

Señor Presidente;

Excelentísimos señores Representantes Permanentes;

Distinguidos delegados:

Ciudadanos norteamericanos y cubanos residentes en los Estados Unidos que se encuentran en esta sala:

Quisiera expresar al pueblo y gobierno de los Estados Unidos, al alcalde Bill De Blasio; al gobernador Andrew Cuomo y demás autoridades de Nueva York, así como a sus ciudadanos y muy especialmente a los familiares de las víctimas, las más sentidas condolencias en nombre del pueblo y gobierno cubanos, por el acto terrorista ocurrido en la tarde de ayer.
Expreso también sentidas condolencias a los pueblos y gobiernos de Argentina y Bélgica.

Señor Presidente:

Expreso la más enérgica condena a las declaraciones irrespetuosas, ofensivas e injerencistas de la Embajadora de los Estados Unidos ante las Naciones Unidas contra Cuba y contra el gobierno cubano hace pocos minutos proferidas.

Le recuerdo que los Estados Unidos, donde se cometen flagrantes violaciones de los derechos humanos que suscitan profunda preocupación de la comunidad internacional, no tienen ni la más mínima autoridad moral para criticar a Cuba, un país pequeño, solidario, de amplia y reconocida trayectoria internacional; un pueblo noble, trabajador y amistoso.

Habla ella a nombre del Jefe de un imperio que es responsable de la mayor parte de las guerras que se libran hoy en el planeta y que asesinan inocentes, y es el factor decisivo de inestabilidad mundial y de gravísimas amenazas a la paz y a la seguridad internacional, pisoteando el Derecho Internacional y la Carta de las Naciones Unidas que cínicamente ella acaba de invocar.

No han sido 55 años, señora Embajadora, se equivoca en su primera frase, han sido 26 de estas sesiones y más de un siglo del origen de los hechos que hoy se discuten.

Ella miente, usa el mismo estilo que prevalece hoy en la política estadounidense. Todo empezó antes de que existiera, incluso, la Nación cubana. Cuando el pueblo cubano por vez primera se alza en armas en 1868, ya se habían desatado los apetitos anexionistas y de dominación de lo que era y es hoy el imperialismo estadounidense.

En 1898, usando un pretexto –como caracteriza a la historia moderna de los Estados Unidos–: la voladura del buque Maine en puerto cubano, entraron como aliados de las fuerzas independentistas cubanas y ocuparon el país después como invasores, impusieron la Enmienda Platt, cercenaron la independencia y la soberanía de Cuba; tres ocupaciones militares realizaron, impusieron 60 años de dominio absoluto que terminó el Primero de Enero de 1959 con la entrada del Ejército Rebelde en La Habana y el triunfo de la Revolución Cubana, que hasta hoy libra las mismas luchas que inspiraron a nuestro pueblo hace más de 100 años (Aplausos).

Ella miente, ha usado una frase, supuestamente atribuyendo a una fuente cubana una afirmación sobre la llamada Crisis de Octubre o de los Misiles, que invito a que diga su fuente, a que diga su autor, a que presente evidencias. Parece un twit de los que proliferan en este país en estos tiempos de odio, división y política sucia (Aplausos).

Al triunfo de la Revolución Cubana, el gobierno de los Estados Unidos fijó como objetivo el cambio de régimen. No es nueva la política enunciada por el presidente Trump el 16 de junio, es la misma política, es una vieja política anclada en el pasado.

Mencionó ella al ilustre embajador norteamericano Adlai Stevenson. Se olvidó de comentar que fue él a quien correspondió el triste deber, engañado por su gobierno, de mostrar, en una sesión del Consejo de Seguridad, fotos de supuestos aviones cubanos, realmente estadounidenses, con el emblema de la Fuerza Aérea Cubana, que el 15 de abril bombardearon la ciudad de La Habana, provocaron numerosas bajas y fue entonces el preludio del ataque de la invasión de Playa Girón o Bahía de Cochinos.

Esos bombardeos y la mentira involuntaria del embajador Stevenson, quien había sido engañado por su gobierno, se produjeron, incluso, antes de la declaración del carácter socialista de la Revolución Cubana. Esos bombardeos fueron anteriores a la declaración del carácter socialista de nuestra Revolución.

Ha hablado de la Crisis de Octubre.

Se habla en estos días del asesinato del presidente Kennedy y la desclasificación de documentos. Ha sido ocultada al pueblo de los Estados Unidos la verdad por demasiado tiempo. Desclasifíquese todo.

Pero si ella quiere hablar de estos temas, le sugiero que lea el libro Entrenado para asesinar a Castro, del agente de la CIA Veciana, que cuenta allí de su encuentro con el agente de la CIA David Phillips y con Lee Harvey Oswald, en Dallas, en la tercera semana de septiembre de 1963.

Ha sido una historia de mentiras y agresiones: la Operación Northwoods, la Operación Mangosta. Acaba de desclasificarse la información de que en ese momento los Estados Unidos tenían preparados 261 000 soldados listos para una invasión directa a Cuba. Funcionaba en la Florida la base de la CIA más grande de la historia hasta ese momento, con más de 700 oficiales, y hasta la creación de aquella base de la CIA, aún mayor, en Saigón.

Usa ella el estilo del juicio a Alicia en el país de las maravillas: sentencia primero, el juicio después.

Hablo por mi pueblo, y hablo también por los que no pueden llamar al presidente Trump y a la Embajadora de los Estados Unidos por sus nombres, pero sienten y piensan como yo. Al menos ha reconocido ella el absoluto aislamiento de los Estados Unidos en esta sala y en este mundo. ¡Están solos en el tema del bloqueo a Cuba! (Aplausos.) Ignora ella el peso de la verdad, subestima la fuerza de una idea justa en el fondo de una cueva, más poderosa que un ejército, como decía José Martí, quien escribió llevando en su pecho, en carta inconclusa, la siguiente frase: «Ya estoy todos los días en peligro de dar mi vida por mi país, y por mi deber (…), de impedir a tiempo con la independencia de Cuba que se extiendan por las Antillas los Estados Unidos y caigan, con esa fuerza más, sobre nuestras tierras de América».

Embajadora, todo empezó hace mucho más que 26 años, muchísimo más que 55 años. Junto a la agresión militar, la fabricación de pretextos, los planes para una invasión directa,  las medidas de asfixia de nuestra economía, el terrorismo de Estado, la desestabilización y la subversión, se propusieron –y cito el memorándum infame del subsecretario de Estado Lester Mallory, firmado el 6 de abril de 1960– «…provocar el desengaño y el desaliento mediante la insatisfacción económica y la penuria (…), negándole a Cuba dinero y suministros, con el fin de reducir los salarios nominales y reales. 

Con el objetivo de “provocar hambre, desesperación y el derrocamiento del gobierno”, fue creado el bloqueo contra Cuba».

Sin embargo, cuando el presidente Raúl Castro Ruz y el presidente Barack Obama realizaron aquellos sorpresivos y esperanzadores anuncios del 17 de diciembre de 2014, el presidente Obama, calificó el bloqueo como fracasado y obsoleto, ineficaz respecto a sus objetivos, causante de daños al pueblo cubano y de aislamiento al gobierno de los Estados Unidos.  Después lo describió como inútil para hacer avanzar los intereses estadounidenses; fallido, sin sentido, inviable y una carga para los ciudadanos, lo calificó.

Pero nunca se reconoció al bloqueo como una violación flagrante, masiva y sistemática de los derechos humanos de los cubanos, lo que omitió cínicamente la Embajadora de los Estados Unidos hace unas horas; ni se reconoció a este como un quebrantamiento del Derecho Internacional o un acto de genocidio, según la Convención de Ginebra; ni se renunció a sus fines de avasallamiento de nuestro pueblo. No obstante, el Presidente de los Estados Unidos entonces declaró reiteradamente su decisión de emplear sus facultades ejecutivas y de trabajar con el Congreso para levantar el bloqueo.
Un reflejo práctico de esta voluntad fue el voto en abstención de los Estados Unidos, en 2016, de esta resolución, sobre lo que la Embajadora de Estados Unidos acaba de burlarse.

En este periodo, se produjeron progresos sustanciales en materia de relaciones diplomáticas, diálogo y cooperación en áreas de mutuo interés y beneficio; pero el bloqueo, en estos dos años pasados, en todo lo fundamental, se mantuvo, aunque se adoptaron algunas decisiones ejecutivas que modificaron su aplicación de forma muy limitada, pero en la dirección positiva.  Fue significativa la forma en que, dentro de la prohibición legislativa de viajar a Cuba, que constituye una violación de los derechos y las libertades civiles de los ciudadanos estadounidenses –que ella tampoco menciona–, sin embargo, se expandió el uso de las licencias de viajes. Se alcanzaron también resultados tangibles en materia de cooperación bilateral, en beneficio mutuo, en ámbitos tan importantes como el del enfrentamiento al terrorismo, al narcotráfico o al crimen digital.

Señor Presidente:

El pasado 16 de junio el presidente  Donald Trump proclamó al bloqueo como un eje fundamental de su política anticubana y anunció un grupo de medidas dirigidas a su endurecimiento.

En un discurso anticuado y hostil, propio de la Guerra Fría, y ante un auditorio compuesto, entre otros, por rancios batistianos, anexionistas y terroristas, el gobernante estadounidense retomó gastadas alegaciones sobre supuestas violaciones de los derechos humanos en Cuba para justificar el fortalecimiento del bloqueo. En este podio se ha escuchado esta mañana a su eco, a su caja de resonancia.

El presidente Trump no tiene la menor autoridad moral para cuestionar a Cuba. Preside un gobierno de millonarios destinado a aplicar medidas salvajes contra las familias de menos ingresos y los pobres de este país, las minorías y los inmigrantes. Sigue un programa que alienta el odio y la división. Pregona un peligroso excepcionalismo y supremacismo, disfrazado de patriotismo, que provocará más violencia. Ignora la voluntad de los electores: dos tercios de los estadounidenses y también de los cubanos residentes en los Estados Unidos apoyan el fin del bloqueo.

Las políticas vigentes en los Estados Unidos dañan a los ciudadanos, impera la corrupción de la política, 
secuestrada por los llamados «intereses especiales», es decir, los intereses y el dinero corporativos; la falta de garantías de educación, salud y seguridad social, las restricciones a la sindicalización y la discriminación terrible de género.

Merecen condena el uso de la tortura, el asesinato de afroamericanos por la policía, las muertes de civiles por sus tropas, el uso indiscriminado y racialmente diferenciado de la pena de muerte, el asesinato, la represión y vigilancia policial de inmigrantes, la separación de familias y la detención o deportación de menores y las medidas brutales con que amenaza a los hijos de inmigrantes ilegales que crecieron y se educaron en los Estados Unidos.

Es el gobierno que perdió el voto popular.

La Embajadora de los Estados Unidos nos ha expresado su sueño. Yo prefiero repetir el de Martin Luther King, cuando dijo: Sueño que un día esta nación se levantará y vivirá el verdadero significado de su credo. Todos los hombres son creados iguales. Que repique la libertad (Aplausos).

Ha venido a decirnos que ella reconoce que el futuro de la Isla descansa en las manos del pueblo cubano. Miente rotundamente, jamás fue así en toda la historia. Es la historia del intento de la dominación y la hegemonía sobre Cuba.

La política anunciada, se propone retrotraer las relaciones a un pasado de confrontación para satisfacer espurios intereses de círculos extremistas de la derecha estadounidense y de una frustrada y envejecida minoría de origen cubano en la Florida.

El Memorando Presidencial estableciendo la política hacia Cuba, incluye, entre otras medidas, nuevas prohibiciones a las relaciones económicas, comerciales y financieras de compañías estadounidenses con empresas cubanas. Restringe adicionalmente la libertad de viajar de los ciudadanos estadounidenses con la eliminación de los viajes individuales en la categoría de intercambios llamados «pueblo a pueblo», y medidas de vigilancia sobre el resto de los visitantes de ese país.

En las últimas semanas, el presidente Donald Trump ha reiterado en cuatro ocasiones diferentes, (incluyendo ante esta Asamblea el pasado mes de septiembre,) que su gobierno no levantará el bloqueo a Cuba a menos que esta realice cambios en su ordenamiento interno.

Reafirmo hoy que Cuba jamás aceptará condicionamientos ni imposiciones y le recordamos al Presidente y a su Embajadora que este enfoque, aplicado por una decena de sus predecesores, nunca ha funcionado ni va a funcionar. Será uno más en la cuenta de una política anclada en el pasado.

Más recientemente, con el pretexto de las afecciones a la salud de algunos diplomáticos en La Habana, sin que exista la menor evidencia sobre su causa y origen –porque mienten cuando hablan de ataques o incidentes–, ni resultados de las investigaciones en curso, el gobierno de los Estados Unidos adoptó nuevas medidas de naturaleza política contra Cuba, que profundizan el bloqueo y afectan las relaciones bilaterales en su conjunto.

Entre ellas, suspendió la emisión de visas de viajeros y emigrantes cubanos en su Consulado en La Habana, lo que perjudica el derecho de los ciudadanos a viajar libremente y visitar por periodos breves ese país, como han hecho este año más de 163 000 cubanos, o dificulta seriamente la reunificación familiar de otros bajo el acuerdo bilateral de conceder no menos de 20 000 visas anuales de inmigrantes. La exigencia de una entrevista presencial a los viajeros de Cuba en los consulados estadounidenses en terceros países, y a los emigrantes en la sección consular estadounidense en Bogotá, encarecerá  enormemente los trámites y los hará inviables para una buena parte de ellos. ¿Dónde están sus derechos en el discurso de los Estados Unidos?

No hay forma de justificar que se dañe a las personas y a las familias para intentar alcanzar objetivos políticos contra el orden constitucional en Cuba.

El gobierno estadounidense, con el propósito político de limitar los viajes y dañar el turismo internacional a Cuba, también emitió una infundada y absolutamente mendaz advertencia a los ciudadanos estadounidenses para que eviten visitar nuestro país.

Mediante la injustificada expulsión del personal de nuestro Consulado General en Washington, único en los Estados Unidos, ha limitado gravemente la capacidad de este para proveer servicios a los viajeros estadounidenses y especialmente a los cubanos residentes aquí, quienes tienen absoluto derecho a visitar y relacionarse con normalidad con su nación.

Igualmente, redujo de manera arbitraria e infundada el personal de nuestra Embajada, lo que ha provocado, entre otras consecuencias, el desmantelamiento de su Oficina Económico-Comercial, con el avieso propósito político de privar de interlocución al sector empresarial estadounidense, genuinamente interesado en explorar las oportunidades de negocios existentes aun dentro del marco restrictivo de las regulaciones del bloqueo.

No sorprende tampoco, con lo que ha dicho la señora Embajadora aquí, ni antes sus líderes, que el Presidente de los Estados Unidos no tome en cuenta el apoyo internacional unánime a los progresos que ahora revierte, ni el similar reclamo al cese inmediato, total e incondicional del bloqueo.

Señor Presidente:

Como expresó el Presidente Raúl Castro Ruz, el 14 de julio pasado, «reafirmamos que cualquier estrategia que pretenda destruir a la Revolución, ya sea mediante la coerción y las presiones o recurriendo a métodos sutiles, fracasará. […] Cuba tiene la voluntad de continuar negociando los asuntos bilaterales pendientes con los Estados Unidos, sobre la base de la igualdad y el respeto a la soberanía y la independencia de nuestro país, y de proseguir el diálogo respetuoso y la cooperación en temas de interés común con el gobierno norteamericano.

«Cuba y Estados Unidos pueden cooperar y convivir, respetando las diferencias y promoviendo todo aquello que beneficie a ambos países y pueblos, pero no debe esperarse que para ello Cuba realice concesiones inherentes a su soberanía e independencia […] o que negocie sus principios o acepte condicionamientos de ningún tipo, como no lo hemos hecho nunca en la historia de la Revolución».  Fin de la cita (Aplausos).

Señor Presidente:

Cuba presenta hoy por vigésima sexta ocasión consecutiva ante la Asamblea General de las Naciones Unidas el proyecto de resolución (titulado) «Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba».

En la actual coyuntura, este texto cobra especial relevancia frente al retroceso que significan las acciones del nuevo gobierno de los Estados Unidos contra Cuba.

El bloqueo constituye el mayor obstáculo para el desarrollo económico y social del país y para la implementación del Plan Nacional, en línea con la Agenda 2030 de las Naciones Unidas. Es el principal escollo para el desarrollo de las relaciones económicas, comerciales y financieras de Cuba con los Estados Unidos y el resto del mundo.

Según los cálculos realizados de forma rigurosa por instituciones cubanas, el bloqueo causó, en el año transcurrido desde abril de 2016 hasta abril de 2017, pérdidas a la economía cubana en el orden de 4 305 millones de dólares.

Esa cifra es alrededor del doble de lo que se necesitaría como inversión extranjera directa anual para que la economía cubana pueda avanzar sustancialmente hacia el desarrollo.

Los daños acumulados alcanzan la enorme cifra de 822 280 millones de dólares, calculados tomando en cuenta la depreciación del oro. A precios corrientes, equivalen a 130 178 millones de dólares.

Decenas de bancos de terceros países han sido afectados en el último periodo por la extrema y tenaz persecución de las transacciones financieras cubanas.

El bloqueo es contrario al Derecho Internacional y su aplicación agresivamente extraterritorial daña la soberanía de todos los Estados. También lesiona los intereses económicos y empresariales en todas las latitudes.

Señor Presidente:

La Embajadora de los Estados Unidos omitió mencionar que el bloqueo constituye una violación flagrante, masiva y sistemática de los derechos humanos de las cubanas y cubanos y califica como acto de genocidio a tenor de la Convención para la Prevención y Sanción del Delito de Genocidio de 1948. Es también un obstáculo para la cooperación internacional que Cuba brinda en áreas humanitarias a 81 países del Sur.

Resultan incalculables los daños humanos que ha producido la aplicación de esta política. No hay familia cubana ni servicio social en Cuba que no sufra las privaciones y consecuencias del bloqueo. La emigración cubana sufre también discriminación y perjuicios.

Durante el último año, la empresa cubana importadora y exportadora de productos médicos, Medicuba S.A., 
realizó solicitudes para comprar insumos a 18 compañías estadounidenses que rehusaron o nunca respondieron.

Otras, como la corporación estadounidense Promega, reconocida por la elaboración de kits de diagnósticos para determinar la carga viral en pacientes portadores de VIH-SIDA, hepatitis C o patologías renales, se negó en junio del 2017 a vender sus productos a Medicuba S.A, alegando que el Departamento del Tesoro mantiene sanciones comerciales que prohíben la venta de sus productos a la Isla.

En esa propia fecha, y con el mismo argumento, se recibió la negativa para el suministro a Cuba por parte de la compañía New England Biolabs Inc., que comercializa una amplia gama de enzimas, como la Proteinasa K, que es un reactivo que permite diagnosticar enfermedades virales como el dengue, el zika y el chikungunya, así como otras enzimas con múltiples usos para el diagnóstico de malformaciones congénitas de los fetos y para determinar la compatibilidad que existe entre los donantes de órganos y los pacientes que van a ser trasplantados de riñón, médula ósea, hígado, entre otros.

Con el mismo argumento esa compañía se negó a realizar suministros de naturaleza totalmente humanitaria a Cuba.

En abril del 2017, el proveedor alemán Eckert & Ziegler Radiopharma Gmbh se negó a la misma compañía médica cubana el Generador Ge-68/Ga-68, con sus componentes, el cual es un equipo empleado en el diagnóstico del cáncer de próstata. Según la compañía, no era posible suministrar el producto directamente a Cuba, ni tampoco a través de un tercer país, pues el bloqueo lo impide.

El servicio de cardiología del Hospital Clínico Quirúrgico «Hermanos Ameijeiras», necesita imperiosamente un dispositivo de asistencia circulatoria para poder tratar el shock de origen cardiaco, la cardiología intervencio­nista y para la electrofisiología, que permita la recuperación de fallos cardíacos y la prolongación de la vida del paciente.

La compañía estadounidense Abiomed, líder en el mercado mundial en esos productos, cuenta con el sistema Impella, ideal para tratar esas afecciones.  En septiembre del 2016 y en febrero del 2017, la empresa Medicuba S.A., contactó a dicha compañía a fin de estudiar la posibilidad de incorporar el producto al sistema de Salud en Cuba, la cual hasta este minuto ha rehusado responder.

Señor Presidente:

Agradecemos profundamente a todos los gobiernos y pueblos, parlamentos, fuerzas políticas y movimientos sociales, representantes de la sociedad civil, organizaciones internacionales y regionales que han contribuido con su voz y su voto, año tras año, a fundamentar la justeza y la urgencia de la abolición del bloqueo.

Extendemos también nuestra gratitud a la amplia mayoría del pueblo estadounidense por su apoyo a este loable propósito.

Ofende a la conciencia de la humanidad que la Embajadora de los Estados Unidos se haya referido de esa manera injerencista e inaceptable al gobierno bolivariano de Venezuela. Ofende al heroico pueblo venezolano, a su unión cívico-militar, al gobierno bolivariano y chavista, encabezado por el presidente Nicolás Maduro Moros.

Miente el gobierno de los Estados Unidos cuando declara a Venezuela una amenaza a su seguridad nacional, que es, curiosamente, la primera reserva certificada de hidrocarburos en el planeta.

Como escribió El Libertador Simón Bolívar, «… los Estados Unidos parecen destinados por la providencia a plagar de miseria la América en nombre de la libertad».  Le respondo a la Embajadora con las palabras de Bolívar.

Estamos en medio de un limpio y constitucional proceso electoral en Cuba, donde no se compran escaños ni prevalecen intereses especiales, donde no hay campañas mendaces donde manda el dinero; elecciones en las que no se manipula la voluntad de los electores; elecciones en las que no se atiza la división y el odio.

Señor Presidente:

Encomiamos muy especialmente a todos los que han expresado preocupación y rechazo por las medidas coercitivas anunciadas por el actual gobierno estadounidense.

El pueblo cubano no renunciará jamás a construir una Nación soberana, independiente, socialista, democrática, próspera y sostenible (Aplausos).

Persistiremos, con el consenso de nuestro pueblo y especialmente el compromiso patriótico de los cubanos más jóvenes, en la lucha antimperialista y en defensa de nuestra independencia, por la que ya han caído decenas de miles de cubanos y hemos corrido los mayores riesgos, como demostramos en Playa Girón y frente a todas las amenazas.

Guardaremos eterna lealtad al legado de José Martí y de Fidel Castro Ruz (Aplausos).

Señor Presidente;

Distinguidos representantes permanentes;

Estimadas delegadas y delegados:

Nuestro pueblo sigue con esperanza este debate. En su nombre, les solicito votar a favor del proyecto de resolución A/72/L.30, «Necesidad de poner fin al bloqueo económico, comercial y financiero impuesto por los Estados Unidos de América contra Cuba».

Muchas gracias

Exclamaciones de: «Viva Cuba!» «Cuba sí, bloqueo no!»

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