Venezuela protesta formalmente contro le sanzioni UE

Il ministro degli Esteri della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Jorge Arreaza Montserrat, ha tenuto una riunione con i rappresentanti diplomatici dei paesi membri dell’Unione Europea (UE) accreditati a Caracas, per esprimere il forte rifiuto del governo nazionale di fronte la decisione del Consiglio del blocco che intende imporre sanzioni illegali al popolo venezuelano.

Dalla Casa Amarilla Antonio José de Sucre, il Ministro del Potere Popolare per gli Affari Esteri si è detto rammaricato per l’adesione dell’UE alla strategia interventista del governo degli Stati Uniti che ha anche minacciato di usare la forza militare in Venezuela.

“La cosa più triste è che stanno seguendo non solo il governo degli Stati Uniti, ma proprio l’amministrazione del presidente Donald Trump (…) che ha minacciato il Venezuela con un intervento militare”, ha dichiarato alla stampa.

In questo contesto, il diplomatico ha sottolineato che la Repubblica Bolivariana si riserva il diritto di difesa con risposte concrete.

“Non possiamo permettere che la sovranità sia aggredita in questo modo, per questo stiamo svolgendo un’analisi completa in tutti i settori”, ha sentenziato.

Pressioni

Il Ministro degli Esteri venezuelano ha denunciato, inoltre, le pressioni di cui sono stati oggetto alcuni paesi dell’Unione Europea, che si sono piegati alla decisione del Consiglio, il cui documento è una copia del documento emesso dal governo degli Stati Uniti contenete le presunte sanzioni contro i cittadini venezuelani.

“Affermano che lo scopo è incoraggiare il dialogo tra le parti – il governo e l’opposizione – ma dal 2014 la delegazione governativa aspetta che l’opposizione si degni di scommettere sulla pace e rinunciare alla violenza per unirsi a un processo di dialogo nazionale necessario; sono loro che non vogliono sedersi a dialogare”, ha aggiunto.

Allo stesso tempo, ha criticato il fatto che l’UE intende limitare le importazioni verso il Venezuela di attrezzature per le forze dell’ordine, quando invece il governo di uno dei suoi paesi membri “ha usato attrezzature anti-sommossa per evitare che un popolo andasse a votare”.

Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti diplomatici della Repubblica Federale della Germania, della Repubblica d’Austria, la Repubblica francese, la Repubblica ellenica, la Repubblica italiana, la Repubblica polacca, la Repubblica portoghese, Romania, il Regno di Spagna, il Regno dei Paesi Bassi e il Regno Unito della Gran Bretagna e Irlanda del Nord, come anche dell’UE.

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