Fidel, anno uno:le radici del caguairán

Sei lì, seminato in una roccia monolitica con radici di caguairán.

In questa  città alla quale dicesti «Grazie Santiago». Con Martí, Carlos Manuel de Céspedes, Mariana Grajales. Protetto dai combattenti  del 30 novembre  guidati da Frank País. Con quelli che ti accompagnarono alla Moncada.


Stai con il popolo che ogni giorno viene a renderti omaggio. Con la bambina pioniera che quando ti offre un fiore bianco lascia sfuggire innocenti lacrime.

Abbiamo vissuto gli ultimi 365 giorni senza la tua compagnia fisica, Fidel.

Ma nello stesso tempo è stato un anno moltiplicato all’infinito, in cui tutti ti abbiamo sentito presente in ogni opera che è stata realizzata, con tutte le tue idee e anche con le tue mani, queste che  ha dipinto Guayasamín –, perché sono espressione pura del tuo carattere indomabile.

Ti abbiamo sentito in ogni minuto e secondo dei nostri giorni e ti ricordiamo sempre con la tua uniforme verde olivo, come identità di ribellione e valore.

Leggiamo e rileggiamo i tuoi discorsi, le tue riflessioni. Sei un riferimento obbligato per un popolo che trascende le nostre frontiere e si estende per tutta l’America Latina e nel mondo.

Quando si parla di Solidarietà, maiuscola, tutti l’identificano con Fidel. Dall’invalido della selva ecuadoriana, o l’indigeno boliviano, il venezuelano che ha riacquistato la sua vista e la sua vita. In Haiti sei un simbolo e non è necessario parlare spagnolo per dire Fidel, quando si tratta di Cuba.

L’Africa tutta ti ricorda. In tutto il pianeta sei presente perché tutti sappiamo quanto ci manchi tuttavia.

Siamo stati centinaia di migliaia quelli che in questo primo anno abbiamo visitato questo santuario della storia e della vita che è il cimitero Santa Ifigenia, a Santiago di Cuba.

Lì sono sicuro, la grande maggioranza oltre ad offrire un fiore al Comandante abbiamo conversato con lui, gli abbiamo chiesto, gli abbiamo raccontato come marcia la sua opera, la difficile ma sicura opera che ci ha insegnato a costruire,  per la quale ci siamo impegnati di custodirla e migliorarla.

Il suo concetto di Rivoluzione è presente in ogni azione. E non si tratta solo del fatto che lo impariamo a memoria, ma che lo si sappia interiorizzare per farne  una bandiera di combattimento di ogni giornata.

Sono venuti  a rendere omaggio al Comandante in Capo, capi di Stato, di governi, ministri, dirigenti di partiti politici e un altro mucchio di persone che lo ammirano, venute dall’Africa, America Latina, Asia e dall’Europa.

Ora Fidel tu compi il tuo primo anno in un’altra dimensione, accompagnato da Martí. Dall’Apostolo che tu hai definito il più geniale e il più universale dei politici cubani.

È quale altra cosa ha fatto Martí per fare la Rivoluzione se non organizzare il partito della Rivoluzione, organizzare il Partito dei rivoluzionari?

E c’era un solo partito dei rivoluzionari. Tu hai sempre ricordato così questo grande uomo della nostra storia.

Il 14 ottobre del 1991, quando ti riferivi alla morte  di  José Martí, nel discorso pronunciato nella chiusura del IV Congresso del Partito Comunista di Cuba, effettuata in Piazza Generale Antonio Maceo, nella città Eroe di Santiago di Cuba, dicesti: «Tú, Martí, non sei stato mai vinto quel giorno della tua morte a Dos Ríos!, e per te, per il tuo esempio, per la tua morte, oggi ci sono milioni di cubani disposti a seguire il tuo esempio, disposti a difendere le tue idee e disposti a morire come lo avete fatto voi per salvare la libertà, per salvare la giustizia, per salvare l’onore e il decoro degli uomini; perché senza decoro non ci può essere vita, non importa la vita, non vogliamo la vita, non solo la nostra, ma anche quella di tutti coloro che amiamo. Senza onore, senza decoro, senza indipendenza e senza dignità un popolo non è nulla, non importa la vita di un popolo!»

Ora molto vicino alla pietra monolitica da dove ci guida il Comandante, sono stati situati i monumento con i corpi inerti di Mariana Grajales e di Carlos Manuel de Céspedes.

Della madre dei  Maceo e di «tutti i cubani», Fidel aveva detto il 23 agosto del 1960 che  «Cuba può sentirsi fortunata in molte cose ma tra questa la prima di tutte è per il magnifico popolo che possiede.

Qui non lottano solo gli uomini, lottano le donne (…) E questo non è una novità. La storia ci parlava già di grandi donne nelle nostre lotte per l’indipendenza e una di queste le simbolizza tutte: Mariana Grajales, quella che disse al figlio minore «Preparati, e vai anche tu a lottare per la tua Patria!».

Ugualmente Carlos Manuel de Céspedes, il Padre della Patria, è vicino a Fidel e a Martí in una logica di continuità storica.

«Che significa per il nostro popolo il 10 Ottobre del 1868?  Che significa per i rivoluzionari  della nostra Patria questa gloriosa data?

Significa semplicemente l’inizio di cento anni di lotta, l’inizio della rivoluzione in Cuba, perché in Cuba c’è stata una sola rivoluzione: quella iniziata da Carlos Manuel de Céspedes il 10 Ottobre del 1868 e che il nostro popolo porta avanti anche in questi istanti.

«Non esiste il minimo dubbio che  Céspedes ha simbolizzato lo spirito dei cubani di quell’epoca, ha simbolizzato la dignità e la ribellione di un popolo, eterogeneo tuttavia, che cominciava a nascere nella storia».

Queste furono le parole di Fidel, un riassunto del suo pensiero che comprende una storia che non si può limitare a un combattimento, a una vittoria, ma che definisce lo stesso cammino dell’opera che si costruisce.

In questi cento e più anni di lotta per una Cuba libera e indipendente, si incrociano uomini e donne come Martí, Maceo, Mariana Grajales, Carlos Manuel de Céspedes e molti altri iniziatori di questa Rivoluzione che è continuata e che è giunta  fino al trionfo, con Fidel, i combattenti della Sierra,  le città, che è presente e non si perderà mai, dal 1 gennaio del 1959.

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